Voce

di Charly_92
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Voce

Se ci fosse un trofeo, un premio in denaro, un voto d'eccellenza dedicato alla procrastinazione, Nina lo vincerebbe ad occhi chiusi. Anzi, potrebbe farne una professione. Il tasto “posponi” della sveglia che la fa alzare inevitabilmente in ritardo, temi e verifiche dei suoi alunni impilati senza alcun segno rosso, ancora da correggere, vestiti ammucchiati più fuori che dentro all'armadio... Inutili i promemoria di cose da fare che si scrive ovunque, finisce sempre per non seguirli. Non c'è mai un momento giusto per Nina, ma sempre un “dopo”, un “domani”, addirittura un “prima o poi”.
Fa eccezione Alice, la sua gatta nera. Lei non deve attendere mai, basta un miagolio e la padrona si precipita, come se la sua vita ne dipendesse. L'unico punto fermo di quella routine incasinata e in perenne rincorsa per recuperare il tempo perduto mentre era occupata a fare altro.

Ogni mattina, come da copione, Nina esce di casa trafelata sperando di non perdere l'autobus che la porterà a scuola: non è il caso che una maestra arrivi in ritardo rispetto ai suoi alunni, il direttore gliel'ha rimarcato mille e mille volte.
Ogni mattina si dà della stupida per essersi riaddormentata e per coricarsi sempre troppo tardi, ripromettendosi di cambiare abitudini. Ogni mattina sa perfettamente che i suoi buoni propositi crolleranno ancora prima della fine della giornata.

C'è un'altra costante in quel suo tour de force: un uomo sulla trentina, alto e ben piazzato, i capelli neri corti e un po' arruffati, gli occhi nocciola. Nina non sa il suo nome, immagina che abiti dalle sue parti, lo incontra sempre alla stessa ora. Lei esce correndo dal portone e lui è lì che porta a spasso il cane, un pinscher nano dal pelo nero e marrone con due orecchie dritte e appuntite così sproporzionate rispetto al resto del corpo che sembrano parabole satellitari. Il contrasto tra l'uomo grande e grosso e il cagnolino la fa sempre sorridere, lo trova buffo.Non si sono mai parlati. Si incrociano a quell'ora ogni giorno feriale da abbastanza tempo da averne perso il conto, ma nessuno dei due ha mai rivolto all'altro più di un timido cenno di saluto.

Nina all'inizio non ci faceva neppure caso, anzi, evitava perfino lo sguardo di quello sconosciuto. Ora, invece, se scende in strada e non lo trova, le rimane addosso una strana sensazione di inquietudine per tutta la giornata. Si chiede dove si trovi, perché non sia venuto a fare la solita passeggiata, se il giorno dopo riapparirà di nuovo come se nulla fosse successo. Durante il viaggio in autobus prima e, successivamente, in ogni momento vuoto e noioso della giornata, si ritrova a fantasticare su quell'uomo senza nome. Ormai ci ha pensato su abbastanza per convincersi che vive solo, che ama chiaramente gli animali e che, qualunque sia il lavoro che fa per mantenersi, non è nulla di così pressante da impedirgli di fare lunghe passeggiate mattutine.

La procrastinazione di Nina si fa più forte che mai quando si tratta di quel personaggio misterioso. Sarebbe così semplice, non ci vorrebbe nulla, una frase di circostanza qualsiasi, anche solo un “ciao” tanto per cominciare, poi aspettare una sua reazione. Ogni mattina si ripete nella sua testa che è la giornata giusta per scoprire qualcosa in più su di lui, anche solo come si chiama!

Poi incrocia il suo sguardo e ogni volontà vacilla, le parole rimangono lì, in gola, e gli concede appena un timido sorriso prima di gridare a pieni polmoni verso l'autista che sta per partire, pregandolo di aspettarla. Subito dopo, si sente stupida. Se fosse solo un po' più egocentrica, o un po' meno insicura, Nina si concederebbe il pensiero che lui magari passa quasi tutti i giorni lì davanti alla stessa ora perché vuole vederla e non per qualche insulsa coincidenza oraria.
Ma non le riesce neanche lontanamente un'ipotesi del genere. La sera rincasa, Alice miagolante che comincia a strofinarsi sui suoi stinchi facendo le fusa.

- Non ce l'ho fatta nemmeno stamattina. -
Dice Nina a voce alta, come se parlasse alla gatta.
- Domani sarà il giorno giusto... Sì, magari, domani. - Conclude, Alice che miagola e sembra quasi risponderle, ma forse è solo per la ciotola piena di cibo che la padrona le mette davanti al muso.

Domani. Procrastinare, sempre.

Nina non saprà mai il motivo che ha spinto quel giorno Alice a sgusciare fuori di casa, forse il sole domenicale, o un uccellino che volava radente il suolo, o semplicemente quello spirito d'indipendenza tipico dei felini.
Comunque sia, sta correndo in strada allarmata, chiamandola disperatamente, terrorizzata dalla strada trafficata solo pochi metri più in là. Poi, lo vede.

L'uomo sconosciuto, questa volta senza la compagnia del cane, è lì, immobile, sul marciapiede, Alice in braccio a farsi coccolare come se lo conoscesse da una vita.
- Ehi! - Grida, cercando di ottenere la sua attenzione, ma lui si accorge della presenza di Nina solo quando ce l'ha davanti agli occhi, ancora scossa ma sollevata, rivolgendole un grande sorriso.

- Grazie. - Mormora lei, il fiato corto, mentre prende tra le braccia la gatta, che fa le fusa beata e non pare accorgersi del piccolo trambusto che ha causato.
- Grazie, davvero...- Lascia la frase in sospeso.
Il nome. Non sa ancora il suo nome. Nina pensa di avere procrastinato abbastanza. - Scusami, come ti chiami? -

Lui non risponde, le fa segno di aspettare.
E, con grande stupore di lei, tira fuori una lavagnetta e un gesso, su cui scrive in lettere maiuscole: “PIETRO”.
Nina è esterrefatta. Ecco perché non si è voltato alle sue grida, semplicemente... Non poteva sentirla.
-Oh.- Mormora solamente, incapace di aggiungere altro.
Dopo qualche momento di incertezza, l'uomo che finalmente ha un nome cancella la lavagna col dorso della mano e scrive: “TU?”.
- Io sono Nina.- Le fa il baciamano, lasciandole un po' di polvere di gesso sulla punta delle dita. Lei ride, mentre lui la guarda perplesso.
- Scusa, è solo che... Ti incontro sempre e non ho mai saputo neanche il tuo nome... Avrei voluto rivolgerti la parola un sacco di volte, ma poi...-
Pietro scrive di nuovo alacremente sulla lavagnetta, venendole il soccorso: “PAURA?”.

- In un certo senso... Sì. - Non ha neanche il tempo di sentirsi vagamente imbarazzata che la lavagnetta recita: “TI CAPISCO...”.
Restano in silenzio per alcuni istanti, interrotto solo dalle fusa continue dell'imperturbabile Alice. Nina sta ancora cercando le parole per congedarsi da Pietro, quando lui la precede ancora una volta, spiazzandola: “PASSEGGIATA?” incorniciando la richiesta con un sorriso impacciato.

Non ha più voglia di procrastinare. Non più.
- Con piacere.- Mormora, vedendo il sorriso sul volto dell'uomo allargarsi davanti ai suoi occhi. Mentre riporta Alice al sicuro, in casa, sorride di nascosto, consapevole che quella sera non varcherà la porta confessando di dover rimandare ancora a domani.





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