Poesie di un'astronauta.

di raven rachel roth
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VIII

COSMONAUTA
Lui
stringe libri che profumano di viaggi
mente incurva la schiena alle pagine,
seduto sul filo del rasoio
ai gradini di una vetta vergine, quale scala
di pensieri può raggiungerti?
 
Lui
che non ignora nessuno
dei passi circostanti, quando il suo
unico, conserva regalità.
saluta con mano leggera, di chi ti
tocca a distanza di metri incompiuti.
 
Lui
sorride all’ignoto
timidamente, umilmente,
affascinante, il modo in cui sposta
indietro servendo la sedia al più ignorato
dei corpi che sognano carinerie.
 
Lui
tiene la testa che studia
con dita ancora bisognose di inchiostro
e regge in egual maniera caffè
come Dioniso regge il vino e Apollo
sognante la cetra.
 
Lui
chiede di indizi
avvilenti, curiosa nei meandri della
personalità e tutto vuol percorrere.
si stupisce delle differenze, inarca
lo sguardo incredulo alle storie comuni
dell’astronauta.
 
Lui
ha le labbra che intrappolano
amaro, tabacco e Persefone
riducono sospiri in cenere
trasformano Eris in Venere.
schiudono pensieri non detti, avvelenano
circuiti apatici.
 
Lui
scrive di tutte le cose che contano
traccia profili di opere lontane
accarezza la nuca dai ricci di Ettore
morbidi, compianti, recisi da eroi melliflui,
eroi ambiti da adulatori egocentrici.
 
Lui
che è andato oltre
sfidando le leggi di Newton
si è tuffato in orbite nere
si è fatto
cosmonauta.




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