Le ultime lacrime dell'artista

di Fiore di Giada
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Cade la pioggia, fitta, da un cielo grigio.

L’acqua tramuta le strade di Parigi in fiumi sporchi.

Ansimo e il mio sguardo, stralunato, cerca la nostra abitazione.

Ho bisogno di tornare da te, Kaori, e da nostro figlio.

Solo voi date un senso alla mia esistenza.

Il mio cuore, però, è amareggiato.

Non ho venduto nemmeno un disegno.

La mia bravura non ha impressionato i francesi.

Una sola domanda dilania la mia mente.

Come sopravviveremo, senza alcun aiuto, io, te e nostro figlio?

Per quanto sia grande il mio amore per voi, non vi darà nutrimento.

Non vi darà cibo, acqua e medicine.

Ho cercato di trovare un lavoro, fiducioso delle mie qualità d’artista, ma non ci sono riuscito.

I miei disegni sono stati giudicati privi di anima, nonostante il mio impegno.

E tale, inappellabile giudizio mi ha abbattuto.

Mi sento un fallito e nuove domande si affacciano alla mia mente.

Sono stato egoista? Ho sbagliato a fuggire da Tokyo e a venire qui, senza affrontare tuo padre?

Ho condannato te, mia amata, e nostro figlio Kyoshiro ad una esistenza miserabile?

Forse, se fossimo rimasti, lui avrebbe capito la mia onestà e avrebbe accettato me come marito di sua figlia.

Uno stridio, ad un tratto, mi scuote dalle mie riflessioni.

Mi giro. Sbarro gli occhi. Un’automobile, a forte velocità, sta venendo verso di me.

Non ho la forza di spostarmi.

L’auto mi investe.

Sento lo sgretolio delle ossa echeggiare sinistramente nella mia testa.

Cado. So cosa succede.

E’ la fine.







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