Le frecce che le infilzavano il petto

di merryghostround
(/viewuser.php?uid=973361)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Un giorno, mossa dalla noia, aveva iniziato ad addobbarle, le frecce che le infilzavano il petto. Alcune come fossero un albero di natale, con lucine colorate che si illuminavno a intermittenza, altre con vari pupazzetti e sacchetti pieni di fiori secchi ed erbe aromatiche. Tanto, per quante volte ci avesse provato, si era ormai rassegnata all'impossibilità di sfilarle dalla sua carne o spezzarle definitivamente.

Eppure dopo allora, su migliaia di bambini che per strada si erano fermati a guardare quei suoi dolorosi impicci con terrore, una di loro, che avrebbe potuto avere sette anni, non era riuscita a nascondere un sorriso meravigliato ed entusiasta alla loro vista. Quelle frecce, così cariche di addobbi, come pronte per essere esposte, alla bambina erano apparse come una magia, una vetrina colorata, o forse persino un quadro.

Da quando le aveva decorate quei sorrisi erano aumentati, certo c'era ancora chi correva via spaventato, ma adesso c'era anche qualcuno che si fermava addirittura a giocare con le decorazioni, mentre lei fingeva di non accorgersene. Nutriva sentimenti contrastanti al riguardo.

Un'altra volta aveva visto qualcuno piangere e toccarsi il petto, come se le sue frecce stessero in qualche modo facendo male non solo a lei, ma anche allo sfortunato spettatore. Le dava fastidio che la gente piangesse per lei, ma quelle non le erano sembrate lacrime di pietà.

Di notte le frecce le facevano molto male, era impossibile trovare una posizione comoda per dormire con quella roba infilzata nel petto, così come di giorno le capitava che urtassero contro qualcosa o si impigliassero da qualche parte, aprendo qualche nuova ferita o allargandone una quasi rimarginata. E allora diventava difficile, se non impossibile, non piangere dal dolore.

Però, per quanto dolorose, a volte si ritrovava a poggiare su di loro buste e oggetti quando aveva le mani occupate, o infilzava in loro dei post-it per non dimenticare informazioni che le servivano, e qualche volta vi appendeva perfino le chiavi di casa, e lo faceva così, senza nemmeno farci caso, era il suo modo di andare avanti con la propria vita. 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4001251