I
personaggi non mi appartengono e non scrivo per lucro. Buona lettura.
Apocalypse?
L'apocalisse alla fine era avvenuta, i demoni erano stati
sconfitti, la terra con le sue forme di vita distrutta e nell'universo
regnava solo il candore del paradiso, qualcuno però non era
troppo felice di quel cambiamento. Era vero che aveva desiderato la
fine
del mondo da quando era stata annunciata e quando avevano vinto si era
finalmente sentito liberato da un fardello, poteva finalmente
riposarsi,
godersi quei giorni tranquilli senza temere attacchi di alcun tipo,
solo
che di giorni ne erano passati fin troppi, non aveva idea di quanti,
non
li aveva certo contati ma li sentiva pesare uno per uno sopra le sue
grandi ali bianche.
L'essere in questione era un arcangelo, uno dei più
importanti o
meglio uno tra quelli che venivano maggiormente conosciuti e ricordati
dagli umani, l'arcangelo Gabriele.
Se ne stava a vagare da solo fra le nuvole rosa del paradiso, la
luminosità che lo circondava gli faceva strizzare gli occhi
e
più volte si era ritrovato a pensare che in mezzo a quella
matassa brillante ci sarebbe stato bene qualche sbuffo di colore
più scuro, il nero per esempio. Ogni qualvolta aveva di
questi pensieri scuoteva la testa infastidito come per scacciarli, si
era sentito un idiota più di una volta in quei giorni e a
lui
non era MAI successo di sentirsi in quel modo, quella era un'emozione
totalmente umana e non avrebbe dovuto permettere che lo inquinasse.
I corridoi bianchi, asettici del paradiso stavano cominciando a dargli
la claustrofobia ogni qual volta si ritrovava a passarci, dall'alto non
arrivavano ordini e sembrava proprio che a tutti gli angeli e arcangeli
fosse concesso quel periodo di pace che tanto avevano bramato e che si
erano
meritati vincendo la guerra.
Tutta via Gabriele aveva cominciato a notare che non era l'unico a
sentirsi così frustrato, un altro angelo se ne stava quasi
sempre in disparte, lo aveva osservato vagare per il paradiso con le
ali basse e la testa china, come se gli mancasse qualcosa, un pezzo
importante della sua vita, inizialmente aveva pensato avesse solo
nostalgia del pianeta su cui aveva vissuto per seimila anni, ma quella
era sicuro gli sarebbe passata, così pian piano aveva capito
che
a quell'angelo era qualcos'altro
che gli mancava.
Sotto l'influenza di questi pensieri l'arcangelo decise di chiedere
spiegazioni proprio a lui, Azraphel, era sicuro fosse l'unico che
poteva aiutarlo vista la maniera in cui sembrava mal tollerare quella
situazione così paradisiaca, il problema era che l'angelo
era
diventato difficile da scovare e fu proprio per caso che se lo
ritrovò davanti all'improvviso, vide la sua testa bionda
immersa
tra le tante ali che lo affiancavano dirigendosi chissà dove.
Era appena terminata l'ennesima replica di "Tutti insieme
appassionatamente" e l'angelo stava uscendo dal salone riservato
proprio all'emissione di quel musical, Gabriele storse il naso, non
solo perché si stava abbassando a chiedere aiuto proprio
all'angelo
che aveva tentato di tradirli ma anche perché Azraphel,
tutte le
volte che dal paradiso lo avevano invitato a seguire il musical aveva
sempre declinato l'invito con un sonoro "non
è proprio il
mio genere."
Grabriele si affrettò ad avvicinarsi all'angelo prima che
fuggisse via di nuovo, gli mise una mano sulla spalla per richiamare la
sua attenzione, Azraphel sussultò prima di voltarsi, non
aveva
perso quelle caratteristiche che lo rendevano così simile
agli
umani.
<< Ciao Azraphel >> sorrise l'arcangelo.
Azraphel si esibì in un sorriso tirato, non
riuscendo a nascondere troppo bene la sua espressione contrita.
<< Gabriele anche tu da queste parti >>
squittì l'angelo pur mantenendo un tono pacato.
L'arcangelo si grattò il mento per poi agitare una mano.
<< Sì beh ero nei paraggi, ma sono sorpreso di
vedere te
gironzolare qui intorno. Non credevo ti piacesse questo genere di roba
>> disse Gabriele studiando l'espressione dell'altro.
Azraphel deglutì colto sul fatto, si riprese però
subito.
<< E' l'unica cosa che passano in paradiso, mi sono
dovuto adattare >> fece un debole sorriso.
<< Come per il cibo sulla terra, come si chiamava quella
cosa che ti piaceva tanto, susti? >>
<< Sushi >> lo corresse Azraphel.
L'arcangelo gli punto due dita contro esibendosi in un sorriso
trionfale.
<< Già proprio quello! >>
esclamò soddisfatto.
<< Non è esattamente la stessa cosa...
>> borbottò l'angelo sperando di non essere
sentito.
Gabriele capì presto che avevano esaurito gli argomenti di
conversazione, l'angelo era diventato nervoso e moriva dalla voglia di
andarsene ma Gabriele non poteva permetterlo, così gli
avvolse
un braccio intorno alle spalle tirandolo verso di sé.
<< Che ne dici di farci un giro? >>
domandò sperando accettasse.
Azraphel gli lanciò uno sguardo interrogativo.
<< Non offenderti Gabriele ma perché dovresti
aver voglia di fare un giro con me? >>
<< Ho tradito il paradiso ricordi? >>
quest'ultima frase la bisbigliò.
Grabriele tuttavia non staccò la presa dalle sue spalle.
<< E' acqua passata ormai. Abbiamo vinto no?
>>
L'angelo annuì sommesso.
<< Suppongo di sì >> rispose.
Gabriele senza aggiungere altro lo trascinò lontano da quel
luogo fin troppo affollato, dovevano parlare ed era meglio che la loro
conversazione rimanesse lontana da orecchie indiscrete. Raggiunsero una
radura verde smeraldo, piena di fiori che luccicavano e uccellini che
intonavano melodie celestiali.
<< Vogliamo sederci? >> domandò
Gabriele con lieve disagio.
Azraphel fece come gli aveva detto e lui lo seguì, era una
situazione assurda si ritrovò a pensare l'arcangelo e anche
molto imbarazzante, decise di cominciare rompendo un po' il ghiaccio,
avrebbe indagato senza dare troppo nell'occhio.
<< Era un po' che volevo domandartelo, perché
non usi la
tua forma angelica? Non esiste più un pianeta dove andare e
qui
la forma di un corpo umano non ti serve. >>
L'angelo sospirò punto sul vivo, sapeva che qualcuno presto
gli
avrebbe fatto domande ma una parte di lui sperava lo ignorassero,
avevano ottenuto ciò che volevano, perché
continuare a
tormentarlo?
<< Gabriele io non credo che tu... con tutto il rispetto,
n-non potresti mai...- >>
<< Lascia perdere i convenevoli! Fingi per un momento che
io non sia il tuo superiore. >>
Lo sguardo scettico dell'angelo convinse Gabriele a dare una
spiegazione a ciò che aveva detto.
<< Dio ci ha creati tutti uguali, o meglio con la stessa
importanza. Abbiamo assunto dei ruoli perché... beh
perché ci servivano ma ora, davanti a tutto questo
>>
allargò le braccia per indicare l'immensità di
quello che
avevano intorno, la vastità del paradiso che si diceva aver
inglobato l'inferno.
<< Davanti a tutto questo noi siamo uguali. Sono
veramente
interessato a sapere Azraphel, cosa ti spinge a rimanere
così?
>> fece un gesto con la mano indicando la sua figura.
Azraphel annuì ancora poco convinto ma decise di
assecondarlo, non voleva certo farlo arrabbiare.
<< D'accordo se proprio ci tieni. Non sono ancora pronto
a
riprendere le mie angeliche sembianze, sono stato così tanto
sulla terra che mi sono abituato ad avere questa forma e riprendere le
mie vecchie vesti significherebbe lasciarsi tutto alle spalle.
>>
<< E tu non vuoi >> continuò per
lui Gabriele.
Azraphel scosse la testa.
<< Anche tu però hai... voglio dire hai
mantenuto le tue
sembianze terrene, nonostante dopo la guerra fossi tornato ad essere te
stesso. >>
Azraphel deglutì. Aveva fatto un azzardo a parlare
così
al suo capo? Gabriele gli lanciò uno sguardo criptico, dai
suoi
occhi viola non trapelava nulla che potesse definirsi positivo o
negativo,
l'angelo si sentì a disagio forse non avrebbe dovuto osare
così tanto.
<< S-scusa non sono certo affari miei... >>
si affrettò a dire prima che la situazione precipitasse.
<< No non scusarti. E' vero ciò che hai detto,
ma a
differenza tua non so perché l'ho fatto. Per questo volevo
parlare con te. >>
L'angelo tirò su la testa attento e stupito da quelle
parole,
non poteva credere che fossero uscite proprio dalle labbra del
superiore che più temeva e ancora di più non
capiva
perché volesse essere aiutato proprio da lui.
<< Sento delle cose >> confessò
Gabriele.
<< Delle voci? >> chiese Azraphel.
<< Voci? >> chiese confuso l'arcangelo.
Se Azraphel avesse potuto ancora arrossire lo avrebbe fatto, aveva
tanta voglia di sprofondare nelle viscere più profonde del
paradiso tanto era l'imbarazzo che stava provando, dio come gli era
venuto in mente si chiese, per poi scuotere la testa agitando una mano.
<< Lascia stare, era una cosa che a volte capitava agli
umani. >>
Sorrise nostalgico al ricordo di quelle creature, ma il motivo per cui
gli era uscita quella frase non era dovuto solo agli umani, in
realtà voleva fare una battuta, forse mal riuscita, lui non
era mai stato bravo, si rese conto che un'uscita del genere era proprio
degna di... di qualcuno. Sì ma di chi?
Chi era quell'entità, quell'ombra, quella macchia che
proprio
non riusciva a ricordare; ricordava di essere stato mandato sulla
terra, di aver avuto un compito, di aver tradito quel compito senza
però riuscire ad evitare la guerra, ricordava bene che
accanto
a lui, in tutti quegli anni c'era stato qualcuno ma non ne ricordava
né il nome né il volto.
<< Azraphel ci sei? >>
Una mano sventolava davanti agli occhi dell'angelo che si riscosse
all'istante.
<< P-perdonami mi ero perso. Dicevi? >>
L'arcangelo alzò un sopracciglio.
<< Ti capita spesso? Di perderti. >>
Azraphel fece una piccola smorfia.
<< Solo da quando sono qui. Tu ricordi qualcosa
dell'apocalisse?
Voglio dire dell'ultimo giorno quando è avvenuta la guerra.
>>
L'arcangelo sembrò pensarci su, quella domanda era strana ma
non troppo, forse anche l'angelo aveva dei buchi come lui.
<< Ricordo che tu hai fatto di tutto per impedirlo. Ma
non eri da solo c'erano degli umani... >>
Azraphel deglutì. Se anche Gabriele avesse avuto lo stesso
suo
ricordo, di qualcuno che non aveva volto, significava che non stava
diventando pazzo e che aveva ancora una speranza di rimettere insieme i
pezzi.
<< E poi c'era anche qualcun altro, non ricordo se fosse
umano o
meno ma ti eri alleato con... chiunque fosse ti eri alleato con lui,
qualcuno con cui non avresti
dovuto. >
L'angelo sussultò.
<< Hai detto che non avrei dovuto, perché
sostieni questo? >>
Azraphel gli pose quella domanda forse con fin troppa agitazione,
Gabriele sembrava essere messo nella sua stessa situazione e comunque
c'era anche il caso che si sarebbe potuto stancare di tutte quelle
domande da parte sua e dare un taglio alla conversazione.
Tuttavia l'arcangelo non sembrava affatto infastidito,
arricciò le sopracciglia pensieroso.
<< Non lo so Azraphel, so solo che hai fatto uno sgarro
veramente
grosso al paradiso. Però c'era anche qualcun altro,
è arrivato insieme a me sulla terra. >>
Nella testa dell'angelo avevano iniziato a vorticare delle idee
già da tempo e quell'ammissione da parte di Gabriele le fece
acuire, poteva essere, ed era solo un' ipotesi, che quelle figure che
entrambi non ricordavano fossero proprio demoni? Azraphel non diede
voce a questa domanda, ancora non sapeva quanto poteva fidarsi di
Gabriele.
<< Q-quindi mi stai dicendo che allearmi con gli umani
non è stata la cosa peggiore che ho fatto? >>
L'arcangelo annuì.
<< Per questo sei stato ulteriormente declassato
>> disse fermo.
Ad Azraphel spuntò un sorriso sul volto, allora era vero,
gli
mancava un pezzo del puzzle ed era certo fosse un pezzo molto
importante, probabilmente non avrebbe dovuto essere così
contento di
quella notizia, però diamine forse quella parte mancante era
proprio la causa del suo malessere, era sicuro che una volta trovata
tutto sarebbe tornato al suo posto.
<< Ti fa ridere? >>
Domandò Gabriele scuotendo la testa, certo che quell'angelo
era
proprio fuori dai canoni si ritrovò a pensare, di solito gli
altri si dibattevano per avere un ruolo più alto mentre lui
sembrava addirittura contento di avere meno doveri. Azraphel
scosse la testa e preferì cambiare discorso, non voleva dare
troppe spiegazioni a Gabriele, certo si era rivelato utile e
predisposto ad aiutarlo ma quanto sarebbe durata?
<< Tu che cosa stavi per dirmi? Hai detto che sentivi
delle cose. >>
<< Oh sì, ma non so se sia un bene parlare di
questo. >>
Stava facendo marcia indietro? Perché? Di cosa aveva paura?
L'angelo sorrise un po' beffardo.
<< Gabriele ormai cosa potrebbe succedere? Siamo immersi
nella luce, abbiamo appena vinto la
guerra,
il peggio che potrebbe capitarci è essere rimproverati. Non
credo che... che Lei abbia intenzione di creare un nuovo inferno.
>>
Quella parola bruciò stranamente nel petto dell'angelo e
anche l'arcangelo sembrava turbato.
<< Non che prima lo avesse creato di proposito
>> rispose Gabriele.
<< Lo so ma, forse, si è lasciata prendere un
po' la mano
>> tentò di spiegare il suo punto di vista
Azraphel.
Di nuovo un colpo nel petto, quella frase gli suonava familiare.
<< Ad ogni modo non credo avrà da ridire se
parliamo di come ci sentiamo. >>
Sorrise l'angelo cercando in qualche modo di rassicurare il suo capo.
<< Sì, forse non hai tutti i torti. Il punto
è che
sento come un grande vuoto dentro di me, come se fossi insoddisfatto il
che è ridicolo se ci pensi. Sento queste cose... questi...
questi...- >>
<< Sentimenti? >> lo aiutò
Azraphel.
L'arcangelo fece una smorfia disgustato.
<< Sono cose così umane, non dovrei esserne
inzozzato, non
dovrei provare queste cose. Sono un arcangelo, l'arcangelo Gabriele per
l'amor del cielo, che figura ci faccio!? >>
Gabriele aveva cominciato ad agitarsi, si era innervosito, non gli
piaceva parlare di quelle cose, delle sue debolezze, non ne aveva mai
avute e non aveva mai avuto il bisogno di tirare fuori dei sentimenti
che nemmeno conosceva. Il paradiso era amore, l'amore era quello che
avrebbe dovuto solo conoscere, poi erano arrivati i demoni, poi la
terra e gli umani e tutto era piombato in una sfera roteante di caos.
<< Se loro
non si
fossero ribellati, Dio non avrebbe sentito il bisogno di creare quelle
insulse creature degli umani e noi non saremmo qui a parlare di
sentimenti come
nelle sciocche storie scritte nei tuoi preziosi oggetti materiali
>> sbottò Gabriele.
<< I libri >> disse l'angelo con una punta
di nostalgia.
L'arcangelo fece un gesto di stizza con la mano.
<< Già quelli. >>
<< E la cosa peggiore sai qual è?
>> continuò Gabriele con un sorriso amaro
sulle labbra.
<< Che sto qui a parlarne con te come se potessi essermi
di un qualche aiuto! >>
Sì alzo in piedi in uno scatto d'ira, l'angelo fece lo
stesso
preoccupato, non voleva essere in una posizione inferiore con Gabriele
che fumava dalla rabbia.
<< G-Gabriele cerca di... >>
Ma l'angelo venne spinto dalle forti braccia dell'arcangelo che poi lo
prese per il colletto.
<< Non dirmi di calmarmi. >>
L'angelo incontrò le pupille furiose di Gabriele, un
tremolio
gli passò lungo la spina dorsale, aveva paura, tutto a un
tratto
ebbe un flash di una situazione simile, solo che al posto di Gabriele
c'era quell'ombra scura, ma ricordava che quella volta invece di paura
non ne aveva avuta alcuna.
<< M-mi dispiace, hai ragione >>
soffiò l'angelo,
non voleva alterarlo ulteriormente, desiderava solo che lo lasciasse
andare.
<< Lo vedi come sono diventato? Rabbia. Noi non
conoscevamo la
rabbia >> mugugnò irritato l'arcangelo ma
c'era qualcosa
nella sua voce che fece pena ad Azraphel.
<< Quello era prima. Dio sapeva che qualcuno di noi si
sarebbe
ribellato. Avanti! come si fa a sopportare tutto questo candore senza
impazzire? >>
Lo disse con una punta di ironia e un sorrisino sul volto, voleva
stemperare la situazione, a lui era sempre piaciuto il paradiso, ci
stava bene e non capiva come alcuni angeli avessero scelto di
ribellarsi per strisciare in un buco oscuro e puzzolente
però poi aveva conosciuto gli umani, e la terra e quel
qualcuno
che non ricordava era certo avesse contribuito a cambiare i suoi
pensieri. Tutto a un tratto il paradiso non era così
idilliaco,
certo era meglio dell'inferno ma lui si era reso conto di preferire di
gran lunga la terra.
Era certo gli sarebbe arrivato un pugno sul suo visino angelico,
strinse gli occhi preparandosi ma Gabriele lo lasciò
esibendosi
in una breve risata, scosse la testa e si portò il viso alle
mani, una specie di singhiozzo lo scosse, non stava piangendo,
anche volendo non avrebbe più potuto farlo senza un corpo
umano,
ma quel rantolo che gli uscì dalle labbra era la cosa
più
simile al pianto che Azraphel avesse mai sentito provenire da un corpo
celeste.
<< I-io... f-forse è meglio che vada
>> balbettò l'angelo incerto sul da farsi.
Vedere l'arcangelo in quelle condizioni non lo faceva stare bene,
sentiva dentro di sé il desiderio di consolarlo, dirgli
qualche
parola di conforto ma qualcosa lo bloccava, forse perché
Gabriele era talmente imprevedibile che avrebbe potuto persino
irritarsi delle attenzioni dell'angelo, così decise di
voltarsi
e prendere la via di casa, anche se di vera casa non poteva parlare.
Peccato che qualcosa lo bloccò o meglio lo
congelò sul
posto, non era la voce di Gabriele piuttosto quello che disse.
<< Angelo >>
Certo l'intonazione era diversa e sicuramente anche l'intenzione, lo
aveva chiamato per ciò che era dopotutto, ma Gabriele lo
aveva
sempre chiamato per nome e perché poi quella semplice
parola,
che lo caratterizzava solamente lo aveva fatto sentire così
sconvolto, aveva fatto sussultare il fantasma del suo cuore e le
viscere che più non aveva si erano attorcigliate. Azraphel
si
girò, non voleva sembrare pazzo e nemmeno concedere quella
parte
così fragile di sé a Gabriele.
<< Come? >> rispose solamente.
<< Azraphel volevo solo dirti che... non volevo reagire
in quel modo >> disse soltanto l'arcangelo.
Era il suo modo per scusarsi, Azraphel lo aveva intuito ed
annuì
senza aggiungere altro, si girò di nuovo sperando che le sue
gambe lo reggessero, non era certo nemmeno di poter contare sulle sue
ali in quel momento.
Una volta da solo l'angelo si appoggiò su
uno dei rami più alti e resistenti di un albero dalle foglie
dorate,
sospirò cercando di placare il subbuglio che sentiva
agitarsi
dentro di sé.
Perché Gabriele lo aveva chiamato
così e perché lui non riusciva a non pensarci?
Inoltre
sentiva che non era giusto, non dovevano essere le labbra
dell'arcangelo a pronunciare quel nominativo ma quelle di qualcun
altro, forse proprio quelle dell'ombra che non riusciva a ricordare.
Si tirò appena i capelli, gemette infastidito da tutta
quella
situazione, aveva pensato che parlando con Gabriele si sarebbe potuto
tranquillizzare avendo conferma di non essere l'unico a sentirsi
strano, invece si sentiva peggio di prima, ancora più
domande
gli affollavano la mente, aveva provato più volte a chiedere
aiuto agli angeli della memoria ma loro rispondevano che non potevano
aiutarlo per
quella particolare richiesta.
Finì per addormentarsi sfinito dai troppi pensieri, non che
ne
avesse un reale bisogno ma era un'abitudine umana che aveva iniziato ad
utilizzare più che altro da quando avevano vinto la guerra,
come
se lo aiutasse a far passare il tempo più in fretta e tutte
le
volte che succedeva, si risvegliava con un sorriso sulle labbra come se
avesse fatto un bellissimo sogno dai contorni sfocati, si sentiva
più vicino a qualcuno che forse più di una volta
aveva
usato il suo stesso metodo.
Si stiracchiò le ali e con un balzò scese a
terra, alcuni
piccoli angioletti gli corsero intorno per poi correre verso il
laghetto, gli angeli bambini erano nuovi in paradiso, assomigliavano
proprio ai piccoli umani, avevano ovviamente delle caratteristiche
angeliche e Azraphel trovava le loro piccole alucce davvero tenere,
come carattere invece erano proprio uguale ai bambini terrestri, a
volte erano buoni e gentili mentre altre volte erano pestiferi e
facevano i dispetti. Nessuno però aveva cuore di
rimproverarli,
venivano sempre trattati con indulgenza e spiegato loro il giusto modo
in cui un angelo avrebbe dovuto comportarsi.
Per diverso tempo era stato anche lui la guida di un angelo bambino, lo
aveva fatto più per passare il tempo si diceva, ma dentro di
sé sentiva che la ragione era ben più profonda e
complessa, l'angioletto in questione si chiamava Werchiel, aveva un
caratterino piccato e Azraphel man mano che passava il tempo con lui
si sentiva sempre di più il suo padrino. Purtroppo uno dei
"difetti" dei piccoli angeli era che crescevano troppo in fretta, la
loro crescita era legata all'apprendimento, più apprendevano
più la loro natura angelica si ampliava facendoli diventare
degli
angeli adulti pronti ad assolvere ai loro compiti, Werchiel con
profonda tristezza e ammirazione di Azraphel era uno di questi. Ci
aveva messo la metà rispetto agli altri angioletti per
crescere,
Azraphel si era complimentato e anche commosso a dirla tutta e alla
fine si era definito fortunato, sapeva di alcuni angeli bambini che ci
avevano messo solo un giorno per imparare tutto, come fosse possibile
non lo aveva mai capito ma in paradiso erano tante le cose che non
capiva e che amava definire ineffabili.
Mentre si avviava verso la sua meta con il sorriso sulle labbra ad
Azraphel venne in mente un ricordo legato proprio a quel piccolo
angioletto che aveva accudito.
Si trovavano nei pressi della grande cascata cristallina, l'acqua era
così limpida che nemmeno ti bagnava, gli piaceva portare
lì Werchiel dopo le lezioni della giornata, trovava che il
contatto con la parte più naturale del paradiso facesse bene
alla giovane mente in espansione che era il nuovo angioletto. Lo
osservava svolazzare tra un ramo e l'altro, inseguire i piccoli
merlini azzuri che assomigliavano ai coniglietti terrestri, solo che
risplendevano come se fossero coperti di brillantini, al posto delle
orecchie avevano le ali e quando la luce del paradiso diveniva
più tenue risplendevano come fossero fosforescenti.
Azraphel si divertiva a guardarlo, non risuciva mai a prenderne uno e
sembrava che tra lui e quei piccoli animali fosse nata un'intesa, loro
lo aspettavano per giocare insieme, inizialmente all'angelo non era
sembrato possibile e invece si era dovuto ricredere. Una
volta che tutti i merlini si erano infilati nelle loro tane il giovane
angelo si accostò ad Azraphel con un tenero broncio sul viso.
<< Una volta di queste riuscirò a prenderli
>> sbuffo con quell'adorabile vocina.
Azraphel sorrise intenerito.
<< Forse dovresti provare ad essere più
gentile >> suggerì l'angelo adulto.
Il piccolo lo guardò scandalizzato.
<< Gentile!? >>
Azraphel rise, non credeva di aver detto un eresia.
<< Sì. Vedi invece di inseguirli la prossima
volta siediti
e aspetta che siano loro ad avvicinarsi >> gli
spiegò
l'angelo.
<< Sembra infinitamente noioso >>
borbottò Werchiel.
<< Mmm però potresti provare. O temi di non
esserne capace? >>
Lo sfidò Azraphel, sapeva come prendere quel piccolo, aveva
come
una predisposizione innata nel saper trattare con esseri dal
caratterino
irascibile e infatti la reazione che ottenne da Werchiel non lo
stupì affatto. Strinse i piccoli pugni e lo
guardò
indignato.
<< Come osi? Certo che sono capace! >>
L'angelo rise e gli accarezzo la testa coperta da fili d'orati che si
illuminavano ogni volta venivano toccati.
<< Dimostramelo. Ma domani, è ora di tornare a
casa. >> disse con calma Azraphel.
<< Oh uffa! >>
Sbuffò il piccolo ma obbedì seguendo l'angelo
lungo la
strada maestra che li avrebbe riportati al centro del paradiso.
Il giorno dopo Werchiel e Azraphel si ritrovarono nello
stesso
posto, il piccolo si era appostato seduto sotto un albero, con le ali
chiuse e il più possibile ferme, stava seguendo i consigli
del
suo maestro e voleva decisamente dimostrargli di essere in grado di
attirare a sé i suoi animaletti preferiti. Pochi minuti
più tardi alcuni merlini cominciarono a guizzare fuori dalle
loro tane, osservavano attenti il loro amichetto angelico aspettando
che li rincorresse ma ciò non accadde lasciandoli
estremamente
confusi. Iniziarono a girargli intorno senza mai avvicinarsi troppo.
Werchiel stava cominciando a diventare impaziente e l'angelo che non
voleva avesse una delusione stava per schioccare le dita e aiutare
l'impresa con un piccolo miracolino, quando qualcosa si mosse da un
cespuglio e ne uscì un merlino, molto diverso dagli altri.
Questo particolare esemplare era più alto e longilineo
rispetto
agli altri che erano paffuti, aveva il pelo rosso e gli occhi dorati,
sembrava meno pauroso e più curioso rispetto ai suoi simili.
Azraphel arricciò le sopracciglia, non ne aveva mai visto
uno
così e anche il piccolo Werchiel sembrava sorpreso, per lui
però non faceva differenza, l'importante era prenderne uno e
riuscire ad accarezzarlo.
Il piccolo animale iniziò ad avvicinarsi lentamente, non
prendeva una traiettoria dritta ma curvava come per essere certo di
star facendo la cosa giusta, una volta vicino all'angioletto gli
annusò prima le ali, poi la veste candida, i piedini e
infine le
mani, una volta appurato che non c'era pericolo si tuffò
direttamente tra le sue braccia per la gioia del piccolo Werchiel che
iniziò a lanciare gridolini di gioia accarezzando il pelo
fulvo
di quel merlino coraggioso.
I due sembravano già diventati amici, l'angioletto
lanciò uno sguardo trionfale ad Azraphel che si
avvicinò con un
sorriso soddisfatto sul volto, gli accarezzò i capelli ma
per
poco non finì a terra perché Werchiel dalla gioia
si era
sollevato in aria alzando l'animaletto verso la faccia dell'angelo.
<< Ce l'ho fatta! >> strillò
felice.
<< E' morbidissimo e pizzica! >>
Il cuore o presunto cuore di Azraphel si riempì di gioia e
amore
alla vista del sorriso felice del piccolo, il suo sguardo venne rapito
dal merlino che lo stava fissando.
<< Maestro Azraphel vuole conoscerti, avanti fatti
annusare! >> disse entusiasta con la sua vocina acuta.
L'angelo guardò dubbioso il piccolo animale, si sentiva a
disagio sotto quello sguardo pungente, come se potesse leggergli
dentro. I suoi pensieri vennero interrotti da Werchiel.
<< Non avrai mica paura? >>
L'angelo sussultò appena poi sorrise.
<< Oh no come potrei, è così tenero
>>
Il merlino emise un flebile ringhio o così aveva creduto di
vedere l'angelo, ma sicuramente se lo era solo immaginato.
Avvicinò la mano alla testolina dell'animale che venne
subito
colpita da quel nasino umido ed elettrico, una volta che Azraphel
ottenne il permesso lo accarezzò, era davvero una sensazione
piacevole.
<< Ben fatto Werchiel >> sorrise
compiaciuto l'angelo.
Fu il giorno successivo che il piccolo Werchiel si avvicinò
ad
Azraphel con dipinto sul viso un broncio interrogativo, aveva tra le
braccia il suo nuovo amico merlino che si era da poco appisolato.
<< Maestro Azraphel. >>
<< Sì giovanotto? >>
<< Come si diventa dei bravi angeli? >>
Quella domanda intenerì l'angelo che sorrise.
<< Beh per esempio amando tutte le creature, trattandole
con rispetto, compassione e gentilezza. >>
Rispose sincero Azraphel, il piccolo storse il nasino.
<< Proprio tutte? Voglio dire anche quelli che ti fanno i
dispetti? >>
Azraphel rise della genuinità della domanda.
<< In quel caso bisogna capire il motivo,
parlare e perdonare. Ma non devi rimanerci insieme per forza, se non
siete fatti per essere amici allora puoi allontanarti altrimenti un
modo per risolvere i problemi si trova. >>
<< Anche se quello è il tuo acerrimo nemico?
>>
Chiese di nuovo e Azraphel si agitò, quella domanda lo aveva
colpito particolarmente.
<< Gli angeli non hanno acerrimi nemici, non
più almeno >> rispose guardando l'orizzonte.
<< Che vuoi dire? >>
Azraphel sospirò, di solito quella era una cosa che veniva
spiegata quando gli angeli bambini erano pronti ed erano i maestri a
capirlo, ma in questo caso sembrava che l'angioletto avvesse deciso da
sé quando essere pronto, senza nemmeno saperlo.
<< Beh vedi prima avevamo dei nemici, i demoni...
>>
Un nodo gli strise la gola quando pronunciò quella parola,
non
ne capì il motivo per cui si limitò a scacciare
via
quella sensazione e continuare la spiegazione, gli raccontò
tutto
quello che sapeva dal principio fino all'ultimo giorno della terra.
<< E tutti i demoni erano così cattivi?
>> domandò ingenuamente il piccolo.
Avrebbe dovuto rispondere sì. Sapeva di dover dare una
risposta
affermativa ma non ci riusciva, qualcosa, una sensazione glielo
impediva, chiuse gli occhi, prese un respiro e poi li riaprì
tenendoli puntati nel vasto campo.
<< Io... io non lo so giovane Werchiel. Immagino che se
raccontata da loro la storia risulterebbe un po' diversa.
>>
<< Ciò non cambia che quello che hanno fatto
è sbagliato >> corresse il tiro.
Non voleva mettere strane idee nella mente immatura dell'angelo
più giovane, soprattutto se quelle idee non erano appurate
ne
accertate ed erano solo frutto di qualcosa che sentiva dentro, di un
dubbio che continuava a coltivarsi nella sua mente. La paura di fare la
cosa sbagliata lo aveva assalito di nuovo, ricordava che anche mentre
era sulla terra molte volte aveva sentito quella sensazione, paura di
far arrabbiare i suoi superiori o ancor peggio di far arrabbiare Dio e
di cadere.
<< Tu lo hai mai conosciuto un demone? >>
squittì
quella domanda con una serenità degna soltanto di un essere
pieno di purezza.
Stava per dirgli che faceva troppe domande ma non se la
sentì di
interrompere quella curiosità giovane e genuina, certo lo
avrebbe tenuto d'occhio, non voleva che a causa della sua voglia di
sapere si
mettesse nei guai ma sarebbe intervenuto solo se strettamente
necessario. Lo prese per mano e si avviarono pronti a tornare indietro,
il merlino che ancora dormiva appoggiato alla spalla del giovane
angelo.
<< Penso proprio di no >> rispose l'angelo
alla domanda
postagli prima da Werchiel, però qualcosa nella sua risposta
lo
faceva sentire strano, come se non avesse detto la verità.
Era
bizzarro, se avesse davvero conosciuto un demone se lo sarebbe
certamente ricordato e invece ricordava solo la guerra e lì
non
aveva certo avuto tempo di guardarli in faccia, anche se non ricordava
nemmeno di aver combattuto.
Azraphel si riscosse dai suoi pensieri quando si rese conto di essere
arrivato alla sua destinazione, un edificio non troppo alto, colorato
semplicemente di bianco, era dura arrivarci, lo avevano posizionato in
un posto difficile da raggiungere di modo che solo gli angeli pronti a
rivivere la storia e imparare qualcosa avrebbero potuto raggiungerlo.
Era l'equivalente di ciò che era un museo per gli umani.
L'angelo si avvicinò a una delle due guardie, un angelo
bellissimo, sopra la testa gli gravitava un cumulo di energia dove si
potevano vedere delle immagini, era l'angelo della conoscenza. Azraphel
si schiarì la voce, più per abitudine che per
reale
bisogno.
<< M-mi scusi io, io vorrei entrare a visitare
l'epistème. >>
L'altro angelo lo guardò serio.
<< Motivo? >> gli chiese severo.
<< C-conoscenza suppongo >> si
schiarì la voce, si stava impappinando e non andava bene.
<< S-so che tenete dei reperti riguardo la grande guerra,
l'ultima guerra >> annuì deciso.
L'angelo di guardia si limitò ad aprirgli la porta, Azraphel
ringraziò balbettando e mentre saliva per entrare
inciampò sulle sue stesse ali, era nervoso e doveva
assolutamente darsi una calmata, prese un grande respiro poi
iniziò a leggere tutti i simboli per capire dove trovare
ciò che cercava.
Aveva sentito parlare di quel posto, avevano
costruito una sala apposta dopo l'apocalisse, dicevano che conteneva
dei
reperti ma nessuno gli aveva mai voluto dire di che tipo, questo
perché era vietato parlarne.
Se un angelo voleva sapere di
più riguardo l'ultima guerra avrebbe dovuto affrontare il
cammino da solo, guardare con i suoi stessi occhi e non parlarne con
nessuno se non voleva essere
spedito al seminario gratuito "Tieni chiusa quella bocca per l'amor del
cielo!" Azraphel rabbrividì al solo pensiero di essere
spedito
in quel posto, lo considerava peggio dell'inferno malgrado lui
all'inferno non ci fosse mai stato.
Dovette seguire molti cartelli, pareti, corridoi e porte che davano su
altre porte per arrivare finalmente a quella misteriosa stanza, un
giovane angelo dall'aurea rosata e un sorriso gentile lo accolse
davanti alla porta, gli chiese di identificarsi, quando Azrapehl disse
il suo nome l'angelo rosa sussultò appena, poi sorrise di
nuovo
e disse qualcosa chiudendosi un orecchio. Ben presto due energumeni con
delle ali enormi si affiancarono ad Azraphel, lo presero di peso per le
braccia e incuranti delle sue urla di protesta lo portarono via
sbattendolo fuori dal museo.
<< Ma cosa...!? >>
<< Non hai il permesso di stare qui >>
dissero in coro i due per poi sparire senza dargli altre spiegazioni.
L'angelo si tirò su rassettandosi i vestiti, era sconvolto,
scioccato, gli angeli non avrebbero dovuto comportarsi così
pensò, corse verso la porta e iniziò a bussare,
urlando
di aprirgli, supplicò persino le guardie ma loro rimasero
impassibili, Azraphel si accasciò a terra vicino alla porta,
quel posto rappresentava l'unica speranza per dare un senso a quei
vuoti che sentiva e guarda caso era l'unico posto da cui era bandito.
Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto lì a bussare,
era allo
stremo delle forze, scese gli scalini con la testa bassa, sconfitto,
anche le ali erano piegate verso il basso, si sentiva una
nullità, che cosa aveva fatto per meritare un trattamento
simile
si chiese mentre si avviava verso la via del ritorno. Sentiva di avere
perso tutte le speranze, ora come avrebbe fatto a risolvere quel
mistero che lo attanagliava? Non poteva chiedere a nessuno
perché nessuno era in grado di aiutarlo e forse nessuno
sarebbe
stato disposto a farlo.
Si portò una mano sul viso a coprire le labbra, un
singhiozzo gli
uscì senza però essere accompagnato dalle
lacrime, pianse
comunque, quello che sentiva dentro era indescrivibile, tanti
sentimenti
gli vorticavano nel petto, non riusciva più a smettere di
singhiozzare, il torace si alzava e si abbassava lesto senza dargli
tregua, una mano si posò sulla sua spalla facendolo
sussultare e
voltarsi.
<< Gabriele >> sussurò
portandosi una mano sul petto per lo spavento.
<< Che stai facendo qui Azraphel? >>
L'angelo scosse la testa.
<< Volevo solo dare un'occhiata ma... >> si
interruppe.
<< Ma ? >> lo rimbeccò
l'arcangelo.
Azraphel non sapeva se potersi fidare o meno, Gabriele era stato
però l'unico a parlare con lui del dopo apocalisse, gli
aveva
detto come si sentiva e lo aveva ascoltato, forse rappresentava davvero
l'unica sua speranza, forse proprio l'arcangelo avrebbe potuto
aiutarlo. In ogni caso adesso da perdere non aveva proprio niente,
quindi decise di fidarsi del suo istinto.
<< Non mi hanno permesso di entrare. O meglio non ho
potuto entrare nella sala dedicata all'apocalisse. >>
L'arcangelo rise, una risata di scherno che fece innervosire l'angelo.
<< E ti stupisci pure? Credi che avrebbero permesso al
traditore,
a colui che ha tentato di fermare la guera di entrare proprio nella
sala dedicata a quest'ultima, non è stato certo grazie a te
se
abbiamo vinto. >>
L'angelo sospirò, se avesse avuto una moneta per tutte le
volte
che aveva sospirato negli ultimi tempi sarebbe diventato talmente
ricco da potersi comprare il paradiso intero, anche se forse questa
idea non era proprio angelica ma chi in paradiso lo era veramente?
Aveva
cominciato da molto a interrogarsi su questo.
<< Ad ogni modo io posso aiutarti angelo Azraphel
>> disse Gabriele con aria solenne.
L'angelo arricciò le sopracciglia, si torturò le
dita in evidente disagio poi però decise di fidarsi.
<< In che modo? >>
Gabriele sorrise beffardo, con quel ghigno che gli aveva rivolto un
sacco di volte quando era in servizio sulla terra.
<< Sono il fottuto arcangelo Gabriele, sta zitto e guarda
>> pungolò con il dito l'incavo della spalla
dell'angelo.
<< Seguimi forza >> lo chiamò
l'arcangelo mentre si avviava di nuovo al museo.
<< M-ma...- >> tentò di
balbettare qualcosa l'angelo
ma venne ripreso da Gabriele così decise finalmente di
seguirlo.
Passarono davanti alle guardie che aprirono loro semplicemente la porta
senza dire una parola se non un cenno di saluto rivolto all'arcangelo,
probabilmente pensavano che Gabriele lo avesse beccato e lo stesse
portando lì per avere delle prove pensò l'angelo
ancora
stupito, comunque non importava poi molto, l'importante era che erano
riusciti ad entrare.
Azraphel aveva la sensazione che entrare nella
stanza in cui era bandito non sarebbe stato
altrettanto semplice e in
effetti una volta davanti alla guardia che aveva chiamato la sicurezza
poco prima cominciarono i problemi. Iniziò a riempire
l'arcangelo
di domande riguardo la presenza di Azraphel, Gabriele riamase
totalmente
calmo rispondendo a ciascuna di esse, fu dopo l'ennessimo rifiuto che
si
inviperì mandando al diavolo la pazienza angelica che
già
in lui era poca.
<< Lo sai chi sono io vero? >>
<< Ma certo signore lei è l'arcangelo
Gabriele, colui che...- >>
L'arcangelo fece cenno di tacere con un movimento delle dita.
<< Shh shh non ti ho chiesto di narrarmi le mie gesta.
Voglio
sapere quindi perché stai facendo tante storie.
>>
<< M-ma signore ci sono arrivati precisi ordini riguardo
l'angelo Azraphel >> balbettò lui.
<< E quegli ordini da dove sono arrivati!?
>> alzò la voce
Gabriele sbattendo il pugno contro il palmo della sua mano.
<< D-dall'alto suppongo >> rispose
pigolando l'angelo dall'aurea rosata.
<< E in alto chi si trova? >>
domandò stufo Gabriele.
<< Dio? >> rispose con un sorrisetto
innocente l'angelo che stava di guardia, cosa che fece infumanire
Gabriele.
<< E poi? >> domandò
ulteriormente.
<< Ehm... suppongo gli arcangeli come, come lei
>> annuì sperando di aver dato la risposta
giusta.
Per un attimo Azraphel benedì il pessimo carattere di
Gabriele e la sua fama arrivata ovunque.
<< Allora non capisco il motivo per cui siamo ancora
fuori.
Quindi ci fai entrare o preferisci che faccia rapporto sulla tua
condotta al Metratron? >>
L'angelo guardia impallidì, la luce che lo circondava si
affievolì per un attimo, il Metraton era la voce di Dio,
parlava
direttamente con lui e se qualcosa arrivava alle orecchie di
quell'arcangelo allora significava essere davvero nei guai, Azraphel
non aveva mai dato troppo peso a quella cosa, per lui parlare con Dio
significava parlare direttamente con lui e non tramite qualcun altro,
le
cose riportate non arrivavano mai integre al mittente. Però
in
quel caso quel timore servì al loro scopo, l'angelo di
guardia si
spostò aprendo loro le porte e permettendogli di entrare,
Azraphel entrò per primo seguito da Gabriele che
lanciò
un'occhiataccia alla guardia.
<< Vorremo stare soli >> gli disse.
<< Ma certo come desidera >> rispose il
povero angelo
fiondandosi fuori dalla porta, si asciugò il sudore fittizio
e
sperò che il suo turno finisse presto.
La stanza sembrava apparentemente vuota, i muri bianchi, il
pavimento lucido che dava sul beige, sembrava quasi di marmo se non
fosse che erano in paradiso e il marmo non esisteva, le due
entità si guardarano un momento intorno poi notarono una
colonna
al centro del pavimento, si avvicinarono e sopra la colonna c'era un
pulsante rosso con su scritto "non toccare."
Ad Azraphel venne quasi da ridere, gli sembrava di trovarsi dentro
quei film d'azione che piacevano tanto agli umani, e poi era lui
secondo Gabriele quello che si era lasciato influenzare troppo
dall'umanità. L'angelo si stava torturando le dita indeciso
sul
da farsi, in quei film non era mai una buona idea premere il pulsante
rosso, o qualsiasi pulsante.
<< F-forse non dovrem...- >>
Troppo tardi. Gabriele lo aveva già premuto e da sotto i
muri
cominciò ad alzarsi una nebbiolina che ben presto rese la
visibilità quasi nulla.
<< Oh.... cazzo >> imprecò
Azraphel per poi tapparsi la bocca colpevole.
L'arcangelo Gabriele invece se ne stava calmo, sapeva che non sarebbe
successo nulla di male, nonostante fosse un arcangelo però
nemmeno lui conosceva il segreto di quella stanza e mai gli era
interessato a dire il vero, ma ora mentre la nebbiolina iniziava a
dissolversi, nel petto dell'arcangelo cominciava ad agitarsi
un'emozione
di curiosa follia. Deglutì anche lui cercando di mantenere
la
calma anche se solo da uno sguardo si poteva capire che era
visibilmente agitato.
Finalmente quella nebbia si dissolse rivelando il segreto celato dietro
quelle pareti, all'angelo per poco non finì la mascella per
terra talmente era scioccato, Gabriele spalancò la
bocca guardandosi intorno, era incredibile, non poteva essere
davvero reale quella cosa. Erano circondati da quelli che sembravano
essere specchi, dei grandi, enormi specchi, entrambe le
entità
si guardarono confuse.
<< Davvero, tutto qui? >>
domandò Gabriele.
<< E' così che vengono spesi i fondi del
paradiso, bella roba >> borbottò tra
sé.
Dentro il suo petto era però sicuro che dietro a
quell'enorme
fregatura ci fosse qualcosa di più grosso, si
avvicinò al suo
nuovo e impensabile alleato mettendogli una mano sulla spalla, Azraphel
sembrava deluso e sul volto gli passarono tante di quelle emozioni che
Gabriele faticò a decifrare
<< C'è un'espressione che usavano gli umani
per descrivere
una situazione come la nostra >> si mise due dita sotto
il mento.
<< Un buco... ->>
<< Un buco nell'acqua >> rispose irritato
Azraphel.
<< Sì esatto! Un buco nell'acqua
>> esclamò divertito e felice di aver ottenuto
la sua risposta.
<< Mi piace questa affermazione >> disse
sorridendo.
Se non avesse rischiato le sue stesse ali e non fosse stato un essere
pacifico Azraphel gli avrebbe tirato un bel pugno, che cosa aveva da
sorridere tanto, non erano risuciti a combinare niente, forse
l'arcangelo non voleva realmente aiutarlo, si era fidato di nuovo dei
sui capi ed era
rimasto fregato. Gabriele si avvicinò a lui sempre
sorridendo.
<< Non sai che in paradiso niente è come
sembra? Dobbiamo
solo trovare la chiave per far spostare o svanire questi specchi.
>>
<< Un altro pulsante? >> domandò
l'angelo.
<< Non lo so ma cerchiamo. >>
Azraphel annuì ed entrambi presero due vie diverse, man mano
che si
avvicinavano agli specchi però notarono che la loro immagine
riflessa scompariva per lasciare posto a dei vetri leggermenti
annebbiati, si avvicinarono di più certi che erano vicini a
risolvere il mistero ma quando si trovarono di fronte e molto vicini a
quelle grandi teche entrambi inorridirono. L'angelo si portò
le
mani alle labbra, un suono di sgomento uscì da esse mentre
Gabriele all'esterno rimase impassibile ma dentro qualcosa lo
colpì talmente forte nel petto che se avesse avuto il fiato
gli
si sarebbe mozzato all'istante.
Le due entità angeliche fecero entrambe un passo indietro
inorridite da
ciò che avevano davanti, in quelle grandi teche erano
comparsi dei
corpi e dei volti, un cartello li informava che appartenevano ai demoni
che erano stati sconfitti
durante l'apocalisse, erano centinaia o migliaia ed erano fermi
nell'ultima posizione che avevano assunto prima di morire o essere
sconfitti, sembravano congelati, ad Azraphel quelle teche di vetro
ricordavano molto i congelatori che usavano gli umani per tenere grandi
quantità di cibo.
<< Congelatori >> sussurrò a se
stesso
trovando la parola che cercava, si era dimenticato però di
non essere
da solo.
<< Come? >>
Gabriele alzò un sopracciglio voltando il viso verso
l'angelo che si riscosse dai suoi pensieri.
<<
Erano utilizzati dagli umani per conservare gli alimenti. Queste
cose, qualsiasi cosa siano sembrano prorpio essere simili a quelli
>> rispose l'angelo senza staccare gli occhi dal vetro.
Nessuno
dei due parlò più per diverso tempo, si mossero
dentro quella stanza
guardando quelle figure che avevano di fronte, demoni di ogni tipo,
ovviamente potevano vedere bene solo quelli che si trovavano davanti al
vetro, quelli dietro erano solo una massa di capelli, vestiti e quello
che sembrava ghiaccio.
Non riconoscevano nessuno di loro nonostante
li avessero affrontati, certo durante una guerra chi combatte, chi si
difende e chi scappa non ha tempo di soffermarsi sui dettagli, ma
Azraphel era certo che almeno il volto di qualcuno di essi avrebbe
dovuto essergli familiare, come poteva essere possibile dimenticarsi
totalmente di qualcuno che ha rischiato la vita nello stesso istante in
cui lo hai fatto tu? Questo si chiedeva Azraphel, ma soprattutto si
domandava il perché di quella cosa che avevano davanti, era
sicuro che
avendo vinto i demoni fossero definitivamente scomparsi, credeva che la
loro stessa essenza avesse smesso di esistere ma a quanto pare si
sbagliava.
Oltre ai suoi vuoti di memoria c'erano tante altre cose
che gli erano state celate dopo la vittoria e davvero non ne capiva il
motivo, perché i loro ricordi riguardo ai demoni e alla
guerra erano
stati cancellati o distorti? Cosa c'era sotto? Azraphel si
avvicinò a
Gabriele che stava davanti a una parte della teca, di fronte a lui si
trovava un demone dai capelli neri, vestito di nero con la camicia
bianca, una fascia rossa gli partiva dalla spalla e terminava alla vita
con una coccarda, ai lati del colletto della giacca portava due
spillette a forma di corona, il resto del corpo era troppo
ricoperto di brina per poter identificarlo al meglio, la sua
espressione era quasi neutra, come se si aspettasse ciò che
stava per
succedere.
L'angelo guardò Gabriele.
<< Sai chi è? >>
Agitò le mani in segno di confusione.
<< O chi era? >> si corresse.
A
dire il vero non sapeva se fosse giusto usare il tempo passato o
presente ma non faceva nemmeno tutta questa differenza in quella
particolare situazione. Gabriele scosse la testa.
<< No. >> Rispose. Lo sguardo ancorato a
quello del demone.
Non
sembrava proprio che fosse così dall'espressione che aveva
assunto, lo
sguardo corrucciato, un'espressione triste che deformava quei
lineamenti austeri che continuavano a incutere timore a tutti gli
angeli che avevano la fortuna o meno di incontrare il suo cammino.
Gabriele agli occhi di Azraphel sembrava triste e non riusciva a
capirne il motivo, certo anche lui non provava emozioni positive a
vedere quella scena, malgrado fossero demoni non si meritavano di
essere rinchiusi come carne congelata in scatolette, però
quello che vi
lesse l'angelo sul volto del suo capo era qualcosa che andava oltre lo
sgomento per il trattamento riservato ai loro ormai ex nemici.
Per
non parlare poi del fatto che l'arcangelo l'aveva sempre voluta e
desiderata quella guerra, ad Azraphel era sempre sembrato un tantino
sadico e se glielo avvessero domandato diverso tempo addietro, avrebbe
certamente detto che l'idea di chiudere i demoni in specie di
celle frigorifere fosse stata un'idea proprio di Gabriele e se non
fosse arrivata da lui certo non l'avrebbe disdegnata.
Ma ora
guardare quel volto così afflitto gli faceva rimpiangere di
aver anche
solo pensato quelle cose, con un sospiro si allontanò
dall'arcangelo
continuando l'ispezione di quella grande stanza, osservava i volti di
tutti i demoni, alcuni erano stati congelati con un'espressione di
rabbia sul volto, quelli fecero particolarmente paura all'angelo, gli
passò per la testa l'idea che se fossero uciti di
lì avrebbero potuto
fargli passare un brutto quarto d'ora. Deglutì scartando
questa
eventualità, passò in rassegna tutti gli altri
quasi come se stesse
cercando qualcuno, paura, tristezza, ira, fierezza, erano tante le
emozioni che si leggevano su quei volti, arrivò nei pressi
dell'ultima
fila e per poco non cadde a terra nell'incontrare un paio di occhi
gialli.
Note:
Salve a tutti, questo era un capitolo di transizione, mi serviva per
anticipare quello che accadrà. Spero non sia risultato
troppo
noioso, a me ha divertito scriverlo, soprattutto la parte tra il
piccolo angioletto con Azraphel e in particolar modo quando l'angelo si
trova davanti a quei misteriosi occhi gialli.
A proposito dell'angelo bambino volevo trovare un nome che
assomigliasse a Warlock così sono andata a cercare i nomi
degli
angeli, l'unico che faceva al caso mio era Verchiel
così
ho preso questo modificandolo appena.
L'epistème
ho letto che
viene tradotto con conoscenza ed io volevo un nome per questo museo
angelico che significasse proprio una cosa del genere.
Spero tanto che la storia fino a qui vi sia piaciuta e grazie a tutti.
Al prossimo capitolo. Un saluto, Ineffable.
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