Addio

di Axot23
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Castiel stava seguendo la luce da tempo.

La grazia che conosceva bene quanto la propria brillava a pochi passi davanti a lui.

Risplendeva luminosa contro le tenebre che li circondavano, illuminava tutto, così tanto più potente di lui.

Anche quando la sua grazia era al pieno del suo splendore non avrebbe potuto eguagliare quella. La grazia di un arcangelo.

«Da quanto sei qui?» chiede l'angelo, ancora stordito da quell'incontro. «Perché il Nulla non si sveglia?»

Gabriel si gira finalmente a guardarlo. Gli occhi colore miele vispi e furbi, l'immancabile lecca-lecca in bocca.

«Te l'ho detto Fratellino. Sono stato svegliato e mi è stato dato ordine di cercarti.» Spiega l'arcangelo con il suo solito fare provocatorio. «Non posso dirti altro finché non arriviamo!»

Castiel sospira. Per quanto irritante si fidava di Gabriel. Inoltre gli era mancato. Uno dei pochi angeli che era felice di chiamare fratello. Aveva combattuto per loro. Era morto per loro.

«E per rispondere alla tua domanda... Non sono qui da molto!» canticchia saltandellando nel vuoto, ignorando le leggi della gravità che sembravano non appartenere a quel luogo. «Quando paparino ha spazzato via tuuuutti gli universi ha eliminato anche i relativi aldilà. Ed essendo che beh... Sono morto in uno di quei mondi alternativi MA non gli appartenevo... Mi sono ritrovato qui!»

«Oh. Credo abbia senso...» riflette Castiel inclinando la testa di lato. Si guarda attorno. Nessuna traccia del padrone di casa... Questo era strano.

«Ma qui il tempo è una cosa puramente teorica.» continua Gabriel «Il tempo che è passato dalla tua dipartita potrebbe essere misurato in secondi oppure in eoni. Qui il tempo non esiste, Cassie.»

«Gabriel. Perché sei qui? Perché solo noi siamo svegli?» Si ferma di colpo. Camminavano nel buio da... Da troppo tempo per la sua pazienza. «Ho fatto un patto. Ho scelto di essere qui!»

«Si. Ne sono a conoscenza Fratellino.» per una volta tanto non ha l'aria divertita o compiaciuta. «Ti sei sacrificato. Hai aperto il tuo cuore al dolce e amorevole Dean. Non è così? Sei morto per Dean Winchester...»

Non aveva mai stimato molto il cacciatore e non capiva perch Castiel vi fosse così affezzionato.

«Non parlare di lui così!» ringhia Cas come avvertimento. Non poteva accettare lo sguardo di disapprovazione di Gabriel. «Lascia... Lascialo fuori da questa storia.»

Il Trickster solleva le mani in segno di resa, gli occhi fissi in quelli azzurri di Castiel.

«Calmati Cassie. Calma. Non ho nulla contro il tuo sacrificio, okey? Sono solo sorpreso che tu ci abbia messo così tanto quando era palese a tutti la tensione sessuale tra voi due!»

Cas sussulta arrossendo appena. Gabriel era pur sempre Gabriel...

«Non... Non è così! E poi non importa!»

«Non importa? Non ti importa che lui ti abbia sempre ricambiato?»

Se fosse stato ancora sulla terra a Castiel sarebbe mancato il fiato e il cuore gli sarebbe esploso. Gabriel era sempre stato un fanfarone bugiardo e ancora non lo aveva perdonato per QUEL martedì eterno che aveva fatto partire al suo Dean...

Ma sapeva anche che non avrebbe mentito. Non per una cosa simile. Non quando conosceva i sentimenti di Castiel e il suo estremo sacrificio.

«Non importa...» ripete in modo poco convinto. La scintilla nel suo petto che pareva espandersi come una stella che esplode. «Io... Io lo amo. Ora lui lo sa... B-basta così. Lo accetto... L'ho accettato e questo basta. Basta...»

Per una volta Gabriel non dice nulla. Si avvicina piano al fratello, abbracciandolo lentamente.

«Non tutto è perduto Fratellino. Chi mi ha mandato qui può portarti da lui.» mormora in modo stranamente gentile.

Aveva sempre avuto un debole per Castiel. Da quando Dio l'aveva creato con l'energia di una supernova morente. L'angelo del giovedì. Il piccolo fratello che aveva cresciuto lui stesso. Papino aveva voluto "renderlo responsabile" dopo la creazione degli ornitorinco.

Così gli aveva affidato Castiel.

Ricordava quando l'aveva portato sulla Terra la prima volta. I primi pesci stavano strisciando sulla terra e l'aveva mostrato a un entusiasta angioletto di prima piuma.

Era cresciuto, diligente e austero come ogni angelo doveva essere. Aveva guidato le armate del paradiso e guadagnato rispetto.

Gabriel era stato fiero di lui.

Poi era stato concepito Dean Winchester e la saga aveva avuto inizio. Mary Campbell aveva comprato ad un mercatino una vecchia statuetta e l'aveva messa nella stanza del figlio non ancora nato.

Non sapeva che il venditore fosse Gabriel, il messaggero di Dio. Non sapeva che stava mettendo un Serafino a guardia del figlio.

Dio aveva tutta la sua trama. Castiel era un personaggio secondario ma indispensabile. Per lui aveva programmato un'entrata in scena spettacolare, un destino che lo avrebbe riunito al suo protetto.

Ciò che Dio, che Chuck, non aveva previsto era che Castiel diventasse un protagonista. Non aveva previsto che si sarebbe ribellato. Non aveva previsto che avrebbe spezzato le catene cedendo al libero arbitrio.

Castiel aveva sconfitto il destino scritto per lui e aveva vissuto e amato come un essere umano.

Gabriel non era mai stato più fiero di lui come in quei momenti.

«Gabriel... Davvero posso tornare sulla Terra? Con.... Con Dean?» gli occhi azzurri tradivano la speranza di un cuore innamorato. Stringe le spalle del fratello, aggrappato a quella scintilla di speranza.

Gabriel sospira e fa un sorriso triste.

«No Castiel. Non sulla Terra. Dean è morto.»





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