E' nell'oscurità che si trova la luce. It is in the darkness that one finds the light

di Sararmuz
(/viewuser.php?uid=1185126)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Kirigan: 

 

“Come una fenice, risorgerò dalle mie ceneri, tutto ciò che mi colpisce, un giorno mi fortificherà...” cit

 

Dalla Faglia d’Ombra ero emerso ancora vivo, pagandone il prezzo in carne e sangue. I Volkra erano riusciti a ferirmi in diversi punti, compreso un lungo graffio sul viso, vicino ad un occhio rimasto però illeso. 

 

Ero sopravvissuto ai Volkra, avevo affrontato il mio più  grande timore, uscendone trionfante. Non solo ero riuscito a portare la velasabbia fuori dal Non Mare. Salvando parte dei miei soldati. Ma la situazione incresciosa in cui  Alina mi aveva messo, mi aveva fatto scoprire un nuovo potere. Ora potevo creare i miei soldati d’ombra, fedeli solo a me e ai miei ordini, i nichevo'ya. Creature scaturite dalla mia oscurità. Erano l’esercito perfetto. Instancabili, immuni alle comuni armi umane, e con artigli e zanne acuminati e letali. 

 

Avevo bisogno di tempo per rigenerarmi e di riposo per guarire dalle ferite. La lotta mi aveva lasciato sfinito. 

Nei giorni successivi Ivan si prese cura di me, tenendomi in una stato semi comatoso per velocizzare la guarigione. 

In questo limbo, non potei fare altro che sognare. 

 

Ero come un granello di sabbia nella tempesta, mi sentivo come le dune nel deserto, in continua crescita e distruzione. Tra gli incubi provenienti dal mio passato e dal mio presente, mi capitava di scorgerla. Alina, l’Evocaluce, che mi cercava nella tormenta. O almeno così sembrava. 

Un Alina che piangeva disperata, persa anche lei nel suo inferno personale. 

Forse il periodo dell’innocenza era giunto al termine anche per lei. 

 

Il sognarla mi provocava sentimenti ambivalenti ,tra la gioia e l’odio. E ciò non faceva che acuire il mio tormento interiore in questo sonno senza riposo. 

Un giorno mi sentii come invaso nei miei ricordi più privati. Come se venissero letti in un diario di qualche vecchia biblioteca. Ero troppo debole per oppormi, quindi seguii la scia dell’invasore, rivivendo i miei stessi ricordi con lui. In questo stato me lo sarei risparmiato volentieri. Non avrei voluto provare nulla in quel momento di vulnerabilità. 

Giunti alla fine di questa condivisione non richiesta, capii chi mi aveva invaso la mente. Era Alina... 

 

La vidi che mi fissava, sorpresa nel vedermi ricambiare il suo sguardo. Provai una forte rabbia verso questo suo nuovo tradimento nei miei confronti. 

Si vede che era diventata più potente se poteva accedere ai miei ricordi a suo piacimento. 

Ma questa sarebbe stata l’ultima volta che la ragazzina avrebbe sfruttato le mie debolezze. 

 

Il mio cuore prese a battere forte e veloce, mi svegliai di scatto, con l’ira disegnata sul viso. Ivan mi guardò stupito dal mio risveglio fuori programma. 

Ma avevo riposato abbastanza, Alina era la priorità. In quel breve scambio di sguardi, vidi che era sul ponte di una nave pronta a salpare. 

Non le avrei permesso di scappare ancora da me, e dal fato che ci aveva inesorabilmente intrecciato le sorti. 

 

 

Non si può fuggire dal proprio destino, ne lo si può cambiare, si può solo essere abbastanza forti da saperlo accettare.

 

 

Fine





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3988112