Writegust

di Allen Glassred
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Day 31: Portapenne
Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Vincent Hikari & Dottor Mendibil
 
 

Il dottor Mendibil non può fare a meno di camminare nervosamente, su e giù per quello che è il suo studio. Davanti a lui un giovane dalla chioma bionda: non lo sta nemmeno guardando, il suo sguardo è puntato sul portapenne presente sulla scrivania dell’uomo che, sospirando pesantemente, riprende parola. “ Vogliamo continuare ancora per molto, o vi decidete a collaborare? “. Chiede, mentre l’altro traccia il contorno del portapenne con il dito.

 

“ Non capisco cosa diavolo vogliate da me… “. Sussurra solamente, nella mano libera stringe quello che è rimasto del suo peluches, distrutto totalmente dalle sue stesse zanne nei momenti di collera. “ … non tradirò i miei compagni: loro hanno creduto in me come loro leader, so che porteranno avanti la mia opera. Anche se io e Dominique non ci siamo più “. Ghigna colui che un tempo era il Principe Vincent Hikari ma che, allo stato attuale, sembrerebbe essere solamente uno dei tanti detenuti del carcere di massima sicurezza dov’è stato rinchiuso, dopo il colpo di stato ed aver quasi ucciso il fratello.

 

“ Ma non capite che, continuando così, peggiorerete solamente la vostra situazione?! È già abbastanza grave aver usurpato il trono, stuprato la regina e tentato di assassinare il Re, in più vi mettete a proteggere quella marmaglia… “. A quella frase gli occhi di Vincent diventano di un blu incandescente: è una fortuna che i suoi poteri siano inibiti a causa delle pareti, che impediscono ai raggi della Luna Blu di dargli nuova forza ed allo stesso tempo sigillano parzialmente i poteri esistenti, questo a qualunque vampiro, per renderlo docile ed evitare così ribellioni all’interno del carcere/manicomio.


“ E cosa mi farete? “.Chiede semplicemente il biondo, con una lucida follia in quello sguardo assassino che, in quel luogo, non ha potuto far altro che diventare ancor più crudele e folle a causa di ciò che il giovane erede di Kaname e Luna deve aver subito. Il suo sguardo ritorna a posarsi sul portapenne, come fosse il punto focale del suo interesse. “ Cosa mi farete, più di quanto avete fatto? Mi avete rinchiuso, ingabbiato come un cane e legato a delle catene che mi hanno ferito i polsi ed inibito i poteri. Mi avete fatto praticamente tutto quanto era possibile fare, compreso l’elettroshock per cercare di estrarre i miei pensieri dalla mia testa. E poi il folle sono io “. Scoppia a ridere, una risata che di sano certamente non ha nulla.

 

“ Vi risparmiereste tutto ciò, se vi decideste ad essere un po' più collaborativo, dannazione! “. Batte la mano sul tavolino l’occhialuto, mentre Vincent non alza lo sguardo da quel portapenne.

 

“ Voi dite? “. Chiede semplicemente, mentre l’altro annuisce spazientito.

 

“ Si, è esattamente così “. Fa solamente, ma Vincent non sembra nemmeno ascoltarlo. Pur avendo i polsi ammanettati, riesce ad afferrare il portapenne. Da prima Mendibil non riesce a capire il suo fine, mentre il Principe non fa altro che riversare il contenuto dell’oggetto sulla scrivania.

 

“ Mi farete un elettroshock anche se tengo questo portapenne? “. Chiede, mentre quasi esausto da questa discussione senza via d’uscita, l’altro uomo sospira pesantemente per poi tornare a sedersi.

 

“ No, non vi faremo un elettroshock per aver tenuto un portapenne. Ma lo rischiate se non iniziate a collaborare “. A quella frase, Vincent non fa altro che portare lo sguardo dritto in quello del medico, facendolo sussultare e tremare al tempo stesso: deve ammettere che, anche in quella condizione, Vincent Hikari gli da comunque i brividi. Dopo tutto, è pur sempre un membro della famiglia reale, possiede un potere immenso malgrado, in quelle mura, sia quasi totalmente inibito.

 

“ Voi non mi state punendo perché sono pazzo. Oh no, mio caro, sciocco dottor Mendibil. Credete non l’abbia capito? “. Chiede, con ancora quella lucida follia che fa tremare l’altro uomo. “ Voi mi state tenendo ingabbiato e mi torturate, solo perché sono troppo sano di mente per cascare nei vostri tranelli. O per reggere la vostra commedia “. Parole enigmatiche le sue. Parole enigmatiche che, pur tuttavia, hanno il potere di spaventare Mendibil. L’uomo non ha il coraggio di dare una risposta, limitandosi a cercare di recuperare un contegno. Di lì a poco chiama due infermieri, rimanendo seduto sulla propria sedia.

 

“ Dottore, ci avete chiamato? “. Chiede uno di essi, entrando. L’uomo annuisce semplicemente, mentre istintivamente Vincent stringe quel portapenne come fosse un trofeo.

 

“ Si: portate il principe Vincent nella sua cella. Credo abbia bisogno di riflettere seriamente sulla sua situazione e su cosa sia meglio per lui “. Sentenzia, mentre a quella frase lui si alza senza proferire una sola parola. Osserva ancora una volta quel portapenne e, soprattutto, il materiale con cui è fatto. Non è affatto un caso se ha deciso di portarlo con sé e questo, forse, molto presto lo scoprirà anche lo stesso dottore.

 




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