Le cicatrici d'oro

di Valetomlavy
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“Drin Drin”.
Questo era il suono che si avvertiva prima del passaggio in bici dell’esuberante cinesina di Nerima.
“È da tante settimane che non vedo Airen”. È passato più  tempo del solito… strano, di solito a quest’ora va a scuola con quel maschiaccio violento!
“Fiuuu” sospirarono all’unisono i due giovani, appollaiati sul ramo di un albero. Erano parecchi giorni che riuscivano a scampare all’attacco cinese.
“Basta! Io mi sono stancata di nascondermi come una ladra Ranma!”
“Dai Akane, almeno Shan-Pu non ci ha visto!”
“E se anche fosse?”
“Sai come è fatta… non sente ragioni!” Le rispose a mo’ di scusa, attirandola poi in un forte abbraccio.
 
***
 
Nel pomeriggio un’amazzone irrequieta cercava la soluzione ai suoi problemi di cuore.
“Che ti succede Shan-Pu? Sei più nervosa del solito” le chiese amorevolmente Mousse  avvicinandosi, invece, ad una statua.
“Cosa vuoi, stupida papera cieca! Stanotte avrò la mia vendetta e Ranma sarà finalmente mio!”
“Io non ci vedrò bene ma qui la cieca sei tu!” Sbottò, ma in un sussurro, il ragazzo.
“Cosa hai detto? Come osi! Airen mi ama, quando ho usato la spilla della discordia ha seguito me, ciò significa che gli piaccio molto, ricordo ancora come quella dannata donna infelice ha rovinato tutto confessando il suo falso amore!” Urlò tutto d’un fiato.
“Sì, per una sfida! Quel bastardo di Saotome farebbe tutto o per vincere una sfida ma poi, come sempre, è finito tutto in un fiasco! C’eri anche tu sul monte Hooh, o hai bisogno di una rinfrescata di memoria?
Shan-Pu lo guardò in malo modo. Certo che c’era e certo che ricordava perfettamente quel “ti amo” urlato a squarciagola in un grido di dolore straziante.
“Lui lo ha detto solo per compassione, era morta…” ma sembrava poco convinta.
“Se lo dici tu…” la canzonò.
Negli anni aveva capito che se Ranma si avvicinava a lei, era solo per un suo tornaconto personale. Ma continuava a convincersi che, essendo bellissima e bravissima nel combattimento, non ci sarebbe voluto molto tempo per farlo innamorare di lei. Oramai era un’ossessione, Ranma era bello e forte, il ragazzo che tutte vorrebbero e tutte le avrebbero invidiato. Cosa sarebbe successo se fosse stato qualcuno di ripugnante a batterla?
No! NO! Doveva averlo, lui era perfetto per lei! Certo, non conosceva i suoi gusti, né le sue abitudini, ma non le importava, doveva solo portarlo in Cina (ovviamente da uomo) per fare vedere a tutti la sua fortuna!
“Lasciami stare stupida anatra e vai a finire il tuo lavoro al ristorante!” Gli ordinò con rabbia mentre lei rifletteva sul da farsi.
Poco dopo metteva già in atto un altro dei suoi piani.
“Dovrebbe essere già mezzanotte, devo spiarlo con il mio corpicino da felino e cogliere il momento opportuno per eliminare la ragazza Tendo senza far cadere la colpa su di me, così sarò finalmente la moglie del mio Ranma. È lei l‘unico vero ostacolo, ed amazzoni eliminano sempre ostacoli.”
Molto spesso era stata al Dojo Tendo, appena arrivò in Giappone seguì lì la ragazza col codino, lì ha capito che in realtà quella era il suo amato Airen e lì c’è stato il loro bacio e per non parlare di tutte le volte che era lì per attaccare la sua nemica che veniva puntualmente salvata dal suo futuro marito
“Che rabbia!” sibilo la gattina quando ricordò che grazie allo shampoo 901 aveva eliminato Ranma dalla memoria di Akane e lui fece di tutto ‘per farsi che lei si ricordasse di lui…
“Ma non rimarrà così ancora per molto” pensava indignata la cinesina
Vagando per la casa arrivò senza ostacoli nella camera che il suo amato condivideva con suo padre
 “Vorrei infilarmi nel futon del mio Arien come ho fatto tempo fa. Anche se lui mi urla di andarmene, io so che finge, perché dovrebbe? È solo un ragazzo timido!” pensava mentre si aggirava nella stanza dove però giaceva addormentato solo un grosso panda.
A passo sicuro si diresse poi al dojo, che, suo malgrado, era buio e silenzioso. Così la gattina cominciò quasi a disperare, era però sicura che Ranma si trovasse in casa, poiché l’aveva visto cenare, era rimasta appollaiata all’ingresso per tutto il tempo e lui non era uscito fuori neanche un secondo quella sera.
Vagò per tutta la casa: in cucina, nei corridoi e nel salotto. Tutto era quieto e tranquillo. Decise così di andare nella camera della ragazza con la vita larga, la finestra era socchiusa e riuscì ad entrare.
Subito si bloccò con una zampa appena poggiata sulla scrivania.
“Non può essere…”
Semi disteso sul letto c’era Ranma, con Akane in grembo, e la stava baciando come se non potesse farne a meno.
“Akane io… io… mi dispiace per oggi” le bisbigliava fra i baci sempre più appassionati.
“Ranma è che… io quando… c’è lei, io…” cercava di rispondere sopraffatta dalle emozioni.
“Non vorrei ascoltare, ma i miei sensi di gatto in questo momento sono davvero fastidiosi”
“Tu sei… importante per me” disse Ranma d’un tratto, sussurrandole fra i capelli, mentre continuava ad accarezzare il viso della fidanzata e la baciava sempre più ardentemente.
“Che cosa?” Urlò dentro di sé la gattina inviperita.
Corse in bagno e, dopo essersi bagnava con l’acqua calda, fece irruzione nella stanza.
“Che succede qui?” Scalpitò mentre i due giovani si staccavano velocemente.
“Cosa hai fatto al mio Arien per farti abbracciare?” Urlò minacciosa.
“Non sono il tipo di donna che costringe un uomo, ho una dignità io!”
“Cosa stai insinuando?!” Aveva il fuoco negli occhi.
Akane non rispose e Shan-Pu cambiò strategia di attacco: “Ranma ti stavi baciando con la ragazza violenta?” Domandò minacciosa, “perché se è così, io bacio lei con bacio della morte! Se vuoi una donna, hai qui me, il mio corpo è molto più sensuale del suo e so cucinare mille volte meglio!”
“No, no che dici?” Rispose velocemente Ranma, evidentemente preoccupato per l’imminente bomba che poteva scoppiare.
“Tu non sei niente, io sono sempre stata la migliore, sono un’amazzone, non sei mai riuscita nemmeno a sfiorarmi in combattimento!” Disse fissando Akane dritto negli occhi.
“Io ti sfido!” Sputò poi velenosa.
“E io accetto!” Rispose l’altra risoluta.
“No!!!” Urlò Ranma, che già vedeva nella sua mente uno dei suoi più grandi incubi farsi r eale.
“Fra una settimana al parco"
“Ci sarò.” Confermò Akane con lo sguardo duro rivolto alla spalle di Shan-Pu che, nel frattempo, era già uscita dalla stanza.
“Akane non ne hai bisogno, ok? È pericoloso! Shan-Pu è pericolosa… Io sarò sempre lì per proteggerti ma…” Le disse con dolcezza Ranma, non appena furono di nuovo soli.
Nella sua testa quella frase racchiudeva i suoi sentimenti più puri: “sempre” era quello che si aspettava che fosse con lei, e “proteggerti” per lui era la forma più sincera di amore. Ma come spesso accade, non aveva riflettuto sul fatto che Akane non vive nella sua testa, né legge i suoi pensieri, e ora era lì che lo guardava con un’espressione così ferita che lui non sapeva cos’altro fare.
“Ho bisogno di riposare” gli rispose voltandogli le spalle.
Il codinato annuì e lasciò velocemente la stanza.
Quella notte non avrebbero dormito.
 
***
Il mattino seguente un’ Akane pensierosa saltò la colazione, un Ranma preoccupato mangiò pochissimo e un maialino disperso trovò la strada per il dojo Tendo.
“P-channnn” Lo chiamò la ragazza dai capelli blu, e subito il codinato salì le scale a due a due per fare irruzione nella stanza e strappare il maialino dalle braccia della ragazza.
“Chi non muore si rivede” sibilò seccato.
“Lascialo stare!” Urlò furiosa, “e vattene fuori di qui!”
!No! Dobbiamo parlare della stupida sfida che hai accettato. Io non ti permetterò di lottare contro  Shan-Pu!”
“Tu non me lo permetti? E, di grazia, chi credi di essere?”
“Il tuo fidanzato, ecco chi!” Rispose stringendo i pugni.
“Non mi interessa quello che pensi. Io combatterò e tu non puoi fermarmi! Pensi che non possa farcela?
“Akane…” cominciò con il tono di voce che voleva essere conciliante, “sai bene che è più forte di te…”
Dopo qualche minuto di silenzio Akane gli si avvicinò, gli prese le mani e lo pregò con sguardo languido: “Allenami,  Ranma! So che posso batterla se tu mi aiuti!”
“ Io…” ma Akane lo fissava con gli occhi sempre più scintillanti e dolci, “ecco io… io…”abbassò il viso, “non posso."
“Pensi che io non sia in grado, vero?”
“Non riesco nemmeno ad immaginare che qualcuno possa farti del male. Preferirei farmi colpire cento volte per evitare che qualcuno possa colpire te anche solo una volta” spiegò lui serio, buttando fuori le parole tutto d’un fiato.
Akane sospirò.
“Ti allenerò io!” disse all’improvviso Ryoga, aprendo bruscamente la porta.
“Oh, Ryoga, grazie!”
“Assolutamente no.”
“Possiamo iniziare domani mattina” fu invece quel che disse Ryoga, ignorando completamente Ranma e rivolgendosi solo ad Akane.
“D’accordo!” Rispose, sorridendo e ignorando palesemente il suo fidanzato.
“Maiale approfittatore! Come sai del duello?” Cambiò tattica l’altro.
“Be’ io… ho sentito… quando…” balbettò.
“Avrà sentito le tue urla dal corridoio” disse Akane gelida.
“Sì, proprio così! Io ehm… passeggiavo e…”
“Taglia corto. Qui nessuno allenerà nessuno e non ci sarà nessun combattimento!”
 
***
A nulla valsero le proteste di Ranma, che alla fine non potè interrompere le sedute di allenamento fra Akane e Ryoga. Anche se, ogni giorno, le sue iridi blu li osservavano sospettose.
La sera prima dell’incontro Akane si avvicinò al dojo, dove Ranma stava praticando alcuni kata.
“Non credi che ce la farò,  vero?”
“In un combattimento leale a mano libera sì, direi che potresti affrontarla…per un po’ almeno” disse Ranma facendole spalancare leggermente gli occhi.
“Ma devi ricordare che lei è sempre stata sleale…” sorrise rivolgendole la prima volta lo sguardo, “e lo sarà anche questa volta!”
“Io ho bisogno di combattere per me stessa Ranma! Devo superare i miei limiti! Non crederai che debba passare tutta la vita sotto la tua gonna!”Ranma, l’espressione quasi offesa, non si voltò.
Poco dopo  rapidamente  la raggiunse e disse : ”È mio dovere proteggerti, stupida!”
“Non più! Ora io sono più…grazie a Ryoga… io mi sento più…”
Un tic nervoso prese a far battere l’occhio destro di Ranma.
“Non si tratta di quanto sei forte ma riguarda quello che sei per me…” sussurrò.
“Ranma…io…devo farlo per me…”
“Lo so, ma io non posso permetterlo.” Era affranto e angosciato.
Akane si avvicinò, si mise di fronte al ragazzo, lo tirò verso di sé e, alzandosi sulle punte, lo bacio teneramente.
“Lo capisco, ed è per questo che non ci sarai”
“Che cosa?” Urlò indignato. “Non se ne parla proprio! Non andrai da sola!”
“Ci sarà Ryoga “
“Preferisci lui a me?” Le bisbigliò spingendola con il corpo verso il muro.
“Ma che dici?” Rispose imbarazzata.
“Ascolta, ti ho visto in azione, e ad essere onesto penso che tu abbia del potenziale ma ancora è troppo presto”
“Invece il tempo è scaduto!” rispose Akane, divincolandosi dalla stretta e uscendo, mettendo così fine alla conversazione.
 
***
Il giorno dopo Ranma stava compiendo alcuni kata che costituivano il suo riscaldamento quotidiano, ciò avrebbe richiesto una totale concentrazione ma lui lo eseguiva senza troppi intoppi mentre la sua mente viaggiava a chilometri di distanza. Era contento che le mosse fossero naturali per lui perché non era mai stato meno concentrato in vita sua, e per una volta non gli importava.
Un sorriso sciocco si allargò sul suo viso, com’era stato facile per lei convincerlo a non assistere all’incontro.
“Ranma, io mi fido di te, noi…noi adesso…adesso siamo una coppia e voglio che tu abbia fiducia in me quando ti dico che posso farcela da sola e non voglio che tu intereferisca” erano state le esatte parole della piccola Tendo che dopo sigillò il loro tacito accordo con un dolce bacio prima di scappare via.
“Solo 15 minuti, sarà il tempo massimo che ti darò per sconfiggerla…poi...io… io..” pensò preoccupato
 
 Nel parco di Nerima la lotta era iniziata con un rapido susseguirsi di calci e pugni.
L’amazzone la fissava con gli occhi che ostentavano superiorità. Akane, dal canto suo, non era intimorita. Aveva aspettato a lungo questo scontro: aveva sempre considerato Shan-Pu la sua vera rivale, lei che faceva di tutto, letteralmente di tutto, per dividerli, e questa era la resa dei conti.
Presa dalla furia, fu proprio Akane ad attaccare per prima. In un gesto prevedibile e familiare, Akane si lanciò con un entusiasmo spericolato, urlando il suo grido di battaglia mentre si avventava contro Shan-Pu con un calcio circolare.
L’amazzone sbadigliò teatralmente, pronta a bloccare la mossa con estrema facilità, tuttavia la gamba della ragazza non arrivò mai. Invece, con un salto in aria, Akane colpì la cinesina con un potente pugno.
“Aieee!” strillò isterica, con entrambe le mani premute contro il naso per fermare il flusso di sangue che le sgorgava sul viso.
Akane, quella goffa e stupida ragazza l’aveva colpita?! Come conosceva il Kachuu Tenshin Amaguriken? Si era allenata!
Per un attimo anche Akane rimase sbalordita: era davvero riuscita a colpire Shan-Pu? Inizialmente si sentì persino in colpa per averle rotto il naso, poi la cinesina parlò:“Credi davvero di avermi sconfitto? È stata solo distrazione!”
“Ti ho colpito e non puoi continuare” rispose calma e distaccata la piccola Tendo.
“Non finisce qui!” Urlò di rimando l’amazzone.
“Invece sì!” A parlare fu Ranma, che aveva assistito alla fine dell’incontro.
“Basta Shan-Pu! Io ne ho abbastanza di te e delle tue trovate! Non ti sposerò mai, mi dispiace, non siamo fidanzati. Per me l’unica è Akane. Anche se dovessi vincere mille incontri io sposerò lei!” Gridò tutto d’un fiato prima di rendersi conto di quello che aveva detto e arrossire visibilmente.
Qualche attimo il cielo si coprì e lente goccioline si presentarono mostrando una ragazza dai capelli rossi che prese fra le braccia una brunetta malconcia ma felice  e un gattino lilla triste venne preso in braccio da un docile ragazzo cinese con le lenti degli occhiali appannate e un grosso ombrello nero.
E così la Cina seppe.
 
 




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