Tsuna lasciò cadere la testa sulla scrivania con un profondo
sospiro, le carte davanti a lui stavano diventando sempre
più confuse e mantenere il filo del discorso gli sembrava
impossibile.
Con un lamento ricordò a se stesso che doveva essere tutto
pronto per il meeting dell'indomani, che non poteva continuare a
procrastinare anche se persino i segni impressi sul legno sembravano
più interessanti di quel documento.
Sentì la porta del suo ufficio aprirsi e poi chiudersi, dai
soli passi riconobbe di chi si trattava, come ormai soleva fare da
anni. Non fiatò, non salutò il nuovo arrivato e
non gli parlò aspettando che lui lo facesse per primo almeno
finché non vide con la coda dell'occhio un altro foglio di
minaccioso.
"Takeshi te lo giuro, se quello è un altro documento da
esaminare io mi dimetto" disse con un tono così serio da
incutersi timore da solo.
Yamamoto come suo solito era una brezza estiva che portava speranza e
leggerezza. "Nah, è un invito" disse ridacchiando.
Tsuna sollevò la testa dalla scrivania e prese tra le mani
il foglio di carta che gli era stato offerto. "Vuoi trascorrere la
serata in totale relax? È appena arrivata una poltrona
rilassante" lesse riconoscendo la grafia di Takeshi.
"Allora?" gli chiese questi guardandolo negli occhi con un bel sorriso.
Tsuna annuì e le sue labbra si incresparono in una delicata
curva. Fanculo il lavoro, tanto comunque il suo cervello aveva smesso
di collaborare.
Nel tragitto ufficio e stanza dove doveva trovarsi la fantomatica
poltrona rilassante Takeshi gli spiegò che era anche
massaggiante, reclinabile e con infinite funzioni, come se avesse letto
tutte le recensioni del prodotto e si stesse improvvisando testimonial.
Doveva aspettarselo che si trattasse della sala comune.
"Vedrai Tsuna, ti piacerà" disse a voce più alta
Takeshi. Lo spinse letteralmente contro le porte che si aprirono
automaticamente e Tsuna si ritrovò al buio, solo una sfilza
di note al piano a fargli compagnia.
"Hayato?" domandò cercando di capire che cosa stesse
accadendo. L'unico tra loro a suonare il pianoforte era Gokudera.
Ebbe a malapena il tempo di interrogarsi sulla questione che
sentì la voce più stonata del secolo urlare a
squarciagola "ureshii na kyou wa, tanoshii na kyou wa" andando
completamente fuori tempo su quella che sembrava la melodia di "tanti
auguri a te."
Tsuna notò immediatamente dalla violenza con cui Gokudera
stava premendo i tasti che stava perdendo la pazienza.
"Happii basudee tuu yuu
Happii basudee tuu yuu" si aggiunse Yamamoto creando ancora
più confusione nella sala, Tsuna lo vide avanzare verso di
lui con una torta con la bellezza di 28 candeline.
Gokudera sbatté le mani di colpo sui tasti e
sospirò. "Avevo detto che dovevate cantarla in italiano!"
sbraitò.
"E testa a prato, non ci vuole un diploma al conservatorio per andare a
tempo!" aggiunse.
Ryohei si interruppe bruscamente mentre stava intonando il suo assolo
di "tanjoubi omedetou, Tsuna" e si voltò verso Gokudera di
cui nel buio a stento riusciva a vedere il volto incazzato. "Che cosa
vuoi, testa a polpo. Mica sono tutti musicisti come te!"
ribatté.
"Sì, ma l'abbiamo provata esattamente tre minuti fa..." gli
urlò contro Gokudera rassegnato.
"Mi ero dimenticato come era..." ammise Ryohei grattandosi la testa
imbarazzato.
Gokudera si mise le mani nei capelli e sospirò. "Siete voi
due che avete deciso di partecipare, non vi ho di certo costretti...
doveva essere tutto perfetto dannazione..."
"Maa maa" disse Yamamoto mentre ancora reggeva la torta a un palmo dal
viso di Tsuna. "Outa wo utaimashou" concluse facendo saltare
definitivamente i nervi di Gokudera che gli urlò contro
"quale parte di "in Italiano" non era chiara?!"
Tsuna scoppiò a ridere, la sua risata cristallina e di cuore
portò immediatamente l'atmosfera ad alleggerirsi. "Non so
come farei senza di voi" disse ridendo fino alle lacrime.
Non si era neanche reso conto che fosse il suo compleanno, aveva
lavorato così tanto da dimenticare ogni cosa. "È
già il 14 di ottobre?" chiese dopo essersi ricomposto.
Ryohei andò ad accendere la luce e sorrise. "No,
è estremamente il 13" urlò.
"Ma in Giappone è già il 14" si
affrettò a specificare Gokudera.
"Questo vuol dire che in Giappone è il tuo compleanno e
dovresti davvero esprimere un desiderio prima che sulla torta coli
altra cera, Tsuna" gli disse Yamamoto.
Tsuna notò che alcune delle candeline si erano dimezzate,
prese un bel respiro e soffiò rapidamente cercando di
prenderle tutte. Tra gli applausi si concentrò sul suo
desiderio sperando che si realizzasse magicamente da un istante
all'altro.
"Cazzo, ma questo vuol dire che è il compleanno di Reborn"
gli sovvenne improvvisamente. Quasi in panico urlò. "Non gli
ho fatto gli auguri!"
"Beh, da qualche parte nel mondo è ancora il 12 ottobre"
cercò di tranquillizzarlo Gokudera.
"E poi è in un buona compagnia, non preoccuparti" aggiunse
Yamamoto.
Tsuna tirò un sospiro di sollievo poi alzò un
sopracciglio. "Questo vuol dire che la poltrona massaggiante non
esiste, vero?" chiese affranto.
Takeshi ridacchiò e Tsuna lo guardò malissimo.
"In realtà c'è" disse Yamamoto. "Solo che il
corriere è in ritardo con le consegne" spiegò.
Ryohei scosse la testa. "In realtà dato che è un
regalo da parte di tutti noi e Hibari non c'è, ha rimandato
il pacco indietro perché te lo potessimo dare tutti insieme."
Tsuna sorrise, in effetti mancavano in tanti all'appello e non gli
sembrava giusto aprire un regalo comune senza che fossero tutti
presenti.
"Io ti ho fatto un regalo a parte" disse Gokudera con un certo orgoglio
dipinto sul viso.
Tsuna abbassò gli occhi sul dolce ancora davanti a
sé chiedendosi se Yamamoto avesse intenzione di reggerlo per
sempre o se invece volesse farne porzioni per mangiarlo. "La torta?"
chiese incredulo.
Era una bellissima rainbow cake, cosa di cui Gokudera stava parlando
più o meno dal giorno del suo compleanno in cui l'aveva
vista in vetrina in un negozio vicino un albergo lussuoso dove si era
tenuto un meeting. Tsuna era davvero senza parole, apparentemente aveva
sposato un pasticcere, oppure semplicemente era polistirolo e
colorante, motivo per cui Yamamoto non si azzardava a tagliarla.
"Ma ti pare?" domandò Gokudera ridacchiando. "Questa
l'abbiamo presa in pasticceria" aggiunse Ryohei.
Gokudera gli porse una lettera e finalmente Yamamoto
allontanò la torta da sotto il suo naso. "Questo
è il mio regalo."
Tsuna prese la busta dalle mani di Gokudera, la aprì e ne
tirò fuori due biglietti. "Solo andata per Namimori?"
domandò incredulo con le lacrime agli occhi.
Gokudera annuì fieramente. "Ho cancellato tutti i tuoi
impegni di domani, hai bisogno di una vacanza e di rivedere tua madre"
disse.
Tsuna a stento trattenne le lacrime, gli si gettò tra le
braccia e lo strinse forte. "Tu sai come rendermi felice"
sussurrò. Il desiderio che aveva espresso si era realizzato.
"Il check-in però chiude tra un'ora quindi è il
caso che vi diate una mossa" fece notare Yamamoto tirandoli fuori dal
loro mondo incantato.
"Cosa? Partiamo adesso?" chiese Tsuna sconvolto. "Ma non ho niente
pronto, i documenti, la valigia..." disse sconfortato.
"Ci ha già pensato qualcun altro, non preoccuparti, Sawada"
disse Ryohei indicando Gokudera che era sul punto di piangere per
quanto fosse fiero di se stesso.
Tsuna sorrise dolcemente, come solo lui sapeva fare, con quella luce
capace di illuminare l'antro più buio e nascosto. Mise le
mani sul colletto della giacca di Gokudera e sistemò la
stoffa con una carezza. "E poi mi chiedi perché ti ho
sposato e se sono ancora sicuro di voler stare con te" disse.
Gokudera rispose a quelle parole con un bacio e per qualche istante
entrambi si persero nell'altro. Furono interrotti tuttavia da pezzi di
torta e specialmente di panna montata coscientemente spalmati sulle
loro guance da Yamamoto e Ryohei.
Gokudera inveì contro i presenti, mentre Tsuna si
portò un po' un po' di glassa alla bocca leccandosi un dito.
"È anche buona" mormorò mentre Gokudera
continuava a minacciare Yamamoto e Ryohei di farli saltare in aria ed
entrambi cercavano di ribadire che avrebbero finito per perdere l'aereo.
Tsuna rise nuovamente, a cuor leggero. Poteva avere cento
difficoltà e mille problemi, ma di certo aveva la famiglia
migliore del mondo e avrebbe custodito per sempre il ricordo di quel
compleanno.
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