Reincontro
Loki afferrò la
balaustra, stringendone il bordo così forte da farsi sbiancare
le nocche, fissando la gigantesca statua di Colui che Rimane che
torreggiava al centro della TVA. O almeno, di quella TVA. Come ti
chiami, quale è il tuo nome... le parole di Mobius gli
ronzavano ancora in testa come un fischio costante, quasi
stordendolo.
Pensa Loki. Pensa. Non ti
conoscono, sei chiaramente nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ed ora devi toglierti da lì.
Il Dio dell'Inganno
ascoltò B15 chiedere rinforzi via radio e si staccò dal
parapetto, barcollando all'indietro, la testa che girava come in
preda ad una vertigine, andando ad urtare la donna e Mobius, lì
accanto.
“Devo... devo
andare...” balbettò l'asgardiano, infilandosi a passo
veloce tra gli scaffali degli archivi, senza ancora mettersi a
correre, ma avvertendo chiaramente una sensazione di urgenza.
“Aspetta! Cosa...”
Avvertì la voce di Mobius inseguirlo e accelerò il
passo, cercando di confondersi tra i tanti ligi impiegati della TVA
che correvano qua e là in preda al panico, cercando di mettere
una pezza in quel caos temporale che anche lui aveva contribuito a
creare.
Si mosse in fretta
attraverso le stanze e i corridoi di quella labirintica sede con
disinvoltura, malgrado di tanto in tanto trovasse dei particolari che
non tornavano, come un colore diverso, una porta che prima non c'era,
uno strano orologio a molte lancette dove prima c'era un monitor...
si accorgeva di quelle differenze, in fondo aveva vissuto in quel
posto per... quanto? Ore? Giorni? Settimane? Il tempo era strano lì.
La mensa era deserta, in
fondo, chi avrebbe mangiato in una situazione del genere? Si lasciò
cadere pesantemente su una delle sedie, lasciando scorrere pochi
istanti per calmare il respiro, mentre infilava una mano nella tasca
dei pantaloni, estraendo il tempad che aveva sottratto, non senza una
certa abilità, a B15 giusto poco prima. Fissò il
congegno, incerto, muovendosi tra le varie opzioni, anni e luoghi tra
cui scegliere. Che cosa doveva fare? Quale era il momento giusto?
Subito prima della Stark Tower, forse... avrebbe potuto apparire
nell'istante successivo a quando il tesseract gli era apparso ai
piedi, magari in quel modo avrebbe pure risolto quel casino temporale
che era stato il suo evento nexus, ma si sarebbe trattato di passare
da una prigionia ad un'altra. Magari qualche tempo dopo, ad Asgard,
poteva evitare che Frigga... o... esitò per un attimo, prima
di trarre un lungo respiro. In realtà sapeva quando doveva
andare: due dei dell'inganno sembravano essere troppi per una sola
realtà, quindi il momento doveva essere dopo la sua dipartita
per mano di Thanos. Loki rabbrividì al pensiero, iniziando ad
inserire la data nel dispositivo. E per il dove... La Terra e
precisamente... beh, pensò di scegliere ancora la torre
Stark, ma tra le opzioni disponibili lo sguardo gli cadde su una in
particolare: Nuova Asgard... si fermò, interdetto.
“Asgard...”
Mormorò, a voce bassa, corrugando la fronte in un'espressione
concentrata. Thor aveva creato una colonia? O era solo una bizzarra
coincidenza?
Selezionò la
destinazione quasi sovrappensiero e il familiare rettangolo
traslucido si aprì davanti a lui, facendogli intravedere uno
scorcio si mare, cielo ed erba.
“Fermo!” La
voce imperiosa di B15, in piedi, insieme ad altre due guardie
all'ingresso della mense diede al Dio la motivazione necessaria ad
abbandonare gli indugi. Loki scattò in piedi, facendo cadere
la sedia durante il movimento, gettandosi praticamente dentro il
portale, che si richiuse alle sue spalle, prima che i cacciatori
potessero raggiungerlo.
Rotolò sull'erba,
tenendo stretto il tempad, questa volta avendo cura che non si
danneggiasse nella caduta, come già successo “scendendo”
dal treno.
Il mondo smise di roteare
e Loki si trovò steso a terra, la faccia premuta contro il
terreno e le narici piene dell'odore dell'erba fresca e di un vento
che odorava di salsedine. Si tirò su, inginocchiandosi
sull'erba e gettando indietro i capelli, osservando un cielo striato
dai colori del tramonto, un incendio di rosso e viola su uno sfondo
ceruleo.
“Midgard...”
Mormorò il moro, facendo girare lo sguardo sul paesaggio,
quasi stordito. Si prese qualche istante, prima di rimettersi in
piedi. La sua speranza era che dall'altra parte, in mezzo al caos
delle mille diramazioni, nessuno avesse tempo e voglia di mettersi
sulle sue tracce.
Mosse qualche passo in
avanti, cercando qualche punto di riferimento. Il pendio risaliva
gradualmente verso una strada asfaltata su cui capeggiava un grande
cartello bianco. Benvenuti a Nuova Asgard. Ad occhio, c'era ancora da
camminare parecchio...
*
Non riconobbe subito il
posto, in fondo lo aveva visto solo una volta, nel grottesco show
della sua vita che Mobius gli aveva fatto vedere appena arrivato alla
TVA, ma quelle lunghe rocce piatte erano le stesse su cui lui e Thor
si erano seduti ad ascoltare Odino che preannunciava loro il
Ragnarok. Ed ora... ora lui gli dava le spalle, seduto su una di
quelle rocce, fissando davanti a sé, probabilmente immerso nei
propri pensieri. Non si era accorto di lui, ma Loki riconosceva quei
lunghi capelli biondi, e le spalle larghe, anche se infagottate in
larghi abiti da terrestre.
“Thor...” La
voce gli uscì dalle labbra rotta, cogliendolo impreparato,
quasi di sorpresa. Gli tornarono in mente le parole della sua
versione più vecchia: Mi mancava mio fratello... e mi chiedevo
se io mancassi a lui... Gli era mancato? A lui si. O forse si era
reso conto di non voler morire così, portando rancore. Aveva
provato invidia? Certo. Avrebbe desiderato il posto, il ruolo, gli
onori del fratello? Certo che si. Ma non lo odiava. Forse non lo
aveva mai fatto. Aveva odiato Odino per le sue menzogne, questo si,
ma a quel punto che importanza aveva? Si schiarì la voce.
“Fratello...” Lo chiamò di nuovo e a quel punto
Thor si voltò, fissandolo con gli occhi bicromi e
un'espressione vacua che Loki scambiò per freddezza. Sollevò
i palmi della mani, come a fermare parole o azioni del fratello.
“Giuro che posso spiegare tutto.” Assicurò. Con
suo disappunto, tuttavia, Thor gli diede di nuovo le spalle,
borbottando.
“Dannazione... ha
ragione Valchirya... bevo troppo.”
“Cosa... io...
OUW!” La lattina di birra eseguì una parabola in aria
sopra la testa di Thor, centrando in pieno il sopracciglio del più
giovane dei figli di Odino. “Per che cos'era quello?”
Chiese Loki, sbottando, massaggiando il punto offeso e a quel punto
sostenendo lo sguardo sorpreso del fratello.
Thor si sollevò in
piedi e per un istante Loki temette che stesse per richiamare il
martello.
“Che razza di
scherzo crudele è questo?” Chiese il biondo, facendo un
passo verso l'altro, lo stupore dipinto sul volto. Loki scosse il
capo, alzando di nuovo le mani, in un gesto che invitava alla calma.
“Nessun trucco
questa volta, lo giuro.” Assicurò, allargando le
braccia. “Sono solo io.” Fece un passo avanti, verso il
fratello, scoprendosi a sorridere all'espressione attonita di Thor.
“Come...” La
domanda restò sospesa nell'aria, tra loro, senza che il dio
del tuono riuscisse a concluderla. Non che questo costituisse un
problema per il suo loquace fratello.
“Beh, la storia è
piuttosto lunga, ma se dovessi sintetizzarla in poche parole potremmo
dire che...” Le parole gli morirono in gola, quando sentì
Thor afferrarlo per la camicia e strattonarlo, quasi sollevandolo da
terra, il volto trasformato in una maschera di rabbia.
“Tu, razza di...”
I loro volti erano talmente vicini che Loki avrebbe potuto contare i
peli sulla barba del fratello. “Ti sei divertito?” Gli
ringhiò addosso, ricevendo in risposta uno sguardo confuso.
“Ti diverti a guardarmi mentre mi contorco per il dolore sul
tuo corpo freddo?“ Ansimò il biondo, stringendo di più
la stoffa della camicia del dio dell'inganno. “Per quante volte
ancora dovrò guardarti morire solo perché tu possa dopo
saltare fuori come nulla fosse?” Urlò Thor, rovesciando
sul fratello il suo carico di dolore e rabbia, accumulato negli anni.
“Tu non hai idea...”Annaspò, come se la rabbia gli
togliesse il fiato e le parole. “Ho perso tutto ciò che
potevo perdere. Nostro padre, nostra madre, il nostro mondo... te.”
Scosse il capo. “Credevo di impazzire di dolore. E tu spunti
fuori con il tuo sorriso soddisfatto.” Ringhiò. “Devo
essere stato uno spettacolo esilarante per il dio dell'Inganno.”
Esalò, con disprezzo. Loki restò in silenzio, solo
guardando il fratello, infine incapace di sostenerne lo sguardo, che
sulle ultime parole si era velato di lacrime più che di
rabbia, senza riuscire a rispondere a quel fiume di domande. “Quindi
dimmi...” Sibilò ancora Thor, la voce avvelenata dal
dolore e dalla rabbia. “Quale... quale astuta, ben costruita
bugia hai in serbo per me, fratello?” Chiese, in una domanda
che Loki non capì se fosse sincera o retorica.
“Mi dispiace.”
Mormorò, incapace di sostenere lo sguardo dell'altro, posando
le mani sulle sue, facendo pressione affinché mollasse la
presa sulla sua camicia. “Non ho nessuna bugia da raccontare,
questa volta.” Mormorò, ora rialzando lo sguardo sul
biondo. “Per quanto possa sembrare incredibile, nulla di ciò
che hai visto accadere nei miei ultimi momenti è stato una
bugia.” La presa di Thor si allentò, Loki parlò a
voce bassa. “Per me è difficile da spiegare... o da
capire. Negli ultimi tempi sono successe talmente tante cose che a
ripensarci la testa mi scoppia.” Confessò, con un
sorriso amaro, il pensiero che subito corse a Sylvie, a Mobius, ai
Loki alla fine del tempo... a Colui che rimane. Deglutì,
scuotendo il capo. “Per la verità non dovrei nemmeno
essere qui... e non so che tipo di conseguenze potrebbero avere le
mie azioni per me, per noi, per... per questa linea temporale.”
Esalò, quasi d'un fiato. Thor lo aveva lasciato andare ed ora
lo fissava come se lo vedesse per la prima volta. Loki, prese un
respiro. Se c'era una cosa, una sola, che sapeva al di là di
ogni ragionevole dubbio, era quella. “Una cosa però te
la posso dire... quando ho avuto la possibilità di venire
qui... non ho esitato a prenderla nemmeno per un secondo.”
Assicurò, di nuovo sostenendo lo sguardo del fratello.
Thor lo guardò,
con una strana smorfia sul volto, per poi scrollare il capo,
allungando un braccio ad afferrare quello del fratello, attirandolo a
sé. “Che vada tutto in rovina.” Bofonchiò,
traendo a sé il fratello e stringendolo in un abbraccio che
aveva atteso da molto. “Sei fortunato che il mio bisogno di
abbracciarti superi il mio desiderio di lanciarti giù dalla
scogliera.” Lo redarguì, senza lasciarlo andare.
Loki sorrise appena,
rispondendo all'abbraccio dell'altro, avvertendo quel contatto, la
sensazione degli indumenti che premevano contro la pelle, il calore
dell'altro, un odore neanche troppo vago di alcolici scadenti. Thor
non doveva aver passato momenti facili.
Il Dio dell'Inganno fece
un passo indietro, osservando il fratello con occhio critico. “Sei
ingrassato.” Osservò, lapidario, prendendosi uno
spintone dal fratello.
“Fottiti, Loki.”
Bofonchiò, strappando al moro una risata amara.
“Ah... ci ho
provato. Ci ho provato davvero. Non è andata molto bene.”
Ammise, con una smorfia.
“Cosa?”
Loki esitò per un
momento, aprendo la bocca per parlare, ma senza che dalle sue labbra
uscisse nulla, se non un ungo respiro. Scosse il capo, alzando gli
indici, come a enfatizzare le sue parole. “E... e se ti dicessi
che ho viaggiato nel tempo, scoperto che esistono infiniti universi e
che ho, del tutto accidentalmente, incasinato la linea temporale?”
Chiese, parlando velocemente. Thor parve incassare il colpo, lo
sguardo che si fece torvo.
“Sarebbe la balla
peggiore che tu mi avessi mai raccontato. La menzogna più
pessima nella storia delle menzogne e...” Esitò, notando
che Loki sosteneva il suo sguardo. Sollevò il sopracciglio.
“Aspetta, sei serio?”
“Beh, l'aver
semidistrutto la linea temporale potrebbe non essere stato del tutto
un incidente.” Ammise, infine, stringendo le labbra e guardando
negli occhi il fratello, che sbuffò.
“Questa
conversazione richiede almeno qualche boccale di birra.”
“Ah, sì...
beh, io passo. L'ultima volta che ho bevuto troppo sono saltato giù
da un treno in corsa rompendo l'unica possibilità che avevo di
andarmene da una luna in rotta di collisione con un pianeta,
quindi... io parlo e tu bevi.” Concluse, mentre Thor si
lasciava andare ad una smorfia che poteva sembrare disgusto,
sollevandolo entrambe le mani e facendo un cenno di diniego con la
testa.
“Va bene, basta.”
Ordinò, lapidario, voltando le spalle a Loki e cominciando a
incamminarsi lungo la strada, scuotendo il capo. “Non parlare
più. Non voglio sapere altro fino a quando non saremo a casa e
avrò stappato la prima birra.” Ordinò, senza
voltarsi indietro.
*
Buongiorno a tutti, o
buonanotte, a seconda dell'ora in cui leggerete questa fanfic.
Non so se si trasformerà
in una long, ma sentivo il bisogno quasi fisico di mettere per
iscritto questo incontro tra i due fratelli, sentivo il bisogno di
dare a Loki una specie di lieto fine, visto che questo personaggio è
ormai l'emblema del mai na gioia.
L'idea ronzava in testa
da un po', poi su twitter mi imbatto in una illustrazione di
Keiidakamya e da lì parte l'illuminazione. Spero che vi
divertiate a leggere questa breve storia quanto io mi sono divertita
a scriverla.
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