Capitolo I
Tutto a posto?
La
ragazza bruna uscì frettolosamente dalla camera che si
affacciava sul lungo e buio corridoio dell'appartamento costruito
negli anni del boom edilizio e si diresse verso il bagno.
Un'inquietudine sorda la tormentava mentre passava davanti alle porte
chiuse delle altre stanze. Avvolta nel silenzio delle sei del
mattino, poteva
sentire chiaramente il battito accelerato del suo cuore.
Raggiunto finalmente il bagno si
sfilò la succinta sottoveste con cui aveva dormito, poco a
dire il vero, e si concesse una doccia veloce.
L'acqua calda ebbe su di lei un
effetto calmante, il battito cardiaco rallentò, ritornò
quasi normale.
Ma non era il caso di rilassarsi
troppo, doveva vestirsi velocemente e uscire di lì al più
presto.
Scostò
la tenda della doccia, uscì un po' infreddolita e si avvolse
nell'asciugamano. Alzò lo sguardo per cercare il phon e si
accorse che una creatura alata, completamente nera e dagli occhi
rossi, la fissava attraverso lo specchio.
“Aaaaaah!”
urlò terrorizzata.
"Aaaargh, che cavolo
succede!" urlò a sua volta la creatura.
Alba si voltò costernata
"Per la miseria Aza, ma perché diavolo hai questo aspetto
spaventoso?"
Azaele si guardò allo
specchio "Ops, scusa tesoro, ero mezzo addormentato e ho fatto
un po' di confusione con il mio aspetto infernale…" si
interruppe e fece un piccolo sorrisetto ammiccante mentre tornava
umano.
"Di un po', ma sei nuda lì
sotto?" domandò avvicinandosi.
"Aza,
non ci provare, devo andare a lavoro e sono spaventosamente in
ritardo. Oggi abbiamo pure un incontro di allineamento
attività
con Veggetti. Lo sai che entro in ansia quando c’è lui
di mezzo!"
“See,
hai paura di quell’idiota?” ridacchiò il demone
agguantando l'asciugamano che la copriva e tirandoglielo via con un
gesto elegante.
"Aza… ti ho detto
che…" non riuscì a finire la frase perché
si ritrovò schiacciata contro il muro, con Azaele che le
baciava il collo.
"Aza dai, lo sai che devo
timbrare prima delle otto!"
"E allora? Sei una strega,
correggi la timbrata, no?" replicò Azaele sollevandola
senza sforzo e portandosi le sue gambe intorno alla vita.
Alba sospirò e provò
ancora a protestare ma con meno convinzione "Odio quando provi a
tentarmi, fermati subito!"
"Ti amo da morire!"
sussurrò il demone continuando a baciarla.
"Aza… io…
devo… dovrei… Oh, per la miseria!" si lamentò
Alba capitolando completamente.
In fondo che male c'era a
correggere la timbratura di qualche minuto?
#
Michele era ancora mezzo
addormentato quando cominciò a sentire dei lamenti al suo
fianco. Grugnì leggermente e mise la testa sotto il cuscino,
ma i lamenti si fecero più forti.
Si svegliò del tutto e si
rese conto conto che provenivano da Sael che si agitava nel sonno.
"Di nuovo" pensò.
"Era da un po' che non capitava"
Allungò una mano sulla
spalla del compagno e lo scosse leggermente, come faceva di solito
quando il giovane demone era in preda agli incubi "Sael, hei,
svegliati!"
Sael ringhiò come una
bestia infernale tirandosi su a sedere.
Aveva
aperto le ali ed era diventato nero come la pece, tranne per i
capelli rosso scuro e i candidi canini da lupo che contrastavano con
l'oscurità del resto del corpo. Michele trovò che
nonostante
il
ringhio da bestia feroce, fosse decisamente molto bello.
Provò a chiamarlo di
nuovo, dolcemente. "Sael, svegliati. È solo un incubo"
Sael si girò e lo guardò
con occhi vitrei "Non voglio farlo!" ringhiò ancora.
"Non sei costretto, ora
calmati, ok?" rispose Michele per tranquillizzarlo.
Quelle parole e il tono pacato
con cui l’angelo le aveva pronunciate, riuscirono a calmare
Sael.
Il ringhio si trasformò
in un respiro affannoso, gli occhi tornarono verdi. Sael riprese il
suo aspetto solito, quello di un ragazzo umano sui ventisei anni.
Guardò Michele e
finalmente lo riconobbe.
"Che è successo? Ti
ho svegliato?"
"Si, ti lamentavi nel
sonno! Hai sognato di nuovo la tua caduta all'Inferno?"
Sael abbassò lo sguardo
"No..."
"Vuoi parlarne?"
Domandò ancora l'angelo accarezzandogli i capelli.
"No!”
rispose Sael agitandosi. “E poi non mi ricordo più
nulla" mormorò abbracciando Michele e accoccolandosi sul
suo petto.
Michele non insistette, aveva
capito che Sael aveva mentito e che ricordava benissimo il sogno.
Semplicemente, non si sentiva di
parlarne. Sospirò e lo strinse a sé per confortarlo.
“Va
bene, però promettimi che quando sarai più tranquillo,
se ricorderai qualcosa me ne parlerai. Sono sicuro che ti farà
bene!"
"Ok" sussurrò
Sael contro il suo petto. Ma non era affatto sicuro di mantenere la
promessa, quello che sognava era troppo orribile.
#
Alba passò il badge nel
marcatempo "Porca miseria, lo sapevo… le otto e venti!"
sospirò sconsolata.
Rigirò il badge tra le
dita e dopo pochi istanti si decise. "Massì,
chissenefrega. Per una volta!"
Diede un'occhiata furtiva in
giro. Non c'era nessuno tranne il collega della reception,
impegnatissimo a seguire lo scontro finale tra Vichinghi e Rus'.
Esitò un attimo e poi
passò di nuovo il badge nel marcatempo sussurrando "Sette
e cinquantacinque".
Controllò la timbrata e
sorrise imbarazzata constatando che la correzione era andata a buon
fine. Non si era ancora abituata ai suoi poteri da strega.
Si avviò verso
l'ascensore frettolosamente, l'incontro di allineamento con
Veggetti iniziava alle otto e trenta e se fosse arrivata in ritardo
il Direttore di stabilimento non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
Non aveva voglia di iniziare la settimana con una pubblica
umiliazione .
All'apertura delle porte
dell’ascensore si ritrovò di fronte l'odiosissima
Corelli che come suo solito si era preparata alla riunione con il
tailleur più serio e professionale in suo possesso. Con
Veggetti infatti le scollature e i tacchi vertiginosi, normalmente
usati dall’impiegata, avevano lo stesso effetto di un pacchetto
di Mentos nella Coca Cola. Li interpretava come tentativi di
circuirlo e dava la stura a delle sfuriate bestiali e pure un tantino
misogine.
Alba
aveva sempre pensato che la Corelli, pur essendo una grandissima
stronza, avesse il diritto di vestirsi come le pareva a prescindere
dalle paturnie di Veggetti. Una volta aveva anche provato a
parlargliene, ma la donna, che peraltro era un'insopportabile
arrivista, le aveva risposto freddamente che poteva fare a meno di
rivolgerle discorsi da falsa
buonista femminista
per cui aveva abbandonato definitivamente qualsiasi tentativo di
comunicazione che non fosse strettamente legato al lavoro.
"Ciao Maxia, siamo un po'
in ritardo, eh?" commentò la Corelli con un sorrisetto
acido.
"Buongiorno anche a te!"
rispose Alba lapidaria, senza degnarla di uno sguardo.
#
Alba rientrò nel suo
ufficio depressa e con un mal di testa feroce, l'incontro era stato
un delirio.
Veggetti si era alzato con la
luna storta per cui aveva avuto da criticare su tutto e tutti. Come
se non bastasse a causa dei suoi nuovi poteri era stata in grado di
vedere sia demoni che angeli al lavoro.
Ysrafael infatti, dopo quello
che era accaduto al Drag me to Hell, aveva inviato alcuni dei
suoi collaboratori a tenere monitorata la situazione nell'azienda di
Alba onde evitare che si potessero verificare altri incidenti così
gravi. I demoni, abituati ad avere campo libero, non l'avevano presa
troppo bene e ogni occasione era buona per litigare con i colleghi
angelici.
Alba, spettatrice involontaria
di questi litigi, pur ammettendo che il clima aziendale era nel
complesso migliorato grazie agli interventi pacificatori degli
angeli, certe volte desiderava ritornare ai tempi in cui era ignara
di tutto e dopo le riunioni era ugualmente depressa, ma almeno non
aveva mal di testa.
Era presa dalle sue riflessioni
quando Sael si affacciò sulla porta e la salutò "Hei,
ciao! Come va, posso entrare?"
Alba lo guardò con gli
occhi semichiusi per il mal di testa "Insomma, le riunioni con
Veggetti, ogni volta mi ammazzano, ho un mal di testa terribile!"
si lamentò Alba, poi sussurrò dando un'occhiata intorno
"Ti possono vedere?"
"No,
tranquilla sono in modalità visibile
solo
a creature soprannaturali e streghe!" ridacchiò Sael
accomodandosi sulla sedia libera al lato opposto della scrivania di
Alba.
Lei sorrise "Vi siete dati
da fare tu e i tuoi colleghi stamattina!"
Il demone sospirò "Mi
dispiace, è il nostro lavoro. Comunque oggi non ero proprio in
vena, ho permesso all'umana sobillata da Eowynziel di surclassare
quello smidollato del mio umano!"
"Non te la prendere Sael,
la Corelli è insopportabile, alla ragazza di Sakmeel piace
vincere facile!"
"Si, ma come se non
bastasse, quando finalmente avevo trovato un'idea per aiutare
quell'imbranato di Bonetti a contrattaccare, si è messo in
mezzo Anduiel a fare da paciere! Ma che palle! Da quando sono
arrivati i ragazzi di Ysrafael non si riesce più a portare
avanti un lavoro decentemente!" sbuffò contrariato il
demone.
Alba sorrise "Bé…
è il loro lavoro"
Sael le rispose con un grugnito
e uno sguardo imbronciato.
Alba notò che il solito
impiegato occhialuto dell'ufficio accanto, la stava fissando un po'
perplesso. Si rese conto che agli occhi del collega sembrava una
svampita che parlava da sola e finse di essere impegnata a scrivere
qualcosa al computer.
"Comunque non sono venuto
per parlare di lavoro, ma perché sono preoccupato!" disse
Sael con un'espressione triste in volto.
"Che succede?" domandò
l'amica smettendo per un attimo di battere le dita sulla tastiera
"Azaele ne ha combinato una delle sue?"
"No, no… cioè
sicuramente si!" ridacchiò il demone.
Alba lo guardò male
“Spiritoso! Comunque dimmi, ti ascolto anche se faccio finta di
scrivere!”
Il demone emise un profondo
sospiro e ammise "È per via del mio rapporto con
Michele!"
"Alba gli rivolse uno
sguardo stupito "Che succede, qualcosa non va, tra voi?"
"No, no. Anzi è
tutto perfetto!"
"Ma allora perché
sei preoccupato? Non capisco!"
Sael si mosse a disagio sulla
sedia "Alba, io sono tormentato da un sogno che..."
La frase fu interrotta dal
geometra Renzo Galletti che oltrepassò la porta dell'ufficio
tutto trafelato. "Alba, non immaginerai mai cosa ho sentito dire
alla macchinetta del caffè" sentenziò poggiando
entrambe le mani sulla scrivania e sporgendosi verso la collega.
Galletti
era un trentasettenne alto e castano, dai grandi occhi color nocciola
e con un fisico da ex pallanuotista di serie B tenuto in forma
dall'allenamento regolare effettuato in piscina dopo l'orario di
lavoro. Era noto come il
più bello di tutta la ditta e dopo
anni di totale indifferenza, aveva sviluppato una sincera simpatia
verso Alba quando aveva saputo che si era rifiutata categoricamente
di avallare l'idea di produrre e vendere delle magliette aziendali
con la foto dell'impiegato/a del mese.
“Bisogna
avere le palle per mettersi contro un'intera squadra di dementi
capaci di produrre un'idea così vergognosamente idiota!”
aveva commentato.
Subito dopo era andato a offrire
un caffè ad Alba e da allora aveva preso l'abitudine di
passare verso metà mattina per farle un saluto o proporle di
prendere il caffè insieme.
Alba alzò gli occhi dal
computer e continuando a fingere di scrivere, rispose "La De
Vito e l'Ing. Corradi, finalmente si sono messi insieme?"
Galletti la guardò basito
"Come fai a saperlo?"
Alba ridacchiò "E
dai Renzo, è dal fine settimana dei laboratori di Molinesi che
quei due si guardano con gli occhi a cuoricino e lei arrossisce e
ride come una quindicenne a ogni battuta scema di Corradi!"
Galletti rise, afferrò la
sedia davanti alla scrivania di Alba e si sedette sulle ginocchia di
Sael, ovviamente senza averne la benché minima consapevolezza.
Alba strabuzzò gli occhi e rischiò di soffocare dalle
risate nel vedere l'imbarazzatissima espressione del demone.
"Sai che hanno già
dato un nome alla loro ship?" aggiunse l'ex pallanuotista
sistemandosi meglio sulla sedia.
Ora, sebbene Sael fosse
innamoratissimo di Michele, ritrovarsi il posteriore decisamente sodo
e muscoloso di Galletti che strusciava contro le sue parti basse,
stava cominciando a creargli un imbarazzante effetto collaterale che
non è difficile da immaginare.
Il demone lanciò uno
sguardo implorante ad Alba che ridacchiò e ignorò la
sue richiesta di aiuto. "Ah, davvero? E come li hanno definiti?"
domandò allegramente.
Galletti si sporse strusciandosi
di nuovo contro il sempre più imbarazzato Sael e ridendo fino
alle lacrime annunciò "I Devradi".
"Ma è orribile
sembra una maledizione oscura di Harry Potter!" commentò
Alba anche lei con le lacrime agli occhi sia per i “Devradi”
che per i gesti e gli sguardi disperati di Sael. Galletti infatti,
soddisfatto per avere ottenuto da Alba la reazione che desiderava,
aveva allungato le gambe e si era messo più comodo,
praticamente sdraiandosi sul povero demone.
La ragazza ebbe pietà e
decise, un po' a malincuore, di chiudere la conversazione.
"Oi, Renzo, devo finire
questa mail, però ti ringrazio perché dopo la riunione
di allineamento mi mancavano solo i Devradi per finire di allietare
questo meraviglioso lunedì".
Galletti rise e finalmente si
decise ad alzarsi.
"Ne sono felice!"
scherzò e indicando la sedia aggiunse. "Voglio anche io
una poltroncina come quella Alba, è super comoda! Dove diavolo
te la sei procurata, saranno almeno tre anni che l'Ufficio Acquisti
si rifiuta di acquistare qualsiasi tipo di mobilio con la scusa che
possiamo riciclare quello degli uffici vuoti!"
Alba gli fece l'occhiolino.
“Sono una strega!”
Galletti sorrise. “Allora
vedi di usare i tuoi poteri per procurarne una anche a me!”
rispose strizzandole un occhio anche lui e avviandosi verso il
corridoio dell'ascensore. Alba riuscì a cogliere lo sguardo
carico di invidia della Corelli nel vedere Galletti uscire dal suo
ufficio. Era da almeno un anno che cercava di portarselo a letto
senza successo. L'uomo, sposato felicemente, avevo perso la moglie
pochi anni prima a causa di un brutto male e non era ancora pronto né
interessato a iniziare una relazione di alcun tipo. A parte questo
non aveva mai avuto alcuna simpatia per la Corelli.
“Era
ora!” sbuffò Sael rosso in faccia.
“Di
che ti lamenti!” sghignazzò Alba, qui c'è gente
che pagherebbe per avere un'esperienza ravvicinata con il bel
posteriore di Galletti!”
“Ah,
quindi l'hai notato anche tu, eh? Non sono sicuro che Azaele ne
sarebbe contento!” rispose lui imbronciato.
“Azaele,
non ha niente da temere da Galletti, il suo posteriore è...!”
Alba diventò paonazza e non riuscì a finire la frase.
Il demone sogghignò ma
preferì non infierire. “Tornando all'argomento per cui
sono venuto a trovarti...!”
Alba si fece seria “Stavi
parlando di un sogno!”
Sael si rabbuiò "Si,
ecco… io continuo a sognare di essere all'inferno con Michele
e…" Il demone fece una piccola pausa “...lui è
incatenato e io sono costretto a torturarlo"
Alba rimase senza parole per
qualche istante.
"Sael, non capisco, tu ami
moltissimo Michele, per quale motivo sogni di fare una cosa così
terribile?"
Sael sospirò e guardò
l'amica con gli occhi lucidi.
"Non lo so, Alba. Posso
solo dirti che gli Arcidiavoli mi obbligano a torturarlo per punirci
entrambi per… per quello che proviamo l'uno per l'altro!"
"Ma è terribile!"
"Lo so, è
angosciante, io non voglio fargli del male, ma non posso evitarlo
perché gli Arcidivoli mi costringono a fargli delle cose
terribili!”
Sael si interruppe e la fissò
angosciato. “Alba, e se fosse una specie di sogno premonitore?
Se in qualche modo avessi percepito che laggiù… che
stanno… organizzando qualcosa contro di noi?"
"Ma no! Michele stesso ha
detto che i sentimenti sono rispettati e poi se stesse succedendo
qualcosa di strano, sono certa che tuo padre lo verrebbe a sapere e
vi proteggerebbe. Safet ti ama molto e vuole bene a Michele come se
fosse suo figlio. Sono certa che non hai proprio nulla da temere!"
Sael si torturò il nodo
della cravatta a disagio. “Si, ma… io non riesco più
a dormire la notte, pensando che potrebbero fare del male a Michele
per colpa mia. E se gli succedesse davvero qualcosa? Se decidessero
davvero di punirlo a causa della nostra relazione? Se lo mandassero
all'inferno? Sarebbe terribile… io non voglio che perda tutto,
che finisca per odiarmi. Io… io così non ce la faccio
Alba!"
Alba lasciò perdere la
tastiera del computer e infischiandosene di quello che potevano
pensare i colleghi spostò lo schermo del computer per guardare
il demone dritto negli occhi "Sael, non è che ti sta
prendendo il panico perché la vostra relazione è
diventata una cosa seria?"
Sael non riuscì a reggere
lo sguardo di Alba.
"No… cioè non
credo!"
"Sael! Che significa non
credo? Hai idea di quanto Michele abbia investito nel vostro rapporto
e soprattutto di quanto sia stato coraggioso nello scegliere te come
compagno?"
Il giovane demone non ebbe il
coraggio di ribattere, si limitò a muoversi imbarazzato sulla
sedia cercando una posizione più comoda.
"Sael!" lo incalzò
Alba sempre più arrabbiata "Io spero che tu non stia
cercando delle scuse per interrompere la vostra storia! Hai idea di
quello che significherebbe per lui? Michele ha sofferto moltissimo
quando Yliel lo ha lasciato, da allora non si è più
realmente legato a nessuno fino a quando vi siete messi insieme! Vuoi
deluderlo anche tu?"
"Bé, veramente è
stato per quasi cinquecento anni con Aleniel!" provò a
ribattere Sael debolmente.
"Ma per piacere! Sai
benissimo anche tu che quella con la tettona bisbetica era una
relazione tira e molla, basata più sul sesso che sui
sentimenti!"
Il demone sospirò e
borbottò a bassa voce "In effetti non si è neanche
arrabbiato più di tanto quando lei e Azaele…!"
Sael si rese conto che Alba lo stava osservando con uno sguardo
infuocato e si fermò.
Troppo tardi.
"Scusa cosa hai detto?"
sibilò la strega sbattendo le dita sulla tastiera del computer
e sporgendosi verso di lui.
Sael sbiancò. "No,
nulla…!" farfugliò arretrando leggermente con
tutta la sedia.
"SAEL. COSA HAI DETTO?"
domandò ancora Alba con le pupille rosse.
Sael rabbrividì nel
vedere una colonnina di fumo innalzarsi dalla tastiera del computer
“Alba, co... controllati” balbettò indicando i
tasti che stavano cominciando a sciogliersi sotto le dita della
strega.
Alba si rese conto di quello che
stava succedendo e soprattutto della puzza di plastica bruciata che
stava cominciando a diffondersi nell'ufficio.
“Merda!” esclamò
soffiando inutilmente sulla tastiera nel tentativo di rimediare al
principio di incendio che aveva appena provocato.
“Cazzo, il tuo collega!
Spegni, spegni!” la
incalzò
Sael vedendo che nell'ufficio a fianco l'impiegato occhialuto, stava
annusando l'aria perplesso.
“Cosa?” domandò
Alba totalmente nel panico continuando a soffiare sulla tastiera per
cercare di fermare fiammelle e scintille che avevano cominciato a
spandersi sulla scrivania.
Sael balzò dalla sedia,
si tolse la giacca e la usò per cercare di soffocare il
fuoco, con il risultato che le fiamme cominciarono ad avvolgere anche
quella.
“La magia. Alba, per la
miseria usa la magia!” esclamò il demone rendendosi
conto che il fuoco, frutto dei poteri dell'amica, non si sarebbe
spento se non usando la stessa magia che l'aveva provocato.
“Ok, giusto... hai
ragione!” ansimò lei.
Smise di soffiare, tese le mani
sopra la tastiera e inspirando profondamente ordinò “Ora
basta!”
Le fiamme si spensero, la
tastiera ritornò più nuova di prima e la puzza di
plastica bruciata sparì come era comparsa.
Alba e Sael si scambiarono uno
sguardo poi crollarono ognuno sulla propria sedia respirando di
sollievo.
“Tutto a posto?”
domandò una voce maschile profonda e sconosciuta.
La strega e il demone si
girarono. Fermo sulla soglia dell'ufficio, l'impiegato alto e
occhialuto osservava perplesso la scrivania di Alba.
“Si, perché?”
domandò la strega assumendo un'aria vagamente distaccata.
“Mi era sembrato di
sentire puzza di plastica bruciata!”
“Davvero? Boh, io non ho
sentito nulla!” commentò Alba fingendosi stupita.
L'uomo fece spallucce e senza
aggiungere altro si girò e rientrò nel suo ufficio.
“Cinque anni che lavora
qui a fianco e non ho mai saputo che avesse la stessa voce di Luca
Ward!” commentò Alba rivolgendo uno sguardo allibito al
suo amico infernale.
Sael accennò un sorriso, ma sbiancò immediatamente nel
vedere le pupille di Alba nuovamente rosse.
“Tornando ad Azaele e Aleniel...” sibilò la
strega.
Il demone deglutì impaurito.
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