Buoni
propositi
22
luglio 2021
“Ti
prenderò per mano!”
Le
sopracciglia di Kageyama si
curvarono più del dovuto proprio come la sua bocca,
già bloccata in una smorfia
da una manciata di secondi.
“Ma
sei scemo o cosa?” gli chiese
quasi disgustato “Sai quante persone ci saranno a
guardarci?”
Hinata
socchiuse gli occhi con aria
sostenuta e gli afferrò le mani con forza portandole davanti
a sé.
“Appunto!
Sai quanta paura avrò
domani?”
La sua voce era ancora più squillante del solito, esagitata
“Morirò per il
nervosismo se non potrò stringerti la mano!”
Conoscendolo,
le sue parole
avrebbero potuto diventare realtà: Hinata impazziva quando
si emozionava
troppo. Smetteva di pensare, anche alle cose più importanti
come respirare, e
smetteva di essere nel posto in cui era, venendo catapultato nel vuoto
a
chilometri di distanza in un territorio accessibile soltanto al suo
piccolo
cervello abbrustolito. Ma milioni di persone li avrebbero visti, se
Hinata l’avesse
preso per mano: non soltanto i giapponesi, ma gli abitanti di tutto
mondo, e
tutti li avrebbero riconosciuti.
Ormai
anche i telegiornali
stranieri parlavano di Tobio Kageyama e di Shoyo Hinata, i nuovi assi
della
nazionale giapponese di pallavolo, capaci di segnare più di
venti punti a
partita con le loro combinazioni.
“Non
morirai di certo!” esclamò
Kageyama, burbero, cercando di liberarsi dalla sua stretta, ormai
troppo
coriacea. Gli facevano male le dita, tanto l’altro le stava
stringendo. “Sai
che camminerò proprio accanto a te!”
Gli
occhi di Hinata scintillarono.
“Dici
davvero?” proruppe in tono
sorpreso e gioioso. Kageyama sollevò le spalle con un
sospiro rassegnato.
“Non
posso fare altrimenti, se
rischi di combinare danni anche lì.”
“Non
è detto che farò danni!”
ribatté immediatamente Hinata indispettito, ma senza
riuscire nascondere un
largo sorriso. Gli tremavano le gambe al solo pensiero
dell’indomani e di
quello che avrebbe dovuto affrontare, ma la mano di Kageyama, salda e
sicura
nella sua, non esitava. Anche se non avrebbe potuto stringerla, in quel
momento
riuscì ad infondergli almeno quel po’ di
coraggio che si sentiva mancare. Lui non aveva paura.
23
luglio 2021
Inspirò
profondamente, cercando di
non pensare a nulla, e fece un passo in avanti per superare la fine del
tunnel.
Le
luci erano più accecanti e calde
di quelle che lo colpivano sempre sul campo da gioco.
Hinata
sbatté le palpebre più e più
volte per abituarsi alla luce dei fari, ma era difficile tenerli ben
aperti per
guardarsi intorno: attorno a sé, scorgeva soltanto bagliori
di completi bianchi
e rossi e, accanto a sé, udiva a stento il passo cadenzato
di Kageyama avanzare
al ritmo degli atleti che sfilavano davanti a loro.
Non
era così che aveva immaginato
la sua partecipazione con la delegazione giapponese alla cerimonia di
apertura
dei giochi olimpici a Tokyo: aveva immaginato che durante la sfilata
gli
tremassero le gambe, che la testa si svuotasse, che il cuore gli
scoppiasse nel
petto, invece si sentiva completamente abbagliato dalle luci, incapace
di
realizzare quello che stava succedendo attorno a lui.
Di
certo lo stavano fotografando,
riprendendo. Avrebbe voluto salutare, sorridere, ma non riusciva a
socchiudere
le labbra o ad alzare il braccio, paralizzato. Con un sospiro,
allungò la mano
accanto a sé, alla ricerca di un lembo della giacca di
Kageyama, e lo trovò
immediatamente. Di scatto, si voltò a guardarlo: Kageyama,
gli occhi vacui e le
labbra serrate, era terrorizzato quanto lui.
Sorpreso,
fissò lo sguardo nel suo
per infondergli coraggio, ma gli occhi gli divennero di ghiaccio quando
si
accorse che Kageyama gli aveva afferrato la mano. E la stava stringendo
talmente
forte da stritolargliela.
“Te
la stai per caso facendo
sotto?” provò a dire, ma non una parola gli
uscì dalle labbra, che riuscirono
soltanto a dischiudersi in un largo sorriso.
“Siamo…
siamo davvero alle Olimpiadi.”
borbottò improvvisamente Kageyama
con voce atona, senza smettere di guardarlo.
“Davvero.”
riuscì finalmente ad
annuire Hinata.
Di
certo li stavano fotografando,
riprendendo, e la notizia delle loro mani strette avrebbe fatto il giro
del
Giappone, ma non gli importava, perché finalmente il cuore
gli stava scoppiando
nel petto, proprio come avrebbe dovuto essere.
“Kageyama.”
Il sorriso di Hinata si
era fatto all’improvviso sornione mentre, percorrendo la
passerella preparata
per le delegazioni, continuava
a
salutare e a sorridere alle telecamere e alle persone intorno a loro.
“Sai che
mi stai tenendo per mano, sì?”
L’altro
strinse gli occhi, prima
sbuffando infuriato ed infine sospirando.
“Ti prego, non
ricordarmelo.” lo pregò in un
sussurro rassegnato. Non riusciva ancora a credere di essere stato lui
per primo
a mandare all’aria tutti quei buoni propositi durante un
evento così
importante.
Note:
ecco
qui una KageHina fresca fresca, scritta in fretta e furia durante
l’accensione
della fiaccola olimpica allo stadio a Tokyo per sfruttare
l’ispirazione. Oggi
pomeriggio ho guardato tre ore e passa di cerimonia di apertura e
vedere
sfilare la delegazione del Giappone mi ha fatto pensare a Hinata,
Kageyama e a
quello che avrebbero provato se fossero stati lì con gli
altri atleti. Come al
solito, ho cercato di seminare un po’ di indizi qua e
là nella prima parte del
testo per non “scoprire” del tutto la
partecipazione alla cerimonia e ho scambiato
pensieri e sensazioni nei due personaggi per rendere il tutto un
po’ più
originale, spero di non essere andata troppo OOC. >.<
All’inizio
Kageyama è timoroso nel rivelare al mondo il loro legame
perché, immagino lo
sappiate, in Giappone non è che siano così avanti
con la questione
dell’omosessualità, specialmente quando riguarda
personalità pubbliche come lo
sono lui e Hinata in questa fic, ma alla fine il fluff vince sempre (e
Kageyama
un po’ meno, perché adoro torturarlo XD)!
Pubblico
davvero a cuore aperto, dopo una lievissima revisione per non cambiare
troppo l’idea
iniziale, quindi mi farebbe particolarmente sapere cosa ne pensate!
Accetto
anche lanci di pomodori, of course!
:D
Alla
prossima!
Ayumi
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