Fly to the blue light
Quando mi svegliai,
mi ricordai immediatamente che giorno fosse.
Era il mio
compleanno, ma anche l’anniversario della morte di Chester Bennington.
Il 20 luglio, da
quattro anni a quella parte, era diventata una data con un duplice significato:
se da un lato cercavo di godermi appieno i momenti in compagnia di chi mi
amava, dall’altro il mio umore rimaneva sempre un po’ venato di malinconia.
Era una condizione
che non riuscivo a spiegare e che forse nessuno, nemmeno Martin o Maddy, poteva
capire.
Mi alzai dal letto
e subito le mie narici vennero catturate da un intenso aroma di caffè. Sorrisi
lievemente e, accaldato nonostante fosse ancora mattina presto, mi diressi
lentamente verso il bagno; in casa riuscivo a muovermi abbastanza agilmente, ma
capitava spesso che prendessi male le misure dell’ambiente circostante e
finissi per sbattere su qualche mobile o contro lo stipite di una porta.
Riuscii miracolosamente
ad arrivare a destinazione e mi chiusi dentro, facendo il più in fretta
possibile perché stavo morendo di fame.
Quando finalmente
arrivai in cucina, udii la solita Modern FM in sottofondo, la stazione radio
preferita di Martin: da quando l’aveva scoperta non c’era colazione che non la
includesse tra i rituali.
Era vero che spesso
e volentieri trasmettessero delle canzoni discutibili e mandassero in onda
rubriche stupide e inutili – come l’oroscopo di Brian Wolf –, ma dovevo
ammettere che quel rumore mi faceva compagnia e mi sarebbe mancato se non ci
fosse stato.
«Buongiorno!»
esclamò Martin.
Rimasi fermo sulla
porta perché mi accorsi, nonostante non potessi vederlo, che si stava
avvicinando a me.
Mi prese tra le
braccia e mi strinse forte, baciandomi con dolcezza tra i capelli ricci.
«Auguri, buon compleanno» mormorò.
Sollevai il viso e cercai
il contatto con le sue labbra, trovandole accoglienti e morbide come al solito.
Mi aggrappai a lui e lo baciai per qualche secondo, accarezzando la sua lingua con
la mia, poi mi ritrassi e ridacchiai. «Te ne sei ricordato? Con la memoria da
pesce rosso che hai, pensavo di no!» lo presi in giro.
Martin mi lasciò
andare e mi tirò una ciocca di capelli. «Bene, vedo che almeno sei di
buonumore» commentò.
Scoppiai a ridere e
mi gettai nuovamente tra le sue braccia, strofinando il naso contro il suo
collo.
«C’è un regalo per
te» annunciò, passandomi le dita tra i capelli.
Feci un passo
indietro e inclinai il capo verso sinistra. «Davvero?»
«L’ho messo sul
tavolo, al tuo posto. Dai, aprilo.»
Con un paio di
passi raggiunsi la sedia che occupavo di solito, mi sedetti e allungai le mani
di fronte a me; trovai una scatola a forma di parallelepipedo avvolta in carta
ruvida e abbellita da una grande coccarda.
Aggrottai la fronte.
«Cos’è?»
«Lo devi scoprire
da solo» replicò Martin, prendendo posto accanto a me. La sua voce aveva un che
di ironico, come se fosse impaziente di scoppiare a ridere nel vedere la mia
espressione quando avessi scartato il suo regalo.
«Mi devo
preoccupare? Ci sarà qualche cane qui dentro, o forse un allevamento di
formiche?»
Martin sospirò.
«Certo, come no. Muoviti!»
Mi adoperai per
strappare via la carta e mi ritrovai tra le mani una scatola piuttosto liscia.
«Devo aprirla?»
«No, aspetta che si
apra da sola» ironizzò il mio ragazzo.
«Simpatico.»
«E comunque volevo
solo dirti che ho usato una carta con un sacco di arachidi disegnati sopra»
aggiunse Martin.
Scoppiai a ridere.
«Ma è bellissima, dove l’hai trovata?»
«I trucchi del
maestro non si svelano!»
Continuando a
tastare con le dita, trovai una linguetta e la sfilai, riuscendo finalmente a
infilare la mano sinistra dentro il contenitore in cartone; mentre le mie dita
entravano in contatto con un pezzo di polistirolo e con del cellophane, mi venne
in mente che Martin era stato proprio un tesoro: aveva pensato a tutti i
dettagli, incartando il mio regalo con della carta che rappresentava una delle
mie più grandi passioni nonostante non potessi vederla. Erano particolari che
apprezzavo sempre tantissimo.
«Ma che roba è?»
mormorai, portando fuori qualcosa di metallico e piuttosto leggero.
Avvertii le mani di
Martin che sfioravano le mie e mi aiutavano a mettere l’oggetto nella posizione
giusta.
«Ora puoi
esplorarlo» disse, rimuovendo l’imballaggio con un gesto rapido.
Riportai le dita a
tastare ciò che stava sul tavolo di fronte a me: la forma era la stessa della
scatola, i lati più stretti erano abbastanza lisci, mentre quelli più larghi
non erano altro che delle griglie metalliche.
Le mie sopracciglia
si inarcarono ancora di più. «Martin, ma che…» Poi le dita della mano destra
trovarono un cavo che spuntava dal retro dell’aggeggio, mentre con la sinistra
mi imbattei in un piccolo interruttore.
A quel punto scossi
il capo e sbuffai.
«Cosa pensi che
sia?» mi domandò sempre più divertito.
«Non so… mi hai
regalato una stufetta elettrica? Se è così, sei un po’ fuori stagione, non
pensi?» lo apostrofai.
«Non è una stufetta
elettrica, ma ha a che fare con l’elettricità.»
«Grazie al cazzo,
ha una spina!» esclamai esasperato. «È una lampada che cambia colore tipo
quelle che piacciono tanto a Maddy? Di cattivo gusto pure quella.»
Martin sospirò. «Ma
per chi mi hai preso?»
«Ci sono!»
Schioccai le dita e sorrisi. «Un condizionatore portatile!»
«Niente da fare»
negò Martin.
«Allora mi arrendo,
non lo so!»
Il mio ragazzo
sghignazzava senza ritegno e la cosa mi stava innervosendo sempre più: volevo
sapere di che oggetto si trattava, la curiosità mi stava divorando.
«Te lo dico?»
«Certo, che
aspetti?» sbottai.
«Allora… questa è
una zanzariera elettrica: la attacchi alla presa, la accendi e grazie a dei
raggi ultravioletti che attirano gli insetti, questi si avvicinano e vengono
fulminati con la corrente ad alta tensione.»
Ogni sua parola
ampliava sempre più il mio sorriso: non potevo credere che esistesse qualcosa
del genere, né che Martin potesse avermelo regalato per il compleanno.
Ero senza parole.
«Infatti dietro
queste griglie ci sono delle lampadine che emettono una luce blu e, appunto,
sono magnetiche per tutti quegli insetti volanti tipo: zanzare, mosche,
farfalline, moscerini… funziona perfino con le api» proseguì, spostando le mie
dita per farmi esplorare ancora i vari elementi dell’oggetto.
Ero a bocca aperta.
«Cioè, tu mi stai dicendo che… non dovrò più preoccuparmi di quei maledetti
schifosi che mi svegliano la notte e che infestano casa nostra anche se abbiamo
le zanzariere?» chiesi conferma.
«Teoricamente sì.
Ho comprato questo che dovrebbe bastare per tutto l’appartamento, dato che ha
una copertura di cinquecento piedi quadri. Il nostro ne ha sui seicento…»
Mi voltai verso
destra e mi sporsi per abbracciare Martin. «Ti ho mai detto che ti amo?»
mormorai.
«Solo perché ti ho
regalato un fulmina insetti?» scherzò, passandomi un braccio dietro la schiena
per attirarmi più vicino a sé.
«Fulmina insetti? È
così che si chiama?»
Lui ridacchiò e mi
baciò fra i capelli. «No, ma è carino come nome.»
«Hai ragione.»
Era pomeriggio
inoltrato quando Martin tornò a casa dalla piscina.
Avevo aspettato che
rientrasse, impaziente di mettere in funzione il mio regalo, anche perché
durante la mattinata mi ero ritrovato pieno di punture di zanzare sulla caviglia
destra.
«Lo accendiamo?»
gli dissi, dopo averlo accolto con un bacio a fior di labbra.
«Non mi dai neanche
il tempo di fare una doccia?»
«No, ti prego!»
mugolai, trattenendolo per la maglia per impedirgli di andare in bagno senza
aver azionato il fulmina insetti.
Martin sospirò
stancamente e insieme tornammo in cucina.
«Dove lo mettiamo?
No, perché io sono capace di ficcarci le dita e fare la fine delle zanzare!» gli
feci notare leggermente preoccupato.
«Stavo pensando di
sistemarlo in alto, sulla credenza, così non corri alcun rischio.»
«Ma io sono basso,
non ci arrivo ad accenderlo!»
Lo sentii
armeggiare con la zanzariera elettrica. «Giusto, e se lo mettessimo sul
frigorifero?» propose.
«Non c’è una presa
nei dintorni, mi sa che non ci arriva» replicai.
«Dovrei comprare
una prolunga. Okay, quindi?»
Ci pensai su per un
attimo. «In camera da letto? C’è la scarpiera che non è tanto alta, credo di
arrivare all’interruttore» suggerii.
«Può essere una
buona idea. Facciamo una prova, vieni.» Martin si diresse verso la nostra
stanza e io lo seguii poco dopo.
Lo udii sistemare
l’oggetto nel posto che avevamo stabilito e mi accostai a lui.
«Il filo rimane un
po’ troppo tirato, però ci arriva. Domani compro una prolunga in ogni caso»
annuncio. «Prova ad accenderlo, ma sì che ci arrivi.»
Mi avvicinai alla
scarpiera e, dopo averne seguito il profilo con le dita della mano sinistra,
raggiunsi la cima e trovai il metallo della zanzariera elettrica. Fui costretto
a mettermi in punta di piedi, ma alla fine riuscii ad azionarla e sorrisi
soddisfatta.
Udii un leggero
ronzio provenire dall’oggetto e incrociai le braccia sul petto. «Ora, zanzare
del cazzo, andate a morire!» esclamai in tono sadico.
Martin scoppiò a
ridere e mi abbracciò da dietro. «Peccato che tu non possa vedere l’effetto che
questa luce blu fa nella stanza: è bellissima» mormorò al mio orecchio.
Rovesciai il capo
all’indietro e stavo per proporgli di fare la doccia insieme, quando il trillo
del campanello ci fece sobbalzare e rovinò l’atmosfera che si stava creando tra
noi.
Sbuffai e mi
scostai da Martin. «Hai invitato mia madre per caso?» lo punzecchiai.
«Io non ho invitato
nessuno» rispose fingendosi sorpreso, ma qualcosa nel suo tono di voce non me
la raccontava giusta.
Mi diressi verso
l’ingresso e sollevai la cornetta del citofono. «Chi è?»
«Maddy!» sentii
strillare.
Un enorme sorriso
si dipinse sulle mie labbra mentre premevo il pulsante per aprirle il portone:
ero felice che la mia migliore amica fosse passata a trovarmi. «Martin?»
«Dimmi!»
«È Maddy, l’hai
invitata tu?»
«Potrebbe essere…»
Lo udii ridacchiare. «Entro in doccia, ne ho davvero bisogno!» annunciò poi.
«Va bene!»
Con il cuore pieno
di gioia, aprii la porta di casa e poco dopo venni travolto dall’abbraccio
della mia migliore amica: non potevo desiderare di meglio per quella giornata.
Alla fine la serata
si era rivelata ancora più sorprendente: il padre di Martin era passato a farmi
gli auguri e mi aveva portato un nuovo bastone bianco come regalo; si era
impegnato per scoprire quale fosse il mio modello preferito e, notando che il
mio cominciava a scrostarsi, aveva pensato di acquistarne uno per il mio
compleanno.
Lo avevo
abbracciato forte e avevo desiderato ardentemente che mio padre fosse ancora
con me, perché il modo che Harry aveva di trattarmi – come fossi anche io suo
figlio – mi ricordava tantissimo la premura e la gentilezza dell’uomo che mi
aveva permesso di venire al mondo.
Maddy invece mi
aveva regalato un buono per dei trattamenti alle terme, ben consapevole di
quanto amassi farmi massaggiare e coccolare; ci saremmo andati insieme durante
uno dei successivi weekend e già non vedevo l’ora.
Martin aveva
perfino ordinato una torta deliziosa e invitato un paio di miei colleghi di
lavoro con cui andavo d’accordo. Avevamo cenato con del cibo d’asporto e ci
eravamo divertiti, anche se avrei preferito che anche Harry rimanesse con noi.
A fine giornata io
e Martin ci eravamo messi a letto, stanchi e soddisfatti, e non avevamo neanche
avuto la forza di amarci come avremmo voluto.
Raggomitolato
contro la sua schiena, lo abbracciavo da dietro e mi godevo il silenzio intorno
a noi; era una notte insolitamente tranquilla, perfetta per prendere sonno e
riposare al meglio.
Avevo gli occhi
chiusi e stavo scivolando placidamente in una fase di dormiveglia, mentre il
mio ragazzo doveva già essersi addormentato, visto quanto il suo respiro si
fosse fatto pesante.
Sospirai appena e
mi rilassai completamente.
Poi un improvviso
scoppio mi fece sussultare sul materasso.
Cacciai un grido e mi
strinsi più forte a Martin.
Lui sobbalzò e si
rigirò, per poi mettersi seduto.
«Che cazzo è
stato?!» strillai, imitandolo e portandomi la mano sul cuore che martellava
senza tregua.
«Non lo so. Mi hai
fatto spaventare, perché hai gridato?»
«Qualcosa è
esploso!» sbraitai, tremando appena.
«Esploso?» Martin
sbadigliò rumorosamente. «Qui è tutto a posto.»
Stavo per
chiedergli di controllare meglio, quando un secondo scoppio ci fece sobbalzare.
«Viene dal fulmina
insetti!» esclamò il mio ragazzo, scendendo dal letto per accostarsi
all’oggetto incriminato.
«Cosa? Già non
funziona più?» osservai sorpreso.
«Altroché se
funziona: quello scoppio che hai sentito l’ha fatto quando ha fulminato due
zanzare enormi!» spiegò, ridacchiando.
«E fa tutto quel
casino?!» Mi passai una mano tra i capelli ricci e sudati, tentando di
regolarizzare il battito impazzito del cuore.
«A quanto pare sì.
Non hai idea di quanti insetti ha preso: ce ne sono piccolissimi, di ogni tipo,
più grandi…»
«Davvero? Ma è un
portento!» Feci una pausa, poi ripresi: «Forse però è meglio se lo spegniamo
durante la notte, altrimenti non riusciremo mai a dormire».
«Domani compro una
prolunga e lo piazzo sul frigorifero, almeno possiamo tenerlo acceso e non
dovrebbe farci prendere un infarto» concluse.
Udii il rumore
dell’interruttore, poi Martin tornò da me e mi prese tra le braccia.
Risi. «Oggi il
mondo non vuole che dormiamo» scherzai.
Lui fece scivolare
la mano destra lungo la mia schiena nuda e un brivido increspò deliziosamente
la mia pelle. «Ora dovremmo essere a posto» biascicò.
Avrei voluto
sentire meno stanchezza per fare l’amore con lui, avevo una voglia di matta di
lasciarmi amare e di amarlo come meritava, ma non ce la facevo proprio.
Cercai il suo viso
e carezzai piano la sua guancia cosparsa di barba. «Preparati: domani avrai un
risveglio impegnativo» sussurrai in tono malizioso.
Martin catturò per
un’ultima volta le mie labbra e mormorò: «Non vedo l’ora».
Poi si rigirò nel
mio abbraccio e io tornai ad accoccolarmi contro la sua schiena, com’ero solito
fare.
Avvolsi la sua vita
con il braccio destro e finalmente sprofondai nel sonno che avevo tanto
agognato.
♥ ♥ ♥
TANTISSIMI AUGURI
DI BUON COMPLEANNO AL MIO BIMBO TROPPO CRESCIUTO, TRENTUN ANNI PER NIENTEEEEEE
*__________* XDD
Ebbene sì, Joe oggi
compie trentun anni e la cosa non è rassicurante ahahahahahahahahahah!
E quale regalo
migliore poteva ricevere da Martin, se non una zanzariera elettrica enorme?
Piccola incursione
nella real life: quest’anno ne ho comprato tantissime e ne ho riempito la casa,
FUNZIONANO! Sono FENOMENALI, giuro che non so come ho fatto a vivere senza fino
all’anno scorso ^^”””
Ed è anche vero che
quando disidratano qualche insetto un po’ grandicello, fanno un suono secco
simile a una piccola esplosione, quindi era anche plausibile che Martin&Joe
avessero un mezzo infarto quando stavano per addormentarsi AHAHAHAHAHAHAHAH
poveri cuccioli!
E, se qualcuno non
ne avesse mai visto una, ecco a voi un’immagine che spero sia esplicativa:
Per definire quanti
metri quadri potesse avere la casa e quanti ne coprisse il “fulmina insetti” –
nome che io e Soul abbiamo adottato per questi magnifici aggeggi XD – ho
cercato su Google quale misura si usa in America al posto dei mq, e ho trovato
che loro ragionano in piedi quadri e che 120mq corrispondono circa a 1200 piedi
quadri. Quindi, se non ho fatto male il calcolo, 50mq dovrebbero essere circa
500 piedi quadri. O no?
Se qualcuno trova
che abbia scritto fesserie, beh, me lo dica così correggo, non è che io me ne
intenda proprio tantissimo di queste robe… ^^”
Ovviamente Maddy e
il mitico Harry Harris non potevano mancare, con i loro regali bellissimi
*_______*
Insomma, nonostante
l’ombra dell’anniversario di morte di Chester Bennington (cantante dei Linkin
Park che si tolse la vita il 20 luglio 2017, nonché mito indiscusso di Joe), la
giornata è andata piuttosto bene e i nostri bimbi non si possono lamentare :3
Ringrazio
tantissimo Leila per la sua fantastica challenge e tutti coloro che leggeranno
e/o recensiranno questo mio piccolo racconto ^^
Alla prossima e
ancora buon compleanno al mio OC più isterico e speciale ♥
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