Capitolo 1
Usagi
si svegliò, con la testa pesante. All'inizio vide tutto nero, tanto che
all’inizio pensò di essere diventata cieca. Poi cominciò a distinguere
delle forme, e si rese conto di fissare un baldacchino in legno nero. Si
alzò, seppure con molta fatica. Si guardò intorno. Le lenzuola erano di
seta bianca, e sopra era stata messa la pelliccia di un animale mai
visto, tanto nera da sembrare fatta di ombra. Le tende del baldacchino
erano di velluto nero orlato d’oro. Era in una stanza lussuosa, con le
pareti bianche profilate di nero, uno specchio enorme davanti al letto,
con la cornice d’oro e unicorni scolpiti, una toilette in legno nero e a
sinistra c’erauna finestra alta fino al soffitto, in legno nero con
tende bianche leggere e tendoni neri come il baldacchino. Cercò di
mettersi in piedi, e si accese una luce innaturalmente bianca. Veniva da
un lampadario in cristallo nero, ma non si capiva la fonte. Alla sua
destra c’era un caminetto, dove scoppiettava un fuoco violaceo.
La
vista del fuoco le fece ricordare cosa era successo. Era andata al
tempio, insieme a Chibiusa, quella peste che le aveva appena stravolto
la vita, per parlare con Rei e le altre. Si era spacciata per sua
cugina, e aveva truccato le foto, ne era sicura, però la sacerdotessa
miko non aveva rilevato alcun pericolo. Poi hanno bevuto del thè...
tutte tranne lei, che stava mangiando un biscotto al cioccolato e
leggeva il nuovo manga di Rei. Levò la testa perché aveva sentito un
tonfo. Erano tutte addormentate. Che cosa era successo? Non ci voleva un
genio per capire che il thè era stato drogato. Uscì fuori: in fondo
avevano trovato il thè fuori dalla porta. Infatti trovò il vecchio
Oji-san addormentato. Sentì dei rumori provenienti dalla stanza di Rei.
Tornò sui suoi passi e trovò Chibiusa che stava frugando nelle tasche
delle ragazze, come se il Cristallo d’Argento potesse essere lì. Se
avesse saputo la verità...
Usagi
era in genere un tipo pacifico e gentile, forse un po' ingenuo, ma mai
aveva alzato le mani su qualcuno, neppure su suo fratello Shingo. Quella
bambina, però, aveva tirato fuori il suo lato oscuro e prosciugato la
sua riserva di pazienza... in due giorni. Vide ancora la sua espressione
fra il sorpreso e l’impaurito prima di prenderla, rimproverarla e darle
una sonora sculacciata. Chibiusa ovviamente pianse e cacciò uno
strillo, come tutti i bambini. Però successe qualcos’altro. Si era
formata una mezzaluna d’oro sulla fronte e tirò fuori una scarica di
energia. Poi svenne. La guardò, riflettendo sul fatto che forse erano
veramente imparentate in qualche modo, e sentì una presenza... maligna.
Mise la bambina al sicuro e si trasformò.
Fuori
c’era una ragazza, forse poco più grande di lei. Era piuttosto carina.
Pallida, i lunghi capelli viola scuro ondulati sciolti a parte due
odango a punta, gli occhi dello stesso colore, indossava una tuta rosa a
strisce viola, un tutù di piume viola e scarpe a tacco alto sempre
viola. Al collo aveva un collarino nero con una rosa in tessuto, e aveva
degli orecchini con cristalli neri pendenti. Sulla fronte recava una
mezzaluna... nera e rovesciata. Per qualche ragione, nella sua testa
cominciarono a suonare diversi campanelli d’allarme.
La
sconosciuta si guardava intorno, in cerca di qualcosa... o di qualcuno.
Quando si accorse di lei, aveva fatto un passo indietro, come presa
alla sprovvista. Ma si era ricomposta quasi subito. Disse di chiamarsi
Koan, di essere una delle Sorelle Persecutrici, e che cercava il
Coniglio. Usagi capì subito che si trattava di Chibiusa. Ovviamente le
fece capire che non gliel’avrebbe consegnata. Così era iniziato il
combattimento. Koan sembrava la versione oscura di Rei. Anche lei
manipolava il fuoco, ma era un fuoco violaceo, il cui calore era peggio
del fuoco a cui era abituata. Ad un certo punto si era trovata
prigioniera di una colonna infuocata, e sarebbe morta, se il Cristallo
non l’avesse protetta, scatenando la stessa reazione come con Chibiusa.
Il diadema sparì, e comparve la mezzaluna dorata, e la sua energia
dissipò la colonna. Koan la guardò come se fosse un fantasma. Poi fissò
qualcosa dietro di lei e scosse la testa. Usagi si voltò. Fece appena in
tempo a vedere dei capelli rossi, una mezzaluna nera, lo stesso paio di
orecchini e una tuta mimetica prima di sentire un colpo allo stomaco
che le fece perdere i sensi.
Tornata
alla realtà, si toccò l’addome, ma non sentì dolore. Fu allora che si
rese conto che indossava una camicia da notte in seta blu, con le
maniche corte e la parte superiore in pizzo dello stesso colore. Si
guardò allo specchio. Il Cristallo era stato rimosso dalla custodia, e
lo avevano infilato ad una catenina attorno al suo collo. Emanava una
luce fioca. Andò alla finestra. Era buio, ma percepì l’assenza del sole.
Era un posto desolato e buio. C'erano le stelle, ma non riusciva a
riconoscere le costellazioni. Possibile che fosse su un altro pianeta?
Si
voltò di scatto. Koan era entrata, un’espressione preoccupata sul viso.
A cosa era dovuto questo cambiamento d’umore? E poi, perché l’ha
chiamata Altezza? Sapeva chi era veramente? Koan continuò.
-Capisco
che siate spaventata, ma qui siete al sicuro. Se avessi saputo prima
che eravate la principessa Serenity, la futura madre del Coniglio, non
vi avrei attaccato. E neppure Rubeus. Spero non vi abbia fatto troppo
male.
Rubeus...
doveva essere il tipo in mimetica. Koan sembrava in imbarazzo. Era
forse... innamorata? Usagi alzò un sopracciglio: a quanto pare queste
persone erano capaci di provare sentimenti umani. Questo la
tranquillizzò. Però c’era un dettaglio: la futura madre di Chibiusa?
Quella peste era sua figlia? Era assurdo... ma questo spiegava la
comparsa della mezzaluna. Pregò stesse bene.
-Io... sto bene, grazie. Però vorrei sapere dove sono.
-Siete su Nemesis, il nostro pianeta, nel trentesimo secolo.
Nemesis...
lo aveva già sentito nominare, nella sua vita precedente. Il decimo
pianeta. Sua madre le aveva raccontato che erano la loro versione oscura
e che traevano il loro potere da un cristallo, come nel Regno
Argentato. Sapeva anche che avevano l’abitudine di conquistare i regni
vicini, perché nel loro non cresceva niente. Guardò fuori. Come dar loro
torto? Un momento: trentesimo secolo? Avrebbe avuto una figlia fra
dieci secoli? Poi si ricordò che gli abitanti del Regno Argentato si
potevano dire immortali, grazie al Cristallo d’Argento. Forse era quello
che era successo. In fondo, sua madre era venerata come la dea Selene
dai terrestri. Calma. Una cosa per volta.
-È
il desiderio del nostro principe. Vorrà vedervi. Prima
però, lasciate che vi prepari. Avete dormito tre giorni.
TRE
GIORNI? Che cosa era successo, nel frattempo, a casa sua? Poi, però, si
ricordò un particolare, mentre studiava il sistema solare insieme a
Ami.
-Quanto equivale un giorno sul mio pianeta, rispetto a Nemesis?
-Un giorno sulla Terra corrisponde a otto giorni qui.
Tirò un sospiro di sollievo. In pratica, era passata qualche ora. Koan se ne accorse e ridacchiò.
-Vi
ho spaventata, vero? Comunque, per la cronaca, vi siete ripresa in
fretta. Il principe si aspettava il vostro risveglio fra una settimana, e
anche di più. È venuto anche a vedervi.
Questo
particolare preoccupò Usagi. Un uomo che non era Mamoru era venuto a
guardarla mentre dormiva. Un uomo che non conosceva, ma che la
conosceva. Non le piaceva per niente.
Koan
la condusse nella sala da bagno, una stanza enorme, dalle pareti di
cristallo blu-nero, dominata da una vasca a terra. L’acqua al suo
interno era di colore perlaceo e luminescente. Nell'aria aleggiava un
profumo a lei familiare. Era gelsomino. Koan la aiutò a spogliarsi e a
lavarsi. L'acqua aveva la sua stessa temperatura corporea.
-Koan, vorrei farti qualche domanda... riguardo al vostro sovrano, per sapere cosa mi aspetta.
-Hai
detto che era suo desiderio che io fossi qui, e mi è parso di capire
che fosse... preoccupato per la mia salute. Immagino mi abbia già
incontrato in questo secolo. Posso sapere cosa è successo?
-Il
principe Demando aveva deciso di attaccare il vostro pianeta. Lo avete
affrontato... e si è... come dire? Infatuato della vostra persona.
Ecco
perché si è trovata Chibiusa tra i piedi! Scappava da un conflitto.
Sperò si fosse decisa a parlare con le altre. E questo principe era
attratto da lei... in un altro momento, si sarebbe sentita lusingata. Ma
c’era qualcos’altro...
-Koan, in quel confronto... ho perso?
-Sì...
e no. Stavate per soccombere, ma il potere del vostro cristallo vi ha
salvata. In questo momento, siete immersa in un sonno profondo, dentro
una teca di cristallo. Le vostre guerriere e il vostro consorte Endymion
vegliano su di voi.
Dunque
avrebbe sposato Mamoru... principe Demando permettendo. Ebbe
l’impressione che avrebbe usato ogni mezzo a sua disposizione, pur di
averla per sé. Non sarebbe stato un soggiorno facile. O forse era una
prigionia?
Quando tornò nella sua stanza, c’erano altre tre ragazze, poco più grandi di Koan.
-Vi presento le mie sorelle: Berthier, Calaveras e Petz. Saremo al vostro servizio.
Servizio
o sorveglianza? Lo avrebbe scoperto ben presto. Petz, la più grande,
aveva portato un vestito... di quelli che Usagi arrossiva solo a
guardarli. Di seta color avorio, lasciava le spalle scoperte, e le
maniche a sbuffo erano in tulle semitrasparente. Davanti c’era
un’elaborata decorazione dorata. Dietro un fiocco imitava le ali di una
farfalla. Le sorelle la aiutarono a vestirsi, poi la truccarono e la
ingioiellarono. Non esagerarono con il trucco. Probabilmente volevano
solo farla sembrare più grande, almeno in pubblico. Inoltre, notò che
tutti i cosmetici profumavano di gelsomino. Cominciò a pensare che fosse
il profumo preferito dal sovrano.
La
scortarono fino alla sala del trono. Durante il tragitto, di guardò
intorno. Era tutto in toni scuri, sul nero e il violaceo. A volte
c’erano sprazzi blu e verdastri. E nell’aria c’era qualcosa, una forza
che la opprimeva. Sospettò fosse il Cristallo Nero. Incrociò qualcuno,
ma non tutti avevano la mezzaluna nera o gli orecchini. Dovevano essere
appannaggio di pochi.
Si
fermarono ad una doppia porta enorme, nera con riflessi verdastri, con
elaborate decorazioni. Petz entrò e uscì poco dopo.
-Il principe vi riceve, in privato.
Entrò
da sola, e la porta si chiusa dietro di lei. La sala era enorme, non
riusciva a vedere il soffitto. Il trono era di pietra grigio-verde, con
uno schienale elaborato, dalla forma di giglio. Era vuoto. Dov'era? La
sua attenzione fu attirata da qualcosa al centro della sala. Una colonna
sopra la quale si stagliava un’immagine. Un ologramma. Raffigurava una
donna dai tratti delicati egli occhi chiusi. Si rese conto che stava
fissando sé stessa... come regina. Koan aveva parlato di
un’infatuazione, ma questa era un’ossessione! In che guaio si era
cacciata?
Era
dietro di lei. Lo sentì guardarla. Fece un bel respiro e si voltò. Le
ci volle tutta la sua forza di volontà per non rimanere a bocca aperta.
Demando aveva la stessa età di Mamoru, ma era completamente diverso da
lui. Era alto, i capelli bianco argenteo arrivavano alle spalle, gli
occhi viola ametista la fissavano intensamente, con una nota di
tristezza. Indossava un completo bianco, la giacca ornata con un ricamo
ad arabesco color indaco. Un mantello di velluto viola completava la
figura. Mesi prima, quando era semplicemente Usagi, sarebbe quasi
impazzita in sua presenza. Ora, però, era diverso. C'era Mamoru. Il
quale però non aveva la stessa aria regale e non irradiava autorità. Non
era un’esperta, ma era sicura che avesse cominciato a regnare quando
era molto giovane. Educato a farsi obbedire e a non tollerare gli
errori. A pretendere la perfezione e il meglio.
Doveva
essere furiosa con lui, eppure non se la sentì. Provava molta pena per
lui. Il principe avanzò verso di lei, accarezzandole il viso. Poi le
prese la mano e le sussurrò all’orecchio:
-Finalmente ci incontriamo, Serenity. Non temere, non ti farò alcun male, tutt’altro.
Le
baciò la mano. Probabilmente non voleva fermarsi lì, ma lo fece. Usagi
cominciò a sentirsi strana. Non che Demando le avesse fatto qualcosa,
anzi. Era qualcosa a che vedere con... i suoi ormoni. La sua mente le
diceva che tutto ciò era sbagliato, eppure non le dispiaceva che la
toccasse. Era chiaro che il principe stesse combattendo contro i propri
istinti, e lei decise di starsene tranquilla, per evitare il peggio.
Demando lo prese come un incoraggiamento.
Usagi
cominciò a pentirsi della sua remissività. La stessa forza che la
opprimeva ora aveva preso il controllo del suo corpo, trascinandola
verso il trono, dove si ritrovò seduta e bloccata. Forse aveva paura di
essere respinto. Le spiegò cosa era successo nel suo futuro.
Di come aveva quasi distrutto il pianeta, anche se non ne aveva
l’intenzione. Dell'ultima volta che si erano visti... C’era però
qualcosa che stonava. Demando non era un monarca di primo pelo. Perché
attaccare?
-C’è
qualcosa che mi sfugge. Mi stai dicendo la verità, ne sono sicura...
Non capisco perché non hai preso in considerazione una soluzione
pacifica, un negoziato... Mi conosco abbastanza da sapere che non te lo
avrei negato.
Demando la guardò. Era serio, ma non arrabbiato. Le accarezzò i capelli.
-In
effetti era quello che volevo fare, ma commisi l’errore di
rivolgermi a tuo marito, mal consigliato dalla sua... amante.
Dal
tono capì che glielo voleva risparmiare. Mamoru aveva... No, non ci
voleva credere. Eppure Demando era sincero, glielo leggeva negli occhi.
Chi era? Forse...
-Chi è? Una delle mie guerriere?
Sai che novità. Non che volesse blindare Mamoru. Solo, non le piaceva che la tradissero alle sue spalle.
-Se
tiene in considerazione la sua opinione, vuol dire che va avanti da
anni, forse dalla mia epoca. E forse so anche chi è. Voglio solo una
conferma dei miei sospetti.
Appunto.
Rei Hino. La sacerdotessa con la quale Mamoru usciva, prima di
rammentare la sua vita precedente. La guerriera più coraggiosa. E anche
la più sfacciata. Strinse i pugni. La prossima volta che si vedevano
faccia a faccia, le avrebbe fatto un discorsetto. E anche a Mamoru. Ma
ora c’era una questione più urgente.
-Non lo sono. Stavo... ponderando il da farsi.
-Voglio
che tu sappia una cosa. Meriti molto meglio di un uomo che dice di
amarti solo per convenienza, e poi ti tradisce con una tua cara amica.
Eppure, non mediti vendetta.
-No, ho altro in mente, per loro. Loro sono miei.
Meglio precisare che ci pensasse lei. Demando alzò un sopracciglio.
-Bene, perché non ti meritano. Sei così bella... splendida come il tuo pianeta, Serenity.
Così,
dicendo, le sollevò il mento con una mano, mente l’altra affondò fra i
suoi capelli. Chiuse gli occhi e si avvicinò alla sua bocca. Dopo una
lieve esitazione, le sue labbra si schiusero su quelle di Usagi.
Sapeva
che forse era sbagliato. Ma forse, in quell’istante, Mamoru e Rei
stavano facendo la stessa cosa. E non era mai stata baciata in quel modo
così passionale, neppure nella sua vita precedente...
Perciò
restituì il bacio, e la sala del trono fu pervasa da gemiti di puro
piacere. Le mani di Demando scivolarono sulla sua schiena, e quelle di
Usagi affondarono fra i suoi capelli. Libera dall’incantesimo, si era
alzata in piedi...
Fu
allora che lo percepì. Qualcuno li stava guardando. Non era lì
fisicamente, ma vedeva tutta la scena... Si irrigidì e aprì gli occhi.
Vide per un attimo gli occhi viola di Rei. Ebbe un moto di rabbia e un
pensiero:
Come
se reagisse al suo pensiero, il Cristallo d’Argento si illuminò,
creando una barriera e sbattendo fuori ogni influenza esterna. Demando
era interdetto. Anche lui aveva percepito qualcosa.
-Io... non sapevo di esserne capace.
All'improvviso,
Usagi si sentì molto debole. Le gambe non la reggevano più, la testa le
girava. Se Demando non l’avesse tenuta fra le sue braccia, sarebbe
caduta per terra. Non riusciva neppure a sollevare le braccia. Anche
parlare era una gran fatica.
Demando l’aveva sollevata da terra e la teneva in braccio.
-Il
potere del Cristallo Nero annulla tutti gli altri. Ogni volta che usi
il Cristallo d’Argento, l’energia viene assorbita dal Cristallo Nero.
Sembra però che il tuo cristallo abbia fatto tutto di sua iniziativa.
Usagi
ebbe appena il tempo di assimilare l’informazione che le sue palpebre
di chiusero, contro la sua volontà, facendola scivolare in un sonno
senza sogni...
Rei
Hino pensava che non poteva andare peggio di così. Quanto si sbagliava!
Comprese l’entità del suo errore solo dopo essere stata sbattuta fuori
da Usagi.
La
giornata era iniziata in modo normale. Usagi aveva chiesto di riunirsi
e, dopo aver presentato sua cugina, l’aveva spedita a giocare fuori per
parlare. Così raccontò di come fosse letteralmente caduta dal cielo e di
come le avesse stravolto la vita, oltre all'ossessione di cercare il
Cristallo d’Argento. L'avrebbe anche aiutata, ma voleva sapere cosa
stesse succedendo. Rei aveva guardato la foto truccata. Era stata usata
una magia, ma non di quella malvagia. Poi il nonno aveva servito il thè.
Lo avevano bevuto e poi... più niente.
Si
era svegliata con la testa pesante. Vide Ami, Makoto e Minako prive di
sensi. Usagi era sparita. Sentì Yuichiri urlare:
-TOGLIETELE LE MANI DI DOSSO! AHHH!
Si
precipitò fuori. Vide il nonno che si alzava a fatica e Yuichiri gambe
all’aria, armato di scopa. Percepì tracce di energia oscura.
L'apprendista farfugliò di due persone che aveva rapito Usagi, un uomo
in mimetica e una ragazza pallida come una morta. Rientrò in camera e
cercò di svegliare le altre, quando sentì un rumore proveniente dal
bagno. Qualunque cosa fosse successa, Usagi aveva messo la bambina al
sicuro. Tuttavia la piccola Chibiusa fece scena muta. Non voleva dire
cosa fosse successo.
Le
altre si ripresero, e Rei si decise a chiamare Mamoru, il quale arrivò
subito. Dopo qualche discussione su dove avrebbero potuto portarla, la
sacerdotessa decise di chiedere al fuoco sacro. E il fuoco mostrò una
visione.
Usagi
era seduta su un trono di pietra riccamente scolpito, vestita in modo
regale. C'era qualcuno, vicino a lei. Un uomo dell’età di Mamoru,
vestito in modo regale, con una mezzaluna nera sulla fronte. Stavano
parlando, ma non si sentivano le voci. Era un argomento serio, lo vedeva
dal viso della sua amica. C'era anche... rabbia? L'uomo, invece, la
guardava come se fosse il tesoro più prezioso. Le accarezzava i capelli,
le spalle nude... Non le piaceva per niente. E poi l’ha baciata. Usagi,
invece di ribellarsi, restituì il bacio. Rimasero a guardare finché la
loro amica non guardò proprio in direzione di Rei. Era furiosa. La sua
furia attraversò il corpo di Rei come una scarica elettrica, mandandola a
sbattere contro la parete. Infine si sentì la voce di Usagi,
irriconoscibile tanto era deformata dalla rabbia:
Mamoru la soccorse subito.
La
ragazza guardò il vuoto per un po'. Minako guardò verso il fuoco, ormai
muto, e poi guardò Rei, con aria grave. La guerriera del fuoco annuì.
-Non so cosa le abbia detto quell’uomo, ma l’ha fatta arrabbiare. Con me.
E poi guardò Mamoru. E capì ogni cosa.
Sa di noi due.
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