Dangerous

di _Misaki_
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 DANGEROUS
 
- Cap. 32 -


 
   Le agenti, Wendy e i suoi allievi si trovavano davanti all’ufficio di L per la riunione da lei indetta la sera precedete. Li avrebbe ricevuti a momenti. Anche se l’ordine del giorno non era stato specificato nella mail che avevano ricevuto, erano tutti abbastanza sicuri che sarebbe stato un momento decisivo per decretare la promozione o meno degli allievi di Wendy ad agenti a tutti gli effetti. La tensione era palpabile nell’aria.
   «Prego.» La segretaria di L aprì la porta e li invitò a entrare. Sette sedie erano state ordinatamente disposte davanti alla scrivania perché gli invitati vi prendessero posto. L si trovava alla sua solita postazione dietro al tavolo.
   «Buongiorno.» li salutò «Anzi, buon pomeriggio.» i partecipanti ricambiarono il saluto con un inchino e si sedettero.
   «Allora, immagino sappiate perché siete qua.» continuò rivolgendosi ai tre allievi. I ragazzi annuirono. «Allora, cominciamo dalla missione di ieri. May, Iris, Krishna... ottimo lavoro. L’obiettivo è stato catturato con successo. Non c’è stata nessun’altra vittima e i civili non sono stati messi in pericolo.»
   «Grazie.» rispose May a nome di tutti.
   «Wendy… hai istruito bene i tuoi ragazzi. Di sicuro partivano da buone basi, ma grazie ai tuoi insegnamenti hanno mostrato qualità eccellenti per delle reclute.»
   «Mi fa piacere.» rispose Wendy.
   «La missione di ieri era il vostro ultimo test.» L si rivolse infine ai ragazzi «Come avrete capito, siete promossi. Ora siete agenti a tutti gli effetti.»
   Dawon, Taeoh e Daeju si guardarono a vicenda ed esultarono.
   «Detto questo… la vostra vita cambierà radicalmente d’ora in poi. Tanto per cominciare, rieccovi i vostri telefoni. Poi, entro la fine di questa settimana sarà pronto il vostro nuovo appartamento e potrete lasciare il dormitorio.»
   «Questa è un’ottima notizia!» esclamò Dawon.
   «Non ho finito.» disse L «Da ora siete la nuova squadra dell’associazione. Grazie a voi finalmente avremo più personale, ragion per cui domani sera partirete per la vostra prima missione.»
   «Di già?» provò a protestare Taeoh, che si era visto improvvisamente sfumare l’ennesima possibilità di passare un po’ di tempo con Iris.
   «Sì, di già. Come sapete alcune nostre valide agenti hanno riportato danni in questa missione, quindi dovrete sostituirle, giusto Iris?»
   «Ah, s-sì, giusto.» non poteva credere alle sue orecchie, finalmente si sarebbe fermata qualche giorno.
   «Ottimo. Iris, avrai una settimana di vacanza. May e Krishna, per voi non ci sono nuovi incarichi, riposatevi. Wendy, da settimana prossima ti sarà affidata una nuova classe. Dawon, Taeoh, Daeju… controllate le vostre e-mail per i dati sulla nuova missione. Per oggi è tutto. Ci si vede.» Senza aspettare che lasciassero la stanza, L prese la pizza che aveva tenuto nascosta nel cartone sotto la scrivania e si sfregò le mani grassocce con aria soddisfatta «E ora a noi due!»
   «E ti pareva…» protestò Wendy, che avrebbe voluto almeno una fetta per sé.
   «Qualche problema, professoressa Wendy?»
   «No, no.»
   «Bene, allora andate!»
   Il gruppo salutò Krishna e attraversò il corridoio in maniera silenziosa e pacata, ma appena giunse fuori dall’associazione, esclamazioni di felicità e congratulazioni cominciarono a riecheggiare nell’aria.
   «Evvivaaaa! Siete promossi!» esclamò Wendy.
   «Ce l’avete fatta!» esultò anche Iris.
   «Congratulazioni!» fu il complimento di May.
   «Grazie!» risposero i tre all’unisono.
   «Ma quindi domani siamo già in viaggio di nuovo?» chiese Taeoh «Ora capisco cosa intendevi con “è un ritmo massacrante”, Iris.»
   «Eh, già.» annuì lei «Però stasera bisogna festeggiare!»
   «Festeggiare?» chiese Dawon.
   «Sì. Io e May abbiamo preparato una sorpresa nel nostro appartamento, quindi siete tutti invitati!»
   «Woo! Si mangia?» chiese Wendy, entusiasta.
   «Sì, anche, quindi andate tutti a prepararvi che vi aspettiamo da noi!» esclamò May.


 
***


   Quella sera, dunque, Wendy e i suoi ormai ex allievi si recarono a casa di Iris e May.
   «Suonano al campanello! Sono loro!» disse la più piccola, andando ad aprire.
   «Eccoci!» esclamò Wendy, entrando in quella che fino a qualche mese prima era stata anche casa sua. Sedute sul divano non c’erano una, ma ben due persone. «Lizzy! Ci sei anche tu?» chiese sbalordita, vedendo la bionda ormai con un bel pancione al settimo mese di gravidanza salutarla dall’altro lato della stanza.
   «Ti sono mancata?»
   «Tzk, no.»
   «Ehi! Molto gentile eh!»
   «Buone…» le ammonì Iris «Abbiamo pensato di invitare anche lei, dopotutto fa pur sempre parte della nostra squadra storica!»
   «Anche questo è vero.»
   «Oh, Daeju!» esclamò Lizzy, vedendo il ragazzo venire verso di lei insieme a tutti gli altri.
   «Ciao...» neanche a dirlo il nuovo agente era ancora intimorito dalla presenza della bionda.
   «Quanto tempo! Mi sei mancato! Ma non potevi essere tu il padre del bambino anzi che quello stronzo di Jiho?»
   «Che!?» fu il coro generale. Dalla scoperta della gravidanza, Lizzy non aveva più fatto sapere niente, quindi nessuno sapeva che avesse definitivamente capito chi era il padre.
   «Ve l’ho detto che probabilmente era lui!» protestò con le colleghe come se avesse appena affermato un fatto ovvio.
   «Ma quindi è confermato?» chiese Wendy.
   «Non è che sia stato confermato o cose del genere, semplicemente non può essere altrimenti.»
   «Oh.»
   «Ho provato a dirglielo, comunque, ma non mi è sembrato interessato alla cosa.»
   «Cosa?! Quando saresti andata a dirglielo?»
   «Qualche mese fa... mi hanno concesso un colloquio in prigione.»
   «Cavolo, che brutta situazione.» cercò di essere comprensivo Daeju.
  «Ma, che voi sappiate, che fine hanno fatto Jiho e tutti gli altri? Non abbiamo più avuto loro notizie.» provò a chiedere Dawon. Anche se non correvano esattamente buoni rapporti tra loro, erano pur sempre stati colleghi.
   «A dire il vero non hanno fatto sapere più nulla nemmeno a noi...» rispose Iris.
   «Io ho chiesto qualcosa a L data la situazione.» spiegò Lizzy «Mi ha detto che non hanno voluto tradire Ray perché erano fortemente convinti che li avrebbe liberati. Ovviamente li hanno tenuti all’oscuro di tutto quello che è successo in questi mesi. Sono ognuno in isolamento nella propria cella e non gli è permesso di vedere nessuno.»
   «Oramai sono più di sei mesi di isolamento allora... che testardaggine a voler ancora lavorare per quell’incompetente di Ray.» osservò Taeoh, dopotutto il suo ex capo non gli era mai andato a genio.
   «Ma basta perdere tempo in questi discorsi! Andiamo a mangiare!» esclamò Wendy, aprendo le danze e dirigendosi verso la cucina, dove Iris e May avevano preparato ogni tipo di pietanze.
 
   Quella sera gli agenti mangiarono e bevvero fino a scoppiare, in un clima di leggerezza che non si percepiva da un bel po’. Tra una chiacchiera e l’altra ripercorsero le avventure vissute insieme fino ad allora e anche quelle passate, ridendo e scherzando. Finché, dopo aver concluso i festeggiamenti con una bella torta, arrivò il momento di tornare a casa. Per quella sera, Lizzy si sarebbe fermata a dormire nella sua vecchia camera. La casa dei genitori, dove era tornata ad abitare qualche mese prima, distava diverse ore di auto e non aveva voglia di mettersi alla guida in piena notte. I tre ragazzi e Wendy, invece, tornarono al dormitorio.
   «Ragazzi, andate pure avanti.» disse Dawon una volta che furono arrivati davanti all’associazione «Io riaccompagno Wendy a casa.»
   «Ok.» rispose Taeoh. Dopodiché insegnante ed ex allievo si incamminarono a piedi verso l’appartamento della prima, il quale si trovava solo a pochi minuti a piedi dall’associazione.
   «Per me stanno insieme...» disse sottovoce Taeoh a Daeju.
   «Dici? Perché?»
   «Non noti una certa tensione tra i due? E da un pezzo anche!»
   «Umm... non saprei.»
   «Dai, sai che Dawon si era anche dichiarato quando eravamo a Cancún! Secondo me zitti, zitti ci nascondono qualcosa.»
   «Oddio! È vero! Ma quindi! Non ci posso credere!»
   «Che ingenuo che sei.» lo stuzzicò Taeoh. «E io sto con Iris da un po’.»
   «Che!?»
   «Non ti eri accorto neanche di questo?»
   «Ma se non state mai insieme? Quando c’è uno non c’è l’altra!»
   «È questo il dramma.» disse sconsolato Taeoh «Maledetta L!»
   «Un attimo, ma quindi sono l’unico ancora single?»
   «Oh, io aprirei gli occhi fossi in te... non hai visto come ti guarda quella ragazza allieva di SolHee? Dovresti darle almeno una chance
   «Cosa?» esclamò Daeju, arrossendo «Non è vero!»
   «Tzk... comunque direi di andare, qualcosa mi dice che Dawon lo rivedremo direttamente domani mattina.»
   «Ehi!»
   «Su, su, che domani siamo in missione!» tagliò corto Taeoh, spingendo l’amico nel dormitorio.


 
***

 
   Nel tornare a casa, Dawon e Wendy non avevano osato tenersi per mano. Anche se ora lui era un agente a tutti gli effetti era meglio tenere un profilo basso ancora per un po’. Arrivati davanti alla porta d’ingresso, Wendy inserì il codice e lo invitò ad entrare. Sembrava non esserci nessuno in giro. Anche le luci dell’appartamento di SolHee erano spente, o era in giro o già dormiva.
   «Abbiamo mangiato bene stasera!» esclamò Wendy.
   «Già, ci voleva un po’ di leggerezza!» rispose Dawon. «Domani già si riparte!»
   «Io per fortuna sono in pausa fino a lunedì! Un po’ mi mancherà avere allievi svegli come voi!»
   «Svegli come noi o sexy come me?» disse lui, scherzando.
   «Ehi! Chi ti credi di essere?» rise lei.
   «Il tuo ragazzo!»
   «Vedi di fare il bravo in missione che è un attimo che ti retrocedo ad amico, eh!»
   «Ma che cattiva...» fece una finta espressione triste.
   «Comunque... ora non avete più il coprifuoco, vero?»
   «No, siamo liberi! Anche perché altrimenti non saremmo potuti restare con voi oltre la mezzanotte.»
   «Che ne dici di restare da me stanotte?»
   «Oh, oh... è una proposta sconcia?»
   «Ma che vai a pensare?!» lo ammonì lei «Intendevo a dormire!»
   «Ah. Va bene...»
   Rassegnato, il ragazzo si sedette sul divano, mentre Wendy occupò il bagno per struccarsi e mettersi il pigiama.
   «Ti aspetto a letto.» disse la ragazza, dopo essere uscita.
   Dawon andò in bagno a sua volta e si tolse i vestiti. Lasciava sempre una borsa con lo spazzolino e un cambio a casa di Wendy, ma era abituato a dormire in mutande, quindi non portava mai con sé il pigiama. La raggiunse in camera con addosso solo un paio di boxer rossi senza farsi troppi problemi.
   «Maniaco!» esclamò lei, scherzando. Non era la prima volta che lo vedeva in quelle condizioni «Cosa pensi di fare?»
   «Dormire, a dire il vero.» il ragazzo si lasciò cadere sul letto, sdraiandosi a pancia in su.
   «Lo sai?» disse lei, sollevandosi su un gomito e avvicinando il volto a quello di Dawon «Ti ho mentito.» Lui la guardò con aria interrogativa senza capire a cosa si riferisse. «Forse non intendevo proprio dormire e basta.» Wendy si avvicinò ulteriormente alle sue labbra iniziando a baciarlo in modo molto passionale. Le piaceva prenderlo in giro, ma la verità era che di lui non ne aveva mai abbastanza.
   «Interessante...» rispose lui, portando le braccia intorno ai fianchi della ragazza e tornando a baciarla. Si girò in modo da trovarsi sopra di lei e scese con le labbra lungo il suo collo, soffermandosi di più in alcuni punti e lasciandole dei lievi segni rossi. Lei lo assecondò, facendo scorrere le mani lungo la sua schiena nuda. Questa volta per entrambi era diverso. Era la prima volta che si incontravano senza doversi nascondere. Un po’ di timore nel rendere la relazione pubblica lo avevano ancora, ma almeno ora potevano stare tranquilli, non stavano contravvenendo a nessuna regola e tutto ciò che stavano facendo era perfettamente lecito. È vero che molte persone amano il rischio, ma in quel momento Wendy non poté fare a meno di pensare che si era tolta un peso dal cuore. Il rischio l’avrebbe lasciato ad altri, era molto meglio poter dire al mondo che Dawon era suo e non doverlo più nascondere.
   Lui si interruppe per un attimo e le sfilò la maglietta. Poi la guardò dritta negli occhi. Sembrava avesse riflettuto su qualcosa e preso una decisione.
   «Senti, pensavo... quando torno da questa missione, ti va se lo diciamo agli altri?»
   Wendy ci pensò per un attimo. Forse era prematuro, ma all’idea di continuare a nascondersi sentì di nuovo quel peso al cuore. Al diavolo i moralismi e le regole non scritte. Voleva cominciare a vivere alla luce del sole.
   «Va bene. Ci sto.» Spostò le braccia intorno al collo di Dawon, tirandolo verso di sé e ricominciò a baciarlo. L’indomani alle sei di pomeriggio, quello che aveva conosciuto come nemico, come allievo e come amante sarebbe partito con un volo per Busan e sarebbe diventato a tutti gli effetti anche un collega e un alleato. Non sapeva quanti giorni sarebbe stato via, non si può mai sapere per certo quando si torna una volta che si è partiti per una missione, ma se non altro c’era ancora tempo prima di domani e quel tempo l’avrebbe vissuto appieno insieme a lui.
 

 
***

 
   Il mattino seguente, verso le otto di mattina, Lizzy si risvegliò nel suo vecchio letto. Riaprendo gli occhi per un attimo le sembrò di essere tornata indietro nel tempo. Non era mai stata una stacanovista, ma le mancava il suo lavoro. L’interpretazione di un ruolo, la caccia al nemico, il gusto del rischio e soprattutto, la libertà di movimento. Tutte cose che non provava da un bel po’. Non lo sapeva nemmeno lei cosa l’avesse spinta a portare avanti quella gravidanza. I discorsi della sera precedente le avevano fatto pensare di nuovo a Jiho. Non sapeva praticamente nulla di lui, solo che era stato un nemico e che ora era in isolamento forzato. La prima e unica volta che era andata a parlargli l’aveva trattata malissimo. Era anche comprensibile che sospettasse che fosse solo una mossa per farlo cedere. D’altronde chi si aspetta di essere rintracciato dalla donna con cui ha avuto una scappatella perché si è messa in testa di tenere un figlio concepito per caso. Eppure, quella mattina Lizzy sentì che voleva riprovare a parlargli.
   Si alzò dal letto e andò in bagno. Le altre dormivano ancora. Decise che prima di tutto era meglio fare colazione. Forse cambiare aria e rivedere vecchie conoscenze l’aveva resa nostalgica e, tornando alla realtà, quegli strani pensieri le sarebbero passati. Rovistò nella credenza e prese dei cereali. Si scaldò una tazza di latte e mangiò svogliatamente qualche cucchiaiata della sua colazione. Non stava meglio. Stava fissando il vuoto. Senza finire del tutto il contenuto della tazza si alzò e la ripose nel lavandino. Andò a lavarsi i denti e indossò di nuovo i vestiti della sera precedente. Senza che lo volesse la sua mente le stava dicendo di affrettarsi ad andare all’associazione e il suo corpo eseguiva. Prese in prestito dal bagno delle ex colleghe un po’ di crema per il viso e si truccò leggermente con il make-up che aveva portato con sé nella borsa. Erano quasi le nove ma ancora nessuna si era svegliata. Vide dei post-it sul tavolo della cucina e decise di lasciare un messaggio.
   «Grazie per ieri sera. Io vado!».
 
   Uscì dall’appartamento e si diresse all’associazione. Come la volta precedente, chiese a L il permesso di incontrare Jiho e una guardia la scortò fino alla stanza adibita alle visite. L’avrebbe visto di nuovo attraverso un vetro. Dopo qualche minuto di attesa, il ragazzo si fece vivo, accompagnato anche lui da una guardia. Sembrava diventato un’altra persona. La barba incolta, i capelli spettinati, lo sguardo spento e la schiena ricurva. Le fece un po’ pena vederlo così.
Jiho si sedette sulla sedia, davanti al vetro, e si limitò a fissarla senza proferir parola.
   «Buongiorno.» lo salutò Lizzy.
   Lui fece un cenno col capo.
   «Immagino tu ti stia chiedendo perché sono di nuovo qui.»
   Di nuovo nessuna risposta.
   «A dire il vero non lo so nemmeno io.» Lizzy fece una pausa. Anche se Jiho non diceva nulla era sicura che la stesse ascoltando. «Però posso assicurarti che sono qui a titolo personale. L non c’entra niente. So che non te ne importa nulla di tuo figlio, non sono venuta a chiederti di prendertene la responsabilità o cose del genere... è che ieri ho rivisto le mie ex colleghe della missione a Cancún e c’erano anche i tuoi vecchi amici. Nessuno ha più avuto notizie tue e degli altri, quindi ho preso e sono venuta a farti visita, intanto che ero nei dintorni. Volevo sapere come stavi.»
   Jiho continuava a guardarla da dietro al vetro. Le diede la sensazione che stesse cercando il coraggio di chiederle qualcosa. Accennava ad aprire la bocca, come se stesse prendendo fiato prima di parlare, ma poi la richiudeva. Così Lizzy decise di restare in silenzio e aspettare che lui le rispondesse.
   «Fammi uscire da qui...» disse lui, tutto a un tratto. La sua voce aveva un tono basso e supplichevole. «Ti prego.»
   La reclusione forzata l’aveva logorato. Aveva superato bene i primi tempi, ma, giorno dopo giorno, la fiducia in Ray era andata scemando e quando aveva scoperto di star per diventare padre aveva iniziato a chiedersi che senso avesse tutto ciò. Non sapeva nemmeno se i suoi compari fossero ancora reclusi o se invece avessero già gettato la spugna. E se fosse rimasto l’unico a resistere e nessuno sarebbe mai venuto a salvarlo?
   «Sai che è troppo tardi.» rispose Lizzy. Forse era un giudizio un po’ affrettato, ma voleva vedere la sua reazione. Voleva essere sicura che fosse disperato, che non la stesse usando.
   «Ci deve essere un modo per rimediare. Farò tutto ciò che vuoi!» insistette lui. Ormai aveva cominciato, la sua dignità era persa. Era la prima volta dopo mesi di isolamento che parlava con una persona e anche solo pronunciare quelle parole aveva reso più vero che mai il suo desiderio: voleva uscire da lì. Voleva tradire Ray.
   «Non puoi fare niente per me.»
   «Mi prenderò cura del bambino!»
   «Sai che non mi importa. So cavarmela da sola.»
   «Ti prego! Dimmi cosa devo fare!» la supplicò.
   Fu allora che Lizzy decise che poteva essere abbastanza.
   «C’è un solo modo.» disse.
   Jiho rimase ad ascoltarla con la disperazione dipinta in volto.
   «Devi arrenderti. Non c’è possibilità che L ti lasci andare senza essersi accertata che tu sia un suo alleato... o che tu sia innocuo.»
   «Chiama L allora, ho preso la mia decisone. Mi arrendo. Non voglio più restare qui. Sono rimasto l’unico? Ci sono solo io? Gli alti sono usciti, vero?»
   «Questo non posso dirtelo.»
   Jiho ebbe un attimo di esitazione. Si rese conto che anche se gli altri fossero stati ancora dentro, la cosa non avrebbe cambiato la sua volontà. Era diventato troppo da sopportare.
   «Va bene, non importa. Voglio uscire da qui.»
   «Metterò una buona parola su di te con L.» lo informò Lizzy «Ma a una condizione. Promettimi che non ci tradirai. Altrimenti, farò in modo io stessa che tu marcisca qui dentro per sempre.»
   «Lo prometto! Lo giuro!» senza che potesse trattenerle, le lacrime avevano cominciato a scorrere copiose dai suoi occhi. Sarebbe stato per sempre grato a quella donna che era comparsa dal nulla per dargli un’altra possibilità. Era la sua chiave per la salvezza e non l’avrebbe buttata via questa volta.
   Lizzy lo guardò con sguardo deciso e giudicante. I suoi occhi non tradivano emozioni. Non sapeva nemmeno lei perché gli avesse dato una seconda chance. Sentiva solo che fosse giusto così. Forse era compassione, forse senso del dovere. Forse speranza che il padre del suo bambino non fosse poi così una cattiva persona.
   Lo congedò con un cenno del capo e lasciò la sala. Uscita da lì si diresse nell’ufficio di L. La trovò libera da impegni e le parlò della situazione. Voleva sapere anche degli altri. L le confidò che Minki aveva ceduto diversi giorni prima. Pochi mesi dopo la reclusione aveva iniziato a mostrare segni di instabilità mentale e alla fine, esasperato, aveva fatto chiamare L alle guardie e aveva giurato di disertare Ray. Si trovava tutt’ora sotto osservazione all’interno dell’organizzazione, i cui operatori erano intenti a sottoporlo a test psicologici e attitudinali per decretare se reimpiegarlo nelle forze dell’associazione o semplicemente lasciarlo in libertà vigilata finché l’associazione di Ray non fosse stata smantellata. Buffy e James invece erano fortemente convinti che Ray li avrebbe salvati e premiati per il loro coraggio, quindi erano ancora reclusi. Lizzy non poté fare a meno di pensare che erano veramente stupidi. Era più che sicura che il loro pessimo capo avesse intenzione solo di usarli fin dall’inizio. In ogni caso, L accettò di ricevere Jiho. Ci sarebbe stata una possibilità di redenzione anche per lui.


- Fine cap.32
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Rieccomi qui!!! *^* Non so se ci sia rimasto ancora qualcuno, ma finalmente ho ritrovato il tempo per aggiornare!
Quest'estate sono stata super impegnata perchè ho finalmente deciso di pubblicare il mio primo libro su Amazon per provare a partecipare al concorso di quest'anno! Ok, non ho grandi aspettative, ma ho colto l'occasione per mettermi alla prova. Se siete curiosi di vedere di cosa si tratta, vi lascio il link QUI!
Insomma, grazie per la pazienza, ormai manca poco alla fine di questa storia! Veramente poco! Non la lascerò incompleta.
A presto!

Misa




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