Day after day, there are pieces of heaven
Titolo: Day after day, there
are pieces of heaven
Autore: My
Pride
Fandom: Super
Sons
Tipologia: One-shot
[ 2492 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce
Wayne, Richard John Grayson, Jonathan
Samuel Kent
Rating: Giallo
Genere: Generale,
Slice of life
Avvertimenti: What
if?, Slash, Hurt/Comfort
Just stop for a minute and smile: 3. "No,
aspetta... era una battuta? Non l'ho capita!"
Writeptember: 2. Antibiotico ||
Bonus. Immagine (X e Y distesi l'uno sull'altro sul pavimento con un
ventilatore)
SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Sonnecchiando
sul divano davanti alla TV, con Alfred acciambellato sulle gambe e il
muso di Tito poggiato contro la sua unica caviglia, Damian ci mise un
secondo di troppo a rendersi conto che avevano bussato alla porta.
Scombussolato, drizzò la
schiena e trattenne uno sbadiglio, vedendo Tito alzarsi scodinzolante
per correre all'ingresso prima di lui. Sbatté le palpebre,
stranito. Chi poteva essere da richiamare l'attenzione dell'alano? Jon
era a lavoro e non aveva dormito poi così tanto,
così, con un piccolo sbuffo e borbottando che stava
arrivando, afferrò la stampella e si incamminò
lentamente verso la porta, cercando di non gravare con tutto il peso
sulla sua unica gamba.
Quando finalmente guardò
dallo spioncino, l'incredulità che si dipinse sul suo volto
fu senza prezzo. In abiti civili e con una scatola fra le mani, il
volto sorridente di Richard parve riempire completamente la sua visuale
prima che, passato l'attimo di sconcerto iniziale, Damian si decidesse
finalmente ad aprire. Tito fu il primo a fargli le feste, sedendosi poi
sul portico con la lingua penzoloni e un'espressione contentissima sul
muso.
«Grayson?» lo
apostrofò subito Damian, sbattendo le palpebre un secondo
prima che un braccio forte e muscoloso del fratello lo attirasse in un
abbraccio, sollevando la scatola per evitare che venisse schiacciata
dai loro corpi.
«Sorpresa». Persino
nel tono della sua voce si percepiva che stava ancora sorridendo, e gli
batté ben presto una mano dietro la schiena prima di
allontanarsi un po', osservandolo dritto negli occhi prima di
mostrargli la scatola. «Ti ho portato qualcosa».
Passato l'attimo di confusione iniziale,
Damian guardò sospettosamente sia la scatola sia il volto di
Richard. Poi si ricompose, sciogliendosi lui stesso da quell'abbraccio
per sorreggersi meglio alla stampella. «Se non è
la torta di mele di Pennyworth, ti disconosco come fratello»,
affermò in tono lugubre e lapidario, e Dick si
portò la mano al petto, fingendosi indignato.
«È questo il modo
di parlare ad un pover'uomo che si è fatto migliaia di
chilometri solo per vedere il suo fratellino preferito?»
«Drama queen», lo
schernì Damian, roteando gli occhi prima di dargli le spalle
e incamminarsi nuovamente all'interno insieme al cane.
«Entra, casa è abbastanza grande per ospitare te e
il tuo melodramma», sbuffò ilare, sentendo la
risata genuina del fratello prima che, entrando, fosse lui stesso a
chiudersi la porta alle spalle.
Damian non aveva bisogno di voltarsi per
sapere che si stava guardando intorno, ma non gli disse niente e lo
lasciò fare. Era la prima volta, da quando lui e Jon si
erano trasferiti ad Hamilton, che qualcuno riusciva ad avere il tempo
di
venire a trovarli. Sapeva che non era per cattiveria, Gotham era sempre
caotica e Grayson aveva da fare con la candidatura a Sindaco di
Blüdhaven, ed Hamilton non era di certo dietro l'angolo.
Ciononostante, suo padre chiamava quasi ogni giorno e di tanto in tanto
faceva persino delle videochiamate - a voler essere sincero, Damian lo
sentiva e lo vedeva più adesso di quando viveva alla villa
-, così come il resto della famiglia; i Super erano gli
unici che andavano più spesso a trovarli, ma solo
perché avevano la possibilità di volare e per
loro era decisamente molto più facile. A volte Clark portava
loro qualcosa che Martha Kent aveva preparato appositamente, e Damian
non poteva che esserne felice. Aveva imparato ad apprezzare la semplice
bonarietà di Martha e capiva da chi avessero preso Clark e
Jon.
«Allora. Come vanno le cose,
Little D?» chiese Richard di punto in bianco, e Damian gli
scoccò una rapida occhiata con un sopracciglio inarcato per
il modo in cui l'aveva chiamato. Il lupo perdeva il pelo ma non il
vizio.
«Ho ventiquattro anni,
Grayson, non sono più un ragazzino», volle
ricordargli con una finta aria sfinita, nonostante l'ombra di un
sorriso si fosse comunque dipinta sul suo volto. «Comunque
vanno... bene. Ci si abitua a tutto». Con un'andatura sicura
nonostante il suo handicap, si diresse verso la cucina e lo
invitò a seguirlo, con Tito che gli trotterellava dietro a
debita distanza per non intralciare i suoi passi. «Vuoi un
caffè?»
Dick agitò una mano.
«No, grazie, un po' d'acqua andrà
benissimo», tranquillizzò mentre lo seguiva, ma
quelle semplici parole riuscirono a strappare una risata a Damian.
«Acqua ad un ospite?
Pennyworth ti darebbe in testa il suo bastone da passeggio».
La risata fu contagiosa, tanto che anche
Dick ridacchiò. «Mi sembra di sentirlo da qui: padron Richard, dove sono finite
le buone maniere? Le ho insegnato ad essere più educato di
così!» replicò in tono
teatrale e impostato, imitando al meglio la voce del buon maggiordomo e
facendo sghignazzare ancora un po' il fratello minore.
«Dovrai farti forza e bere del
succo d'arancia, allora. Sarà una tortura, ma puoi
resistere», ironizzò Damian, e Dick fu contento di
vedere quant'era cambiato. L'ironia pungente e arrogante di quand'era
bambino, aveva dato spazio a quella bonariamente divertita di un uomo
ormai sicuro di sé che si era lasciato alle spalle gli
orrori della sua infanzia.
Dick accettò quindi di buon
grado il bicchiere che Damian gli porse qualche momento dopo,
consegnandogli la scatola per permettergli di tagliare due belle fette
di torta e portarle lui stesso in soggiorno quando Damian gli
consigliò di seguirlo. Dovettero spostare un po' Alfred dal
divano, visto che se n'era letteralmente impossessato, e il gatto scese
con un miagolio scocciato, prendendo posto nella sua cesta accanto al
tavolino. Tito si acciambellò a sua volta ai loro piedi
quando si accomodarono, e per quanto Dick avesse posato sul tavolino i
piattini con la torta, a Damian non sfuggì il guizzo veloce
che ebbero i suoi occhi quando adocchiò la protesi che aveva
abbandonato contro il caminetto.
«Mi ha convinto Barbara. La
uso ogni tanto», disse, e Dick sussultò colto in
flagrante, assumendo un'espressione vagamente imbarazzata.
«Scusa, Damian.
Credevo...»
«Non scusarti,
Grayson», tagliò corto, allungando una mano verso
il tavolino per afferrare uno dei piatti. «È una
scocciatura, ma quando sto in piedi a cucinare si rivela più
utile della stampella». Affondò la forchetta nella
fetta di torta, tagliandone un pezzetto prima di sollevare un angolo
della bocca. «Mi aiuterà anche con la
clinica».
Dick si voltò verso di lui
per fissarlo curioso. «Clinica?» chiese, e Damian
tergiversò un po', umettandosi le labbra prima di ricambiare
quell'occhiata.
«Sai che non sono tipo da
starmene con le mani in mano, Richard», cominciò
in tono ovvio, raddrizzando la schiena. «Per quanto sia
figlio di un miliardario, e so che papà tende a lasciare
qualcosa sul mio conto, io e Jon vogliamo la nostra
indipendenza». Osservò il fratello, il quale lo
stava ascoltando con estrema attenzione, per la prima volta senza fare
battute o sorrisetti. «Jon sta lavorando alla sede
giornalistica di Hamilton; non succedono cose eclatanti, ma dal figlio
di due giornalisti non mi aspettavo diversamente. Per quanto riguarda
me, anche se mi occupo con Jon della fattoria e mi tengo in allenamento
per quanto concesso dalla mia... disabilità», si
interruppe un attimo, abbassando le palpebre prima di tornare a fissare
Dick con grandi occhi verdi, «non posso passare l'intera
giornata a non fare niente. La settimana prossima ci sarà
l'inaugurazione della mia clinica veterinaria».
Se Damian avesse dovuto quantificare un
sorriso, sarebbe stato difficile farlo con quello che si era appena
fatto strada sulle labbra di Richard. Il suo volto si era letteralmente
illuminato come se un raggio di sole fosse appena entrato nella stanza,
e le braccia che lo strinsero furono un faro in una tempesta.
«Sono fiero di te, ragazzo».
Poche parole che per alcuni avrebbe
potuto non significare niente, ma che per Damian significarono tutto.
La sua vita era stata un'altalena infinita di azioni che avrebbe
preferito dimenticare, gesti e parole taglienti quasi quanto la lama
che aveva affondato nelle carni di chi lo ostacolava, continuamente in
bilico tra due eredità che esigevano che scegliesse
ciò che avrebbe dovuto essere, e per quanto una clinica
potesse sembrare una cosa da nulla... per uno come lui, per un giovane
che aveva ferito e si era redento, che era morto e aveva perso molto,
significava dare una svolta alla propria vita.
Damian ricambiò
quell'abbraccio con gioia, lasciandosi andare al conforto e al calore
che Richard voleva trasmettergli. Lo ammetteva: quella sorpresa che gli
aveva fatto, nonostante avesse finto fastidio, non gli dispiaceva
affatto. Non si accorse nemmeno del tempo che passò tra una
chiacchiera e l'altra, venendo aggiornato da Richard sulla situazione a
Blüdhaven e persino sulla sua relazione con Barbara, cosa che
l'aveva fatto ghignare divertito quando Grayson, alla fine, gli disse
di voler finalmente fare il grande passo con lei dopo anni e anni di
inutile tira e molla.
Due fette di torta e tre bicchieri di
succo d'arancia dopo, Damian gettò uno sguardo all'orologio
appeso alla parete, massaggiandosi poi la coscia sinistra con vaga
incertezza. «Grayson», chiamò infine, e
Dick, che si era rilassato, distolse lo sguardo dalla televisione.
L'avevano accesa solo per tenerla bassa e giusto per compagnia, senza
seguire con vero e proprio interesse il programma che stavano
trasmettendo; Alfred si era persino appropriato di uno dei braccioli
del divano, sbadigliando sonoramente senza dar peso a nessuno dei due
umani.
«Mhn?»
«Potresti...» Damian
si schiarì la gola, raschiando con i denti il labbro
inferiore. I suoi occhi verdi guizzavano da una parte all'altra del
soggiorno, e Dick lo osservò con uno sguardo tra il curioso
e il preoccupato, dato il nervosismo che sembrava essersi impossessato
del suo corpo. Lo spronò solo con lo sguardo, conscio che
fargli pressioni avrebbe solo fatto sì che si chiudesse in
se stesso. E funzionò, poiché Damian trasse un
sospiro e continuò. «Potresti darmi una mano con
il bendaggio?»
La voce era bassa, quasi si fosse appena
vergognato di quella richiesta, ma Dick sollevò un angolo
della bocca in un dolce sorriso prima di poggiargli una mano su una
spalla. «Certo», disse semplicemente, vedendo
Damian guardarlo un po' di sottecchi prima che l'ombra di un timido
sorriso si disegnasse anche sulle sue labbra, e fu lui stesso a dirgli
di cosa aveva bisogno.
Senza dire una parola, Dick si
alzò e seguì le direttive di Damian, che gli
disse di prendere una bacinella d'acqua calda, del talco, del sapone
neutro e un tubetto di pomata che conservava in bagno; Dick
notò che era a base di lanolina, e Damian si
giustificò con una breve scrollata di spalle, dicendo che la
cute del moncone, di tanto in tanto, risultava un po' secca. Non fece
domande, poiché si rese conto che la situazione, nonostante
tutto, non metteva Damian esattamente a proprio agio.
«Ci sono anche degli
antibiotici e delle garze sterili nell'armadietto in
corridoio», aggiunse Damian, torcendosi un po' le mani
nell'attesa.
Quando Dick tornò con tutto
l'occorrente, lui aveva già sciolto il nodo del pantaloncino
e lo aveva sollevato al di sopra della coscia, prima di cominciare a
togliere poco a poco la vecchia fasciatura; Dick non gli fece pressioni
né tanto meno gli diede fretta nel notare le sue mani
tremanti, si sedette semplicemente sul pavimento e aspettò,
consapevole dei muscoli rigidi di Damian e di come la cosa sembrasse
agitarlo. Poteva capirlo: oltre a Jon, e ovviamente Alfred, non aveva
permesso a nessuno di vedere ciò che era rimasto del suo
arto, e fu solo quando Damian stesso gli diede il consenso che Dick
tolse ciò che era rimasto della fascia, così da
potersi occupare di lui.
Fu il più delicato possibile.
Dopo aver insaponato un po' la spugnetta bagnata, cominciò a
ripulire l'incavo del moncone con molta attenzione, sentendo Damian
trattenere il respiro per tutto il tempo in cui se ne
occupò; si premurò di asciugare molto bene la
pelle per evitare che l'umidità si intrappolasse tra essa e
il bendaggio, usando anche il talco. Solo in seguito Damian gli chiese
di passargli un po' di pomata, aspettando qualche momento prima di
farsi aiutare con la fasciatura e allungare una mano per afferrare
bicchiere e antibiotici.
«Grazie, Grayson»,
disse infine, con le palpebre abbassate e la testa poggiata contro lo
schienale del divano.
«Non dirlo nemmeno per
scherzo», rassicurò Dick con uno dei sorrisi
più solari presenti nel suo campionario, richiamando a
sé l'attenzione di Damian.
«Davvero, Grayson.
Grazie».
«Okay, Little D».
Batté le mani un paio di volte, ignorando l'occhiataccia
ricevuta per quel nomignolo. «Se vuoi ringraziarmi, mi spiace
per te ma, visto che sono qui, ti tocca una cosa assolutamente
essenziale».
«Se è un altro
“abbraccio alla Grayson”, credo di averne avuti
abbastanza».
«Cosa? Oh, no, quelli non
saranno mai abbastanza. Ma avevo qualcos'altro in mente». Il
sorriso sulle labbra di Richard si allargò così
tanto da sembrare il Joker, e la cosa fu altamente inquietante.
«Adesso inserirò la password del mio account
Disney+, faremo del popcorn e ci butteremo sul divano per una bella
maratona di film... e non c'è niente che tu possa fare per
fermarmi».
Gli occhi di Damian si dilatarono.
«No,
aspetta... era una battuta? Perché non l'ho capita».
«Sai benissimo che non lo era. Sono mortalmente
serio», ridacchiò con un'espressione che la diceva
lunga, afferrando il telecomando per inserire le sue credenziali.
A nulla erano valse le lamentele di
Damian, alla fine Dick aveva deciso e Damian non poté fare
altro che accontentarlo. Difficilmente si riusciva a dire di no a Dick
Grayson, e se si metteva in testa di fare una maratona di film
Disney... non ci sarebbe stata invasione aliena che avrebbe distolto la
sua attenzione da quella sua idea. Peggio ancora se intendeva partire
con un film come Coco.
Quando Jon tornò, quella
sera, la scena che gli si presentò davanti fu divertente e
sconcertante al tempo stesso. Sdraiati l'uno sull'altro sul tappeto,
con Big Hero 6 che ancora scorreva sullo schermo e una ciotola di pop
corn ormai vuota abbandonata sul tavolino, Damian se ne stava a pancia
in giù sullo stomaco di Dick, che ronfava con un braccio a
nascondergli il viso mentre i capelli venivano pigramente mossi da un
ventilatore abbandonato sul pavimento. Alfred il gatto si era
bellamente acciambellato sulla schiena di Damian e Tito si era
praticamente disteso accanto a loro, e Jon dovette mordersi l'interno
della guancia per non mettersi a ridere. Erano così...
adorabili. Non si era aspettato di trovare Dick, ma era contento che
Damian non avesse passato la giornata da solo e che fosse stato in
compagnia del fratello.
Jon si avvicinò
silenziosamente, chinandosi per sfiorare una guancia di Damian con un
bacio leggero; lo vide sorridere nel sonno, ma non si mosse,
completamente rilassato mentre sonnecchiava addosso al fratello. Li
avrebbe lasciati dormire ancora un po'... e poi, una volta svegli,
avrebbero dovuto spiegargli perché, dell'unica fetta di
torta col bigliettino che recitava “Per
Jon”,
erano rimaste solo poche mele e un pezzo di crosta.
_Note inconcludenti dell'autrice
La
saga ovviamente continua. E c'è pure Coco perché in
realtà anche questa fic è stata tutta una scusa, io mi
dilungo davvero troppo. Ma c'est la vie
Comunque, facciamo un piccolo passo indietro. Il rapporto che si
è creato tra Dick e Damian durante i fumetti (in fin dei conti,
come Dick stesso dice, lui è stato il suo primo Robin) mi
è sempre piaciuto, hanno proprio quell'attaccamento emotivo che
solo tra fratelli si può creare, per quanto non sia il sangue a
legarli ma le esperienze che hanno passato insieme.
Però io sono
del parere che la famiglia non è solo quella di sangue, anzi, a
volte è proprio quella che ti crei e con cui cresci a valere
più di un milione di soli
Sproloquio a parte, commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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