La valigia

di MisunderstoodWriter_01
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“Ogni uomo è destinato a compiere viaggi importanti nella propria vita…

 

Calze rosse, berretto rosso, cappotto rosso. Tutto in valigia, finalmente me ne andrò da questa squallida cittadina in cerca di qualcosa che possa entusiasmarmi, qualcosa che mi faccia battere il cuore più del semplice gelato al cioccolato di Todd’s, una pessima imitazione di gelateria italiana che porta il nome di una grande marca, sicuramente il proprietario avrà preso spunto dalle riviste della figlia quattordicenne. Quanta mediocrità. Nonostante il mio modo di vestire per le persone del posto sono sempre stata quella strana,o meglio, l’accalappia uomini o la rovina famiglie. Non sono poi così sveglia, tutti i  baldi giovani che mi sono portata a letto erano per di più ubriachi e senza speranza, ma come dice sempre mia nonna, “dobbiamo accontentarci di ciò che passa il convento”. In questo momento tento di non far spiegazzare troppo il mio vestito, anch’esso di un rosso un po’ più opaco del cappotto che invece si distingue dagli orrendi colori che popolano questa città, verde e grigio, i colori di un topo di campagna. Ho bisogno di osservare ciò che è differente, ho bisogno di provare nuove sensazioni che smuovano il mio animo ormai oppresso da questa triste realtà. Non sono in cerca di amore, non sono in cerca dell’uomo ricco e perfetto che possa rendermi la donna più felice del mondo, sono solo in attesa di nuovi colori. Così con questo sproloquio alquanto disdicevole dico ciao a tutti. Mi posiziono impaziente sulla seduta, poggio la valigia sul pavimento verde smeraldo, mentre tutti mi guardano attoniti e con la bocca spalancata, un uomo mi suggerisce ironico di appiattirmi i capelli sulla cute, tento di sistemarli a dovere con la piccola spazzola che spunta dalla pochette, una spazzolata a destra, una a sinistra e via, di nuovo presentabile e sofisticata come lo ero all’inizio. Sento una mano che mi poggia sulla testa qualcosa di umido, quasi quanto la saliva di Spike, il mio barboncino da compagnia. Sono in attesa di qualcosa di elettrizzante, qualcosa di veramente euforico… e finalmente sento quello strano formicolio nelle vene, la mia vista si annebbia e tutto tace. Vedo la luce, vedo i colori che la compongono e sorrido compiaciuta. Non sento niente, se non un leggero scricchiolio ed il pianto di mia madre che riecheggia nella stanza, fino scomparire. Poi il vuoto.





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