Se si potesse non studiare ...

di Helen_Rose
(/viewuser.php?uid=1195857)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


"È tutto inutile, è inutile! Sono incapace! Te l'ho detto mille volte che queste cose non mi entrano in testa, che non ce la farò mai, e tu sempre lì a negare tutto, ma non sei nella mia testa e io NON SO NIENTE!" sbotta Roberta, tra lo sconfortato e l'imbestialito, accasciandosi sulla sedia e trafiggendo il povero Marcello con quei suoi occhi azzurro mare, penetranti e segnati dalle occhiaie, a dimostrazione delle innumerevoli notti insonni, passate a studiare, deprimersi e andare in ansia, ma sempre sostenuta dai caffè di Marcello. Dal canto suo, lui, abituatissimo alle ansie spesso ingiustificate di sua moglie, nonché, purtroppo, a prestarsi come occasionale sacco da boxe per le sue paranoie, non batte ciglio e sostiene lo sguardo, aspettando di vederla capitolare. La reazione prevista non tarda a manifestarsi: assume un'espressione contrita, si scusa in due parole per averlo trattato male e, infine, scoppia a piangere.

Chi la conosce bene sa che non si lascia andare facilmente, men che meno per un esame che, in fondo, è uguale agli altri ... Ma è esausta. Esausta per tutti quegli anni di studio e sacrifici, esausta per la lontananza dalle sue amiche più care e dalla sua famiglia, esausta per il lavoro, le bollette, l'affitto, le responsabilità, esausta.
Marcello lo sa bene, perché le è stato accanto per tutto quel periodo, così come lei è stata accanto a lui, in ogni istante. Sono stati l'uno la famiglia dell'altra com'è giusto che sia tra marito e moglie, anche se loro sono sempre stati molto più di questo: due anime complementari che si sono incontrate, riconosciute, intrecciate.

Marcello sa, senza bisogno di parole, ma cerca comunque di trovarle per lei: "Amore, respira. Calmati. Lo so che sei preoccupata di non essere abbastanza preparata, ma con la vita frenetica che abbiamo sempre fatto, sai benissimo anche tu che non hai mai potuto studiare come una studentessa regolare. Eppure, sei sempre riuscita a rispettare i tempi previsti, e questo ti fa onore; ma non è la fine del mondo se non passi un esame".
In simili circostanze, anche le osservazioni più ragionevoli possono avere l'effetto di provocare ancora di più la frustrazione e il nervosismo delle persone, e infatti ... "Marcello, allora non hai capito! Questo è l'ultimo esame prima della laurea: se non dovessi superarlo, mi si scombinerebbero tutti i piani! La tesi, la laurea, i progetti ..."
"Lo so, amore, ma non puoi dannarti per ogni tua minima mancanza, non fa bene".

L'istinto sarebbe quello di urlargli contro di nuovo, ma qualcosa scatta nel cervello di Roberta che, finalmente, capisce di dover prendere un bel respiro e calmarsi. Finalmente gli sorride, e solo lui sa che, quando sorride, spazza via non solo tutte le sue nubi, ma anche quelle di lui, in un colpo solo. "Oh, finalmente!" esclama Marcello, con un ghigno soddisfatto. "Allora, possiamo parlare normalmente?".
"Hai ragione, scusami ... È che tengo davvero tanto a far bella figura con questa professoressa. Lo sai, è una cara amica della professoressa Barone, che si è tanto raccomandata di farle buona impressione, perché è molto severa ..."
"Si è raccomandata di non scatenare la severità della sua amica, o di non deludere
lei stessa?" puntualizza Marcello, ben consapevole dell'influenza che la Barone ha sulla moglie, non sempre salutare.
"Per favore, non ricominciare! La Barone non mi ha mai messo questo tipo di pressioni addosso, lo sai perfettamente"
"E allora te le sarai messe da sola, come sempre, come hai fatto per Analisi 2 e ancor di più quando hai dovuto ridarla, poi per Legislazione Urbanistica, e per ogni esame che ci ha portati fin qui. E lo dico perché c'ero, ci sono e ti conosco fin troppo bene, accidenti" sbuffa Marcello, spazientito ma senza riuscire a trattenere un sorrisetto divertito dalle sue infinite, innumerevoli eppure identiche paturnie.

Roberta scoppia a ridere. "Lo so, a volte irrito persino me stessa. Scusa, amore"
"Finalmente l'hai detto, dopo mezz'ora di 'Marcello' acidi! Potresti ripetermelo, grazie?". Roberta sorride, sempre più divertita e intenerita da quel giraffone tenero, romantico, modesto... Mai, eppure sempre così bisognoso di conferme, di rassicurazioni da parte sua, di lusinghe. Non è sempre stato così, tra loro: anni prima, hanno vissuto un periodo che pareva interminabile, nonostante si trattasse di qualche mese, in cui Roberta sembrava essersi dimenticata persino del proprio nome, tanto era confusa su colui che desiderava. Marcello non aveva una certezza che fosse una, sulla natura del loro rapporto, sul loro futuro; in certi momenti aveva addirittura pensato di arrendersi, di fregarsene e andare avanti. Lei era già fidanzata, lo respingeva ... Eppure, qualcosa dentro di lui gli aveva suggerito che valeva la pena di aspettare, di farsi maltrattare, di subìre le diffidenze, le angosce, le incertezze di Roberta: ora, quei battibecchi gli sembrano quasi complimenti, ordinaria amministrazione. Non ha mai dato per scontato un solo giorno da quando si erano fidanzati, e per Roberta è stato lo stesso: una volta capito quanto sia fortunata ad averlo, si è (quasi) sempre ricordata di dimostrarglielo. Ecco perché, siccome suo marito se lo merita, sorridendo, lo accontenta: "Amore mio".




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3990633