Writober- Cronache di Morte e Fede

di LostRequiem
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Prompt: cera

Numero di parole: 680

 


#03 Cera

L’urlo che Link aveva lanciato appena il fuoco aveva iniziato a corrodergli la calzamaglia aveva attirato i nemici, costringendolo ad afferrare l’ocarina e a teletrasportarsi all’entrata del Santuario del Fuoco prima che un branco affamato di Lizalfos riuscisse ad avere la meglio su di lui.

L’odore nauseante della propria carne che ancora bruciava davanti ai suoi occhi gli diede i brividi, mentre con le poche forze rimaste tentava di arginare il dolore mordendosi il labbro, in cerca di qualcosa con cui smorzare le fiamme.

Tuttavia, le fitte di dolore che prima avevano interessato unicamente il ginocchio adesso si erano irradiate alla gamba intera, impedendogli di muoversi. L’ultima cosa che riuscì a scorgere, con la vista annebbiata per tutto il sangue che aveva perso in battaglia, fu del rosso acceso avvicinarsi sempre di più, mentre i suoi gemiti rimbombavano penosi tra gli anfratti del Vulcano.

Svenne.

 

Quando riaprì gli occhi, e ancora frastornato si guardò intorno alla ricerca di Navi, le rocce erano sparite, così come l’insopportabile arsura causata dal magma. Al loro posto, arredi Goron e una nota statua del suo fratello di roccia al centro della stanza.

Un trillo allarmato -Navi?- lo riscosse dal torpore, e solo allora si rese conto della presenza di una sagoma scura al suo capezzale. Gli occhi misero a fuoco un simbolo a lui ben noto, rovente come un rubino.
 

“Sh… eik?” mormorò, con un filo di sorpresa mista a sollievo nella voce.
 

L’ombra non rispose.

Sentì la propria fatina svolazzargli attorno e poi, all’improvviso, un dolore atroce alla gamba. Si sforzò di guardare in basso.

Gran parte dei vestiti si era interamente carbonizzata, e una porzione estesa della pelle -non seppe nemmeno se definirla ancora tale- diventata rossa quasi quanto la tunica che indossava, appariva ricoperta di bolle e vescicole, come se qualcuno lo avesse graffiato fino a scorticarlo.

Rabbrividì.
 

“Sei stato fortunato.”

“Qualche minuto in più e avresti perso la gamba.”
 

La voce dello Sheikah gli arrivò mezza ovattata, strappandogli un verso contrariato. A giudicare dal tipo di ustione non sarebbe stato capace di combattere per un bel po’, e ciò significava che aveva fallito. Strinse i pugni, accorgendosi che gli erano stati bendati.
 

“...Mi hai curato le ferite” constatò, notando solo in quel momento come le vesti del ragazzo fossero impregnate del suo sangue. Mortificato, allungò debolmente verso di lui una mano, per assorbire un po’ di quel rosso con il bendaggio. Non voleva che anche lui si macchiasse.


“Brucerà un po’.”
 

Sheik glielo impedì fermandogli il braccio, dopodiché iniziò piano a spalmargli una sostanza calda- che dall’odore gli parve cera- sulla bruciatura, strappandogli inevitabilmente delle urla di dolore. Capì che gliela stava medicando, e si sforzò di rimanere in silenzio nonostante gli sembrasse d’impazzire dal male.


Quando terminò, non ebbe la forza di guardarlo.

Ancora una volta lo aveva aiutato, e ancora una volta lui non poteva fare niente per ricambiare il favore. Si chiese come riuscisse sempre ad arrivare al momento giusto.
 

“Grazie...” disse infine, accarezzando con un dito Navi per tranquillizzarla dallo spavento.
Lo Sheikah non rispose.

 

“Staremo qui per un po’, almeno fin quando non sarai in grado di alzarti. Io farò da guardia all’entrata”
 

Lo vide distogliere lo sguardo, e proprio mentre era sul punto di allontanarsi, Link gli afferrò delicatamente l’esile polso, affondando gli occhi color del mare in quelle gelide iridi somiglianti a fiamme che ancora non aveva imparato a conoscere.

Non c’era stato tempo, per quello.
 

“Resta con me… te ne prego” fu tutto ciò che riuscì a sussurrare, per poi lasciare piano la presa.


Sheik lo osservò in silenzio.

Dopo tornò a sedersi, e per tutta la notte non chiuse occhio facendo da veglia, per poi addormentarsi alle prime luci dell’alba vicino al corpo stanco dell’Eroe del Tempo.

Quando Link si svegliò a causa delle fitte e lo vide dormire, con Navi adagiata al calduccio tra le bende che da quando l'aveva conosciuto gli celavano il viso, non poté fare a meno di sorridere e pensare che, nonostante fuoco e cera, si sentiva leggero.

 

E che Sheik era davvero bello, illuminato dalla luce del mattino.













Note

Questa decisamente non è una drabble, ma ogni volta che c'è di mezzo Sheik tendo a dilungarmi un po' troppo, amo questi due quindi ho deciso comunque di lasciarla così! Purtroppo non sono riuscita a pubblicarla in tempo, ma siccome l'ho scritta il giorno giusto farò finta che valga lo stesso xD 
Per quanto riguarda l'applicazione della cera calda su ferite e bruciature, era una pratica abbastanza diffusa in passato per "disinfettare" e favorire la cicatrizzazione quando ancora non si avevano a disposizione disinfettanti o antibiotici, infatti si pensa che il termine "cerotto" derivi proprio da questo suo utilizzo!

 





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