Pҽppҽɾmɩŋt

di New Moon Black
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa a "Back To School" a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 2127
★ Prompt/Traccia: 1) A è al suo ultimo anno di liceo quando i suoi genitori/tutori decidono di trasferirsi.
B è il primo a rivolgergli parola nella nuova scuola, dopo avergli sbattuto contro in corridoio.
★ Rating: verde.
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 Note¹: questa è una fanfiction "xreader" ovvero che il/la lettore/trice è il/la protagonista della storia!
★ Note²: il Quirk/Unicità del/della protagonista si chiama "Alexandrite", l'utilizzatore di suddetto potere può evocare a suo piacimento schegge/frammenti/gemme di Alessandrite che, oltre a vantarsi di avere una durezza di 8½, è una rara varietà di crisoberillo, che presenta frequentemente cangianza mostrando colore rosso se illuminata con luce artificiale e colore verde quando illuminata con luce naturale.
In casi rari, può diventare la persona stessa la "gemma", ma ha una durata limitata e come svanisce l'effetto, causa stanchezza e spossatezza.*



Peppermint



 

Il 10 settembre sarebbe stata una giornata davvero importante per T/n da ricordare, persino più importante del suo stesso compleanno, e avrebbe custodito quel ricordo come il più prezioso dei tesori, a tutti i costi.
Era nascosto proprio lì, nel profondo del suo cuore.

Quel giorno, oltre ad essere stato il suo punto di svolta, il suo nuovo inizio, fu anche quando la giovine (c/c) incontrò Lui, colui che avrebbe cambiato, per sempre, la sua vita.

Era il suo primo giorno di scuola alla U.A. Academy, considerata la scuola superiore numero 1 per eroismo e, anche, la migliore "Hero Academy" in tutta il Giappone, dopo il Shinketsu, ovviamente.
Ricordava che, nonostante non fosse più una quindicenne alle prime armi, era così su di giri nel poter frequentare quel liceo dallo svegliarsi presto, anzi prestissimo, prepararsi, salutare i suoi zii e arrivare sul posto in largo anticipo.
Il suo primo pensiero quando fu al cospetto dell’imponente istituto, che avrebbe frequentato fino alla fine dell’anno scolastico, era che fosse un grattacielo enorme.

Letteralmente.

Cercò di imprimere nella propria mente quella visione così surreale che, più volte, si era chiesta se questo non fosse un suo ennesimo sogno irrealizzabile, ma capì che fosse tutto vero.
Non stava sognando e la conferma arrivò non appena percepì delle piccole scaglie di Alessandrite uscire timidamente allo scoperto dal suo orecchio sinistro.  
Sorrise nervosamente.

“Ci siamo T/n, è il tuo momento, ora o mai più!”

Con passi decisi, anche se ogni tanto rischiava di cadere con le gambe all’aria, si avviò all’interno del liceo, seguita dal chiacchiericcio degli studenti, chi più giovani e chi meno; agitata com’era, cercò di allentare appena sia il colletto della camicia che il nodo della cravatta, che erano la parte integrante della divisa femminile dello Yuuei.
Era così presa nel suo monologo interiore su come fare colpo con i suoi nuovi compagni di classe e i suoi insegnanti, senza risultare troppo strana o fuori dal normale, da lasciare dietro di sé una scia di piccole pietre preziose, che cambiavano colore in base alla luce riflessa.
Di solito, in tanti licei, nessuno avrebbe accettato l'arrivo di un nuovo studente al terzo anno, proprio perché c’erano in palio varie questioni: gli esami, i tirocini con i vari Pro Heroes, la preparazione della tesi, le attività scolastiche e le varie questioni burocratiche se lavorare come “side kick” da un Eroe Professionista oppure aprire una propria agenzia; insomma, cose del tutto normali per uno studente medio del terzo anno di liceo.

Ma parlando francamente, chi avrebbe mai voluto accettare un nuovo acquisto, proprio all'ultimo anno?
Eppure, era successo.

T/n T/c era stata baciata dalla fortuna e, dopo nemmeno una settimana che si era trasferita con i suoi zii materni aka i suoi fidati tutori a Tokyo, non solo aveva presentato la propria iscrizione allo Yuuei ma aveva anche illustrato al preside Nezu tutto il suo curriculum, della sua vecchia scuola, e a quante agenzie aveva frequentato come assistente o aiutante.
Che dire, aveva fatto proprio un bel figurone.
Ed ora eccola lì, a varcare la soglia della scuola per Eroi più rinomata del secolo ed era pronta a lasciare il segno.
Peccato che stava vagando nei lunghi e criptici corridoi dell'Istituto, in preda a una crisi nevrotica con tanto di tic all’occhio destro, e non aveva la vaga idea di dove diamine fosse la sua classe.

Non ci credo, pensò lei, sapevo che stava andando tutto fin troppo bene.

Ella aveva svoltato un paio di corridoi, scontrandosi più volte nell’insegna dell’infermeria e nel laboratorio della Sezione di Supporto e, anche se aveva provato a chiedere delle indicazioni a qualche studente o un docente che vedeva passare in quel “labirinto”, la mandavano sempre dall’altra parte della struttura.
Ne aveva provate tutte, eppure, non aveva ancora trovato né l’insegna né la porta della 3°A, la classe che doveva, teoricamente, frequentare per tutto l’anno.
Sospirò stanca.    

«Mi sono persa, di nuovo.
Accidenti...!»

Aveva sempre avuto il problema di non sapersi orientare ed erano molte le occasioni che si perdeva in qualunque posto si trovasse, supermarkets, musei, acquari, gallerie d’arte, complice anche il fatto che si distraeva molto facilmente.
Era davvero fastidioso.
Come se non bastasse, aveva rischiato di spezzarsi l’osso del collo più volte inciampando sui suoi stessi passi, facendo ridere alcune studentesse più giovani di lei.
Con le sopracciglia arcuate e le labbra serrate in un ringhio silenzioso, le guardò così male che, inconsciamente, attivò il suo Quirk.
In un battito di ciglia, tutto il suo corpo venne rivestito dalla superfice cangiante e translucida dell’Alessandrite, persino i suoi occhi e i suoi capelli naturali cambiarono colore.
Non fece nemmeno un passo verso quelle ragazzine che scapparono via, con la coda tra le gambe, spintonandosi a vicenda fino a sparire dietro a una porta scorrevole, forse la loro classe.
Assottigliò gli occhi in due fessure e come si accertò che fossero sparite nel suo raggio d’azione, un piccolo ghigno incurvò leggermente le sue labbra sottili.

“Ecco cosa succede se qualcuno mi fa arrabbiare, tsk.”

Si guardò distrattamente il polso destro, ove di solito posizionava un orologio, e quando vide l’orario, sudò freddo.
Doveva ringraziare che fosse ancora nella modalità “armatura luccicante”, perché se avesse sentito il suo cuore fermarsi di colpo, molto probabilmente sarebbe morta per un infarto acuto.

07:56.

«...eh?»

Urlò in una maniera del tutto sgraziata per una ragazza di 18 anni e si mi mise le mani nei capelli, scombinandoli energicamente, incurante se qualcuno l’avrebbe vista o meno in quelle condizioni pietose.

E adesso cosa faccio, pensò lei, sono letteralmente in ritardo!

Nella mente di T/n, un turbine di cattivi pensieri e presagi incomberono nel suo subconscio e si agitò ancora di più quando capì di essere, per davvero, nella merda fino al collo.
Fece quello che, in una situazione disperata, fosse la mossa più intelligente da fare, ovvero correre.
Avendo gli occhi chiusi, T/n non riuscì a vedere dove stesse effettivamente andando e nel fare ciò, andò a scontrarsi quasi di violenza con qualcuno; tanto era forte l’impatto che caddero a terra, l’una contro l’altro.
A giudicare dal suono e dal timbro della sua voce, che nel mentre aveva biascicato qualcosa come “ch’è successo?”, sembrava un ragazzo e aveva la sua stessa età, quanto poteva essere vero anche il contrario.
Dal canto suo, non si era fatta male che lo sconosciuto le aveva fatto da scudo e durante la caduta, non aveva ricevuto nemmeno la più piccola delle crepe; ok che era un po’ stordita, ma non aveva niente di rotto.
Ella non poté nemmeno vedere il viso del suo redentore, prima sbiancarsi di colpo, come se avesse visto un fantasma, e poi subito dopo, avendo realizzato di essere scontrato accidentalmente con una ragazza, riprese man mano colore al viso, fino ad arrivare a un vivido rosso borgogna.

«S-scusami, non ti ho visto…»

«...s-sono morto?»

«Mhmm?»

Come aprì poco a poco le palpebre, sussultò sul posto, sorpresa.
Due iridi verde menta guardavano curiosi e ammaliati, seppur con un velo di spavento e imbarazzo, la figura della giovine, il luccichio che aveva in quello sguardo la fece venire un nodo alla gola e non fu nemmeno d’aiuto quando vide le sue guance colorarsi di rosa, pensando anche quanto fosse carino.
Aveva addirittura le lentiggini, dannazione!
Notò anche da vicino alcune cose interessanti su quel ragazzo timido, come quelle piccole strisce bianche vicino alla gota, come se fossero delle cicatrici vecchie di chissà quanti anni, le ciglia scure, la pelle lievemente rosata e i capelli, spettinati e leggermente corti, erano di un verde ancora più scuro dei suoi occhi, dando l’idea che al tatto dovevano essere morbidi, se non di più.
Tuttavia, realizzò un paio di cose: la prima era che la posizione in cui si trovava adesso con il ragazzo fosse, abbastanza, ambiguo e fraintendibile, percependo pure una muscolatura davvero notevole sotto la divisa maschile dello Yuuei.
La seconda era che l’effetto dell’armatura di Alessandrite non ne voleva proprio sapere niente di sparire, ringraziando mentalmente questo piccolo “ritardo”, visto che, come minimo, il cuore le sarebbe scoppiato nel petto.
La terza, non per questo la meno importante, era che aveva un bel profumo.

Sapeva di menta piperita.

Fresco, frizzante e gradevole, proprio come quello sconosciuto e, diamine, se gli stava dannatamente bene.
Quello non era semplicemente un ragazzo carino, ma era davvero un angelo: insomma, per avere un'aspetto così innocente, era bello da far paura.
Come minimo, pensò ella, mia zia dovrà preparare il mio funerale.

“Ah, che figura di merda ho fatto!
Sei sempre la solita T/n, impacciata e maldestra!”

Fece del suo meglio per ricomporsi e scostarsi gentilmente dal lentigginoso e, come lo aiutò a rialzarsi da terra, biascicò un paio di scuse ovviamente senza smettere di balbettare e mordersi la lingua un paio di volte.

«Scusami di nuovo per prima, davvero…
E-ecco, t-tu…sicuro di star bene?»

Aprì bocca un paio di volte, non riuscendo però a dirgli quale fosse il suo nome, e quando si strinse il lembo della giacca grigia, arrossì appena per l’ennesima figuraccia della giornata.
Lui sorrise dolcemente, tenendo saldo le cinghie del suo zaino giallo sulle spalle, e per poco la ragazza non si sciolse come cera al sole alla vista di quel sorriso, così bianco e genuino.
Cos’era quello, un attentato al suo cuore?
No perché, chiunque fosse questo ragazzo di cui ancora non sapeva il nome, stava davvero dando i numeri alla povera T/n.
Stava avendo troppa overdose di dolcezza e carineria, poverina.
Fortuna che fosse impegnata a sorreggere la sua borsa e bilanciarne il peso, sennò decollava seduta stante fuori dalla finestra, facendo un viaggio di sola andata verso terra e, probabilmente, spaccarsi in due.

«Mi chiamo Izuku... M-Midoriya.
Non preoccuparti per prima, l’importante è che non ti sei fatta male.»

Le si illuminarono le iridi che, in quel frangente, ripresero il loro colore naturale e, inconsciamente, ampliò il suo sorriso arrivando da un orecchio e dall’altro.
Euforica com’era, niente poteva smorzarle il forte entusiasmo che provava in quel momento.
Sapeva il suo nome ora e, anche se non ne capiva il motivo, si sentiva bene, ma davvero bene; come se avesse toccato il cielo con un dito, anzi no, con tutta la mano.
Per la foga, gli prese il palmo stringendolo a sé ermeticamente, facendolo poi oscillare appena con la sua forte energia positiva, senza mai smettere di sorridergli con fare riconoscente.

«T/n T/c, il piacere è tutto mio, Izuku!
Ah, perdonami se te lo chiedo, ma sai dove si trova la 3°A?»

Il rumore della campanella fece zittire di colpo la (c/c), irrigidendo la sua postura e dopo pochi secondi, si unì anche Izuku.
In un battito di ciglia, non fece in tempo a formulare una frase di senso compiuto che venne trascinata, con enfasi, dalla mano del ragazzo, iniziando così a correre, il più velocemente possibile.
Andavano nella stessa direzione, senza sosta e cercavano invano di regolare il respiro.
Fecero del loro meglio per non cadere nelle scale, ma in qualche modo riuscirono a mantenere l'equilibrio.
Tra uno spasmo e un'altro, gli spiegò brevemente che erano in classe insieme e avrebbe fatto bene a seguirlo, perché un certo "Present Mic" aveva un Quirk che poteva fare degli acuti, talmente potenti, da poter lasciare  i timpani  fuori uso.
Le iridi (c/o) guardarono di sfuggita quelle del verdino, il suo nuovo compagno di classe, senza farsi notare e standogli così vicino, potè ancora sentire tra le narici quel buon profumo di menta piperita.
Sorrise.
Aveva appena iniziato il suo ultimo anno di liceo nella maniera più bizzarra possibile e pensò che, molto probabilmente, sarebbe stato così fino alla fine, ma a T/n non era per niente infastidita da tutto ciò.
Poteva dire, con certezza, che c’era una svolta positiva in quella situazione, pressoché, assurda.
Almeno, ha avuto la fortuna di scontrarsi con Lui, con Izuku.
Ella non poteva saperlo, ma anche un certo ragazzo carino, lentigginoso e dal profumo di menta era su di giri di conoscere la sua nuova compagna di avventure, visto che il suo insegnante aveva vagamente parlato del “nuovo acquisto allo Yuuei”.
Non solo voleva sapere tutti i particolari della sua Unicità, che sembrava a dir poco spettacolare quando la usava, sapendo anche che le rispecchiasse perfettamente, ma sarebbero stati insieme con gli altri ragazzi nella buona e nella cattiva sorte, fino al diploma.
Forse era troppo presto per dirlo, ma come la guardava negli occhi, Izuku aveva l’impressione di aver provato le farfalle nello stomaco.

Inconsapevolmente, i due ragazzi si erano lanciati in una scommessa, per giunta pericolosa: avevano ancora quattro mesi per stabilire se quella, piccola, scintilla che provavano nei loro cuori, si sarebbe trasformata o meno in un grosso incendio e dovevano essere preparati, a tutto.
Perché si sa, se il fuoco continuava ad ardere, sempre di più, allora erano davvero nei guai.

Perché si sa, se il fuoco continuava ad ardere, sempre di più, allora erano davvero nei guai

* {Credit artist: 773 from Danbooru}

 

Angolo dell'autor*:

Sono risort* dalle mie ceneri dopo che Fanwriter.it ha sfornato dopo tanto tempo un contest carino e io non potevo in alcun modo non accettare la sfida-
Rieccomi qui, con una nuova one-shot dedicata ad uno dei tanti contest di Fanwriter.it: Back To School 2021 gente!
Oggi ho voluto proporvi, qualcosa di nuovo (in teoria l'avrei finita tutta sabato, ma hey è sforata la mezzanotte mentre facevo il controllo della punteggiatura, ma sono futili dettagli ehehhe) a tema Boku No Hero Academia!
Confesso che non è la primissima fanfic che scrivo di questo fandom, di cui lo amo con la forza di mille soli, ma... diciamo che la primissima storia dedicato a Mha al momento è disponibile su Wattpad.
(prima o poi la aggiornerò anche qui su EFP, ma al momento preferisco aspettare.)
Chi potevo mai scegliere come protagonista della mia storia se non il mio figlio prediletto, aka Broccolo Boy?
Voi non avete la benchè minima idea di quanto lo amo, cioè, fosse per me, mi spezzerei tutte le ossa del corpo solo per lui lmao
Stento a credere di aver raggiunto un nuovo traguardo (personale s''intende) ovvero quello di finire una storia di sole a malapena 2000 parole, in in giorno-
In un giorno che, conoscendomi, ci metto settimane o se non addirittura mesi, miseriaccia-
Questa cosa credevo che non fosse umanamente possibile, giuro sullo Stige che non sto scherzando e chi mi conosce da più tempo, sa quali sono i miei tempi.
E invece, ci sono riuscit* wow-
P I A N G O-
Detto questo, ringrazio ancora Nene e il suo fantastico sito Fanwriter.it, che mi ha rimess* nuovamente alla prova con le mie capacità di scrittura e... nulla regà, se vi è piaciuta la shot, per favore lasciate una recensione se potete: mi farebbe un sacco piacere leggere le vostre opinioni, cosicché io possa migliorare nella scrittura.
Vi saluto per un prossimo aggiornamento di altre ff e shots, e magari qualche altro contest di scrittura.
Baci,
Artemìs

 





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