Vento d'Australia

di Francyzago77
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Disperato in cortile Abel si bagnava la testa alla fontana mentre Arthur, preoccupato, lo raggiungeva.
-Non avresti dovuto picchiarla – gli disse – e non puoi costringerla a sposare chi non ama.
-Io non accetto questa situazione Arthur – disse Abel con foga – se non ama Peter imparerà ad amarlo, in fondo se stava con lui un po’ di bene gli voleva.
-Ma ha capito che non lo ama! È stato meglio così, avrebbe avuto un matrimonio infelice – esclamò Arthur con fermezza.
-E con chi sarà felice? Con quello? – gridò Abel – Non ha perso tempo, vedrai come la farà soffrire!
-Non far riaffiorare la tua gelosia per Lowell – gli consigliò Arthur – ormai appartiene al passato.
-Qua non si tratta del passato – affermò Abel – è un problema presente ed è meglio per tutti se sposi Peter.
-Non lo permetterò – disse bruscamente Arthur – sarà infelice! 
-Lascia fare a me! – sentenziò Abel – Agisco solo per il suo bene.
-Questo non è il suo bene – sottolineò il fratello – ma ciò che tu vorresti per lei. E non è detto sia la miglior cosa.
-Sono suo padre – continuò l’altro – so cosa fare!
-Basta Abel! – gridò Arthur spazientito – Cerca di ragionare, non puoi decidere tu sul suo futuro.
-E invece sì! Come padre pretendo di farlo! – fu la sua risposta.
-Ti ricordo – lo incalzò il fratello – che forse non sei tu il vero padre di Sophie.
Abel allora, ferito nell’orgoglio, buttò Arthur con le spalle al muro urlandogli in faccia:
-Tu rinunciasti a Sophie, io sono suo padre e basta! È mia figlia!
In quel momento si sentì il rumore di un cavallo, era Eric che rientrava con Daisy.
-Che succede? – chiese vedendoli lì, al buio.
I due inizialmente non risposero, poi Arthur disse a suo figlio:
-Niente, stavamo rientrando in casa.
I ragazzi entrarono e videro Georgie sconvolta che piangeva disperata sostenuta da Maria.
Eric si preoccupò e sua madre iniziò a raccontargli cosa era accaduto.
Anche Daisy ascoltava mentre Arthur, scosso per la discussione con il fratello, si era messo in piedi accanto alla finestra in silenzio.
-Provo a parlare con Sophie – esclamò Eric dopo aver sentito attentamente tutto il racconto di quella serata. 
E salì le scale velocemente. Bussò alla porta della camera.
Sophie – chiamò – sono Eric, mi fai entrare?
-Non voglio vedere nessuno – fu la risposta, fra i singhiozzi, della ragazza.
-Per favore, così ti sentirai male, fammi entrare – insistette lui.
Non sentendo più nulla si appoggiò pazientemente al muro, attendendo.
Dopo poco bussò nuovamente.
Tra le lacrime Sophie acconsentì ad aprire la porta ed Eric entrò.
La trovò rannicchiata sul letto, era così fragile e indifesa che lui s’intenerì subito.
Si mise seduto su una sedia, senza parlare, fu lei che, tirando su il volto, con gli occhi umidi gli disse:
-Cosa ti hanno detto?
-Tua madre nulla – rispose lui – piangeva! Mia madre mi ha raccontato cosa è successo.
-E mio padre? – chiese Sophie ancora scossa da quello schiaffo.
-Non l’ho visto, è fuori. Meglio non parlarci – ammise Eric.
Lei si calmò un poco, si asciugò le lacrime e fissò il cugino che intanto si era alzato e guardava fuori dalla finestra.
-Che vuoi fare? – le domandò lui.
Sophie non si aspettava quella domanda, dopo un iniziale tentennamento rispose.
-Non voglio sposare Peter ma papà ha detto che domani … 
-Sono d’accordo con te – la interruppe lui – anche se mi dispiace immensamente per il mio migliore amico, se non lo ami, è giusto così. E l’altro ragazzo?
-Percy? – sussurrò lei – Percy l’ho conosciuto da Olivya Banty e mi è entrato nel cuore, da subito. È stato come un uragano travolgente, impetuoso e inaspettato. Avevo dei forti dubbi sul mio matrimonio, già da prima d’incontrarlo ed ora voglio stare con lui.
Eric la guardò intenerito, le disse:
-Spero non ti faccia soffrire Sophie!
-Sembri mio padre – rispose piccata lei.
-Oh no – disse lui – tuo padre era fuori di sé, io sono calmo ma ti dico di non illuderti!
Poi, avendo visto che lei non rispondeva, continuò:
-Tuo padre non sopporta anche il fatto che Percy sia il figlio di Lowell.
-Ma chi è questo Lowell, tu lo sai? – gli chiese Sophie.
-È stato il primo amore di tua madre – le rispose tranquillamente Eric – così mi hanno detto.
-Questo spiega tutto – esclamò lei – ed io che ho sempre creduto che la mamma avesse amato soltanto il papà!
-E Percy è anche il figlio della cugina di mia madre – continuò Eric.
-Tu non ne sapevi niente? – gli domandò Sophie incuriosita. 
-No – rispose lui con rammarico – lo sai che mia madre non parla mai della sua famiglia. Ci sono abituato ormai, non le chiedo più nulla.
-Eric – disse Sophie decisa e seria – le colpe dei genitori non devono ricadere sui figli, non trovi?
-Penso tu abbia ragione – affermò lui – ma indipendentemente da questo non credo che il tuo Percy si sia comportato molto seriamente. E sai a cosa mi riferisco.
-L’ho voluto anch’io – disse prontamente Sophie.
Questa volta Eric non rispose, tornò seduto e pensò che Sophie non si sarebbe tolta facilmente dalla testa quel ragazzo.
Lei si alzò, gli andò vicino e sussurrò:
-Eric aiutami, mio padre vuol farmi sposare per forza Peter. Domani vuole andare dal prete per trovare una data disponibile più vicina, non l’ho mai visto così furioso, mi fa paura.
Lui la guardò, l’aveva sempre sostenuta e aiutata, fin da quando erano bambini e non se la sentì di abbandonarla proprio in quella circostanza così delicata.
-Ascolta – le disse – l’unica cosa che posso fare è andare a parlare con Peter. L’avrei comunque fatto perché immagino stia soffrendo e non lo merita. Cercherò di andare domattina presto da lui, prima di tuo padre, gli spiegherò tutto, vedrai non accetterà mai di sposarti contro la tua volontà. Sophie non sei stata sincera con lui e questo mi dispiace molto.
-Lo so, ho sbagliato – disse lei rattristata – avrei dovuto non accettare da subito la sua proposta di matrimonio.
Eric andò verso la porta. 
-Grazie – gli disse Sophie.
-Tu però – affermò lui girandosi – assicurati che quel Percy faccia sul serio, altrimenti darò man forte a tuo padre per distruggerlo.




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