F***k the Pain Away
Premessa:
chiedo
scusa per gli errori di battitura ma ho una mano fuori gioco e
scrivere al pc è difficile.
Disclaimer:
Non
è mio ed è tristemente palese che da tutto
ciò non ci ricaverò
neanche uno zellino.
Warning:
spoiler
del manga.
F**k
the Pain Away
“Ahia!”
“Smettila
di lamentarti, stupido nerd!”
“E
tu smettila di essere così irruento… lo stai
facendo apposta?”
“Tsk…
così magari ti convinci a farti vedere. Non servi a nessuno
se non
sei in grado di camminare con le tue gambe!”
Izuku
sospira sedendosi meglio sul divano e appoggiando la gamba destra sul
cuscino che Bakugou, con poca delicatezza, gli ha appena lanciato
sulla caviglia dolente.
Era
scivolato come uno stupido qualche ora prima mentre stava andando a
buttare la pattumiera. Scivolato. Dalle
scale. Ok, si era distratto a guardare per una
frazione di
secondo il cellulare che gli aveva notificato l’arrivo di un
messaggio e, per quanto avesse percorso più e più
volte quelle
scale, contando i gradini come solo i soggetti affetti da un disturbo
ossessivo compulsivo avrebbero fatto, aveva mancato il penultimo ed
era scivolato. La caduta era stata così rapida che si era
ritrovato
in un attimo con il sedere per terra, la pattumiera in una mano, il
telefono nell’altra e un dolore molto, molto fastidioso alla
caviglia. Aveva fatto un respiro profondo, aspettato qualche minuto e
poi, con calma, si era rialzato, era andato a buttare la pattumiera
per poi tornare di sopra. Aveva recuperato del ghiaccio dal freezer
ed era rimasto tranquillo per una ventina di minuti prima di sentire
le chiavi di Katsuki iniziare a forzare la serratura con poca grazia.
Prima o poi Kacchan avrebbe fatto esplodere la porta, se non si
fossero decisi a cambiarla al più presto. Avevano preso
quell’appartamento quando i risparmi erano pochi e il tempo
che
avevano trascorso insieme ancora meno, ma quando Kacchan gli aveva
lanciato un paio di chiavi, Izuku aveva sorriso. Erano quasi due anni
che vivevano lì, la serratura continuava a non funzionare e
la porta
era ancora stranamente nei suoi cardini.
Izuku
si alza dal divano facendo attenzione a non appoggiare troppo il
piede e rimette il ghiaccio in freezer. Non vuole che Kacchan pensi
che non abbia voglia di uscire come avevano pianificato quella
mattina prima che Dynamight prendesse servizio. Passare la serata con
la Bakusquad lo mette sempre un po’ a disagio (più
che altro
perché Kacchan perde speso la pazienza quando è
in loro compagnia),
ma per fortuna le abitudini del biondo non sono cambiate molto e ora,
a meno che non lavori la notte, è solito andare a letto alle
nove e
mezza (anziché alle otto). Izuku ce l’avrebbe
fatta: sia con la
sua caviglia che con i loro rumorosissimi e invadenti ex compagni di
liceo.
Ovviamente
Izuku si sbagliava di grosso e dopo aver trascorso un paio
d’ore
seduto in compagnia degli altri ragazzi, quando fa per alzarsi, le
sue gambe cedono, facendolo cadere (di nuovo) a terra, attirando le
risate degli altri e uno sguardo preoccupato e arrabbiato da parte di
Bakugou.
“Cos’hai
combinato, Deku?” gli domanda il biondo scostando con poca
grazia
Kaminari che gli ostacolava il passaggio.
“Sono
caduto.”
“Questo
lo vedo anch’io...”
“Prima
che tu tornassi a casa. Sono scivolato sulle scale, ma sto bene. Non
mi sono rotto niente” risponde Izuku con un sorriso.
“Non
serve rompersi qualcosa per non riuscire a camminare, inutile
Deku”
borbotta Katsuki ma senza la sua solita rabbia. Si china verso di lui
e gli mette un braccio intorno alla vita e appoggia quello di Izuku
sulle proprie spalle, così da sorreggerlo. Stavolta sarebbe
stato il
suo bastone: un alto, arrabbiatissimo ed esplosivo bastone.
“Domani
sarò come nuovo.”
“Sì,
come no...” gli risponde Katsuki andando a prendere un altro
panetto di ghiaccio dal freezer “Domani sarà
ancora peggio.
Dovresti andare a farti vedere.”
Izuku
storce la bocca.
“Kacchan,
ho dormito più notti in un letto di ospedale che nel mio,
non andrò
a piagnucolare per una stupida storta.”
“Domani,
quando non riuscirai ad alzarti dal letto, non ti lamentare”
brontola l’altro posizionando con un’inaspettata
delicatezza il
ghiaccio sulla caviglia del compagno. Era vero, ne aveva passate
talmente tante, si era rotto le ossa così tante volte che
una storta
era davvero una sciocchezza, ma il dolore una ferita durante uno
scontro spesso veniva mitigato dall’adrenalina, ma nella
tranquillità della loro casa, quel fastidio è
molto più
invalidante. Facendo attenzione a non fagli male, Katsuki sfiora
l’esterno della caviglia di Izuku, oramai gonfia e arrossata.
Gli
prende delicatamente il tallone e spinge con l’altra mano del
dita
del piede, monitorando con attenzione le reazioni dell’altro.
“Ti
fa male?”
“Non
proprio...”
“Così?”
chiede ruotando leggermente l’articolazione e vedendo una
smorfia
di dolore sul volto di Izuku.
“Mi
da un po’ fastidio...”
“Beh,
rotta non è rotta. Ma sei tu l’esperto.”
Izuku
sorride beandosi di quel contatto così delicato ma al tempo
stesso
colmo di attenzioni da parte di Kacchan, del suo Kacchan.
Le sue mani calde e la delicatezza dei suoi movimenti stridono un
po’
con i suoi modi e le sue parole graffianti, ma oramai Izuku ha
imparato a non farci più caso e a vedere oltre la facciata
del rude
Dynamight, un Hero che viene spesso scambiato per un Villain ma che
in realtà è un eroe più puro di tanti
altri. È solo pessimo nel
dimostrarlo. Izuku non ha dimenticato nulla di quanto era accaduto in
passato, la loro amicizia è stata travagliata, piena di
rancore e
frasi sbagliate, segreti e il bisogno continuo di primeggiare
l’uno
sull’altro, ma alla fine hanno imparato a rispettarsi.
Ed
era proprio rispettandosi che avevano capito che il loro
comportamento era come quello di due bambini che cercano di continuo
di l’attenzione l’uno dell’altro (Aizawa
aveva ragione a
definirli dei ragazzi problematici). Poco prima del diploma, dopo
l’ultimo esame finale in cui avevano ottenuto lo stesso
punteggio,
Bakugou stava fumando di rabbia e Izuku cercava di riprendere fiato e
distarsi dal dolore dell’ennesimo dito rotto. Il biondo si
era
girato verso di lui afferrandolo per un lembo del suo costume, come
se volesse farlo diventare un tutt’uno con il muro a cui si
erano
appoggiati sibilando qualcosa tipo ‘inutile
merDeku’.
Izuku aveva fatto lo stesso con il bavero del costume invernale
dell’altro rispondendogli con uno ‘stupido
Kacchan’.
E poi i loro corpi si erano mossi da soli,
senza pensare, e si erano dati il più rude, goffo e
polveroso bacio
della storia. E il resto era venuto da sé. Nessuno si era
davvero
sorpreso quando li avevano visti insieme. Non avevano fatto nulla per
nascondersi ma nemmeno avevano sbandierato la cosa ai quattro venti,
visto che nemmeno loro sapevano davvero cosa ci fosse tra loro. Tutto
era un continuo divenire, non si erano mai dati un etichetta, non si
erano mai detti cose sdolcinate (anche se Izuku ogni tanto doveva
mordersi la lingua per non farlo)… non serviva,
perché loro due
erano Deku e Kacchan.
Non servivano le parole, avevano comunicato per una vita con i gesti.
E, obiettivamente, considerata l’indole di Katsuki, era
meglio
continuassero così.
“Kacchan…?”
“Uhm…?”
“Non
hai sonno?” chiede Izuku, considerato che erano
già le dieci
passate.
“Sì,
ma un inutile Deku ha pensato bene di sfracellarsi giù dalle
scale e
finché il ghiaccio non avrà fatto effetto non
posso portarti a
letto.”
“Kacchan...”
mormora Izuku arrossendo e stringendo le nocche, facendo arrossire
Katsuki a sua volta.
“Non
in quel senso, scemo. Come pensi di arrivare in camera? Saltellando
su un piede solo?”
Izuku apre la bocca per rispondergli ma si rende conto che
l’altro
ha ragione.
“Io
ho sempre ragione” mormora il biondo avvicinandosi al volto
dell’altro con un sorriso beffardo.
“Kac-chan...”
Katsuki posa le labbra sulla pelle sensibile del collo di Izuku,
inspirando il suo profumo, mentre lo sente tremare leggermente.
“Freddo?”
Izuku scuote la testa e Katsuki sorride mentre l’altro fa
scorrere
le dita tra i suoi capelli biondi disordinati, stringendolo a
sé.
“Mi
porti a letto, Kacchan?”
“Piccolo
pervertito...” mormora Katsuki unendo le sue labbra a quelle
secche
e umide di Izuku. Quest’ultimo apre leggermente la bocca
facendo
guizzare fuori la lingua che, dispettosa va a cercare quella del
biondo, calda e dolce esattamente come il suo profumo. Izuku geme
docilmente in quel bacio, godendosi la dolcezza di quel gesto lento
ma che sa di casa, bisogno e protezione. Esattamente quello che sono
sempre stati l’uno per l’altro.
“Forza
impiastro” dice Bakugou interrompendo il bacio
“E’ inutile
rimanere qui, tanto domani comunque non riuscirai a camminare. Tanto
vale la pena andare a dormire.”
“Non
essere pessimista” lo rimprovera Izuku muovendosi sul divano
cercando di mettersi in piedi.
Katsuki scuote la testa sbuffando: Deku è proprio senza
speranze.
Gli mette un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena,
sollevandolo senza la minima difficoltà.
“Kacchan!”
dice Izuku con un tono di voce più alto di quanto avrebbe
effettivamente voluto, affondando il viso nella maglia
dell’altro,
imbarazzato dalla posizione in cui si ritrovava.
“Ce
la fai a lavarti i denti da solo?” gli chiede il biondo prima
di
depositarlo gentilmente sul bordo della vasca.
“Ho
preso una storta alla caviglia, non mi sono rotto un polso.”
“Con
te non si può mai dare nulla per scontato”
risponde Katsuki
preparando lo spazzolino per Izuku e dopo averlo inumidito, glielo
passa, insieme a un bicchiere colmo d’acqua.
Izuku ha il buon senso di aspettare a prendere un sorso
d’acqua
perché lo spettacolo di Kacchan che si lavava i denti
inveendo
contro i germi era una delle cose che non smette di divertirlo e
più
e più volte si era ritrovato con la schiuma del dentifricio
che
usciva dal naso per il troppo ridere a quella vista.
“Che
hai da guardare?” gli chiede il biondo dopo aver finito di
sciacquarsi la bocca.
“Niente”
risponde Izuku prima di iniziare a spazzolarsi i denti a sua volta,
ma con meno aggressività.
Bakugou lo aiuta a lavarsi e cambiarsi prima di sorreggerlo fino a
che non riesce a farlo sdraiare comodamente sul letto. Per fortuna fa
caldo, così gli mette solo un lembo di lenzuolo sulla pancia
e con
un cuscino che ha recuperato dall’armadio, così da
creagli un
piccolo sostegno per la caviglia. Non capisce come Deku,
indipendentemente dalla temperatura esterna, abbia sempre bisogno di
qualcosa che lo copra mentre dorme. Katsuki, vista la natura del suo
Quirk, è particolarmente sensibile al freddo, ma quando fa
caldo
meno strati di tessuto ha addosso meglio sta, anche se questo vuol
dire fare un bucato ogni due giorni visto che il suo sudore
dolciastro alla lunga rischia di essere nauseante. E pericoloso: era
capitato solo una volta, ma il troppo caldo – o forse il
cortocircuito del vecchio telefono di Deku, avevano fatto prendere
fuoco al materasso.
“Buonanotte
Deku.”
“Anche
a te Kacchan...”
Bakugou viene svegliato verso le tre del mattino da un lamento
soffocato. Di solito ha il sonno piuttosto pesante, ma gli è
impossibile non percepire il disagio del ragazzo che dorme –
o che
per lo meno, cerca di farlo – accanto a lui.
“Deku…?”
lo chiama il biondo con la voce impastata dal sonno ma vigile.
“Scusami,
ti ho svegliato...” mormora Izuku.
“Che
succede?”
“Niente...”
“Deku…”
lo rimprovera Katsuki.
“Avevi
ragione. Mi fa male.”
“Non
hai idea di quanto voglia dirti te
l’avevo detto…
Oh, l’ho appena fatto.”
“Speravo
di essermi fatto così male. Con tutte le ossa che mi sono
rotto,
non-”
“Lascia
perdere” lo interrompe il biondo “Dammi due
minuti” dice poi
alzandosi e sparendo verso la zona giorno. Izuku lo sente trafficare
tra un armadietto in bagno e la cucina prima di vederlo tornare con
un bicchiere in mano.
“E’
il solito antidolorifico ma dovrebbe bastare. Domani andiamo in
ospedale. Un paio d’ore e sarai come nuovo.”
Izuku
accetta volentieri il bicchiere e trangugia il liquido dolciastro -
che sa davvero tanto
di medicina - senza troppe cerimonie. Anche lavorando come Pro Heros
ricevono tutte le cure di cui hanno bisogno esattamente come accadeva
a scuola, ma ogni tanto capita che si facciano male durante gli
allenamenti o che i dolori si ripropongano, quindi è
necessario
avere almeno una piccola scorta di antidolorifici sempre a
disposizione. Niente di particolarmente forte –
così da non
interferire con i Quirk di guarigione – ma sufficienti da
permettergli di prendere sonno senza difficoltà quando i
dolori si
fanno sentire in piena notte.
Izuku appoggia il bicchiere sul comodino e si butta con la testa sul
cuscino, facendo un respiro profondo. Si sente così sciocco
e debole
per essersi fatto male in modo così stupido e
l’idea di farsi
visitare per una banalissima distorsione alla caviglia lo fa
vergognare molto più di quanto vorrebbe ammettere.
“Va
un po’ meglio?” gli domanda Katsuki dopo qualche
minuto in cui
Izuku non è ancora riuscito a riprendere sonno. La caviglia
pulsa e
ogni cosa sembrava dargli fastidio: il lenzuolo che lo copre troppo
poco, il cuscino troppo basso, la finestra troppo aperta che fa
entrare troppa luce.
Si
volta verso il ragazzo alla sua sinistra e lo vede sdraiato di lato
con la testa appoggiata alla mano che lo osserva attentamente.
Nonostante il suo assurdo bisogno di essere sempre coperto mentre
dorme, Kacchan invece ha caldo e mentre gli preparava
l’antidolorifico si era probabilmente tolto la canotta che
era
solito indossare in casa o come pigiama. Facendo molta attenzione ai
propri movimenti, Izuku si gira sul letto quel tanto che basta per
poter osservare il biondo e portare una mano all’altezza del
suo
stomaco, sfiorandogli gli addominali ben definiti di cui tanto
è
orgoglioso. Le sue dita però vanno ad accarezzare quella
grande
cicatrice che deturpa il suo corpo. Tutti loro sono pieni di
cicatrici, è uno dei requisiti minimi per
l’assunzione: un Hero
che ha combattuto porta i segni delle battaglie sulla propria pelle.
Izuku ha anche tutte quelle che si è procurato quando non
era in
grado di controllare il One for All e faceva più danni a se
stesso
che ai Villain, ma quelle di Katsuki… quelle sono le
cicatrici di
un vero eroe, del suo eroe. Del
ragazzo di sedici anni che quando lo ha visto in difficoltà
e in
serio pericolo, non ha esitato a spingerlo via dall’attacco
di
Shigaraki e farsi trafiggere al suo posto.
Kacchan
è l’eroe personale di Deku.
Forse
è stato proprio in quel momento che Izuku si era reso conto
chi
fosse davvero per lui Kacchan, quanto contasse per lui la presenza di
quel ragazzo scorbutico e sempre arrabbiato nella propria vita. E gli
piace pensare che per Kacchan possa essere stato lo stesso, anche se
non glielo ha mai detto e forse non glielo dirà mai,
perché Kacchan
è fatto così. A parole non sa cosa voglia dire o
come si faccia a
essere gentili e affettuosi: è sempre scontroso e
inappropriato nei
suoi commenti, il che fa a pugni con quello che fa e come è
in grado
di dimostrare quanto davvero ci tenga. A chiunque.
Al
liceo Kacchan è cambiato e Izuku ha visto gli enormi
progressi fatti
dall’amico d’infanzia che per anni era stato il suo
bullo
personale. L’ha perdonato perché Katsuki gli ha
chiesto scusa e
gli ha dimostrato di essere meritevole del suo perdono. Kacchan
è in
grado di occuparsi degli altri, ma lo fa a modo suo. Lo ha fatto
preparando la soba per Todoroki quando non mangiava perché
particolarmente preoccupato per Dabi o Endevour (o entrambi), il
katsudon per lui quando era stanco e giù di morale o la
colazione
per tutti quelle mattine i cui tutti gli svegliavano stremati per la
giornata precedente che li aveva spinti oltre il limite. Plus Ultra.
Kacchan
era ed è il suo Plus Ultra.
Izuku
sorride a quel pensiero, continuando ad accarezzare la pelle del
biondo, soffermandosi sopratutto su quelle cicatrici di cui,
involontariamente, era stato la causa.
Katsuki si avvicina a lui, facendo attenzione a non far muovere
troppo il materasso per non dargli fastidio alla caviglia.
“Deku...”
mormora Kacchan prima di socchiudere le labbra e scontrasi con la
bocca di Izuku. Le loro lingue si incontrano e scontrano in quello
che era il livello successivo dei loro battibecchi, del loro continuo
incontrarsi e scontrarsi, cercando di dimostrare che sono i
più
forti, che sarebbero diventati il Numero Uno.
Gemono
l’uno nella bocca dell’altro, stringendosi e
avvicinandosi perché
non riescono ad averne abbastanza del loro sapore, del loro calore e
della sensazione della loro pelle calda e frastagliata dai segni
delle loro battaglie. Katsuki sa che Izuku si sente in colpa per quei
segni indelebili che l’ha costretto a portare, ma sa anche
quanto
queste cicatrici lo eccitino. Forse perché Katsuki sa
che Deku sa leggere quelle cicatrici. Per Izuku quelle sono un ti
amo scritto
in Braille sulla
pelle di Kacchan, una dichiarazione che solo lui può vedere,
leggere
e sfiorare. Qualunque cosa accadrà nella loro vita, quelle
cicatrici
saranno per sempre dedicate a lui, nel bene e nel male. E
Izuku spera per sempre.
Katsuki si fa ancora più vicino e spinge la propria
eccitazione
contro la coscia di Izuku che si aggrappa a lui, cercando di
respirare direttamente dai suoi polmoni.
“Kacchan...”
Il
biondo sorride nel bacio e fa scorrere una mano sul fianco di Izuku,
fino a raggiungere l’elastico dei vecchi bermuda di All Might
che
si ostina a indossare nonostante si siano ristretti per i troppi
lavaggi. Deku fa lo stesso con l’ultimo strato di tessuto che
Katsuki ancora indossa. Pelle contro pelle, il corpo caldo e dolce di
Kacchan si spinge verso quello più minuto ma altrettanto
robusto,
caldo e bisognoso dell’altro.
“Ssshhh…
sta buono, o ti farai male” sussurra Katsuki
all’orecchio di
Izuku prima di tracciare con la lingua una lieve scia che parte dal
lobo, scende sul collo e poi si ricongiunge alla bocca
dell’altro.
Lo spinge delicatamente sul materasso e si mette a cavalcioni su di
lui, beandosi di quel contatto e del suono sorpreso e al tempo stesso
eccitato che esce dalle labbra di Izuku.
“Ti
prego Kacchan...”
La stanza è buia, ma Katsuki riesce a vedere gli occhi di
Izuku
brillare di desiderio e bisogno. Si china per baciarlo beandosi di
quel calore e delle mani dell’altro che si aggrappano a lui
come se
la sua stessa vita dipendesse da quello.
La frizione della loro pelle li fa gemere sommessamente
finché
Katsuki con una presa decisa afferra saldamente le erezioni di
entrambi, iniziando a muovere la mano a un ritmo sempre più
concitato. I gemiti di Izuku sono un balsamo per le sue orecchie e la
vista del ragazzo che inarca la schiena a ricerca di un contatto
più
profondo gli incendia l’animo.
Bakugou è il primo a riversarsi nella sua stessa mano,
seguito poco
dopo da Izuku che emette un gemito soddisfatto, messo subito a tacere
dall’ennesimo bacio del biondo. Katsuki non lo ammetterebbe
mai, ma
adora baciare Deku.
“Sei
rumoroso...” gli sussurra a fior di labbra, facendolo
sorridere
mentre entrambi cercando di riprendere fiato.
“Me
l’hai già detto.”
“Prima
o poi qualcuno si lamenterà...”
“Non
finché ci sei qui tu. Nessuno ha voglia di farsi
esplodere.”
Katsuki vorrebbe rispondergli che non farebbe mai esplodere nessuno,
ma sa perfettamente che lo direbbe solo per fare un dispetto a Deku.
Si alza dal letto e recupera un panno pulito da un cassetto per
rimuovere le tracce del loro piacere dalle proprie mani e dal ventre
di Izuku.
“Ok,
sei a posto” dice Katsuki rivestendolo e coprendolo
nuovamente con
un lembo di lenzuolo.
“Uhm?”
“Dormi,
l’antidolorifico oramai dovrebbe aver fatto
effetto.”
Izuku sorride mentre vede il biondo sdraiarsi nuovamente accanto a
lui. Sente gli occhi inumidirsi, ma non per il dolore. È
sinceramente commosso, stupito (e stupido, direbbe Kacchan). Il modo
in cui Katsuki si prende cura di lui è unico, pochi
riuscirebbero a
capirlo ma Izuku è diventato bravo a leggere i suoi
comportamenti e
i suoi gesti, spesso all’apparenza rudi ma che in
realtà celano
complicità, rispetto e affetto. Amore, vorrebbe dire Izuku
ma non
gli va. È una parola troppo grossa e complicata da gestire.
Non
importa se non la sentirà mai, Kacchan la usa tutti i
giorni, basta
solo leggere tra le righe.
Izuku ama parlare, ama le parole e la loro potenza, ma con Kacchan
non servono.
Ed è oggettivamente comprovato che, se rimane zitto, Bakugou
Katsuki
è una persona splendida. Sotto ogni punto di vista.
Note
dell’autrice:
...io
volevo scrivere fluff.
Ne
è
uscito un soft p0rn.
Hanno
fatto tutto questi due, io non me ne assumo la
responsabilità.
Mi
piaceva l’immagine di Izuku che sfiorava le cicatrici di
Kacchan e
poi… è andata così.
Il
titolo è una canzone di Sex Education S3 che si presta alla
perfezione.
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