un vulcano di energia

di gin_94
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13. Il ritorno in Italia
 

Una volta rientrati in Italia, la routine quotidiana non ci mise molto a riprendere in mano le redini della vita di Enrico.

In poco meno di un mese tutto era regolare. Piatto, forse addirittura più noioso di prima.

Se non fosse per le visite frequenti di Ercole forse avrebbe tentato il suicidio. 

Lo spirito, con le sue azioni, riusciva ad emettere delle vibrazioni che il ragazzo scapolo riusciva a percepire, anche se non riusciva a definire di cosa si trattasse.

- Tutto il mondo che ti circonda è il risultato di vibrazioni: il suono, la luce, la materia stessa. Voi umani sapete usare molto bene i sensi adibiti a questo tipo di vibrazioni, ma ce ne sono altre, il problema è che vi mancano gli organi adatti a decifrarle - gli ripeteva qualche volta Ercole.

Enrico era stupefatto da come Ercole parlava in modo misurato, poche parole, poche gocce alla volta per far crescere una piccola piantina ancora troppo debole per affrontare il più dolce dei venti o il calore più intenso del sole.

Questo faceva Ercole. 

Enrico gliene era veramente grato.

La negatività si diffondeva come nebbia tra gli abitanti della Terra. Ora un po’ più ad est, ora un po’ più ad ovest, in base a dove soffiava il “vento”. 

Ormai la nube tossica era tale che non c’erano più molte aree “pure”, ma perlopiù aree a negatività debole o aree a negatività forte.

Purtroppo Enrico lo percepiva quando usciva di casa, la sua ironia ed il suo desiderio di felicità si consumava come una roccia esposta alle radiazioni cosmiche. 

Stefania non gli parlava quasi più, le prese in giro dei colleghi si erano caricate di cattiverie e la vecchia del piano terra si era ammalata.

Sì, era una vecchia rompicoglioni, ma pur sempre una vecchia che faceva rigare dritto il palazzo.

 

Passarono i mesi e la presenza di Ercole andava mano a mano a svanire. 

Enrico sentiva che la sua vita era senza sapore.

- Ben tornato Enrico, com’è andata oggi? -.

C’è stato un piccolo periodo in cui Ercole non sembrava più uno spirito, ma il custode della casa.

- Eh… normale - sospirava il ragazzo spossato lasciando chiudere la porta alle sue spalle.

- Questa sera non ho cucinato la cena, ho pensato ti avrebbe fatto bene uscire -.

Enrico si lasciò cadere sul divano sprofondando la faccia nel cuscino, poi rispose con un ovattato - Eh… perché no -.

- Potremmo vincere una caraffa di birra, stasera c’è il megaquiz al Drolingdog bar -.

Questa frase rimise un po’ di brio ad Enrico che non aspettò più di qualche secondo per dirigersi verso la doccia e mettere in guardia Ercole: 

- E vedi di rispondere anche te alle domande, pure usando qualche trucchetto da spiritello, perché se stasera non vinciamo la caraffa di birra la paghi tu alla fine del gioco, chiaro? -.

 

- Esatto! -

L’atmosfera nel locale era molto festosa, gruppi di persone in preda alla competizione si affannavano a rispondere alle domande del quiz tramite il telecomando. 

Gli argomenti trattati toccavano i più disparati argomenti, dalla geografia al gossip, dalle scienze all’attualità, ma anche argomenti più piccanti.

Enrico era su di giri, tra i suoi avversari c’erano amici di vecchia data. Ercole lo era un po’ meno, ma comunque dava il suo contributo 

- Cameriera! Per piacere bagigi! - e così strappava sorrisi, battute improvvise e commenti privi di freni inibitori.

Frasi pungenti e divertenti rimbalzavano da una parte all’altra del locale tra gli avversari, come in una partita di tennis. L’annunciatore delle domande non si faceva certo da parte, ogni tanto si infilava anche lui in un qualche siparietto.

Era una serata magica, doveva ringraziare nuovamente il suo spirito.

Tra la confusione c’era in particolare una cameriera di nome Ilaria che Ercole aveva notato. Lo spirito guardò Enrico completamente preso dal gioco e poi riguardò la ragazza che passava tra i tavoli per portare le continue birre che venivano ordinate.

A Ercole, per quanto ormai stesse più in questo mondo piuttosto che nell’altro, aveva percepito qualcosa che Enrico non poteva assolutamente vedere.

- Hei Enrico, l’hai vista quella cameriera? -

- Dai svelto Ercole! Come si chiama la testimonial di quella pubblicità che abbiamo visto l’altro giorno? -.

Ercole lasciò perdere… prima o poi se ne sarebbe accorto anche Enrico… 

 





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