Just for one night
Titolo:
Just for one night
Autore: My Pride
Fandom: Batman Beyond
Tipologia: One-shot
[ 2209 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne (Al Ghul), Jonathan Samuel Kent
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Malinconico
Avvertimenti: What
if?, Hurt/Comfort
Solo i fiori sanno:
19. Giglio: purezza, nobiltà d’animo.
Writeptember: 2.
Malattia || 3. Prime piogge
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
Lo
scrosciare dell'acqua nelle grondaie era incessante, e quelle prime
piogge autunnali gli facevano rimpiangere il caldo clima del deserto.
Stretto nel suo trench nero, con qualche gocciolina intrappolata nei
capelli e il capo chino a fissare il marciapiede, Damian se ne stava
seduto sui gradini che davano all'appartamento dietro di sé,
aspettando
che il proprietario dell'abitazione tornasse. Non sarebbe dovuto andare
a Gotham, lo sapeva. Non avrebbe dovuto prendere per buona la proposta
di suo padre e sperare che, in qualche modo, le cose tra loro
cambiassero davvero, che avrebbe avuto una visione più ampia
delle cose
e che avrebbe capito il suo punto di vista, accettando qualche
suggerimento invece di dargli addosso come aveva fatto esattamente anni
addietro.
Imprecò, passandosi una mano fra i capelli bagnati. Era
stato un idiota. E si sentiva ancora tale per aver permesso a quel
vecchio sentimento di insinuarsi nel suo cuore e dargli un pizzico di
speranza per il futuro, un futuro che avrebbe reso migliore il mondo,
non soltanto Gotham. I suoi uomini gli avrebbero detto che era
patetico, che non meritava di guidare la Lega, e sarebbe stato anche
propenso a credere a tutti loro e ad accettare il destino che avrebbero
avuto in serbo per lui, stavolta.
«Damian?
Che ci fai qui fuori?»
La voce di Jon fu così improvvisa che quasi
sussultò, dandosi
mentalmente dell'idiota per l'ennesima volta. Come poteva essere il
capo di un esercito, se si faceva sorprendere in quel modo sotto la
pioggia? Deglutì impercettibilmente, seppur sicuro che
l'altro l'avesse
sentito comunque con i suoi super sensi, prima di alzare lo sguardo e
incontrare gli occhi azzurri e confusi del suo migliore amico.
«Ti stavo
aspettando»,
replicò Damian come se ciò spiegasse tutto, ma
Jon fece scorrere lo
sguardo sulla sua figura inzuppata da capo a piedi alla porta
dell'edificio dietro di lui.
«E non...
non potevi entrare?»
chiese incerto, e Damian scosse debolmente il capo.
«...no. Mi
è sembrato giusto così».
Jon sbatté le palpebre. Era consapevole del fatto che
potesse forzare
la serratura della sua porta o della sua finestra in qualunque momento,
quindi la cosa lo lasciava in qualche modo perplesso. Non era da Damian
comportarsi in quel modo, né tantomeno ricordava di averlo
mai visto
così rannicchiato in se stesso, ma ci avrebbero pensato una
volta
dentro. «Andiamo,
entra»,
lo invitò, salendo le scale per aiutarlo ad alzarsi da
lì; fu ancora
più strano il fatto che accettò la mano che gli
porse, stringendola per
rimettersi in piedi e incamminarsi insieme a lui dentro il palazzo.
Salirono quelle tre rampe di scale in religioso silenzio,
poiché Jon
aveva come la netta sensazione che Damian non avesse ancora intenzione
di parlare e lui non voleva forzarlo ad aprire bocca se non se la
sentiva ancora, entrando altrettanto silenziosamente nell'appartamento
quando Jon afferrò le chiavi e le girò nella
toppa; c'era un po' di
disordine, come una scatola di pizza sul tavolino da caffè e
qualche
vestito gettato sul divano - dall'armadio a destra, sporgeva persino un
lembo del costume di Superman, e non gli sfuggì la breve
occhiata di
biasimo di Damian per quel segreto che avrebbe potuto rivelare a
chiunque -, e Jon fu almeno abbastanza consapevole da mostrarsi un po'
imbarazzato.
«Scusa il disordine. Ti prendo qualcosa per asciugarti, dammi
il
cappotto», lo spronò, e dopo un attimo di
esitazione Damian gli passò
il trench, rivelando che sotto indossava l'armatura in kevlar che
componeva una parte del suo vestiario da Capo della Lega. Non indossava
la sua tunica verde scuro e i parabraccia dorati ma, adesso
che vedeva
meglio, poteva notare anche gli stivali della sua uniforme.
Jon si astenne dal commentare e posò l'ombrello mentre si
toglieva le scarpe, limitandosi a dirgli
che c'erano delle pantofole nella scarpiera e che poteva fare come se
si sentisse a casa sua, dirigendosi verso il bagno per abbandonare il
trench nella cabina doccia; sentì Damian esitare ancora e
muoversi con
passi malfermi, trafficando alla ricerca delle suddette pantofole prima
di incamminarsi nel suo appartamento. Il battito del suo cuore era
accelerato, sembrava quasi che l'agitazione fosse la sola cosa che lo
muoveva, e non capiva cosa l'avesse spinto a volare con Goliath fino a
Metropolis con quel tempaccio. Per quanto Metropolis non fosse come
Gotham, anche lei non era immune alle piogge incessanti che si
riversavano fra le strade nei primi giorni di settembre.
Quando tornò con un asciugamano sottobraccio e dei vestiti,
Jon vide
che Damian si era poggiato contro il davanzale della finestra, lo
sguardo perso ad osservare le strade e la pioggia contro il vetro che
creava sul suo viso l'illusione che stesse piangendo. A Jon si strinse
il cuore. Non vedeva quell'espressione ferita da anni, e aveva sperato
di non vederla mai più. Negli anni era andato a trovarlo
spesso alla
Lega, comprendendo la sua visione delle cose pur non accettandole del
tutto, ma era la prima volta, da quando era diventato la Testa del
Demone, che lo ospitava nel suo appartamento a Metropolis.
«Ehi», richiamò a sua attenzione,
vedendolo voltarsi verso di lui mentre si avvicinava a passo spedito. «Ti
ho preso anche dei vestiti, così potrai cambiarti e levarti
quella roba bagnata di dosso. Cosa
direbbero i tuoi assassini se ti vedessero così?»
provò a stemperare l'atmosfera, e in parte parve riuscirci,
visto il
breve sorriso che si dipinse sulle labbra di Damian prima di
scomparire.
«Lunga
vita al Demone»,
rimbeccò Damian, e Jon rise nel porgergli l'asciugamano che
accettò di
buon grado. Cominciò dapprima a frizionarsi i capelli con
attenzione,
liberando le ciocche scure dalle goccioline d'acqua prima di
drappeggiare l'asciugamano intorno alle spalle e portare entrambe le
mani al fianco destro per togliersi l'armatura; la lasciò
cadere a
terra con un tonfo, finendo di asciugarsi mentre, con la coda
dell'occhio, vedeva Jon affaccendarsi per alzare il riscaldamento,
mettere un po' in ordine e preparare qualcosa di caldo da bere.
Conoscendolo, avrebbe optato per una cioccolata calda con i
marshmallow.
Damian si stava infilando i pantaloni di una tuta quando l'odore di
cioccolata cominciò a invadere quel monolocale, nascondendo
un sorriso
per la prevedibilità dell'amico prima di sedersi sul divano
mentre
indossava la felpa. Nonostante fosse cresciuto e avesse delle spalle
piuttosto larghe, la felpa di Jon gli andava ancora comicamente grande.
In quel momento sarebbe potuto sembrare tutto tranne la terrificante
Testa del Demone.
Scosse il capo e trattenne uno starnuto,
ringraziando quando Jon, raggiungendolo, gli porse la tazza. Per un po'
continuò a non dire nulla, limitandosi a sorseggiare quella
bevanda e a
scaldarsi anche le mani; poi sospirò. «Sono
andato a quell'incontro con mio padre e McGinnis»,
disse infine, e Jon si fece attento.
«Com'è
andata?»
«È
stato un fiasco. Proprio come avevo immaginato».
Rigirandosi la tazza fra le mani, Damian tossì pesantemente.
Gli occhi
gli bruciavano, ma non era certo di conoscere il motivo.
«Per quanto mi abbia detto di provare ad unire le forze,
sembra che
continui a non accettare la mia visione delle cose. I miei metodi
potrebbero sembrare bruschi, ma è ciò che lui ha
sempre fatto quando
indossava il mantello. Incuteva paura nei criminali e provava a farli
rigare dritti, cercare di raddrizzare le fila di un governo corrotto
è
praticamente la stessa cosa».
«Qual era la tua idea?»
«Avevo
proposto di candidare alcuni uomini fidati. Gente che avrebbe potuto
essere i nostri occhi e le nostre orecchie e che avrebbe potuto
migliorare il mondo».
«Beh... non mi sembra un'idea così
malvagia...»
«Mio padre non la pensa come te»,
replicò lapidario. Bevve
un sorso
di cioccolata, sentendo Jon fargli un cenno per spronare a continuare;
stava ascoltando attento, deciso più che mai a capire il suo
punto di
vista. «Non
vuole che le città siano in mano a degli ex-assassini. Gli
ho detto che
si sono pentiti, che avrebbero agito nel bene comune e che avrebbero
amministrato le cose esattamente come chiunque altro, seppur con le
competenze maggiori che la Lega aveva offerto loro negli anni. Ma lui
è
stato irremovibile e... mi sono arrabbiato perché,
seguendo la sua
logica, anch'io non meriterei una seconda occasione».
Jon aggrottò la fronte e gli passò
automaticamente un
braccio intorno
alle spalle per attirarlo a sé; il corpo di Damian era
caldo,
forse un
po' troppo. «Non crederai di nuovo di non essere alla sua
altezza,
vero?» domandò senza tanti giri di parole,
sentendo i suoi
muscoli
irrigidirsi maggiormente. Lo conosceva da abbastanza tempo da sapere
che, a modo suo, Damian aveva una purezza che nessuno avrebbe potuto
eguagliare, una nobiltà d'animo che veniva rispecchiata
nelle
sue azioni anche se agli occhi di molti potevano sembrare poco
pratiche.
«Sono adulto», replicò Damian come se
ciò significasse tutto,
allungandosi per posare la tazza giusto un momento prima che il suo
corpo venisse sconquassato da un attacco di tosse; sentì Jon
massaggiargli la schiena, apprezzando mentre cercava di riprendere il
controllo di sé. «Ma
so cosa pensa mio padre, l'ha sempre pensato». La
testa gli girava, e fu automaticamente che sbatté
più
volte le palpebre per schiarire la visione acquosa che aveva. «Aveva
smesso di cercarmi proprio perché mi ero unito alla causa di
mio nonno,
ma non ha mai pensato nemmeno per un momento che l'avessi fatto per
poter fare del bene dall'interno. Ho avuto i miei momenti di debolezza,
ho pensato che la soluzione migliore per migliorare il mondo fosse
prendere ciò che volevo con la forza, ma mi sono ravveduto. Ho
avuto la mia
redenzione, gli ho dimostrato di poter fare del bene comandando una
Lega che mio nonno aveva sempre usato solo per i suoi scopi, mi sono
lasciato alle spalle il rancore e ho cercato di essere migliore, ho
cercato di cambiare la mia vita e ho sperato che lui lo notasse...
ma vede solo il bambino di dieci anni che ha fatto cose
terribili». Trasse un lungo respiro, deglutendo. «Perché
non può semplicemente accettarmi per come sono?»
Le parole gli
uscivano dalle labbra come un fiume in piena, il sangue gli pulsava
nelle orecchie e le tempie gli dolevano, sentiva gli occhi sempre
più
brucianti
mentre cercava di tenere uniti i suoi pensieri senza successo, e non
era nemmeno sicuro che l'altro stesse parlando, troppo sopraffatto da
ciò che lui stesso stava dicendo. Ci aveva provato davvero,
aveva
davvero provato ad essere diverso da Ra's, a mettere da parte tutti i
piani malvagi che suo nonno aveva in serbo e a compiere nobili azioni
per redimersi, aveva aiutato suo padre a
combattere contro quel traditore di Zehro... e per cosa?
«Damian...?
Dami, stai bene?»
La domanda di Jon gli giunse da un punto
distante,
quasi si fosse trovato sotto strati e strati di ghiaccio,; si
sentì mancare
improvvisamente il fiato nei polmoni, portandosi una mano
al petto per artigliare la felpa che indossava. Quei pensieri lo
consumavano come una malattia, un malessere che si impossessava del suo
corpo e della sua mente, poiché non era mai riuscito, nel
corso degli
anni, a liberarsi del tutto dei pensieri malsani che l'avevano sempre
accompagnato nella sua vita. Le persone che aveva ucciso, le azioni
terribili che aveva compiuto, il cosiddetto Anno di Sangue a
cui era
stato sottoposto da sua madre e suo nonno alla giovane età
di nove
anni... tutto sembrava spingere il suo corpo al limite, ancora e
ancora, e lui non riusciva a risalire da quel baratro in cui era
caduto, annaspando
nel tentativo di tornare a respirare. Il suo mondo si ridusse
improvvisamente ad un puntino nero, reclinando il capo all'indietro con
le orecchie improvvisamente colme della voce di Jon.
Non seppe
quando riprese conoscenza, sollevando debolmente le palpebre per
cercare di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava; la prima cosa
che vide fu un soffitto, poi una figura i cui contorni si rivelarono
essere proprio quelli di Jon che se ne stava seduto al suo fianco.
Riconobbe il suo sorriso, il modo in cui cercava di scansargli i
capelli umidi dal viso, rendendosi conto di trovarsi nel suo letto. Era
morbido e confortevole, profumava di pulito ed era rinfrescante, o
forse la sensazione era data dalla pezza bagnata che sentiva sulla
fronte.
Damian si umettò le labbra
secche e cercò di parlare,
sentendo la mano di Jon ravvivargli i capelli. Non avrebbe voluto farsi
vedere così, era vergognoso, ma il suo corpo aveva ceduto
alla
pressione e alle ore che aveva passato sotto la pioggia, lasciandolo
completamente indifeso. La sua unica consolazione era che lo fosse
stato davanti all'unica persona che aveva sempre creduto in lui - a
parte Grayson.
«Solo...
solo per stanotte, J»,
sussurrò a mezza voce, e Jon sorrise prima di chinarsi verso
il suo viso per sfiorargli appena le labbra.
«Solo per
stanotte»,
confermò a mo' di rassicurazione mentre gli tamponava un po'
la fronte
sudata, concentrato sul battito cardiaco che cominciava pian piano a
calmarsi mentre le palpebre si abbassavano su quegli occhi
febbricitanti.
Solo per una notte poteva dimenticare di
essere
il leader di una lega di assassini. Solo per una notte... poteva essere
semplicemente Damian.
_Note inconcludenti dell'autrice
Allora,
eccoci qui. Questa storia si colloca da qualche parte dopo il capitolo
#48 di Batman Beyond, quando Bruce propone a Damian di unire le proprie
forze per un mondo migliore. Ma non tutto va sempre come previsto,
soprattutto quando ti chiami Damian e tuo padre è stato
Batman
per gran parte della sua vita
La storia partecipa inoltre all'iniziativa #writeptember
sul
gruppo facebook Hurt/comfort
Italia,
con i prompt Malattia e Prime piogge. Ogni giorno per trenta giorni,
saranno rilasciati dei pacchetti contenenti quattro prompt da scegliere
con un minimo di due... quindi mi sa che usciranno un mucchio di storie
e io non potrei esserne più felice (era da tanto che non
scrivevo, quindi ben venga l'ispirazione)
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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