Forgive me, father, for I have sinned
Titolo:
Forgive me, father, for I have sinned
Autore: My Pride
Fandom: Batman & Robin
Tipologia: One-shot
[ 642 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Bruce
Wayne
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Malinconico
Avvertimenti: What
if?, Hurt/Comfort
Writeptember: 3.
Qualcosa va storto || Bonus. Immagine (X carezza la fronte di Y,
sdraiato sul letto)
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
Bruce
sfiorò la fronte di Damian delicatamente, carezzando la
fasciatura che la ricopriva.
Con le labbra serrate, passò
in rassegna le ferite che aveva riportato, soffermandosi sulla frattura
al braccio che Alfred aveva diligentemente ingessato e assicurato alla
spalla con una spessa fasciatura. Per quanto il figlio fosse
lì, nel suo letto, completamente al sicuro e vegliato dal
suo cane, Bruce non poteva fare a meno di pensare che aveva rischiato
di perderlo per una singola frazione di secondo.
Era andato tutto storto. Niente di
ciò che aveva programmato era andato secondo i piani,
né tantomeno l'aveva sfiorato il pensiero che Damian potesse
uccidere Nessuno proprio sotto i suoi occhi. Quando, in completo stato
di shock, gli aveva chiesto cosa avesse fatto, Damian si era limitato a
sussurrare con voce rotta che aveva fatto ciò che doveva
fare, ciò che aveva bisogno di fare, per aiutarlo a
proteggere il loro castello. Erano state queste le parole che aveva
usato, parole che avevano colpito Bruce come un pugnale in pieno petto,
poiché Damian aveva continuato a mormorare che non avrebbe
voluto deluderlo, che non avrebbe voluto mentirgli, delirando e
biascicando parole che non aveva capito per tutto il tragitto che li
aveva separati dal ritorno alla caverna.
Nel terrore del momento, con il corpo
sanguinante di Damian fra le braccia e il respiro che si affievoliva,
aveva finito col prendersela persino con Alfred e ad urlargli di
pensare al figlio, salvo poi scusarsi nel rendersene conto; aveva
ciondolato lontano, lasciando che Alfred si occupasse di lui, e aveva
cercato di scendere a patti con ciò che era successo, ma non
aveva resistito: era crollato riverso a terra a sua volta, e il buon
vecchio Alfred, canzonandolo bonariamente, si era occupato anche di
lui. Adesso che avevano riportato Damian in camera sua, la mano con cui
Bruce lo stava carezzando non smetteva di tremare.
Perdonami, padre, perché ho peccato. Damian
l'aveva fissato negli occhi e, con le dita ancora conficcate nel cranio
di Ducard, aveva pronunciato quelle parole con voce tremante,
terrorizzato probabilmente dal giudizio che avrebbe potuto avere di lui
per aver tolto la vita ad un uomo. E mentre sedeva al capezzale del
figlio, le parole che aveva sussurrato dinanzi al quadro dei suoi
genitori risuonavano ancora e ancora nella sua testa, come il lamento
acuto di una banshee che piangeva per le loro sorti: le mani sporche
del sangue di Ducard avrebbero dovuto essere le sue.
_Note inconcludenti dell'autrice
Anche
questa storia, come alla fine tutte quelle che sto scrivendo in questo
periodo, partecipa alla
challenge #writeptember
indetta sul
gruppo facebook Hurt/comfort
Italia.
Una cosa piccola piccola e corta corta sul mio arco narrativo preferito
di Batman & Robin (una delle pochissime serie che sopporto dei
N52.
Grazie Rao per le piccole cose create da Tomasi), ho voluto soffermarmi
soprattutto su ciò che ha provato Bruce in quel determinato
momento senza inoltrarmi in spiegazioni troppo lunghe, visto che alla
fine sono presenti già sul fumetto in sé. Ho
citato una
banshee semplicemente per le origini della famiglia Wayne, che pianta
radici nelle Highlands della Scozia.
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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