Put your lips on me_3
Titolo:
Put your lips on me (and I can live underwater)
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons, Batman
Tipologia: Long
Fiction
Capitolo tre: 2720
parole fiumidiparole
Personaggi: Damian Wayne,
Jonathan Samuel Kent, Bruce Wayne, Lois Lane, Clark Kent, Tim Drake,
Dick Grayson, Jason Todd, Talia Al Ghul, Vari ed eventuali
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Fluff, Smut, Light Angst
Avvertimenti: Mermaid!AU,
Accenni slash, Hurt/Comfort
SUPER
SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Dal
momento in cui suo padre aveva finito di parlare e tutti e tre si erano
limitati a squadrarsi, Damian era rimasto stranamente silenzioso, e
tuttora non aveva spiccicato una singola parola.
Quando Jon era tornato a casa, sua madre
era rimasta
piuttosto stranita nel vederlo in compagnia di un uomo, facendo
scorrere lo sguardo dall'uno all'altro con un sopracciglio inarcato; il
suo cipiglio sospettoso era sparito solo nel momento in cui, con una
voce soave che Jon non gli aveva mai sentito usare - per un attimo
aveva sospettato che stesse usando chissà quali poteri da
tritone, sapendo che ognuno di loro era dotato di qualcosa di diverso
-, Bruce le aveva spiegato di aver perduto suo figlio ed era stato
proprio Jon, sentendo il suo racconto in città e la
descrizione
di Damian, a guidarlo fino a casa per far sì che potesse
accertarsi delle sue condizioni. Lois non aveva contestato molto quella
sua storia - cosa che aveva reso Jon ancora più scettico,
convincendolo davvero che forse la stesse un po' plagiando per evitare
troppe domande -, informando Bruce che Damian in quel momento stava
dormendo.
Lois aveva inoltre aggiunto,
riacquistando un po'
del suo tipico cipiglio circospetto, che avrebbe potuto aspettare
lì finché non si fosse sentito meglio,
poiché
ovviamente nessuno dei due voleva che un ragazzo ammalato si mettesse
in viaggio per chissà dove; Jon aveva guardato Bruce stirare
le
labbra in una linea sottile, quasi si fosse aspettato che contestasse,
ma aveva fatto un breve cenno del capo e aveva concordato, salendo di
sopra con Jon solo quando Damian aveva finalmente aperto gli occhi.
L'espressione confusa di Damian era
stata
comprensibile, così come la sua reazione quando aveva
provato
letteralmente ad attaccare suo padre nel rendersi conto che possedeva
le gambe anche lui. Pur capendo ciò che provava, essendo
arrabbiato a sua volta, Jon era comunque stato costretto a tenerlo a
freno per evitare che facesse inutilmente sforzi e che con quello
slancio potesse peggiorare le condizioni delle sue gambe, restando
seduto sul letto al suo fianco per tutto il tempo in cui aveva
squadrato il genitore. E quando Bruce gli aveva spiegato che la loro
specie, a differenza di quella di altri tipi di pesci antropomorfi,
possedeva un secondo strato di muscolatura all’interno della
coda
che permetteva loro di scinderla per trasformarla in un paio di gambe
che a contatto con l’acqua sarebbero sparite solo in
determinate
condizioni - condizioni che lui al momento non soddisfaceva, aveva
aggiunto - , era caduto un silenzio così fitto che il solo
suono
che lo aveva riempito era stato il vento che sferzava le fronde degli
alberi e la pioggia che batteva contro i vetri e il tetto sulle loro
teste.
Jon poteva vedere la tensione
accumularsi sulle
spalle di Damian, le mani che artigliavano il piumone e le labbra
stirate in una linea sottile, e le folte sopracciglia, solitamente
corrucciate in un’espressione di candida saccenza, adesso
erano
aggrottate così tanto che sembravano al punto di fondersi
coi
suoi occhi verdi, fissi e riflessivi.
«Perché?»
Un’unica domanda che parve
rimbombare sulle
pareti della camera di Jon, ma l’adolescente sapeva che era
solo
una sua impressione. Damian aveva parlato in tono calmo, forse troppo
calmo per uno a cui era stata nascosta la verità per
così
tanti anni e che pretendeva di conoscere il motivo per cui gli era
sempre stata taciuta una cosa del genere. E Jon aveva imparato a capire
che era solo la quiete prima della tempesta.
Bruce fissò il figlio con
un’espressione indecifrabile e seria, tacendo per lunghi
attimi.
«Esci, Jonathan», esordì, ma Damian
schioccò
la lingua sotto il palato e fece un gesto secco con una mano.
«No»,
replicò con voce schietta e
sicura. «È camera sua e lui resta qui. Ha il
diritto di
sapere tanto quanto me».
Per quanto avesse assottigliato le
palpebre, per
nulla contento di quella soluzione, Bruce fece un breve cenno col capo
e osservò i volti dei due ragazzi, una mano poggiata su un
ginocchio e l’altra che batteva ritmicamente le dita sul
bracciolo della sedia. «Ho cercato di tenerti al
sicuro».
«Non credi di avermi esposto
molto di più, in questo modo?»
«No».
Bruce scosse la testa, ma la sua voce suonava sicura di sé.
«L’insenatura era protetta dalla magia di Tim. Lui
e
Barbara hanno creato un cerchio infuso di potere per impedire a
chiunque avesse cattive intenzioni di essere attraversato», e
nel
dirlo lanciò un rapido sguardo verso Jon, che lo fissava
incredulo. «Funziona come i perimetri di sicurezza degli
esseri
umani. Con la sola differenza che colpisce con una scarica elettrica
non appena messo piede nel cerchio».
Dalla gola di Damian risalì
un suono cupo e
gutturale. «Quindi a che servivano tutte le tue
raccomandazioni?
Tutte le tue stupide condizioni su come e quando io e Jon avremmo
dovuto vederci?» sputò quelle parole con asprezza,
le
palpebre assottigliate in una linea sottile. Ma Bruce non fece una
piega, notando solo il modo in cui Jon si era avvicinato a Damian e gli
aveva stretto una mano su una spalla a mo’ di supporto; e
tergiversò un altro po’, scostando nuovamente lo
sguardo
per fissare negli occhi il proprio figlio.
«Ad evitare che potesse
trovarti tua madre».
Bastò quello a congelare
l’atmosfera
nell’intera stanza. Jon non sapeva se era a causa dei poteri
di
Bruce o se erano stati colti talmente di sorpresa da essere rimasti
senza parole ma, in quel momento, faceva così freddo che
aveva
la netta sensazione che la finestra si fosse aperta, facendo mulinare
così foglie e acqua all’interno. Era consapevole
che fosse
solo una sua impressione, ma un brivido gli corse comunque dietro la
schiena quando sentì Damian tremare sotto il suo tocco.
«Mia…
madre?» ripeté incredulo. «Non mi avevi
mai parlato di lei».
«E avrei preferito continuare
a non
farlo». Vedendo il figlio pronto a replicare in tono
alterato,
cosa che lo fece solo tossire quando ci provò, Bruce
alzò
una mano. «Ma mi rendo conto che tacerti la verità
ha solo
complicato le cose. È giusto che tu sappia».
Quei nuovi attimo di silenzio furono
accompagnati
dal respiro pesante di Damian, che venne fatto nuovamente sdraiare a
letto con la coperta sulle gambe. Jon aveva rassicurato sua madre che a
portargli la cena ci avrebbe pensato lui e che non sarebbe dovuta
salire mentre parlavano con Bruce, e a quel punto aveva davvero avuto
conferma che quest’ultimo stesse usando i suoi poteri per
soggiogarla un po’, poiché una donna sospettosa
come sua
madre si sarebbe già impicciato per capire cosa stesse
succedendo e perché ci mettessero tanto.
Bruce si schiarì la gola e
richiamò
nuovamente l’attenzione di Jon, che come Damian aveva
cominciato
a fissarlo negli occhi. «Ero molto giovane,
all’epoca», esordì con voce calma, la
mente persa
nei suoi lontani ricordi. «Avevo lasciato il regno nelle mani
fidate di Alfred ed ero partito per conoscere gli usi e i costumi del
mondo umano, in modo da poter apprendere come governare al meglio e
aiutare la nostra gente a prosperare. Vagai per un anno, forse due,
comunicando i miei spostamenti ogni qual volta mi era concesso; fu
durante uno dei miei pellegrinaggi che incontrai tua madre, una dea
sbucata dalle acque del Golfo Persico». Si interruppe un
attimo,
come se stesse assaporando quella sua memoria senza dar peso al modo in
cui i due giovani avevano cominciato a lanciarsi qualche occhiata tra
loro. «Aveva la pelle scura e i capelli castani, di una
tonalità tale da sembrare neri; non avevo mai visto qualcuno
con
le sue fattezze, e quando incrociai il suo sguardo mi fissò
con
due occhi così verdi da fare invidia a tutte le meraviglie
dell’oceano».
«Da come ne parli, ne sembravi
davvero innamorato».
«Lo ero»,
confermò Bruce.
«E lo capii nell’esatto momento in cui
afferrò il
pugnale sullo scoglio per gettarsi fulminea contro di me, inchiodandomi
alla sabbia».
Jon lo interruppe subito, parlando
più veloce
di quanto stesse per fare Damian, frenato da un altro colpo di tosse.
«Aspetta, ti ha attaccato?!»
«Avevo osato guardarla. La mia
vita, secondo
la sua logica, era un prezzo adeguato per quanto avevo
visto»,
incontrando la confusione negli occhi dei due, continuò.
«Forse fu solo per fortuna che evitai di essere ucciso,
quella
notte. Mi lasciò andare e tornò a bagnarsi fra le
acque
dell’oceano, ma le nostre strade si incontrarono ancora e
ancora,
e io non riuscivo a togliermela dalla testa. Per un attimo credetti
persino che mi avesse stregato».
«Come hai fatto tu con la
signora Lois?»
tossicchiò, al che Bruce assottigliò giusto un
po’
le palpebre.
«Come stavo
dicendo», continuò,
evitando accuratamente di rispondere a quella domanda, per quanto
furono i suoi modi a farlo per lui. «Credetti che mi avesse
stregato. Fu solo quando ci ritrovammo entrambi al Tropico del Cancro
che capii che lei non aveva mai avuto alcun potere». Bruce
poteva
vedere benissimo la confusione negli occhi dei giovani, soprattutto di
suo figlio, ma era troppo lontano per credere di potersi fermare
lì. «Si trattava di semplice e pura attrazione, e
quella
notte potete immaginare voi stessi cosa successe».
Ignorò
il borbottio imbarazzato da parte di entrambi e riprese il suo
racconto. «Restai al suo fianco mentre dentro di lei cresceva
il
frutto del nostro amore», e nel dirlo guardò gli
occhi
verdi e luminosi del figlio, «ma poi qualcosa
cambiò in
lei. Quando nascesti, eri poco più grande del palmo della
mia
mano. Perfettamente normale per la nostra razza… ma non per
quella di tua madre».
La consapevolezza colpì
Damian come uno
schiaffo mentre sgranava gli occhi nello stesso istante in cui li
sgranava Jon. «Cosa… cosa stai cercando di dirmi,
padre?» domandò. Anche se il tarlo del dubbio
stava
cominciando ad insinuarsi in lui, voleva sentirglielo dire. Voleva che
quelle parole che aveva sempre taciuto si imprimessero a fuoco nella
sua testa e nel suo cuore.
La sentenza arrivò come la
furia di una tempesta. «Tu sei in parte umano».
«…stai
scherzando?» domandarono i
due giovani all’unisono, ma Bruce, osservandoli, scosse
infine la
testa.
«No».
Quella singola parola bastò a
far scoppiare
il caos. Damian scattò fuori dal letto così in
fretta che
Jon non ebbe nemmeno il tempo di afferrarlo, sentendolo scivolare
letteralmente dalle proprie dita come se fosse stato fatto di pura e
semplice acqua; urlando il suo sdegno, Damian si gettò
contro il
padre e chiuse una mano a pugno, e probabilmente sarebbe riuscito
persino a colpirlo dritto sul naso se solo Bruce non avesse sollevato
il palmo, chiudendo le dita intorno alle nocche del figlio.
«Calmati»,
esordì con voce
pacata, quasi stesse facendo leva sui suoi poteri. Jon poté
sentire l'aria congelarsi intorno a loro, ma la cosa fece solo
infervorare maggiormente Damian, il cui corpo parve ribollire
letteralmente di rabbia. Nemmeno Jon, per quanto ci avesse provato,
riuscì ad avvicinarsi a causa del calore che sembrava
irradiare.
«Calmarmi?!»
Le sue iridi divennero incandescenti. «Perché
diavolo non me l'hai mai detto?!»
Adesso capiva. Adesso riusciva a
comprendere lo
sdegno che aveva sempre visto negli occhi dei tritoni e delle sirene
che popolavano l'abisso, il modo in cui sussurravano alla vista della
sua pelle scura e della coda esageratamente squamosa che possedeva,
quel continuo evitarlo quando nuotava loro accanto, per quanto avessero
sempre l'accortezza di non dare a vedere quei loro atteggiamenti quando
nei paraggi c'era suo padre. Sapevano.
Ognuno di loro sapeva che non faceva completamente parte di quel mondo
e che non ne avrebbe mai fatto parte.
«Eri giovane, lo sei tuttora;
meno avresti
saputo, meno saresti stato in pericolo», replicò
infine
Bruce, e Damian parve accasciarsi su se stesso, abbassando l'altra mano
lungo i fianchi prima di chinare il capo.
«Vattene».
«Damian...»
«Ho detto vattene!»
gridò, e la finestra esplose in mille pezzi, facendo entrare
la
pioggia che si riversò sul pavimento in un turbinio di
foglie e
frammenti di vetro.
Con un'esclamazione a metà
tra il sorpreso e
lo spaventato, Jon fu costretto a sollevare entrambe le braccia per
evitare di ferirsi il viso e gli occhi, stringendo le palpebre mentre
il gelo impregnava la stanza come se si fossero trovati in un enorme
ghiacciaio; le nuvolette di vapore che scappavano dalle sue labbra si
trasformavano in condensa, e quando riaprì gli occhi,
osservando
la stanza attraverso le dita, Bruce era letteralmente sparito. Al suo
posto c'era solo una piccola scia umida che spariva in direzione della
finestra.
«Jon! Va tutto
bene?!»
Lois aprì la porta
così di scatto che
fece sussultare entrambi, osservandoli in viso con un'espressione
stralunata. Sembrava stanca, grosse occhiaie scure le segnavano il viso
come se fosse stata sveglia tutta la notte, ma non erano passate
nemmeno un paio d'ore da quanto Jon aveva portato a casa Bruce e lei li
aveva visti salire insieme. Eppure, contro ogni aspettativa, la donna
non sembrava per niente sorpresa di vedere solo lui e Damian. Che
Damian avesse avuto ragione e i suoi stessi sospetti fossero stati
fondati? Bruce aveva davvero usato i suoi poteri su sua madre?
«S-Sì... mamma...
il vento... il vento
ha rotto la finestra», disse solo, per quanto avesse lanciato
una
rapida occhiata verso Damian. Respirava pesantemente, il suo petto si
alzava e si abbassava a ritmi irregolari, e fu Lois stessa ad
avvicinarsi a lui, poggiandogli una mano sulla fronte senza che Damian
desse peso ai suoi gesti. Aveva abbassato a metà le palpebre
e
sembrava così perso che, per un momento, Jon si chiese se
non
fosse caduto in un bizzarro stato di trance.
«Scotta più di
prima»,
esordì sua madre, avvolgendolo nel plaid per farlo stare al
caldo, in contrasto con l'aria fredda che stava entrando in stanza.
«Aiutami a portarlo in camera mia, Jonno. Poi ci occuperemo
della
finestra», soggiunse nel fargli un cenno.
Jon dovette sbattere più
volte le palpebre
per riscuotersi prima di avvicinarsi a lei, pensandoci lui stesso, dopo
un breve attimo di incertezza, a tirare su Damian. Lo sentì
reclinare il capo contro il suo petto e dar vita ad un lungo respiro
ansante, cosa che gli fece stringere maggiormente il cuore in una morsa
alla vista di come la sua pelle, di solito di un sano colore ambrato,
in quel momento apparisse pallida e malaticcia. Non poteva trattarsi
solo di semplice influenza. Cosa gli stava succedendo?
«Jon».
La voce di sua madre lo
richiamò alla
realtà e lui sussultò per un attimo, scuotendo il
capo
per riprendersi e stringere contro di sé il corpo di Damian
per
incamminarsi fuori dalla propria stanza insieme alla donna; i loro
passi parvero risuonare nel corridoio mentre superavano la porta del
bagno e quella dello studio, e fu il primo ad entrare nella camera dei
genitori per adagiare Damian sul letto. Fu Lois stessa a coprirlo,
rimboccandogli le coperte.
«Forza, prima che la tua
stanza si
allaghi», spronò infine Lois, gettando un'ultima
occhiata
al giovane prima di incamminarsi per prima e fare un breve cenno al
figlio; lui annuì e si affrettò a seguirla,
fermandosi
quando sentì Damian richiamarlo flebilmente.
Accigliato, si riavvicinò nel
vederlo
continuare a mormorare senza che dalla sua bocca uscisse alcun suono, e
fu a quel punto che Jon notò qualcosa, proprio al di sotto
dell'orecchio destro di Damian. Si sporse un po' per dare un'occhiata,
strizzando le palpebre come per volersi accertare di aver visto bene, e
rimase interdetto alla vista del piccolo arco branchiale, al cui
struttura allargata faceva intravedere solo parzialmente la morbida
carne munita di spine. Perché Damian aveva ancora quella
singola
branchia? C'era sempre stata, da quando lo aveva portato a casa?
Jon si morse il labbro inferiore,
stringendo fra le
dita la stoffa della sua felpa. Gli balenò in testa l'idea
di
mettere Damian in acqua, ma non aveva idea di come avrebbe potuto
spiegarlo a sua madre. Non scottava al punto da necessitare di un bagno
di ghiaccio o simile, e aveva il timore che la donna lo avrebbe
guardato con fare stranito o peggio se solo avesse provato a proporre
di lasciarlo in una vasca. E come avrebbe potuto biasimarla, dopotutto?
Più Jon continuava ad
osservarlo, più
desiderava poter essere in grado di fare qualcosa di più per
Damian.
_Note inconcludenti dell'autrice
Innanzitutto,
grazie per la lettura e un grazie ad Akimi
per l'analisi dettagliata del primo capitolo. Ho cercato di spiegare
più cose possibili senza appesantire la lettura, delineando
il
resto nei capitoli successivi
Inoltre, ecco che qualche nodo comincia a venire al pettine,
per
quanto Bruce abbia solo complicato le cose e lasciato più
dubbi
di quanti non ce ne fossero prima. Damian è in parte umano,
ma
perché tenerlo lontano da Talia e mettere in atto tutte
quelle
difese perimetrali? Troppo preso dalla rabbia, Damian non ha nemmeno
voluto saperlo e ha attito ai suoi poteri senza nemmeno saperlo.
Inoltre è insorto un altro problema che Jonno non aveva
previsto: una branchia. Cosa vorrà mai significare? I dubbi
verranno chiariti? Lo scopriremo solo leggendo!
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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