Revenge

di InsaneMonkey
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Era stato proprio quando Natsumi era uscita di casa per recarsi a scuola che Keroro aveva capito che fosse finalmente giunto il momento di attuare il suo piano maligno.

Con il volto contorto in un ghigno sinistro, a grandi falcate aveva percorso la rampa di scale che connetteva i due piani dell'abitazione, per poi catapultarsi a passi frettolosi all'interno della graziosa stanza della ragazza dai capelli magenta.

Si era guardato intorno con fare malevolo: con qualche furtiva occhiata aveva perlustrato il perimetro della camera, illuminata appena dai caldi raggi del sole che si intrufolavano attraverso la finestra; nulla di anomalo in quell'accogliente spazio domestico, solo un acre connubio di stizza e livore a ridosso del cuore della rana color speranza.

Accerchiato da un'aura di fiele tetra, in balìa della rabbia, il ranocchio aveva cominciato a rovistare energicamente in qualche scaffale in cui sapeva che la giovane fosse solita riporre i libri o nascondere oggetti che reputava preziosi - aveva cominciato a frugare con foga senza badare a tutto quel che sfilava e lanciava distrattamente lontano dalla sua posizione.

All'alieno non importava minimamente del fatto che stesse seminando disordine in quel posto in cui gli era di norma vietato accedere, fino a pochi minuti prima impeccabile, e che stesse riempiendo il pavimento di cianfrusaglie: la sua mente galleggiava nella ferma convinzione che il fine che si era imposto giustificasse ogni tipo di azione.

Se fosse stato in grado di rintracciare e poi rubare l'autografo del DJ Mutsumi - l'unico capace di ammaliare le sognatrici più incallite con la dolcezza delle poesie che recitava, a detta della rossa -, sicuramente la sorella di Fuyuki sarebbe stata pervasa da una scarica di rancore, da un bruciante senso di fastidio, tuttavia cercarlo si stava rivelando più complicato del previsto: era certo che lo avesse imbucato in qualche pagina di un vecchio quaderno o in un cassetto in cui non gli sarebbe mai ronzato in testa di controllare.
Era certo che lo avesse relegato in un angolo remoto o in alternativa dietro ad un folto gruppo di peluche, per prevenire furti come quello che l'anfibio, animato da una forte sete di vendetta, si stava preparando a compiere - o semplicemente perché era gelosa di quel piccolo tesoro.

Gli era montata addosso una collera esplosiva non appena si era ritrovato a subire impotente il sequestro della sua cara Kerosfera, simbolo dell'alto rango militare di cui anni prima era stato immeritatamente insignito.
Era stato colto da un malessere torvo nell'istante in cui Natsumi, dopo averlo punito con una feroce sequenza di pugni che avrebbe tranquillamente evitato di dargli se lui non l'avesse coinvolta nell'ennesimo scherzo di pessimo gusto, gli aveva strappato dalle mani quella bizzarra invenzione extraterrestre, vanto di una generazione longeva: c'era in gioco il suo orgoglio ferito, del resto.

Avrebbe torturato con prepotenza quel sottile pezzo di carta che l'umana aveva guadagnato in una recente audizione, stropicciato quel semplice foglio intarsiato di decori, rovinato irrimediabilmente quella sorta di reliquia.
Ne avrebbe sgualcito la grazia senza troppi convenevoli, per poi cestinarne il cadavere spolpato in mezzo ai rifiuti e fingersi completamente ignaro del triste destino a cui aveva concepito di condannarlo.

Sfoderò un sorriso crudele, pregustando il sapore appagante dell'oltraggio che era in procinto di infliggere alla sua più acerrima nemica, l'arcigna soddisfazione che avrebbe percepito laddove avesse finalmente colpito con un diabolico schiaffo morale il suo buonumore.

Voleva castigare la sua irruenza e i metodi a suo parere maneschi che era abituata ad applicare con lui.























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