Ombre dal passato

di eddiefrancesco
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Amy cominciava a sentirsi disperata. «Dal suo punto di vista può anche essere vero, ma i miei occhi non sono nei miei piedi. Sono nella mia testa, che è alta almeno un altro metro e sessanta. Sono più di due metri e mezzo, milord! E quando guardo in giù, sembrano molti di più.» «Allora non guardi in giù» suggerì lui, con voce a un tratto inspiegabilmente tenera. «Si butti.» E quando lei lo fissò inorridita, lui sussurro': «La prenderò». Amy trattenne il fiato. Aveva la strana sensazione che lui stesse parlando di qualcosa di diverso dal saltare da una scrivania. «Ovviamente, se la considera una possibilità troppo rischiosa, posso sempre prenderla in braccio.» Fu il tono dolcemente pensieroso di lui che le fece prendere una decisione. Amy raddrizzo' la schiena e lo guardò severa. «Voglia cortesemente darmi la sua mano, signore.» Fece un determinato passo avanti. «E se dice un parola di questo ad anima v...» La porta si spalanco' e lady Hawkridge entrò con la consueta aria distratta. In bilico sull'orlo della scrivania, Amy alzò la testa di scatto, ondeggio' per alcuni terribili istanti e precipitò in avanti. «Buongiorno, nonna» disse con calma Hawkridge, mentre lei gli cadeva in braccio. «Buongiorno, Marc, carissimo. Come sei stato gentile ad aiutare Amy a scendere dalla scrivania.» Amy emise un suono strozzato e si divincolo' dalle braccia di Hawkridge. La colpì l'assurdo pensiero che l'avesse lasciata andare solo perché nella stanza c'era sua nonna, ma non ebbe tempo di soffermarsi sulla rigidità del suo corpo. L'articolo spiegazzato di giornale scelse proprio quel momento per caderle dalla tasca. Tutti lo guardarono svolazzare sul pavimento. Quando Hawkridge fece per chinarsi a raccoglierlo, Amy si tuffo'. Strappandoglielo da sotto le dita, se lo rimise in tasca. «Una...una ricetta per la lozione Denmark » spiegò, raddrizzandosi come una marionetta alla quale fossero stati tirati i fili di scatto. «Spero non le dispiaccia se ho ritagliato l'articolo, milady. È portentosa contro le lentiggini.» «Non mi spiace affatto, mia cara. Ma...» Lady Hawkridge piegò la testa da un lato. «Lei non ha le lentiggini.» «No, ma è meglio prevenire che curare, non trova? E dato che vado spesso al villaggio sotto il sole, ho pensato...» «Oh, cielo, e io che stavo per pregarla di portare un cesto di indumenti fino a Lavender Cottage» mormorò la contessa, guadagnandosi l'eterna gratitudine di Amy, che non vedeva l'ora di allontanarsi dalla presenza conturbante di Marc. «Ma può prendere il calesse, naturalmente, se non le va di camminare...» «Niente affatto, signora. Scendo volentieri al villaggio, soprattutto quando l'obiettivo è una visita al Cottage.» Sua signoria si illumino'. «So che ha a cuore il nostro piccolo progetto, cara. E i bambini sono sempre così contenti di vederla.» «Vado a prendere il mantello e...» «Sia di ritorno tra cinque minuti, signora Chantry» la esorto' Hawkridge, vedendo che si allontanava a passo deciso verso la porta. «La porto io fino al villaggio.» Per poco Amy non incespico'. «Sta comoda, signora Chantry?» Comoda come può esserlo una che si aspetta inizi l'interrogatorio da un momento all'altro. «Si, grazie, milord. Il suo calesse è molto ben molleggiato.» Hawkridge le lanciò un'occhiata divertita mentre uscivano dai cancelli e svoltavano sulla strada per Ottersmead. «È per questo allora che si aggrappa convulsamente allo sportello. Teme di essere sbalzata fuori al primo scossone.» Amy arrossi' e tolse la mano. «Sono sicura che questa strada non è accidentata.» «Lo credo anch'io. Per questo l'ho presa. Pensavo si sarebbe sentita più tranquilla che sulla strada della scogliera.» Lei batte' gli occhi, chiedendosi se avesse sentito bene. La strada che avevano preso si inoltrava tra i campi e boschi. Era più lunga, e lei aveva pensato che Hawkridge l'avesse scelta per avere più tempo per l'interrogatorio. Invece si era preoccupato delle sue vertigini. «Non so cosa dire, milord. Grazie.» «Sembra sbalordita, signora Chantry. Mi credeva incapace di gentilezza e considerazione?» «N...no, certo che no. Io...»balbetto' lei. «Ieri sera coi suoi nipoti... So quanto è... protettivo nei confronti della sua famiglia.» «Al punto da fare il tiranno.» Il luccichio malizioso nei suoi occhi la fece sorridere. «Capisco che non desideri vedere dei giovani rovinarsi perché un genitore è troppo protettivo e l'altro non abbastanza...»Finalmente fermò la sua lingua impertinente. «Non abbastanza autoritario» finì Hawkridge per lei. «Un'analisi acuta, signora Chantry.» Amy arrossi'. «È un'analisi che non avevo alcun diritto di fare. La prego, mi perdoni, io...» «Può dirmi tutto quello che vuole, signora Chantry.» Il suo sguardo era franco. «Tutto. Su qualunque argomento.» Tutto? Su qualunque argomento? «Uh, milord... La strada? Sta curvando verso destra.» Lui riportò lo sguardo davanti a sé, ma non prima che lei avesse notato il guizzo di una risata nei suoi occhi. «Non era questo che mi riferivo. Voglio che si fidi di me, Amy.» «Mi...mi fido di lei, signore.» «Si? Non si direbbe.» Vedendo che restava in silenzio, cambiò argomento. «Mi dica come ha acquisito un tale intuito riguardo ai rapporti umani. Sua madre era troppo protettiva o troppo debole? Entrambe le ipotesi giustificherebbero un matrimonio quando era ancora una bambina.» «Avevo diciassette anni!» protesto' Amy indignata. «E mia madre non era né protettiva né debole. Anzi, non ebbe nulla a che fare col mio matrimonio.» «Ha deciso tutto da sola?» «Non avevo scelta, signore. La mamma fu malata per molto prima di morire. Io dovevo pensare a entrambe.» «È abituata a cavarsela da sola, vero? La sua non è una questione di fiducia, anche se non la concede facilmente. È una questione di indipendenza. Quello che vorrei che capisse è che non è più necessario che sia così.» «Perché no?» La pazienza di lui aveva un limite. «Perché vive sotto la mia protezione, accidenti! E se si trova in qualche past...» «Non vedo perché dovrei smettere di combattere le mie battaglie solo perché vivo in casa sua. Lei non si appoggia a nessuno.» «È diverso. Sono un uomo.» Sbotto' lui. «Una ragione in più per mantenere la mia indipendenza! Quando comanda un uomo, di solito succedono dei disastri.» Ribatte' Amy. «È per questo che ha mentito riguardo a quel ritaglio di giornale, poco fa? Per evitare dei disastri?» Lei sbatte' all'indietro contro il sedile come se lui avesse lanciato i cavalli al galoppo. «Forse avrei dovuto spiegarle meglio, signora Chantry, le conseguenze di questo suo continuo giocare con la verità.» Lei degluti'. «Lasci che le dica, milord, che una richiesta di fiducia perde buona parte della sua efficacia quando è immediatamente seguita da una minaccia! Si, ho mentito riguardo a quel dannato pezzo di carta, e lei avrebbe fatto lo stesso al mio posto.» Hawkridge tirò bruscamente le redini e si girò verso di lei. «Vorrebbe chiarire meglio questa affermazione?» Lei degluti' ancora. «Intendevo semplicemente dire che usa le stesse bugie... sociali, che usiamo tutti per non ferire i sentimenti degli altri.» Con suo sollievo, l'espressione di Hawkridge si ammorbidi'. «Chi voleva proteggere, signora Chantry? E perché?» Lei strinse le labbra e alzò il mento. «Non le consiglio di guardarmi così, signora Chantry. Le conseguenze potrebbero superare le sue aspettative.» «Altre minacce, signore?» «Accidenti, Amy, era preoccupata per qualcosa... E non mi riferisco a quel dannato ragno. Avrà voluto risparmiare i sentimenti di mia nonna. Dei miei le importa certo meno. Vorrebbe lasciar perdere la sua sfiducia nei confronti del sesso maschile e dirmi che diavolo c'era su quel ritaglio?» Amy sospirò. Hawkridge era capace di restare lì in mezzo alla strada finché non avesse avuto le sue risposte. Poteva anche dargliene una. Se poi lui avesse chiesto di vedere il ritaglio, gli avrebbe detto che lo aveva bruciato.




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