Il gabbo del vampiro.

di Cami_01
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Sei come un barattolo di yogurt alla vaniglia, sigillato con un coperchio argenteo ricoperto da sprazzi di ruggine, come il tuo cuore, rovinando così l’intero involucro. Mi appari come questo latte, bianco nutrimento degli infanti, che mi bagna le labbra e mi riempie di dolcezza. Sei mia come questa acidità che mi consuma le membra, che m’impedisce di amarti come vorrei, che mi fa dire sconcezze aspre come limoni, parole logorroiche, consumatrici e irritanti, al punto tale da farmi venire sfoghi sulla pelle. Una miriade di punti rossi che ricoprono le mani e le braccia abbronzate, bruciate dal sole estivo e dal tuo calore. Sul volto lentiggini che mi coprono gli occhi scuri, in contrasto con l’azzurro del mare, la cui acqua salata mi purga, mi bagna e mi discioglie, finché non divento tutt’uno con il liquido azzurro. Probabilmente, leggendo queste poche righe insulse, incapaci di esprimere un sentimento che va al di là dell’immaginabile e dell’esprimibile, riderai: ti gabberai di me, con lo stomaco cinto tra le braccia e i dolori addominali a causa del riso. Pensi di potermi ferire ulteriormente con le tue risate stridule e grottesche? Povera illusa: tu hai già preso il mio cuore, lo hai scorticato, manducato e consumato fino all’ultima goccia di sangue, come un vampiro affamato. Ora non resta che uno scarto fatto a brandelli, un pezzo di cuore grigio, freddo e rinsecchito. Mi hai ingannato con le tue parole simulatrici e i tuoi sguardi velati da dolcezza, nascondendo la tua natura bestiale e orrorifica: ali di pipistrello mascherate con piume bianche e candide, canini appuntiti coperti da un sorriso angelico, occhi da cerbiatta che coprivano le iridi del colore del sangue. Ho le membra graffiate da tuoi artigli venefici, che avevo scambiato illusoriamente per mani carezzevoli. Morsi, lividi e pezzi di carne strappati via dalla tua bocca che si riempie del mio liquido scarlatto, che scende come linfa vitale nella tua avida gola. Spero che adesso tu sia contenta e soddisfatta, o creatura degli abissi infernali. Ti guardo mentre ti allontani soddisfatta del pasto e, dopo che sei scomparsa nell’oscurità, racimolo quei pochi brandelli rimasti, ricomponendo una figura che non sarà mai più la stessa.





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