One in a Million

di Clementine84
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~ Un anno dopo ~

 

Mi guardai intorno, nella sala gremita di gente, scrutando i volti delle persone che sedevano al tavolo con me. Joey e Philip, elegantissimi nei loro smoking. Arthur che stringeva la mano di Bridget, che gli sorrideva, felice e bellissima, nel vestito rosso scollato. William che sussurrava qualcosa all’orecchio di Lizzie, le guance fianco a fianco. Brenda che beveva un sorso di vino bianco e Sean che parlava con Craig, sghignazzando per qualche battuta che sicuramente avevano fatto su qualcuno degli ospiti presenti. Ero felice. Se un anno prima qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata seduta a un tavolo alla premiazione di uno dei premi fotografici più importanti del mondo, circondata dai miei amici e insieme a due famosi cantanti, gli sarei scoppiata a ridere in faccia. Ma la vita era curiosa. E il destino tesseva trame intricate e, spesso, incomprensibili. Una delle foto che Peter ci aveva scattato il giorno che Craig era venuto a cercarmi a Kabul, dopo l’attentato all’albergo, era stata scelta come copertina di Time Magazine e successivamente candidata al World Press Photo of the Year. Già la sola candidatura significava entrare a far parte dei fotografi di attualità più acclamati al mondo ma, contro ogni più rosea aspettativa, la foto di Peter si era aggiudicata il primo posto e, quella sera, si teneva la cerimonia di consegna del premio. Peter ci aveva invitati tutti, specialmente me e Craig, in quanto soggetti dello scatto. In realtà, solo lui e i nostri amici sapevano che le due persone che si baciavano sullo sfondo delle rovine del Kabul Star Hotel eravamo noi, perché nella foto si potevano scorgere solo le nostre silhouette, poiché lo scatto era stato preso contro luce a causa di un raggio di sole che aveva inaspettatamente squarciato le nuvole che coprivano il cielo di Kabul, quel giorno, conferendo alla composizione un che di mistico. Ma noi lo sapevamo e questo bastava. Craig aveva mantenuto la promessa e, da quel momento, non mi aveva più lasciata. Jo mi aveva cambiato mansioni, spostandomi dai conflitti alla scena musicale, così riuscivo a vedere Craig molto più spesso. Ogni volta che era a Londra per impegni con la band, il che succedeva piuttosto spesso, Craig non stava più in albergo o nell’appartamento di Sean, ma veniva a stare da me. La nostra relazione andava a gonfie vele e lui aveva iniziato a parlare di trovare un appartamento più grande dove trasferirci insieme, magari vicino a quello di Sean.

Quando il nome di Peter venne annunciato e lui si recò sul palco per ritirare il premio e pronunciare il breve discorso di ringraziamento di rito, sentii la mano di Craig stringere la mia sul tavolo. Mi voltai a guardarlo e gli sorrisi. Lui ricambiò. Un istante dopo, lasciò la mia mano per applaudire il nostro amico e mi accorsi che mi aveva messo qualcosa sul palmo. Abbassai gli occhi, per vedere di cosa si trattasse, e trovai un anello, un semplice cerchio di oro bianco con un piccolo diamante. Spostai lo sguardo su Craig e lo fissai, a bocca aperta. Lui mi sorrise.

“Vuoi?” sussurrò.

Annuii. “Certo che voglio” risposi, con gli occhi che mi brillavano di felicità.

Lui prese l’anello dal palmo della mia mano e me lo infilò al dito, baciandomi dolcemente il dorso della mano. Lo tirai a me e posai le mie labbra sulle sue. Rebecca MacLuis. Sì, suonava proprio bene.





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