Se un tempo era difficile seguire le sue spiegazioni adesso che lui per
primo non riusciva realmente a concentrarsi su ciò che stava
dicendo era praticamente impossibile. Gli occhi di Tsuna troppo
profondi, le sue labbra troppo vicine, lo distraevano. Gokudera
desiderava soltanto baciarlo e quel pensiero affollava la mente
proiettando infiniti scenari mentre le mani scorrevano nervosamente le
pagine di un manuale di matematica che conosceva perfettamente, ma
proprio non riusciva a spiegare. Eppure il Decimo gli aveva chiesto di
aiutarlo a capire le disequazioni, imbarazzato, perché a
questo punto sarebbe dovuto essere capace di capirle da solo, ma niente.
Le guance di Gokudera si imporporarono e questi cominciò a
dare la colpa al caldo, scusa davvero poco credibile durante una
giornata d'inverno, in una casa dove il riscaldamento era stato spento
e Hayato indossava una felpa in cotone. Di certo però non
poteva dire che gli occhi di Tsuna lo stavano mandando in
autocombustione.
"È chiaro, Decimo?" azzardò a
domandare, domanda che sapeva lui per primo non avere ragione
di esistere. Era ovvio che non fosse chiaro, neanche lui aveva capito
cosa lui stesso avesse detto e non era neanche del tutto sicuro che
avesse rispettato le regole della grammatica. Quelle labbra sembravano
chiamarlo, ma era solo il frutto della sua immaginazione.
Tsuna dal canto suo aveva davvero bisogno di quelle ripetizioni per
questo aveva mantenuto una certa distanza, tuttavia proprio non
riusciva a prestare attenzione. C'era qualcosa in Gokudera quando
assumeva un tono così pacato e quell'atteggiamento da
intellettuale che lo rendeva ancora più attraente ed era
impossibile da ignorare.
"Gli occhiali ti stanno davvero bene" mormorò dando voce ai
suoi pensieri senza rendersene conto. Sicuramente, però il
codino in cui aveva raccolto i capelli più lunghi era il
colpo di grazia.
Gokudera li sistemò sul naso. "Credete?" domandò
sorpreso. Prese nota mentalmente di indossarli più spesso
perché al Decimo piacevano.
Era frustrato, voleva davvero mostrargli come risolvere le
disequazioni, ma a un palmo di distanza, perso nei suoi occhi, non si
rese nemmeno conto di aver chiuso il libro finché non vide
la propria mano, che doveva tenere il segno della pagina, sulla guancia
di Tsuna.
Sawada la avvertì delicata sul suo viso e osservò
Gokudera chiudere gli occhi e farsi più vicino.
Sentì il cuore battere violentemente nel petto e addirittura
farsi più insistente quando trovò il coraggio di
fare la stessa cosa.
Panico e tentazione si mescolarono nel pregustare qualcosa di agognato
per tanto tempo e già andavano ad annullarsi per
trasformarsi in qualcosa di nuovo e indescrivibile quando una voce
interruppe la magia.
"Tsuunaaa, ho perso a Mario Kart e..." Lambo fece irruzione nella
stanza con l'intenzione di lamentarsi perché I-Pin gli aveva
fatto il culo, solo per rimanere fermo sull'uscio della porta. "Ho
interrotto qualcosa, vero?" chiese.
Tsuna ricercò una pazienza che non aveva e
sospirò profondamente. "Sbaglio o ti avevo detto che dovevo
studiare e che non volevo essere disturbato?" domandò
esasperato.
"Studiare" disse Lambo poco convinto, quello che aveva visto lui
sembrava ben altro. "L'argomento è la bocca di Gokudera
o...?"
Lambo non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò
sollevato per il colletto della camicia pezzata a cui era passato da
poco. Non poteva avere un'idea di quanto coraggio ci fosse voluto
perché arrivassero a scambiarsi quel piccolo infinito gesto.
"Io ti ammazzo, ahoushi!" gli urlò contro Gokudera facendolo
dondolare a quasi un metro da terra. Lambo dimenò i piedini
in aria cercando di liberarsi della presa. "Lasciami andare, ahodera"
disse con un lamento. Tsuna intervenne cercando subito di separarli,
dicendo a Gokudera di calmarsi, ma nell'instante in cui si
avvicinò Lambo pensò bene che l'unico modo di
liberarsi fosse estrarre il bazooka dai suoi capelli. L'arma
leggendaria dei Bovino avvolse Tsuna senza lasciargli scampo.
"Non di nuovo!" mugolò questi, avvertì la voce di
Gokudera farsi distante e si ritrovò in un tunnel
psichedelico dove colori e forme si alternavano incessantemente.
L'atterraggio avvenne sul morbido -Tsuna tastò con mano-
diversamente dalla prima esperienza traumatica. Molto morbido,
notò. Trovò il coraggio di aprire gli occhi e
guardarsi attorno, già vedere la luce era un buon segno.
Capì in fretta di essere su un letto, percepì il
materasso contro la schiena e cercò degli indizi per
riconoscere il luogo in cui era stato catapultato o almeno farsene
un'idea.
Vide vestiti sparsi lungo la stanza, alcuni erano atterrati ai piedi
del letto forse dopo un lancio, non sapeva dirlo. I comodini erano
talmente anonimi da non fornire alcuna informazione.
"Oh beh, almeno non sono in una bara come l'ultima volta"
mormorò a se stesso trovando un certo conforto.
L'unico suggerimento provenne da una voce, una voce unica al mondo,
intonata e soffusa, coperta dal picchiettare incessante dell'acqua.
"Let the morningtime drop all its petals on me
Life, I love you, all is groovy" riuscì a riconoscere nelle
parole della canzone anche se l'inglese non era mai stato il suo forte.
Sentì la manopola di quella che riconobbe come doccia
stridere mettendo fine alla pioggerella che poteva trarlo in inaganno e
quella voce divenne più calda, vicina e nitida.
Si voltò verso la porta del bagno poco distante dal letto,
la vide aprirsi e rivelare una figura alta e snella, con solo un
asciugamano avvolto in vita e i capelli argentati ancora umidi che
nascondevano parzialmente gli occhi.
Un sussulto lasciò le sue labbra, nulla in quella stanza gli
era familiare, ma quella voce e le piccole gemme che spuntavano tra i
capelli l'avevano subito fatto sentire a casa. L'imbarazzo gli tinse il
viso di rosso costringendolo ingenuamente ad afferrare il lenzuolo per
coprirsi come se fosse stato lui quello nudo.
"Tsu, hai idea di dove sia l'asciugacapelli?" lo sentì
domandare, la voce era la stessa che gli era rimasta impressa da quel
giorno in cui si erano incontrati nel futuro.
"Dai preparati che abbiamo un meeting tra 15 minuti..." lo
sentì sospirare. "Avremmo potuto fare la doccia insieme, ma
qualcuno voleva riposare e se quel qualcuno non si dà una
mossa Reborn ci romperà i coglioni fino al 2030."
Tsuna avvampò. Avrebbero potuto fare cosa come?!
Scoprì leggermente il viso abbassando il lenzuolo e lo
osservò mentre si dirigeva verso un armadio per prendere
probabilmente un cambio o trovare il famoso asciugacapelli.
"G-Gokudera-kun?" domandò incerto.
"Dimmi, amore" gli venne subito risposto. Tsuna perse un battito, lo
studiò mentre faceva scorrere le stampelle alla ricerca di
un completo specifico e registrò l'esatto istante in cui
Gokudera aveva realizzato che c'era qualcosa di strano in come gli era
stato risposto.
"Gokudera-kun?" lo sentì domandare spaesato. Lo vide
voltarsi di scatto e spostare le ciocche più ingombranti da
davanti agli occhi scoprendo il viso. Trattenne il respiro e
istintivamente si portò il lenzuolo fin sopra la testa.
Il lenzuolo era talmente sottile che Tsuna poté vedere
chiaramente Hayato che si avvicinava verso il letto. Gokudera da parte
sua invece aveva una visuale su quei capelli castani che avrebbe
riconosciuto tra migliaia che spuntavano fuori dal lenzuolo. Aveva
notato qualcosa di decisamente bizzarro nel modo in cui gli si era
rivolto Tsuna e non solo nel contenuto, ma anche nel tono di voce.
Erano suoni che non sentiva da almeno...dieci anni? La sua opinione era
stata appena confermata da quell'atteggiamento.
"Decimo!" disse entusiasta afferrando il lenzuolo per un lembo e
tirò cercando di scoprire chi vi si era nascosto sotto. Dopo
un po' di resistenza riuscì a fare in modo che l'altro
lasciasse la presa e gli permettesse di farsi vedere e accolse una
versione molto più giovane di suo marito.
"Finalmente ci rincontriamo" gli disse inchinandosi e prendendogli una
mano baciandone il dorso mentre Tsuna trovava il coraggio di mettersi
seduto.
"Mi scuso umilmente per le condizioni in cui mi sono fatto trovare, ma
non aspettavo una tal lieta visita."
Sawada sentì le guance in fiamme e una scarica elettrica
attraversò il suo corpo.
"N-Non devi fare.. Tu non... Io... Alzati... È okay... Non
so nemmeno io perché sono qui" confessò.
Gokudera si mise all'impiedi assumendo una posizione che ricordava
quelle dei militari in qualche film che Tsuna aveva visto nella sua
vita e indietreggiò di un passo per mantenere una certa
distanza tra loro. "Lo so io perché..." disse con un
sospiro, memore di tutte le volte in cui quando era solo un ragazzo che
non sapeva gestire la rabbia litigando con Lambo era andata a finire
così.
"Permettetemi di allietare la vostra permanenza qui" disse utilizzando
un tono più dolce ben diverso da quello con cui lo aveva
accolto.
"Prima però, vorrei rendermi presentabile."
Tsuna spostò lo sguardo dal suo viso al fisico scolpito,
deglutì a fatica mentre percepiva la sua gola più
secca. "Se proprio devi" mormorò prima di rendersene conto
arrossendo di colpo nell'istante dopo in cui realizzò cosa
avesse detto.
"Ignorami... sono.. confuso.. va pure..." cercò di
giustificarsi immediatamente. Si sentiva un vero idiota, ma non poteva
farci nulla: Gokudera era così bello e il pensiero di cosa
potevano aver fatto in quel letto di certo non era di aiuto.
Gokudera doveva ammetterlo, era piacevolmente sorpreso da
così tanta audacia. Puntò gli occhi su di lui
divertito, sul suo volto si dipinse un sorriso malizioso che Tsuna non
credeva fosse in grado di fare.
"Ditemi Decimo, preferite che non mi rivesta?" gli venne chiesto. Lo
vide prendere posto al suo fianco sul bordo del letto senza distogliere
lo sguardo e accavallare le gambe.
Sobbalzò, si chiese il perché di una simile
domanda e se non si fosse già messo sufficientemente in
imbarazzo. "Io... credo sia... non..." iniziò a balbettare,
ma davanti all'espressione accogliente di Hayato capì che
non doveva preoccuparsi.
"Sì, lo preferisco.." mormorò abbassando lo
sguardo. Non riusciva a credere di averlo detto davvero ad alta voce,
sperava solo che il letto lo inghiottisse permettendogli di sparire.
"Come desiderate" sussurrò Hayato, qualcosa nel suo sguardo
fece salire la temperatura nella stanza o almeno Tsuna ebbe questa
sensazione.
"La scorsa volta non abbiamo avuto modo di parlare a lungo" lo
ascoltò mentre gli sembrava avvicinarsi pericolosamente.
Seguì il percorso che quelle mani così grandi
fecero per poggiarsi sulle sue spalle e tremò al contatto.
"Ci sono molte più cose che avrei voluto dirvi quel giorno."
La sicurezza con cui Hayato si esprimeva gli dava alla testa.
Chissà se anche il suo Gokudera sarebbe diventato
così... non gli sembrava possibile, erano due persone
completamente diverse.
Tsuna scannerizzò incessantemente il suo corpo godendosi le
forme del petto scolpito, le braccia muscolose, le gambe lunghe e poi
quegli occhi intensi e languidi.
"E cosa volevi dirmi?" chiese con voce flebile non fidandosi a parlare
con un tono più alto.
"Non ha importanza, non siete più la persona a cui erano
dirette quelle parole" gli rispose Gokudera prendendogli il viso tra le
mani.
Tsuna lo guardò per un istante, smarrito, arrossendo
nuovamente.
"Volevo ringraziarvi per averci salvati tutti, per aver cambiato il
futuro e avermi ridato la vita" mormorò Gokudera.
Tsuna si abituò a quel contatto, lo vide trasformarsi in una
carezza sulla guancia e sorrise chiudendo gli occhi. "Non avrei mai
permesso che vi facessero del male" mormorò. "Che ti
facessero del male" sottolineò. Non lo aveva mai detto al
Gokudera del suo tempo, con questa versione adulta e sicura di
sé forse era più facile esprimere i propri
pensieri e sentimenti.
Riaprì gli occhi e osservò quella che aveva
etichettato come malizia stemperarsi sul volto di Gokudera dando spazio
a una nuova dolcezza inesplorata.
Sentì una mano scompigliargli i capelli e vide un sorriso
esplodere sul viso di Hayato, l'impatto fu tale che Tsuna si
aggrappò con ambo le mani a quelle lenzuola come se temesse
di cadere.
"Il vostro enorme cuore vi porta a preoccuparvi per me anche se la
morte si era invaghita di voi" lo sentì sospirare.
Percepì una delle mani scendere dal viso lungo un fianco e
quella tra i capelli riscendere sulla guancia. Individuò un
punto più freddo, lo riconobbe nel metallo di un anello
all'anulare sinistro. "È una fede?" domandò.
Gokudera confermò con un cenno del capo. "È una
fede" disse.
Tsuna cercò di assimilare ogni dettaglio, ogni piccola
sensazione, ogni ricordo da portare con sé nel presente. "Ti
sei sposato" disse.
"Così sembra, Decimo" mormorò Hayato felice. No
davvero, Tsuna non aveva idea che Gokudera potesse sorridere in quel
modo. Per un attimo lo avversò la tentazione di non tornare
alla sua epoca e rimanere lì, ma poi realizzò che
non sarebbero più cresciuti assieme.
"E io sono l'amante o?" chiese provando a nascondere l'imbarazzo mentre
timidamente portava la propria mano sul dorso di quella che Gokudera
gli teneva teneramente appoggiata su una guancia.
"Volete essere l'amante?" chiese Gokudera intrigato dalla situazione.
Era consapevole che ogni singola azione poteva avere ripercussioni sul
presente, ma sapeva anche che se il suo boss voleva sapere avrebbe
saputo anche i dettagli.
Tsuna negò con un cenno del capo. "No" disse sicuro di
sé.
"Allora sarete accontentato" confermò Gokudera con un
sorriso dolce.
Tsuna sorrise, la cosa lo rendeva indescrivibilmente felice, piccole
lacrime di commozione gli inumidirono gli occhi.
Gokudera ne studiò l'espressione facciale e si rese conto
che quel Decimo pendeva dalle sue labbra, che lo stava supplicando
silenziosamente con lo sguardo di dargli un assaggio di quella vita.
Per una volta ruoli si erano invertiti, Hayato aveva il potere e doveva
ammettere di essere lusingato dal modo in cui il Decimo lo stava
fissando.
"Mi sembrate lieto della notizia" lo sentì sussurrare.
Tsuna annuì e di colpo gli sembrò che tutte le
emozioni che stava cercando di tenere a bada prendessero il sopravvento.
"Gokudera-kun, ti amo" urlò sporgendosi verso di lui
premendo le sue labbra contro quelle di Hayato. Sulla scia di
quell'impeto insinuò le mani tra i capelli di Gokudera
portando alcune ciocche dietro l'orecchio e stringendone una manciata
in pugno, possessivo.
Hayato ci mise un po' a registrare che una versione più
giovane di suo marito gli si era dichiarata e lo stava baciando, ma da
qualche parte tra l'istante in cui si stava per sottrarre e quello in
cui Tsuna leccò le sue labbra Gokudera riconobbe una
sensazione che aveva a lungo smesso di sperimentare e chiuse gli occhi
dimenticando chi ci fosse dall'altra parte.
Tsuna tremò, si rese conto che quello che stava ricevendo
era un bacio vero, un bacio da adulto, dolce e lento. Dal modo in cui
Gokudera si muoveva potè capire che lo aveva già
fatto miliardi di volte e il solo pensiero rese la testa leggera.
Cercò di stargli dietro, incerto di cosa stesse facendo,
pian piano acquisì il coraggio per posare una mano su quel
petto ancora nudo.
Hayato percepì quanto piccole fossero le dita che lo stavano
toccando e rinsavì. Si sottrasse consapevole che si era
preso qualcosa che neanche tra un miliardo di anni gli sarebbe
appartenuto.
Tsuna ascoltò quel sospiro -o forse era un
ansito...sì, gli piaceva pensare così- provenire
dalla bocca di Gokudera e sorrise fiero di esserne il responsabile.
Tante volte aveva immaginato il suo primo bacio, ma mai avrebbe pensato
che sarebbe accaduto in questo modo.
Gokudera riaprì gli occhi e cercò le parole per
organizzare un discorso sensato, parole che gli morirono in gola quando
vide ciò che aveva creato. Tsuna era bellissimo: dalle
labbra arrossate come le guance, agli occhi lucidi e la sua bocca
aperta per recuperare il respiro. Niente da invidiare a suo marito.
Tsuna si tese nuovamente verso di lui, guardandolo carico di desidero.
Gokudera rabbrividì, quel ragazzino sembrava creta pronta ad
essere modellata come più desiderava, in altre parole gli
avrebbe concesso qualsiasi così.
"Gokudera-kun" ansimò Tsuna portandosi le mani al bordo
della maglietta e facendo un gesto che rendeva chiaro che aveva tutte
le intenzioni di togliersela.
Hayato sgranò gli occhi e gli bloccò le mani
prima che potesse sfilarla. "Woah Decimo... non gli volete lasciare
proprio niente?" domandò riferendosi al se stesso di dieci
anni prima.
"Eh?" domandò Tsuna stralunato, gli puntò due
occhioni dolcissimi e smarriti nei suoi.
"Volete dare tutto a me...?" chiese nuovamente Gokudera in
apprensione.
Di colpo Tsuna realizzò che aveva desiderato baciare
Gokudera per mesi, ma non ci aveva pensato due volte a buttarsi addosso
a una sua versione più adulta e matura e senza nulla
togliere al suo amico anche decisamente più eccitante.
Perdere quelle labbra era stato un dolore quasi fisico e la sensazione
di piacere del bacio così forte che ancora doveva
riprendersi, ma adesso che stava riacquistando consapevolezza di dove
fosse e con chi gli stava nascendo un senso di colpa. Era un
tradimento? Poteva considerarsi tale? Aveva senso sentirsi in colpa per
aver tradito qualcuno con cui effettivamente non poteva dire di stare
insieme? In fondo il suo primo bacio era andato comunque a Gokudera
anche se non al suo Gokudera.
"S-Scusami Gokudera-kun..." mormorò Tsuna morficato. "Non so
che mi è preso, cioè so che mi è
preso... intendo che non avrei dovuto, anche se volevo... non avrei
dovuto volere... insomma hai capito."
Hayato sospirò, gli fece una leggera carezza tra i capelli e
sorrise. "Io non avrei dovuto, dovrei essere io a scusarmi, Decimo"
disse.
"No, Gokudera-kun, non è così!"
ribatté Tsuna. "io ti ho provocato e..." si interruppe
incerto di dove volesse portare la frase.
Hayato rilassò le spalle e gli accarezzò i
capelli tirandoli all'indietro facendo delle sue dita affusolate un
pettine. "Non avete da preoccuparvi, però promettetemi che
non lo verrà mai a sapere. Se dovesse scoprire che l'ho
fatto prima di lui troverà il modo di venire fin qui e
farmela pagare. Possiamo avere questo segreto, Decimo?" disse.
Tsuna annuì, gli sorrise con un certo imbarazzo e
appoggiò la testa contro il suo petto sentendo il suo
battito accelerato.
"Ricordatevi che siete l'unica persona con cui potrei mai tradirvi" lo
sentì mormorare.
"Però non diteglielo.." gli venne rinnovato l'invito. "Gli
ci è voluto tanto coraggio per farsi avanti..."
udì quella voce bassissima come se stesse confessando un
segreto a se stesso.
Tsuna rabbrividì, non poteva rimanere indifferente a quelle
attenzioni: dopotutto era pur sempre Gokudera nudo, che gli permetteva
di ascoltare il suo cuore mentre con quella voce sicura e suadente gli
rivelava cose che il suo Gokudera-kun non gli avrebbe detto mai, non in
quel periodo della loro vita insieme.
"Non l'ha ancora trovato" mormorò mentre il suo battito era
così veloce da dargli l'impressione che l'organo che lo
teneva in vita potesse schizzare via dal petto.
Gokudera arrossì leggermente e quasi gli venne da ridere.
Ricordava un tempo in cui soppesava
ogni parola per non tradirsi e il suo appartamento era tappezzato di
foto di Tsuna. Le giornate a scuola consistevano sostanzialmente
nell'osservarlo e le notti servivano invece per tentare di dichiararsi.
Per anni lo specchio era stato l'unico a sentirsi dire quelle parole.
Ricordava tutti quei piani destinati a fallire non appena cercava di
attuarli concretamente e tutte le parole dette nel momento sbagliato
così sbagliato che Tsuna non le aveva colte. Notti in bianco
trascorse a fantasticare una vita insieme, mesi interi a interrogarsi
su quanto fosse inappropriato provare quei sentimenti per il proprio
boss, fiumi di lacrime versati nella convinzione di non poter essere
ricambiato.
Tsuna gli affollava la mente ed era la ragione più profonda
dietro qualunque aspetto della sua vita. Questa era l'unica cosa che
non era cambiata di una virgola in dieci anni. "Dategli tempo,
Decimo..." sussurrò portando dolcemente le mani sulla sua
schiena.
Tsuna ascoltò le sue parole con attenzione, notò
il cambio nel tono di voce che sembrava nascondere pensieri reconditi a
cui non poteva accedere almeno non in quel momento. Sentì
una forza trascinarlo lontano e con gli occhi ancora chiusi
assaporò un primo bacio che non avrebbe mai potuto
dimenticare.
"S-Sono tornato..." mormorò guardandosi intorno riconoscendo
la sua stanza e una versione decisamente più ingenua e
giovane dell'Hayato che aveva appena lasciato. Gokudera gli rivolse uno
sguardo indecifrabile, gli occhi spiccavano in quel viso tanto
arrossato e Tsuna non poté fare a meno di notare che Hayato
aveva il respiro corto.
"Che... che cosa è successo?" chiese preoccupato
Gokudera si fece aria con le mani come se fossero un ventaglio, poi si
asciugò un rivolo di saliva alle labbra con il dorso della
mano e gli rispose ansimando.
"N-Non molto, Decimo."
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