Dear Diary

di Khailea
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Il cielo lungo le colline di Hyrule si tinge dei colori del tramonto sotto lo sguardo dell’eroe, che con occhi stanchi distoglie per un attimo lo sguardo dal piccolo libricino dalla logora copertina marrone tra le mani.
Settimane di solitudine possono portare alla pazzia in terre tanto avverse, dove a malapena si può trovare un luogo dove riposare senza venire attaccati dai mostri.
I pochi viaggiatori che si ricordano di lui potrebbero pensare che ormai è abituato a tutto questo, attraversando di continuo il regno da una parte all’altra, ma non è così.
Fa sempre male.
Il silenzio non è sempre un amico che ti aiuta a riflettere.
La notte non sempre porta riposo e cancella i mali del giorno.
La solitudine non è qualcosa dalla quale si guarisce, a meno che non si chiuda il proprio cuore al mondo, e purtroppo non è mai stato il suo caso.
Hanno detto che il suo cuore è la fonte del suo potere, eppure certe volte gli sembra il contrario.
In ogni attimo in cui i volti del passato tornano alla memoria, lui si sente debole.
In ogni notte dove il vento gelido gli penetra tra le ossa, ed i ricordi di una casa calda ed amorevole fanno capolino, il suo cuore cede.
Quel piccolo taccuino che ora tiene tra le mani è l’unica compagnia costante nelle sue lunghe giornate, ed il contenuto racchiude mille pensieri mai condivisi con altri.
Accarezzando l’ultima pagina scritta l’eroe poggia la testa lungo il tronco accanto a sé, in cerca di appoggio, mentre un lungo sospiro scivola dalle sue labbra, e gli occhi scorrono nuovamente tra le righe.



 
“Non ho potuto salvarti.
Non ho potuto fermarlo.
Sono stato in grado solo di rallentarlo, ma questo non è bastato.
Non è mai abbastanza.
Per quante volte io provi, per quante vite possa vivere, non sarò mai in grado di porre fine a tutto questo.
E mi dispiace.
Mi dispiace per ogni persona che ho deluso, per ogni amico perso, per ogni attimo che è contato.
Mi dispiace per essere ancora qui, mentre loro sono dall'altra parte.
Mi dispiace non essere in grado di darti la pace che cerchiamo, di non poter sciogliere il destino che ci impone tutto questo, di farti rivivere tutto ogni volta, e di non potertene dare un altro.
E mi dispiace di essere stanco di svegliarmi ogni volta con il peso del mondo sulle spalle.
Di perdere ogni cosa, e di ricominciare da capo.
Forse semplicemente non era destino che fossi l’eroe meritate.
Per quanto dicano il contrario, forse non lo sono mai stato.”

 
 
 
Un altro sospiro, prima di chiudere il libro.
Da quando ne ha memoria, o meglio, da quando ne ha avuto bisogno, ha sempre aggiunto nuove pagine ogni volta arrivavano alla fine.
Non ha mai avuto molto da dire in ogni caso, ma quando ne sentiva il bisogno sapeva quel piccolo libricino ci sarebbe sempre stato ad ascoltarle.
Ritrovarlo tra una vita e l’altra non è mai stato un problema, solo lui in fondo poteva sapere dove l’avesse nascosto, e della sua esistenza.
Anno dopo anno però la fatica ha cominciato a prendere il sopravvento, e le parole scritte si sono fatte sempre meno, sotto il peso di ricordi sempre più dolorosi.
Perché per quanto desideri il contrario, ricorda ogni cosa.




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