Sweet Home Baker Street [Traduzione di Liriel4444 e T'Jill]

di All_I_Need
(/viewuser.php?uid=1183824)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Capitolo 15

Baker Street, dolce casa

Capitolo 15

John arrivò a casa con il cuore pesante. Le sue stesse reazioni di quella sera gli avevano fatto capire che tutta quella situazione stava andando fuori controllo. Era stato così preso dal ricostruire la propria amicizia con Sherlock, che aveva completamente dimenticato di prendere in considerazione lo strascico di altre emozioni che lui associava al proprio migliore amico.

Doveva porre un freno alla cosa prima che Sherlock avesse la possibilità di accorgersene - o peggio, Mary. Non era giusto neanche per lei, e John sapeva di aver già stabilito la propria strada. Aveva bisogno di qualcuno che fosse suo, qualcuno sicuro, qualcuno le cui possibilità di morire e di lasciarlo indietro non erano minimo al 30 per cento in ogni dato giorno.

C'era un limite al tempo in cui poteva illudersi e dopo il piccolo sfogo di Sherlock di quella sera, non aveva senso lasciarsi scivolare più a fondo in quella particolare tana di coniglio.

"Devo andare a trovare Sherlock domani, – annunciò a Mary non appena si fu tolto il cappotto e le scarpe – per risolvere alcune questioni in sospeso."

"L'hai visto proprio stasera, – protestò Mary – È davvero necessario?"

"Temo di sì. E potrò anche ritirare l'assegno", rifletté John, ricordando improvvisamente il motivo per cui aveva accettato di accompagnare Sherlock in quell’indagine.

Ciò suscitò l'interesse di Mary: "Quale assegno?"

Lui sorrise e si sedette accanto a lei sul divano, circondandola con un braccio e ricordando con fermezza a stesso che questo era ciò che desiderava: "Stasera abbiamo avuto un cliente privato. Di solito sono abbastanza noiosi, ma pagano bene. Abbiamo ottenuto un assegno davvero generoso che di solito dividiamo a metà. È più che abbastanza perché tu ed io possiamo avere una luna di miele assolutamente splendida. Quindi stavo pensando che forse potremmo dare un'altra occhiata a quell'hotel di cui mi hai accennato l'altro giorno."

Mary alzò la testa per guardarlo, con gli occhi lucenti: "Davvero? Oh John!"

Lo baciò e lui sorrise, deliziato dalla sua gioia: "Sì, davvero. Dai, prendi il tuo computer portatile. Andiamo a dargli un altro sguardo."

Trascorsero la serata accoccolati insieme sul divano, scorrendo i siti web degli hotel e provando a decidere quale preferivano. E, anche se andarono a letto abbastanza presto, ci volle molto tempo prima che si addormentassero davvero.

E John cercò di non pensare affatto a Sherlock.

*****

Il giorno dopo vide John arrivare a Baker Street poco prima di mezzogiorno, sorridente e felice del proprio posto nel mondo. Era una bella giornata, la sua fidanzata era felice, la sua amicizia con Sherlock era tanto solida quanto poteva sperare, la pioggia della notte era cessata ed era deciso a non permettere alla propria stupidità di ostacolarlo ancora. Certe cose era meglio che rimanessero sepolte, dove non potevano fare danni.

Fece le scale a due a due e trovò Sherlock in piedi accanto al caminetto, che si esaminava allo specchio con uno sguardo piuttosto critico. Indossava uno dei suoi completi più belli e una camicia che John non gli aveva mai visto indosso, che risaltava in modo impressionante contro la sua pelle pallida.

"Devi uscire?" chiese John, indicando l'insieme.

Sherlock lo guardò sbattendo le palpebre e gli rivolse un sorriso smagliante: "Oh, John! Appena in tempo, volevo la tua opinione su una cosa."

"La mia opinione?"

"Sì. Il mese prossimo è il compleanno di mia madre e per l'occasione sta organizzando un grande evento. Di solito non sono il mio forte, come ben sai. – fece una smorfia – Essere gettato nella stessa stanza insieme a tutti quei familiari, che si vorrebbero evitare, è a dir poco una tortura."

John rise: "Non saprei dire. A cosa ti serve la mia opinione, allora?"

"Ho bisogno di sembrare straordinario, – disse Sherlock – E intendo... come dicono i giovani? Bello da morire. Assolutamente sbalorditivo, è quello a cui sto puntando, John."

John sbatté le palpebre: "Va bene..."

"Ho bisogno che tu mi dica quale di queste camicie mi sta meglio, – spiegò Sherlock – Questa? – fece un gesto riferito a se stesso – O un’altra che ho nell’armadio."

"Uh..." John esitò. Se gli avessero chiesto la sua sincera opinione, avrebbe dovuto dire che Sherlock sembrava sempre bello da morire. Non importava di che colore fosse la camicia che indossava. Ma ovviamente non poteva dire qualcosa del genere ad alta voce. Avrebbe rivelato troppo. E peraltro, non era una cosa da farsi: "Ti rendi conto che non sono per niente esperto di moda, vero? Voglio dire, ti lamenti piuttosto spesso dei miei maglioni."

Sherlock accantonò l'obiezione con un cenno: "Sì, sì, ma almeno tendi ad apprezzarla negli altri."

John non poteva discutere: "Va bene, sì. Fammi vedere l'altra."

Sherlock gli sorrise e balzò in piedi: "Dammi cinque minuti. Oh, e il tuo assegno è sul tavolo da cucina, serviti."

Scomparve in fondo al corridoio e nella sua camera da letto. Scuotendo la testa, John intascò l'assegno senza nemmeno guardarlo e si mosse per sedersi sul divano. Sembrava che fosse incappato per caso in una sfilata di moda. Non riusciva a ricordare che Sherlock avesse mai chiesto apertamente la sua opinione sul suo aspetto tranne per un motivo, che di solito era più sulla falsariga di ‘pensi che io assomigli abbastanza a una persona che è stata appena picchiata o dovrei aggiungere altro sangue finto?'. La moda non aveva mai giocato un ruolo nella cosa, fino a ora.

Be', poteva assecondare Sherlock in questo e poi tornare alla ragione originale per cui era venuto.

E poi Sherlock tornò in salotto e disse: "Bene, che cosa ne pensi di questa qui?" e John alzò lo sguardo e perse il filo dei pensieri proprio come aveva fatto il giorno prima.

Sherlock indossava uno smoking nero che aveva un leggero luccichio sui risvolti e sotto portava una camicia color prugna simile a quella che aveva anni prima. La riempiva molto meglio, ora, e sembrava assolutamente stupendo.

John rimase a bocca aperta: "Uh..."

Sherlock si girò una volta e John scoprì che il suo sguardo si era abbassato un po' prima di rialzarlo frettolosamente alla testa di Sherlock: "O è meglio l'altra? – chiese Sherlock, sembrando insicuro – La mamma ama così tanto mettermi in mostra, solo il cielo sa perché, e voglio che sia contenta."

John deglutì: "Beh, se ti mette in mostra con questo vestito qui, probabilmente avrete gente che formerà una coda disordinata, - riuscì a dire – Quel tizio della raccolta fondi di ieri avrebbe avuto un attacco di cuore."

Sherlock arrossì: "La pensi così?"

"Sono convinto al 100%. – lo rassicurò John e cercò di placare il disagio nel proprio stomaco a quel pensiero – Non potresti essere più mozzafiato neanche se ci provassi."

Con sua sorpresa, il rossore di Sherlock si fece più intenso. "Devi saperlo, – ribadì John, consapevole di stare camminando su un ghiaccio molto sottile – Voglio dire, possiedi un specchio. Devi sapere che sei bellissimo."

Sherlock scosse la testa: "John, ho la faccia più strana del mondo."

John rise: "Davvero, non capisci proprio. Sono sicuro che alcune persone non sarebbero d'accordo con me, ma chi cazzo se ne frega di loro? Tua madre sarà assolutamente deliziata, se ti presenti vestito così."

"Grazie, – disse Sherlock dolcemente – Mi assicurerò di indossare questo, allora."

"Sì," disse John, lasciando che il suo sguardo vagasse di nuovo su Sherlock. Ebbene, l'uomo l'aveva praticamente invitato ad ammirarlo, giusto? Dio, era spettacolare: "Sì, per favore."

Beh, presto qualcuno avrebbe notato che Sherlock era stupendo e avrebbe fatto uno sforzo per riuscire a conoscerlo e scoprire quanto fosse davvero fantastico. Forse per il momento in cui John sarebbe tornato dalla sua luna di miele, Sherlock avrebbe trovato qualcuno che lo apprezzasse nel modo giusto. Ma d'altra parte, lui aveva già detto che non lo voleva, no?

Il pensiero dei potenziali ammiratori di Sherlock gli ricordò il motivo per cui era lì. John si prese un momento per spingere in basso quella gelosia irrazionale.

"Comunque," iniziò, e poi esitò.

"Oh sì, – disse Sherlock, voltando le spalle allo specchio in cui si era esaminato di nuovo in modo critico – Di che cosa volevi parlare?"

John si schiarì la gola: "Mi stavo solo chiedendo se non pensi che sia giunto il momento."

"Il momento per che cosa?" chiese Sherlock e c'era qualcosa nel suo tono che John non riuscì ad analizzare.

"Il momento che tu firmi i documenti, – ribatté John, perché non c'era altro modo di esprimerlo. Non riusciva quasi a costringersi a guardare Sherlock mentre parlava – È ovvio che siamo riusciti a salvare la nostra amicizia e sono sicuro che non andrò da nessuna parte. Tu hai già promesso lo stesso. E Mary sta diventando impaziente, a dirti la verità. Speravamo in un matrimonio estivo in modo da poter sfruttare al massimo il beltempo britannico e il tempo sta per scadere."

Silenzio.

John alzò lo sguardo e trovò Sherlock che lo fissava, il viso completamente inespressivo.

"Devi essere d'accordo che è ben oltre il tempo, – dichiarò, quando divenne chiaro che Sherlock non avrebbe detto nulla – È ridicolo trascinarlo più a lungo."

"Davvero?" domandò Sherlock, la voce atona.

John aggrottò la fronte: "Sì, è stato ridicolo dal momento in cui ho scoperto l'intera faccenda, Sherlock! I migliori amici non si sposano a caso per scherzo!"

Gesticolava in modo furioso con le braccia mentre parlava, sperando che Sherlock non vedesse le sue mani tremare.

"No, – disse Sherlock – Suppongo di no."

John annuì: "Bene. Sono contento che tu sia d'accordo. Quindi per favore firma quei dannati documenti così che io possa riavere la mia vita in ordine e iniziare a pianificare il mio vero matrimonio."

Sherlock fece un mezzo passo indietro e intrecciò le mani dietro la schiena: "John, davvero non capisco perché tu sia così risoluto a sposarla."

"Perché, – ribatté John adagio, misurando attentamente ogni parola – voglio essere sposato con qualcuno che mi ama."

Sherlock aprì la bocca, ma John era troppo concentrato nel trovare le parole per notarlo: "Qualcuno che io possa ricambiare."

Passarono tre secondi. Poi cinque. Poi Sherlock si voltò bruscamente dall'altra parte.

Entrò in cucina, con la schiena dritta come un fuso, e tirò fuori i documenti del divorzio da un cassetto, che John era abbastanza sicuro che contenesse anche diversi abbassalingua e una manciata di scovolini.

Sherlock prese una penna da qualche parte e, con completo sbalordimento di John, firmò in modo rapido. E poi, ancora stranamente senza parole, entrò nella propria camera da letto e si chiuse la porta alle spalle in modo abbastanza fermo da mettere in chiaro che non aveva intenzione di tornare fuori.

John lo segui con lo sguardo, stupefatto. Era stato più facile di quanto aveva pensato che sarebbe stato.

Si alzò, entrò in cucina e prese i fogli. Eccola lì: l’inconfondibile firma di Sherlock, un po' irregolare a causa della rapidità con cui aveva firmato, ma proprio riconoscibile come la sua.

John sospirò e schiacciò giù la strana sensazione che aveva nel petto a quella vista.

Arrotolò i fogli, li mise nella tasca interna della giacca e se ne andò. E poi trascorse l'intero viaggio in taxi chiedendosi perché avere ottenuto l'unica cosa che aveva desiderato negli ultimi due mesi o giù di lì non lo rendesse felice.

 

 

 

NdT

Beh, John caro, come direbbe Gigi Marzullo, visto che ti fai la domanda (finalmente quella giusta), datti pure la risposta (possibilmente altrettanto giusta).

So che la situazione appare abbastanza (molto) disperata e che John sembra così deciso ad andare dritto per la propria strada, da fare quasi venire voglia di sbattere la sua testa (accidentalmente) contro il muro, in modo che impari a vedere e a capire. In modo che comprenda che non si deve lasciare guidare solo dalla paura di soffrire ancora, ma che deve avere fiducia in Sherlock, perché Sherlock lo ama. Esattamente come lui (John) ama Sherlock.

Abbiate fede. All_I_Need non ama Mary. Adora John e Sherlock. Insieme.

Grazie a garfield73 e a T Jill per le loro bellissime recensioni.

So che sono sempre in arretrato con le risposte e vi chiedo scusa, anche per il ritardo nella pubblicazione del capitolo. Dire che è un pessimo periodo è un eufemismo, ma non voglio interrompere questa traduzione perché è un raggio di sole in un momento pieno di nebbia grigia.

Se avessi pubblicato il capitolo nel giorno giusto, ne avrei approfittato per fare gli auguri a Martin Freeman, che mercoledì 8 settembre 2021 ha raggiunto il mezzo secolo.

Non prometto più di aggiornare in un giorno preciso e mi scuso perché non è da me, ma non posso proprio fare diversamente. Prometto, però, di portare a termine la traduzione di questa storia, perché lo meritate tutti quanti.

Ciao ciao.

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3992675