熱 - Calore

di daffodil_damask
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Hao sorrise con superiorità. «Davvero speravi di sconfiggermi? Davvero?» Disse, assaporando la drammaticità di quelle parole.

Lyserg rimase immobile. In circostanze diverse lo avrebbe attaccato, ma qualcosa lo bloccava.

L'altro sciamano continuò con aria sorniona. «Ti sei chiesto che fine hanno fatto i tuoi amici?» Un odioso sorriso accompagnava le sue parole, rendendole ancora più sgradevoli.

L'inglese sentì il retro del collo raggelarsi. La sua mente rifiutò con tutte le forze il pensiero che voleva farsi strada tra le sue insicurezze.

«Il Grande Spirito è stato… costretto ad accettare le loro anime. Dopo quello che i loro corpi hanno passato durante le ultime ore di vita dubito che sarebbero riuscite a rientrare ognuna nel proprio contenitore,» concluse Hao con una risata compiaciuta.

Lyserg era inorridito. Il ribrezzo fece spazio in poco tempo alla furia: anche se erano stati suoi avversari, gli altri Guerrieri erano stati anche suoi amici. Raccolse la forza per reagire e creò l'Over Soul con Morphin, in collera quanto lui. «La pagherai!» Urlò, preparandosi allo scontro.

L'altro, in risposta, sfoderò uno dei suoi sorrisi più tranquilli e al contempo più inquietanti. «Non avere fretta, Lyserg. Non hai ancora sentito il finale.» Lo Spirito del Fuoco immobilizzò nella propria mano lo sciamano inglese e il suo spirito prima che potessero agire in alcun modo. Hao mosse qualche passo verso il prigioniero, riducendo gli occhi a fessure. «I tuoi genitori sono morti in un incendio, ricordo bene?»

Sul volto di Lyserg balenò la disperazione.

«Sarà un finale lento e doloroso,» aggiunse Hao, beandosi dell'espressione quasi implorante del piccolo moscerino che aveva davanti.

Prima che Lyserg potesse obiettare lo Spirito del Fuoco incendiò i suoi vestiti. La lunga veste bianca si accese come imbevuta di benzina e schiacciò il ragazzo trasformandolo in una torcia vivente.

Hao non distolse nemmeno per un attimo lo sguardo da quello spettacolo. Godette ogni secondo, ghignando sadicamente, deliziato dalle urla strazianti del giovane la cui pelle veniva lentamente deformata dalle ustioni.

 

«Kanna… lo senti anche tu?»

La donna smise di bere la propria birra. Marion accennò a una voce che gridava in lontananza, forse maschile. «Mi sembra famigliare,» continuò la più giovane. Kanna rimase in ascolto, poi alzò le spalle e riavvicinò la lattina alle labbra.

«Io non sento nulla.»





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