La farfalla di neve

di crazy lion
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Snow-butterfly


LA FARFALLA DI NEVE

 
Una farfalla dalle ali bianche volava nel cielo. Il freddo invernale non la spaventava, né la faceva morire come invece accadeva alle altre sue compagne. Ogni anno si affezionava a un gruppo di loro in primavera ed estate e poi le perdeva. Era triste e ci stava malissimo, ma la vita andava così. Era nata in un bosco, creata dalle fate con la magia, e aveva un compito preciso che stava per portare a termine. Si posò su un davanzale e aspettò.
"Mamma, mamma, vieni a vedere!" sentì dire una bambina dall'altra parte della finestra.
"Ma che bella farfalla, chissà come mai non è morta" disse la donna aprendo.
La farfalla entrò in casa e subito un dolce tepore la avvolse. Le avrebbe fato bene rimanere un po' lì. Ma perché non c'era nessuna decorazione natalizia in quella casa? Mancavano solo due giorni a Natale.
"Mio nonno è morto" spiegò la bambina, che avrà avuto cinque anni, alla farfalla che le volava intorno. "Quindi non festeggiamo."
Triste per quella notizia, la farfalla cosparse il salotto di polvere di fata che aveva sulle ali.
"Perché, invece, non facciamo l'albero?" disse a un tratto il papà della piccola, con un po' di brio nella voce.
"Sì! Evviva!" esclamò la bambina.
"Il nonno ne sarebbe felice" osservò la madre.
Il suo compito lì era finito, ora la farfalla doveva andare. Uscì dalla finestra e sparì alla vista degli umani.
Arrivò sul davanzale di un'altra casa in un paese vicino e notò una ragazza che toccava qualcosa su di un mobile, ma la farfalla di neve non riuscì a capire di cosa si trattasse. Intanto, sparse un po' di polvere di fata per terra e in tutto il mondo cominciò a nevicare, anche dov'era estate.
"Angelica, nevica!" sentì esclamare e poi una donna aprì la finestra.
Aveva i capelli neri e due bellissimi occhi nocciola.
La farfalla entrò e si avvicinò ad Angelica, che non la guardò. Era intenta ad accarezzare una scatola su di un mobile alto.
"Arrivo" disse, ma sembrava lontana da tutto.
Non guardò nemmeno la neve, ma… ecco qual era il problema. Angelica non era solo triste, non vedeva. Per questo non la guardava.
"Nevica molto?" chiese alla madre.
"Una vera e propria tempesta!" esclamò la donna.
"Chissà quanto piacerebbe a Stella tutto questo" disse Angelica, mesta.
"Sono sicura che Furia e Red si divertiranno e che sia stata lei a mandarcela."
La ragazza sospirò.
"Oh, tesoro, c'è una farfalla in casa. Ha le ali bianche, non  ho mai  visto una cosa del genere."
"Ciao farfalla" disse Angelica.
Lei le si posò su una mano, tanto il contatto con gli umani non la uccideva. Lei era immortale. Si mosse sul suo palmo e Angelica, sempre davanti alla finestra, sorrise per la prima volta da quando la farfalla era entrata.
"La mia gatta è morta il 16 settembre" disse la ragazza. "Il 12 è stata investita e sembrava stesse meglio lunedì, ma poi ha avuto delle crisi epilettiche, un'emorragia cerebrale, le si sono bloccati gli arti e abbiamo dovuto farle l'eutanasia, cioè una puntura per farla morire. Poi l’abbiamo fatta cremare, e ora è in quell’urna che stavo accarezzando."
La ragazza scoppiò a piangere mentre la farfalla, triste per lei, le asciugava le lacrime con le ali e la mamma di Angelica la guardava stupefatta, non sapendo cosa dire.
"Mi dispiace tanto" disse la farfalla nel suo linguaggio, anche se Anglelica non avrebbe potuto né sentirlo, né capirlo.
Lì la casa era decorata, almeno. Sparse un po' di polvere di fata su Angelica e sulla madre, poi volò in giro per casa cercando altri abitanti. Trovò due gatti che dormivano su un letto, probabilmente quello della ragazza e la sparse anche su di loro. Di sicuro, Furia e Red  erano rimasti molto colpiti dalla morte della loro sorella e non dovevano stare bene. Poi scese e in uno studio trovò un ragazzo e un uomo.
"Una farfalla? Qui?" chiese il più giovane.
Dopo aver usato la polvere magica anche lì, sparì in un baleno senza che l'uomo potesse dire niente.
"Ma che cos'è questa polvere che abbiamo addosso?" chiese Angelica.
"Non lo so," rispose la mamma, "ma mi sento meglio da quando ce l'ho. E volteggia anche per aria."
Dato che anche lì gli abitanti stavano meglio e sembravano aver creato lo spirito natalizio con un albero e un presepe, la farfalla uscì.
Passò in molte altre case, con problemi diversi: da chi aveva i genitori divorziati, a chi era troppo povero e viveva per strada, a chi odiava il Natale per i motivi più disparati. La farfalla di neve cercava di portare gioia ovunque, anche nei cuori più freddi. Lavorò intensamente per due giorni, volando a grandissima velocità, per portare il Natale in tutto il mondo. Arrivata al Polo Nord, vide che Babbo Natale stava preparando la slitta con le sue renne.
"Ciao" gli disse. "In partenza, eh?"
"Già" rispose lui, l'unico al mondo che riuscisse a capirla, a parte le sue amiche farfalle. "E tu come stai?"
"Bene, ho reso felice tanta gente e questo mi riempie il cuore di gioia."
"Allora va' a casa mia a riposare, te lo meriti."
“Grazie, fa’ buon viaggio.”
La casa di Babbo Natale era decorata da ogni genere di addobbo ed era grandissima. La farfalla si posò su un vaso di geranei sopra un tavolo e lì si addormentò, dopo aver mangiato un po' di nettare da un altro fiore. Aveva proprio bisogno di un sonno ristoratore. Sognò che tutte le persone che aveva aiutato fossero felici e lo era anche lei, perché aveva portato gioia nei loro cuori.
 
Così, salutato il vecchio rubicondo e le sue renne, la farfalla partì per davvero, diretta al suo luogo di nascita. Una foresta, il ritrovo di fate, elfi, gnomi e altre creature magiche. Non soltanto umane, ma anche altre specie animali, proprio come lei. Era strano a dirsi, a volte anche buffo da spiegare, ma ad accoglierla ci furono dei cuccioli simili a lupi con il pelo nero e striato di diversi colori, piccoli draghi dal manto liscio e rosso come fuoco vivo, o in alcuni casi in accordo con le varie sfumature del tramonto, e in giro per gli stagni o nei ruscelli, al sicuro sulle proprie ninfee, dei rospetti il cui gracidio era piacevole da ascoltare. Fra un battito d'ali e l'altro, arrivò stanca e stremata, mentre grazie al suo potere, la neve ancora cadeva, senza però ferirla. Preoccupata, una delle fate, dalle ali chiare come i suoi occhi, si avvicinò e le permise finalmente di posarsi, per poi condurla, con un incantesimo, all'unico arbusto ancora in fiore della stagione. Piccolo, certo, ma non per questo meno forte degli altri, cosparso di piccoli cristalli bianchi e lucenti. A quella vista, la minuscola farfalla sospirò, e in un istante, le sue ali smisero di battere. Chiusa in un rispettoso silenzio, la fata si allontanò di qualche passo, e come lei altre compagne accorse per vederla, e poi, con l'arrivo della notte, nient'altro. Svegliandosi, una di loro la ritrovò esattamente in quel punto, ma purtroppo, c'era da dirlo, sembrava esanime, nonostante fosse immortale. Triste, la fata quasi pianse, ma sforzandosi di guardare meglio nonostante la stanchezza, le vide. Proprio lì, tutte strette intorno a quell'arbusto che ora consideravano padre, tantissime crisalidi. Piccola ma tenace, la bianca farfalla aveva dato tutta se stessa per portare a termine il suo compito, e stando a ciò che la fata poté osservare, compiuto prima di dormire anche il passo più importante. Chiamando a raccolta le sue ultime energie, aveva approfittato di un pizzico di polvere di fata per dare inizio a una magica infiorescenza, così che, guidate dalla fortuna, altre sue minuscole simili potessero intraprendere quella missione. In altre parole, anche la foresta tornò ad essere felice, specie quando, dopo il risveglio della farfalla dalle ali bianche, che non era morta ma solo addormentata, con il tiepido sole del mattino a scaldarli, quei teneri bozzoli si aprirono, lasciando vivere e volare migliaia di altre algide farfalle di neve.




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