Forse, un giorno, chissà

di NightshadeS
(/viewuser.php?uid=1152639)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


20 Luglio
 
 
Ehi, fate piano! Non spingete o mi farete rovesciare tutto!” sussurrava scocciata Nabiki sostando davanti alla porta della camera di Kasumi con in mano una grande kasutera quadrata ricoperta di tremolanti candeline accese

Siamo sicuri che non è sveglia?” si informò il padre, aprendo uno spiraglio della porta che rivelò la stanza ancora completamente al buio

Il piano ha funzionato perfettamente” commentò a bassa voce Ranma con fare cospiratorio. L’elaborato piano consisteva semplicemente nel disattivarle la sveglia, in modo tale che almeno nel giorno del suo compleanno, la festeggiata non si alzasse per prima per preparare la colazione a tutti ma ricevesse invece una bella sorpresa come una torta a letto.
In realtà Kasumi era ben cosciente già da un po’: ormai rimetteva la sveglia solo per consuetudine, ma il suo bioritmo forte di un’abitudine consolidata l’aveva obbligata ad aprire gli occhi alla solita ora. Tuttavia si aspettava che la sua famiglia stesse escogitando qualcosa per il suo compleanno, dato che nei giorni precedenti avevano assunto un comportamento assai sospettoso ogni qual volta entrava in una stanza; decise quindi di far finta di nulla e aspettare, per non rovinare i loro piani.
Qualche secondo dopo Nabiki, Ranma, Soun e Genma fecero irruzione in camera sua, accendendo la luce e gridando all’unisono
“Sorpresa! Buon compleanno Kasumi!”

La ragazza simulò uno sbadiglio e si voltò verso di loro con un sincero sorriso ad illuminarle il volto: davanti a lei si stagliava la famiglia che adorava con una splendida torta sovrastata da venti candeline rosa…cosa avrebbe potuto desiderare di più?

“Oh, accipicchia! Grazie mille, è un pensiero davvero gentile” li ringraziò commossa, mentre Nabiki le si avvicinava e le intimava

“Auguri sorellina! Esprimi un desiderio e soffia!”

Qualche istante dopo Kasumi spense le candeline e ricevette un applauso dagli uomini che erano rimasti un passo indietro. L’atmosfera gioiosa non durò molto, dato che Soun si fece assalire da una delle sue solite crisi di pianto, prorompendo con
“La mia bellissima bambina è maggiorenne ormai! Ricordo ancora il giorno in cui sei nata, eri così piccola…la mia prima dolce figlia…e adesso non avrai mai più bisogno di me!”

Kasumi si alzò dal letto e si avvicinò per abbracciarlo, accarezzandogli dolcemente i lunghi capelli neri, mentre nell’orecchio gli sussurrava piano
Io avrò sempre bisogno di te papà…sei il pilastro della mia vita, non dimenticarlo mai”.
 
Qualche minuto più tardi tutti erano riuniti in sala da pranzo a bere il tè e gustare la kasutera, quando suonò il campanello. La festeggiata andò ad aprire e si trovò davanti Tofu e Kijo in tenuta piuttosto insolita: avevano due capienti zaini a tracolla e la ragazza pure una borsa di paglia; l’abbigliamento era molto casual, canottiera e shorts per Kijo (con ovviamente gli immancabili occhiali da sole) e camicia floreale con bermuda al ginocchio per Ono.

“Buongiorno…andate da qualche parte?” li salutò Kasumi incuriosita

“Beh, sì…in effetti siamo diretti alle spiagge di Shirahama” si sforzò di fare il vago Tofu. Kijo accennò appena un saluto con la mano: probabilmente stava ancora dormendo in piedi a causa della levataccia.

“Oh…bene allora, passate una buona giornata!” sorrise loro Kasumi. Non appena si voltò vide che anche il resto della sua famiglia si era vestito da spiaggia e cominciò a capire

“Non andiamo da nessuna parte senza di te!” le rivelò infine Tofu, arrossendo per l’abbraccio in cui Kasumi lo aveva stretto.
 
Dopo circa quattro ore di viaggio arrivarono alla spiaggia e si misero alla ricerca di un fazzoletto di sabbia che potesse contenerli tutti: non fu un’impresa semplice, dato che era alta stagione e i bagnanti in cerca di ristoro erano un numero considerevole, tuttavia alla fine riuscirono a formare un piccolo accampamento stendendo gli asciugamani e piantando gli ombrelloni. Kijo si piazzò immediatamente all’ombra, si spogliò della canotta e dei pantaloncini e rimase con un bikini nero a vita alta coi bottoncini bianchi laterali e un fiocco rosso al centro del reggiseno, molto stile pin-up. Tirò fuori dalla borsa un flacone di crema solare protezione altissima e cominciò a ungersi scrupolosamente, per poi fermarsi notando che diverse persone la stavano fissando.

“Che c’è? Mi scotto con facilità purtroppo!” cercò di spiegare, ma quelli distolsero lo sguardo con aria colpevole e finsero di non sentirla. Tornando al suo compito dopo aver fatto spallucce, si rese conto che non sarebbe riuscita a distribuire per bene la crema sulla schiena e si rivolse a Nabiki che era lì vicino: lei indossava un costume intero color porpora con uno scollo a v profondissimo, che le stava d’incanto.
“Scusa Nabiki, potresti darmi un po’ di crema sulla schiena per favore?”
Immediatamente i tizi di prima si misero in fila di fronte alle due ragazze e Nabiki non si lasciò sfuggire l’occasione

“Dunque, se subappaltassi questo compito a uno di voi, quanto sareste disposti a pagarmi?”

“Mille yen!” offrì il primo

“Milleduecento yen!” rilanciò il secondo

“Millecinquecento yen!” alzò la mano il terzo

“Milleottocento yen!” aumentò l’offerta il secondo

Nel frattempo a Kijo era comparsa una gigantesca goccia sulla nuca, Ranma si teneva il volto con la mano mentre scuoteva la testa e gli altri cercavano di soffocare delle risatine.

Fu Kasumi ad alzarsi e prendere in mano la situazione: si avvicinò a Kijo nel suo bikini verde a fascia, che esaltava le sue forme armoniose e, prendendo il flacone di crema, si offrì volontaria
“Posso aiutarti io se vuoi…ti dispiacerebbe poi prestarmene un po’? Quest’anno ancora non ho comprato un solare e temo che quello dell’anno scorso non sia più efficace…”

“Certo, figurati! Anzi, grazie mille!” Kijo si tirò su i capelli con una pinza per agevolare il compito alla sua salvatrice, quando Nabiki le bloccò repentinamente, facendole circondare dai tre tipi dell’ombrellone accanto

“Ehi, ma che diamine…?” brontolò Kijo, ma Nabiki le fece cenno di tacere, spiegandosi

“Sono disposti a pagare ottocento yen a testa per guardarvi mentre vi spalmate la crema…più tardi vi offro un gelato!”

Kijo e Kasumi caddero a terra facendo il segno delle corna: un’altra assurda giornata era a malapena cominciata.
 
Genma e Soun avevano appena finito di apparecchiare una grossa tovaglia da pic-nic distesa direttamente sopra la sabbia e stavano già pregustando di azzannare le prelibatezze che avevano acquistato presso i vari chioschetti sulla spiaggia; di certo non si erano dati un freno, giustificando la spesa sostenuta con la volontà di festeggiare degnamente la prima in famiglia che raggiungeva la maggiore età. Come fecero per radunare gli altri, un devastante polverone accompagnato da un rumore assordante di pale metalliche rotanti si sollevò su gran parte della spiaggia, spazzando via teli, ombrelloni, piatti e bicchieri di plastica. La gente cominciò a fuggire come se fosse il giorno dell’apocalisse dal luogo dove quel ritrovato della tecnologia militare sembrava voler atterrare, mentre di contro altri più lontani, incuriositi, si avvicinavano col naso all’insù generando ulteriore caos. Appeso ad una scaletta penzolante da quell’elicottero, Shutaro Mendo in smoking e occhiali da sole agitava la mano verso Nabiki, la quale lo salutava a propria volta; quando giunse a poche decine di centimetri da terra tentò un atletico balzo acrobatico, peccato che il piede gli rimase impigliato nella scaletta di corda e atterrò di faccia, provocandosi un vistoso bernoccolo. Si rialzò istantaneamente, facendo apparire come un esperto prestigiatore un gigantesco mazzo di fiori tra le sue braccia, che offrì alla festeggiata

“Splendente Kasumi, permettimi di omaggiarti con questi fiori anche se non recano sufficiente giustizia alla tua beltà. Tua sorella mi ha detto che compi vent’anni oggi, ma consentimi di confidarti che per me ne dimostri appena tredici!”

Kasumi restò leggermente spiazzata da quell’affermazione che voleva essere una specie di complimento e si limitò ad inchinarsi leggermente e ringraziare

“Ma che cavolo dici? Ti sembra forse una ragazzina delle medie?” bofonchiò Ranma, scocciatissimo perché gran parte del cibo era da buttare. Suo padre e Soun erano a piangere in un angolo per quello stesso motivo: solo una grossa e succosa anguria si era salvata e l’avrebbero protetta a costo della vita.

“No, era per dire…Saotome, bisogna sempre dire alle donne che dimostrano un’età inferiore alla loro…le basi della cortesia proprio!” replicò Mendo spostandosi di lato un ciuffetto ribelle di capelli, come chi la sa lunga.
Nel frattempo i suoi uomini stavano allestendo un tavolo lunghissimo affiancando tanti tavolini pieghevoli: salivano e scendevano dall’elicottero come un esercito di formiche ordinate in fila, ognuno con il proprio compito e le proprie vettovaglie da portare; apparecchiarono il tutto con una sontuosa tovaglia bianca, posate d’argento e bicchieri di cristallo, per non parlare dei pesanti candelabri cesellati a mano.

“Mi sono preso la libertà di offrire il pranzo, spero che sarà di vostro gradimento…perché non ci sediamo a tavola?” sorrise Shutaro soddisfatto del risultato.

“Oh, grazie infinite signor Mendo! Ma non saremo vestiti troppo spartanamente per un banchetto di tale sfarzo?” domandò preoccupata la festeggiata

“Non vi preoccupate! Dopotutto siamo in spiaggia, è un evento informale, lo capisco” così dicendo il rampollo dei Mendo tirò giù una zip che lo liberò dallo smoking e rimase in bermuda da spiaggia, scatenando gridolini da alcune ragazze che passeggiavano casualmente in quella zona. Nabiki le fulminò con lo sguardo e le poverette arretrarono con la coda tra le gambe.
 
Fu un pasto luculliano, con pietanze abbondanti e di prima qualità: perfino il capiente stomaco di Genma trovò soddisfazione, costringendolo ad arrendersi alla seconda porzione di dessert.

“Credo di non aver mai visto mio padre sazio prima d’ora” commentò Ranma osservando il genitore che si accarezzava amorevolmente la pancia mentre teneva in bocca uno stuzzicadenti

“È un evento da segnare sul calendario! Il banchetto di Mendo ha vinto perfino il suo appetito da orso famelico” gli fece eco Kijo, seduta accanto a lui, ridacchiando. Partirono entrambi col braccio per prendere la stessa bottiglia d’acqua e le loro mani si sfiorarono: quella di Kijo era inspiegabilmente fredda nonostante la giornata caldissima mentre quella di Ranma era calda e tenace nella presa; non appena avvenne il contatto entrambi ritrassero istantaneamente la mano come se avessero preso la scossa, ma la bottiglia, disturbata da quel movimento, roteò su se stessa e versò il proprio contenuto nella loro direzione, costringendoli ad un balzo all’indietro esagerato per evitare gli schizzi. Mendo li guardava assai sconcertato, probabilmente nutrendo dubbi sulla loro buona educazione, al che Kijo si sentì costretta a giustificarsi

“Ups…che sbadata! Con tutto quello che ho mangiato mi verrà una congestione se mi bagno adesso!”

“Eh…sì, infatti, come lei…ho pensato la stessa cosa…” si affrettò ad aggiungere Ranma, mettendo su un sorriso di circostanza e toccandosi la nuca. Nabiki, cercando di distogliere l’attenzione dallo strano comportamento di Ranma, si rivolse a Shutaro, che era al suo fianco, ricordandogli

“Non pensi sia giunto il momento per mia sorella di aprire i suoi regali?”
Accompagnò quella domanda con un sollevamento di sopracciglia allusivo, di fronte al quale Mendo si sciolse in un sorriso di puro autocompiacimento; chiamò quindi uno dei suoi galoppini per ordinargli di portare il proprio dono.
Servirono quattro persone per trasportare quella scatola più alta di loro dall’elicottero fino ai piedi di Kasumi: la ragazza li osservava con sommo stupore, non riuscendo proprio a immaginare che cosa potesse contenere di così voluminoso e pesante.

“Oh, andiamo! Di fronte a questo enorme presente tutti gli altri sfigureranno!” si alzò in piedi Genma, brontolando e agitando il braccio nella direzione del mega-pacchetto

“Ma che cavolo dici? Perché, tu hai preso un altro regalo a Kasumi oltre la quota per la torta di stamani?” lo rimbeccò Ranma, prendendosi un’occhiata furente dal padre

“Figlio ingrato, come osi sottolineare…” cominciò a imbestialirsi Genma, ma Soun gli pose una mano sulla spalla, come per intimargli di calmarsi, quindi cambiò subito registro “…intendo che in fondo basta il pensiero, no?” terminò in modo mellifluo rivolto alla festeggiata, sbattendo le ciglia con aria innocente e incrociando le mani a mo’ di preghiera.

“Mendo, grazie davvero! Non dovevi disturbarti, sul serio…” Kasumi era visibilmente emozionata: non amava affatto stare al centro dell’attenzione e non si poteva certo dire che quel dono passasse inosservato; non solo tutta la tavolata moriva di curiosità per scoprire cosa c’era dentro, ma anche altri bagnanti si erano avvicinati per sbirciare

“Sciocchezze! Farei di tutto per la sorella della mia piccola farfalla” rivolse uno sguardo teatralmente languido a Nabiki, la quale sorrise compiaciuta e gli strinse una mano tra le sue.
Finalmente Kasumi si decise a tirare il grosso fiocco rosso che sovrastava la scatola, poi con pazienza strappò la carta argentata rivelando una lavatrice quasi professionale ultimo modello

“Direttamente dalle Mendo Industries: ancora non è stata lanciata sul mercato, quindi tu l’avrai in anteprima!” Shutaro sorrideva orgoglioso del proprio prodotto, fiore all’occhiello del settore elettrodomestici

“Per fortuna non è stata lanciata sul mercato! Vi immagin-” Kijo se ne stava uscendo con una delle sue battute idiote, ma lo sguardo severo di Nabiki la fece desistere dal completarla.

Kasumi, dal canto suo era rimasta senza parole. Certo, quell’aggeggio, ultimo ritrovato della tecnologia moderna, le avrebbe risparmiato una gran mole di lavoro…ma allora perché non riusciva ad esserne solo felice? Lei era la ragazza a cui regalare una lavatrice…Era vero, lei si occupava della casa, delle faccende domestiche, ma era solo questo? Era questa l’immagine che passava al mondo esterno? Adorava ogni tipo di regalo, soprattutto quelli utili e sicuramente quella lo era eccome…solo che, ecco, adesso si sentiva la domestica di casa Tendo e non più la festeggiata. Non per questo, naturalmente, sarebbe stata scortese, infatti fece un profondo inchino e ringraziò Shutaro del regalo.

Tofu l’aveva capito. Aveva passato anni a studiare ogni più piccola espressione di Kasumi e per questo se ne accorse: dietro il suo squisito e gentile ringraziamento sostava un lieve, quasi impercettibile turbamento. Nessun altro sembrava averlo notato, sempre in preda allo stupore per quel regalo faraonico; a volte tuttavia, si trovò a riflettere, non necessariamente i regali faraonici sono i più graditi. Estrasse dalla tasca dei bermuda una piccola scatolina avvolta in una carta azzurra e l’appoggiò sul tavolino, proprio davanti a lei.
Il suo volto si illuminò e cercò subito lo sguardo nascosto dagli occhiali di Tofu: le sorrideva gentile, incoraggiandola ad aprirlo.
Soun aveva cominciato già a piangere preventivamente, sospettando che quel dono potesse trasformarsi ben presto nel mezzo con cui formulare una proposta di matrimonio; l’amico Genma, covando i suoi stessi dubbi, gli stava dando lievi pacche sulle spalle per consolarlo.
Nabiki stava già ripassando mentalmente la correlazione tra millimetri di diametro dei diamanti e carati, per stimare immediatamente il valore dell’oggetto nascosto.
Ranma onestamente non riusciva a interpretare tutto quel senso di aspettativa che sembrava provenire dagli altri: si erano inconsciamente tutti avvicinati a Kasumi, lasciandole pochissimo spazio di manovra per aprire il regalo; diamine, neanche per lo scatolone gigante di prima erano così apprensivi…
Kijo invece se la stava ridendo sotto i baffi: sperò che nessuno facesse caso a lei ma riusciva a stento a trattenersi, dato che era a conoscenza del presente di Tofu per Kasumi.

“Che aspetti sorellina? Non vedi che siamo tutti curiosi qui?” esclamò Nabiki, mentre gli altri annuivano lentamente.
Kasumi scartò allora il dono, aprì la scatolina e…un enorme sorriso le si fece strada sul volto. Erano due orecchini di perle, tondi, eleganti e lucenti. Le ricordavano la collana di perle che la madre soleva indossare e questo gliela fece sentire ancora più vicina in quella ricorrenza. Mostrò il contenuto della scatola a tutti gli altri, che sembrarono sinceramente sorpresi e poi lasciarono partire un applauso per Tofu. Lei si girò verso di lui e lo abbracciò forte, sussurrandogli un “Grazie infinite, sono bellissimi” nell’orecchio.
Raramente Ono era stato più felice di quel momento: era come se rendere felice Kasumi in qualche modo gli rendesse indietro, moltiplicata per di più, un’enorme felicità per sé. La abbracciò stretta, col cuore che batteva forte, e per una volta non gli importò che li stessero osservando.
Dopo che ebbero sciolto l’abbraccio, Kijo tirò fuori dalla borsa di paglia un pacchetto soffice e un po’ stropicciato e glielo porse con un grande sorriso

“Ecco, questo è un pensiero da parte mia”

“Grazie Kijo, non dovevi, davvero…” disse la festeggiata scartandolo piano piano. Rivelò una maglietta nera con una scritta glitterata «La più sexy maggiorenne del Giappone» sul davanti, mentre il retro alternava strisce di pizzo nero a strisce di tessuto normale.
Per un attimo tutti trattennero il fiato, in attesa della reazione di Kasumi ad un regalo così stravagante, ma lei sembrò prenderla bene e si lasciò sfuggire una risatina

“Grazie Kijo! Al mercato farò faville quando la indosserò! Significa molto per me, soprattutto detto da te”

“Puoi dirlo forte sorella!” le fece un occhiolino eloquente Kijo aprendo la mano per darle il cinque.

Genma intanto si risedette al suo posto, bevve un generoso bicchiere di vino e poi esclamò
“Uh, tutto questo coinvolgimento emotivo mi ha fatto digerire ben bene…In effetti non mi dispiacerebbe affatto prendere un’altra porzione di…”

“…Seitan! Sei proprio tu! Ce l’hai fatta finalmente!” gridò Tofu agitando le braccia verso una figura in lontananza che si stava avvicinando rapidamente.

A Kijo per poco non andò di traverso la bibita che stava sorseggiando mentre Ranma si girò di scatto verso di lei per chiederle
“L’hai invitato tu?”

Non appena fu nuovamente padrona del proprio respiro, la ragazza strabuzzò gli occhi e rispose, asciugandosi con un tovagliolo
“Assolutamente no! Non ne sapevo niente…dev’essere un’idea di Tofu!”.

Toshio Seitan raggiunse la tavolata in meno di un minuto, abbagliando gli astanti col suo sorriso smagliante e togliendosi teatralmente i Ray-Ban ultimo modello per schioccare un occhiolino a Kijo e salutare per bene Kasumi e Tofu. Abbracciò la festeggiata e poi le porse la busta di carta arancione che aveva in mano
“Tanti cari auguri per il tuo compleanno, dolce Kasumi e grazie per avermi permesso di festeggiare con voi!”

“Grazie a voi per esservi liberato, Dottor Seitan, io e Tofu ci tenevamo particolarmente che foste presente” replicò cordialmente Kasumi, aprendo il suo regalo: la busta conteneva un grembiule da cucina rosa con un pulcino disegnato al centro e l’onomatopeica scritta Piyo Piyo ai lati. Eccoci di nuovo, un altro regalo da casalinga disperata…

Giacché il silenzio di Kasumi stava perdurando da qualche secondo di troppo, intervenne Tofu a stemperare la tensione
“Wow, che bel grembiule! Non è certo un crossover ma è sicuramente uno splendido regalo!”

“Un crossover? Kasumi desiderava una macchina per il compleanno?” domandò Toshio con aria perplessa

“Già! Non è buffo? Giusto ieri mi raccontava di quanto avrebbe desiderato un crossover, però ammetterai che è un regalo assai dispendioso…Piuttosto, dove l’hai trovato un grembiule così carino?” cominciò ad arrampicarsi sugli specchi Tofu, grattandosi nervosamente la nuca

“Ehi, se avessi saputo che desiderava un crossover glielo avrei potuto regalare io! In fondo tra tutti i presenti credo di essere l’unico in grado…” entrò nel discorso Mendo

“Grazie mille, Dottor Seitan! Adoro il vostro dono” si inchinò leggermente Kasumi, nuovamente padrona di sé

“Se non altro saremo in una botte di ferro, con due dottori al tavolo!” scherzò Soun e Genma gli diede di gomito come ad appoggiarlo, poi scoppiarono a ridere entrambi per quella battuta.

Naturalmente pochi secondi dopo un urlo pervase il lido
“Aiuto! La mia amica sta male! C’è un dottore in spiaggia?” gridò una ragazza bionda poco distante dalla tavolata: sorreggeva la testa di un’altra ragazza dai capelli castani e il volto arrossato, che non sembrava rispondere ai suoi scuotimenti per rianimarla.
A quel disperato appello di aiuto, Tofu si alzò celermente dalla sedia e corse a prestare soccorso, mentre Seitan dapprima si sbottonò con foga la camicia azzurra che portava e la gettò sulla sabbia, rivelando degli addominali scolpitissimi, poi corse dalla fanciulla svenuta prendendo il posto della sua amica.

“Ah però! Hai capito il dottorino?” commentò melliflua Nabiki, attirandosi un’occhiataccia sia da Mendo che da Ranma, il quale commentò acidamente

“Che bisogno c’era di inscenare lo spogliarello prima di soccorrere quella tipa? E per mostrare cosa, poi? Non mi sembra che abbia un fisico così straordinario…”

“Esatto Saotome! Tu ed io siamo molto più atletici di quello sbruffone!” esclamò Mendo mentre con nonchalance contraeva gli addominali e fletteva i bicipiti.

Intanto un folto capannello a marcata predominanza femminile si era formato attorno alla ragazza svenuta, la quale aveva ripreso conoscenza tra le braccia di Seitan che si era limitato a porle sulla fronte un fazzoletto bagnato. Non appena aprì gli occhi e scorse il volto del bel dottore, arrossì ancora di più di quanto non fosse prima e pensò di stare sognando: vedeva solamente quell’uomo circondato da uno sfondo di fiori profumati, mentre le sussurrava con voce profonda parole che non comprendeva, a cui si limitava ad annuire. Non avrebbe mai voluto sciogliere quella sorta di abbraccio, mai in tutta la vita.
“…quindi si tratta di una lieve insolazione. Mi raccomando, bevi molta acqua, rinfrescati un po’ all’ombra, usa un buon doposole e se ti sale la febbre prendi un’aspirina” stava spiegando il medico alla ragazza, che scuoteva il capo su e giù estasiata, immaginando scene del loro ipotetico matrimonio, tra tintinnii di campane e voli di colombe. Per precauzione Tofu ripeté le stesse cose all’amica bionda, poi si congedarono.

“Scusatemi dottore, ho un forte capogiro, potreste darmi un’occhiata?” un’avvenente ragazza coi capelli a caschetto e gli occhi verdi si era parata davanti a Seitan, tenendosi la fronte

“Ehi, c’ero prima io! Dottore, vi prego, ho difficoltà a respirare!” esclamò un’altra con le trecce color miele, strattonando un braccio a Toshio

“Oddio, che mal di pancia! Dottore aiutatemi per favore!” millantò una terza, stringendosi forte l’addome.

Di fronte a quella scena una goccia gigantesca comparve sulle teste di Ranma e Shutaro, mentre Kijo mal celava un attacco di ridarella e Kasumi commentava candidamente
“Certo che quel Dottore deve essere molto competente!”

“Calmatevi signorine, formate una fila ordinata e prometto di visitarvi tutte! Accidenti, questa spiaggia oggi sembra un lazzaretto!” Toshio cercava di tenere a bada la folla di donne che lo aveva accerchiato e che diventava sempre più grande; alle fanciulle scalpitanti si erano aggiunte anche un gruppo di anziane in gita col club del lavoro a maglia, che con sguardo bramoso non si facevano scrupoli a pungere coi loro ferri del mestiere le ragazze davanti per saltare la fila.
 
“Qualcuno vuol fare una partita a Uno?” propose Kijo estraendo dalla borsa un mazzo di carte colorate

“Uh, sì! Però dovremmo giocare a soldi!” replicò subito Nabiki, risvegliandosi dal torpore che l’aveva costretta a stendersi sull’asciugamano a sonnecchiare

“Per me non è certo un problema” constatò Mendo, lisciandosi i capelli all’indietro

“Non esiste! Non posso permettermi di accumulare altri debiti con Nabiki, quindi piuttosto me ne tiro fuori” incrociò le braccia Ranma, scocciato

“Andiamo…giochiamo normalmente! In fondo siamo qui per divertirci, no?” disse Kasumi serafica, placando le resistenze della sorella

“Ok, ok…mamma mia quanto siete noiosi!” concluse Nabiki afferrando il mazzo dalle mani di Kijo e cominciando a mescolare.

Seitan era sempre impegnato nell’ambulatorio all’aperto e Nabiki, ancora indispettita perché avevano bocciato la sua proposta, cercò altrove un modo per fomentare il proprio divertimento
“Ah-ha! Non puoi rispondere a un +4 con un +2! Beccati tutte le carte, Ranma!”

“Ma uffa! Guarda che razza di mazzo ho in mano! Secondo me te le stai inventando queste regole!” sbuffò il codinato

“Niente affatto! Ora cambio giro e…Kijo! Senti, ma non ti dà fastidio che il dottorino sia così assediato dalle donne?” insinuò con noncuranza Nabiki

“Perché mai dovrebbe darmi fastidio? È un medico, sta svolgendo il proprio dovere” rispose la ragazza, misurando le parole per non dare appigli alla sorella Tendo

“Anche Tofu è un medico, ma è qui a passare del tempo con mia sorella invece di fare le radiografie a letteralmente tutte le donne della spiaggia…” affondò Nabiki, un sorrisetto furbo dipinto sulle labbra. Ranma intanto stava involontariamente stritolando le carte che aveva in mano, spiegazzandole tutte.

“Sono certa che se fosse servito l’aiuto di Tofu Kasumi non avrebbe avuto niente da ridire…e comunque credo che tu stia fraintendendo la natura del mio rapporto con Seitan” ribatté Kijo, facendo spallucce. Si stava muovendo su di un terreno scivolosissimo e ne era consapevole.

“Ah, dici? Beh, l’importante in fondo è che non la fraintenda lui, no?” scoccò l’ultima frecciatina Nabiki. Proprio in quel momento Toshio si voltò verso Kijo, una lunga fila di pazienti ancora davanti a sé, e agitò una mano in segno di saluto, stringendosi nelle spalle con l’aria di chi non può farci niente.
 
Quella spiaggia era decisamente una delle più vitali di tutto il Giappone: il mare si era man mano riempito di surfisti, amatori e professionisti, che sfrecciavano tra le onde coi capelli scompigliati dal vento salmastro e veraci sorrisi di soddisfazione dipinti sulle facce abbronzate; sulla terraferma invece, i chioschetti avevano allestito dei piccoli tornei di freccette, ping-pong e beach volley, garantendo una consumazione gratuita al vincitore. Uno addirittura aveva organizzato uno spazio per i balli di gruppo con tanto di animatore, spargendo note spensierate di musiche latineggianti e reggae per gran parte del litorale.

“Uff! Che caldo che fa…perché non andiamo tutti a farci un bel bagno?” propose Mendo, tergendosi la fronte madida di sudore

“Ottima idea! Chi si tuffa per ultimo paga pegno!” gridò Nabiki correndo verso il bagnasciuga

“Ehm, io passo…non mi va un bagno fresco adesso…” restò sul vago Kijo, vistosamente accaldata, sventolandosi rapidamente con un ventaglio

“Non ne ho voglia, intanto andate voi” bubbolò Ranma, sedendosi all’ombra su di un asciugamano

“Noi veniamo invece!” rispose Tofu mentre con Kasumi saltellava verso l’oceano 

“Ti va di provare i balli di gruppo? La gente laggiù sembra divertirsi…” chiese Kijo a Ranma mentre cercava di legarsi i capelli in una coda alta

“Non sono un gran ballerino, non ho praticamente mai ballato in vita mia a parte…” Ranma si interruppe di colpo, con le parole che gli morirono in gola non appena venne investito dal ricordo della festa di Hiroshi.

Quel silenzio improvviso diede modo a Kijo di far riaffiorare nella sua memoria l’evento a cui si riferiva Ranma e non riuscì a trattenere un sorrisetto sornione, quindi si sollevò dall’asciugamano, si avvicinò al ragazzo e porgendogli la mano lo invitò ad alzarsi
“Andiamo, come ballerino non sei niente male e poi cosa credi, che quelle persone sappiano cosa stanno facendo? Si divertono e basta ed è quello che dovremmo fare anche noi! Pensalo come un allenamento per anticipare le mosse degli avversari, se proprio devi”

“Questa è bella! D’accordo, purché tu mi prometta che dalla prossima settimana intensificheremo i nostri veri allenamenti: ancora non mi va giù che tu ti senta ancora così bloccata come le ultime sessioni che abbiamo simulato…” Ranma le prese la mano, si tirò su e poi le diede un buffetto sul naso

“Ok, ok! Ora però pensiamo a divertirci: fortunatamente per oggi posso stare tranquilla che non mi accadrà niente, visto che ho a disposizione uno squadrone di esperti di arti marziali più l’avanguardia della tecnologia militare dei Mendo!” ridacchiò Kijo, trascinando Ranma verso la zona dei balli di gruppo.

L’atmosfera era allegra e coinvolgente, con un nutrito gruppo di giovani che seguivano e imitavano l’animatore coi rasta in tutte le sue movenze. All’inizio prendere il ritmo di una canzone già cominciata non fu così scontato, ma Kijo si fece forte delle varie vacanze passate coi genitori nel villaggio turistico di Rena Majore e pian piano si sciolse: dopotutto le mosse erano sempre più o meno le stesse! Certo che quella assomigliava davvero tanto alle spiagge italiane nel periodo estivo…Vibrava nell’aria la stessa energia carica di aspettative, voglia di evasione e spensieratezza che negli anni l’aveva accompagnata nei mesi più assolati dell’anno: era proprio vero che il divertimento era un linguaggio universale! Per un attimo si trovò a pensare a casa, agli amici di una vita che organizzavano feste e uscite che si sarebbe persa, ai genitori che avrebbero prenotato le prime vacanze senza di lei da quando era arrivata… Scacciò subito quella punta di malinconia, che troppo stonava con quell’ambiente gioioso, scuotendo la testa: in fondo se la stava passando alla grande, stava vivendo un’esperienza irripetibile e non l’avrebbe barattata con niente al mondo. Riaprendo gli occhi dopo i suoi voli pindarici, notò che Ranma era stato accalappiato da una ragazzetta coi riccioli rossi e una spruzzata di efelidi sul volto: era visibilmente in imbarazzo giacché quest’ultima ancheggiava spudoratamente nella sua direzione, sfruttando ogni spunto offerto dalla Lambada per creare un contatto e strusciarglisi addosso. Non c’era niente da fare, quel ragazzo era magnetico come una calamita! Beh, non che potesse biasimare le ragazze per cadere ai suoi piedi, in fondo era inverosimilmente bello; inoltre, avendo poi la fortuna di conoscerlo, si poteva scoprire quanto fosse ambizioso, determinato, leale e, anche se teneva particolarmente a nasconderlo, sensibile: un vero cocktail micidiale.

Quella tipa stava diventando davvero insopportabile: era già più di un quarto d’ora che gli ballava intorno e approfittava dei passaggi musicali per mettersi in mostra e cercare un contatto con lui. Aveva provato a ignorarla, a guardare altrove, a tendere le mani davanti a sé sulla difensiva, ma quella non demordeva; quando si era girato dandole la schiena si era addirittura permessa di abbracciarlo da dietro! Avrebbe voluto gridarle di andarsene, ma c’era qualcosa dentro di lui che proprio gli impediva di essere scortese e brusco con le donne che gli facevano avances: per trovare la forza di scrollarsi di dosso le sue tre spasimanti storiche c’era voluto un evento traumatico e pure in quel caso la vista delle lacrime femminili lo aveva devastato. Sperò che Kijo potesse trarlo d’impaccio, tuttavia sembrava persa nel suo mondo, danzava con gli occhi chiusi come se volasse verso il cielo trasportata dalle note musicali. Quando si decise a riaprirli provò ad attirare la sua attenzione e lei lo vide sicuramente, però si limitò a far affiorare un sorrisetto furbo sulle labbra e continuò come se niente fosse. Maledetta, questa gliel’avrebbe pagata!
Proprio quando stava per soccombere dinanzi agli attacchi sempre più espliciti della sconosciuta, come il pezzo precedente virò nell’incipit de La isla bonita, Kijo si avvicinò, scansò con noncuranza la stalker di Ranma e si frappose tra i due, dicendole

“Spiacente sorella, hai avuto la tua chance. Adesso è il mio turno”

“Oh, ma come ti permetti, bambolina! Questo è mezz’ora che me lo lavoro, vai a beccare da un’altra parte!” si risentì la tipa gesticolando spazientita

“Se dopo mezz’ora ancora non ti ha stretta tra le sue braccia direi che non è stato un gran bel risultato…forse avrai più fortuna altrove” si strinse nelle spalle Kijo

“Ma io…” tentò di replicare l’altra

“Smamma!” esclamò Kijo, un tono imperativo che non ammetteva repliche. Infatti quella la guardò malissimo ma si decise a togliere il disturbo. A quel punto Kijo si voltò verso Ranma, che ridacchiava impunito
“Allora Saotome, balliamo o no?” gli disse appoggiando le mani sulle sue spalle

“Certo che sei terribile! L’hai trattata malissimo…” rispose lui, cingendole delicatamente i fianchi

“Se vuoi te la richiamo” lo sfidò lei inarcando un sopracciglio

“Per tutte le divinità celesti, no! Se ritorna non basterà fingere una scenata di gelosia per mandarla via di nuovo!” si preoccupò il codinato, guardandosi attorno come se temesse un agguato.

Il cuore di Kijo ebbe un fremito in quell’istante: dalla bocca stava per sfuggirle una risposta di cui era certa che si sarebbe pentita, una risposta quanto mai inappropriata ma dannatamente e totalmente sincera… Si concesse qualche secondo per rimirare il bel volto di Ranma e sistemargli dietro l’orecchio una ciocca ribelle sfuggita all’immancabile codino, poi prese una grossa boccata d’aria, incrociò il suo sguardo e lasciò che la frase che aveva tanto spontaneamente pensato emergesse dalle sue labbra
“In effetti…non credo di aver finto affatto in questa occasione”

Ranma spalancò gli occhi e la bocca dallo stupore, come se la vedesse per la prima volta: aveva davvero sentito quelle parole? Intendeva davvero che era gelosa di lui o si sarebbe risolto tutto nell’ennesimo scherzo o fraintendimento? Il suo sguardo era limpido e sembrava sincero…Ma come lo faceva sentire piuttosto questa rivelazione? No…prima di lasciarsi andare a facili entusiasmi o elucubrazioni doveva accertarsi che dicesse sul serio
“D-davvero? Sei gelosa di me?”

Il cuore di Kijo fece stavolta una piroetta nel petto: calma, lui pensava che stesse scherzando, per cui se avesse confermato questa teoria con un sorriso tutto sarebbe tornato come prima…e che cavolo, non era vero però! Aveva una paura matta di essere rifiutata un’altra volta, il cuore le batteva così forte che dovette accelerare la respirazione per non svenire…ma doveva dirlo, doveva confermare quello che si era impegnata alacremente a negare nei mesi precedenti. Solo così si sarebbe liberata dal tarlo del dubbio che le stava diventando sempre più insopportabile. O bene bene o male male.
“Sì, è così”

Lo aveva detto. Lo aveva ammesso e l’apocalisse non era sopraggiunta. Stava già andando meglio delle sue più fosche previsioni. Vide Ranma arrossire, sempre l’espressione stupita sul volto, ma non si allontanò né interruppe la loro danza.

Dopo alcuni interminabili secondi, riuscì ad articolare un suono e disse
“Kijo, io…”

“Oh, finalmente vi ho trovati! Grazie al cielo non ci sono più persone che stanno male in tutta la spiaggia” esclamò Seitan, apparendo accanto ai due ragazzi che si lasciarono immediatamente, come se avessero ricevuto una doccia fredda

“Che tempismo! Stavamo giusto per andare al chioschetto a prenderci da bere…vuoi qualcosa Toshio?” dissimulò Kijo dando al dottore una pacca sulla spalla

“Beh, un’aranciata fresca non la disdegnerei, dopo tutte le visite che ho fatto sotto il sole…ma andiamo insieme, offro io!” propose Seitan abbracciandoli entrambi e spingendoli verso il bar.
 
“Allora, come vi sono andati gli esami? Erano così terribili come temeva Kijo?” cercò uno spunto di conversazione il medico, dopo che si fu seduto su un asciugamano vicino ai ragazzi, sorseggiando la sua bibita

“Bene, alla fine sono andati bene” rimase sul vago Kijo, torturando coi denti la cannuccia che si tuffava nel suo tè freddo

“Bene? Io posso dire che sono andati bene, tu sei andata alla grande, secchiona che non sei altro!” la pungolò Ranma, beccandosi una linguaccia di rimando

“Davvero? E sì che le settimane prima era preoccupatissima: non posso uscire, devo studiare…vado a letto presto, devo studiare…non posso, devo studiare, gli esami sono un casino…” le faceva il verso Seitan, che si beccò un sonoro scappellotto dalla ragazza

“È inutile che mi prendiate in giro: io ero davvero preoccupata per gli esami e ai prossimi sarò preoccupata esattamente alla stessa maniera! È così dalla prima elementare, quindi ormai mi conosco…non posso farci nulla!” cercò di spiegare Kijo, imbronciata e con le braccia conserte. Ecco di nuovo ripetersi la stessa storia italiana: dal momento che otteneva buoni voti non le era consentito farsi divorare dall’ansia prima delle prove…E sì che aveva sperato che in Giappone la mentalità fosse diversa! A dirla tutta un pochino lo era, almeno qui non l’avevano mai scansata a prescindere per i propri risultati e non era bersaglio perenne di scherzi e rappresaglie: se queste battutine erano il massimo che avrebbe dovuto sopportare, ben venissero.

“E noi ti adoriamo lo stesso nonostante questo…non è vero Ranma? Non è adorabile?” replicò Seitan sfoggiando uno dei suoi più smaglianti sorrisi

“Ehm…beh, c-certo…” borbottò il ragazzo col codino, gettando una fugace occhiata a Kijo.

All’improvviso una voce assai alterata emerse dal brusio di sottofondo della spiaggia: sembrava proprio quella di Nabiki. Infatti poco dopo la videro dirigersi a grandi falcate verso il loro accampamento, appena uscita dall’acqua, con Mendo che le correva dietro cercando di farla ragionare
“Ma capisci che non posso oppormi! È la mia famiglia che vuole che la conosca almeno! Poi sono certo non arriveranno a forzare un matrimonio, ma devo comunque fare un tentativo! La sua dinastia…”

“Non me ne frega niente della sua dinastia, della tua dinastia e di quei retrogradi dei tuoi genitori! Se non lo sapessero i matrimoni combinati sono illegali dal dopoguerra, quindi la loro richiesta non sta in piedi! Accidenti a queste tradizioni del ca…volo!” si riprese appena in tempo Nabiki, gridandogli contro tutta la propria frustrazione

“Lo so, lo sanno anche loro…però per onorare il buon nome di entrambe le famiglie devo fare lo sforzo di conoscere Mizunokouji Asuka…” provava a spiegarsi Mendo

“Nabiki, che diamine succede? Calmati, ci stanno guardando tutti!” si intromise Soun rivolto alla figlia

“Succede che il qui presente Mendo Shutaro mi ha taciuto fino ad oggi che la sua famiglia lo vuole far fidanzare con tale Mizunokouji Asuka. A giorni dovranno incontrarsi per la prima volta” si espresse Nabiki, cercando di mantenere un tono neutro, tuttavia palesemente infastidita

“Per me lei non significa nulla, non la conosco neanche! Ma conosco te e a te ci tengo…solo che non posso rifiutare l’incontro, sarebbe disonorevole per la mia famiglia!” la supplicava intanto Mendo

“Figlia mia, devi rispettare la scelta della famiglia di Shutaro e l’impegno che hanno sancito con l’altra famiglia: lui ha sbagliato a non parlartene ma…”

“Ti pareva che non avreste risposto così? Del resto cosa mi aspettavo, voi siete i primi a perpetuare questa abominevole tradizione! Ma io non mi arrendo! Io non mi farò da parte così facilmente e vedrete se la mia determinazione non spezzerà questo stupido legame di facciata!” esplose Nabiki, facendo zittire tutti i presenti. Nessuno l’aveva mai vista così alterata, la questione doveva starle proprio a cuore

“Nabiki Tendo, io non voglio che tu ti arrenda. Parlerò con la mia famiglia, affronterò qualsiasi conseguenza, persino il ripudio se ciò servirà a garantirmi un futuro con te, che hai dimostrato sentimenti così profondi nei miei confronti!” affermò Mendo in tono serio, afferrando Nabiki per le mani

“…ripudio? Mendo, qui nessuno vuole che tu sia diseredato…perché non ne parliamo tranquillamente e pianifichiamo una strategia per evitare disastri familiari?” si affrettò a suggerire Nabiki, il cui amore per il denaro aveva ancora una volta avuto il sopravvento. I due si allontanarono come se nulla fosse, lasciando il resto della famiglia in compagnia di grosse gocce sulla testa.  
 
Per tutto il resto del pomeriggio Seitan non aveva mollato Kijo un attimo: prima l’aveva coinvolta in una gara di racchettoni, poi l’aveva sfidata a flipper e infine ad una partita a beach volley; la ragazza aveva cercato di coinvolgere anche gli altri membri del gruppo in queste attività, tuttavia Ono e Kasumi erano convinti di farle un piacere lasciandola da sola con Toshio, Genma e Soun stavano conducendo una loro gara parallela su chi ronfava più a lungo sotto il sole, Nabiki e Shutaro sembravano impegnati a pianificare lo sbarco in Normandia mentre Ranma si ostinava ogni volta a rifiutare per poi rimanersene imbronciato a guardarli di soppiatto da lontano. Diamine, per poco non l’aveva accompagnata perfino al gabinetto quello stalker!
Venne l’ora del tramonto e Kijo si stava godendo il rapido cambiamento delle sfumature del cielo dall’azzurro alle striature d’arancio; la brezza oceanica che si stava facendo sempre più fresca le faceva ondeggiare i capelli, mentre infiniti granelli di sabbia le solleticavano i piedi regalandole la sensazione di un lieve massaggio ad ogni movimento. Non era mai stata una fanatica dell’ambiente marino e il suo cuore si sarebbe schierato sempre a favore dei paesaggi montani, tuttavia dovette ammettere che anche quel panorama, soprattutto dopo che l’ostinato sole estivo si era finalmente arreso all’incedere della serena notte, traboccava di una bellezza malinconica che in fondo non le dispiaceva. Era totalmente immersa nei suoi pensieri quando Seitan le si avvicinò con una nuova proposta

“Ehi, scommetto che se saliamo su quella terrazza ci godremo ancor più questo divino spettacolo!”

“Ehm…vai pure, se ti fa piacere. Io sono esausta dopo tutte le attività che abbiamo svolto oggi e bramo solo una doccia per darmi una ripulita prima di cena” ridacchiò nervosamente lei, radunando le sue cose nella borsa per dirigersi verso la pensioncina in cui avrebbero passato la notte

“Beh, in questo caso lascia che ti accompagni, visto che andiamo nella stessa direzione” si offrì il dottore. Nabiki prese la palla al balzo e comunicò a gran voce

“Oh che cavaliere! Grazie che ti sei offerto di aiutarci, del resto le ragazze hanno pesanti bagagli per prepararsi alla serata!” così dicendo schiaffò in braccio a Toshio il proprio zaino, quello di Kijo e quello della sorella mentre ancheggiando soddisfatta prese la strada per la pensione tra le altre due ragazze, sconcertate.
 
I servitori di Mendo si stavano alacremente adoperando per allestire un gigantesco falò sulla spiaggia, attorno al quale avevano posto un ampio tappeto di stoini sormontato da asciugamani e comodi cuscini per sedersi. Per scongiurare la presenza di insetti fastidiosi avevano disseminato piccole candele alla citronella tra un posto e l’altro, inoltre bacinelle con degli ingredienti freschissimi erano state poste dinanzi ogni cuscino, cosicché ciascuno avrebbe potuto comporre il proprio spiedino e cuocerlo al fuoco.
Nabiki fu la prima a ritornare sulla spiaggia, indossando un vestitino aderente color bronzo che esaltava la sua maliziosa sensualità. Per poco a Mendo non prese un colpo vedendola avanzare sicura, l’espressione lievemente beffarda di chi sapeva benissimo di essere uno schianto; deglutì rumorosamente, cercando di buttar giù quell’improvviso nodo in gola svuotando d’un fiato il calice di champagne che teneva in mano.
Fu quindi la volta di Kasumi, splendida e luminosa come una sirena nel suo abito lungo e svolazzante sui toni dall’azzurro al verde acqua: aveva raccolto i capelli in una treccia morbida laterale, su cui aveva appuntato delle piccole mollettine a forma di margherita.
Kijo apparve praticamente dal nulla quasi già a sedere, con addosso un vestitino rosso dalla gonna ampia appena sopra il ginocchio.

“Ehi, che fine avevi fatto? Ti ho aspettata un sacco di tempo per accompagnarti ma non ti ho vista neppure uscire…” le chiese Seitan, che con quella camicia grigia come i suoi occhi e i jeans scuri sembrava in tutto e per tutto un modello

“Uh, che strano che non ci siamo incrociati…non so proprio spiegarmelo!” Kijo spalancò ostentatamente gli occhi e mise su un’espressione talmente sorpresa da risultare quasi svampita: quella tattica l’aveva sempre tirata fuori da situazioni ben più spinose, quindi nonostante non amasse fare la figura dell’idiota se ne servì senza remore; in fondo era colpa degli uomini che tendevano ad accettare come assodata la leggerezza femminile!

“Non preoccuparti, magari mi sono distratto un attimo! Ora che ci penso c’è stato un tipo che mi ha chiesto dove fosse il bagno degli uomini, quindi è possibile che tu sia passata proprio in quel momento” si dette una spiegazione Toshio.

Kijo soppresse con difficoltà un risolino pensando a quell’episodio, limitandosi ad annuire e commentare
“Sì, sono certa che sia andata così!”

“L’importante è che tu sia qui, adesso. Permettimi di dirti che sei davvero stupenda stasera” dichiarò il medico davanti a tutti.

Perfetto, ecco mandato totalmente a rotoli il tentativo di mantenere un bassissimo profilo. I complimenti già la mettevano in imbarazzo a cose normali, figuriamoci se fatti davanti ad una folla di persone che conosceva e che rappresentavano la sua famiglia del posto. Come se non bastasse la pressione di tutti quegli occhi puntati su di loro a toglierle le parole per replicare, dovette anche compiere un notevole sforzo per non scoppiare a ridere in faccia al medico, giacché Ranma, da buon burlone qual era, si era messo a simulare un conato di vomito come reazione a quei termini che evidentemente trovava esageratamente sdolcinati.
Decise di cogliere la palla al balzo e liberare un po’ di quell’ilarità repressa, ridacchiando mentre lasciava scivolare la mano lungo il braccio di Seitan
“Ah, ma allora anche tu a volte hai bisogno dell’aiuto di un medico! C’è un oculista in spiaggia?”

Nabiki intanto si era avvicinata all’orecchio del futuro cognato e vi aveva sussurrato
Forse se ogni tanto le facessi un complimento anche tu invece di spregiare quelli che le fanno gli altri otterresti più soddisfazione…

Ranma sobbalzò come se lo avessero punto con uno spillone e poi si affrettò ad agitare le mani davanti a sé negando strenuamente
“M-ma che dici? F-figurati cosa me ne importa…è solo che certe scenette in pubblico sono davvero patetiche!”

Nabiki sollevò gli occhi al cielo e tornò con un sorrisetto scaltro a sedersi vicino a Mendo, commentando
“Certo, certo…”
 
Per allietare la serata Ono si era messo a strimpellare con la propria chitarra un nutrito repertorio dei Beatles, su cui era ferratissimo: Kasumi adorava quelle canzoni e ben volentieri le canticchiava, seguita pian piano e inesorabilmente da tutto il resto della combriccola riunita attorno al fuoco. L’allegria si espandeva da quel gruppetto elevandosi verso l’alto come le lingue delle calde fiamme del falò, come le note delle liriche che tutti improvvisavano, come il profumo squisito degli spiedini che si arrostivano a rotazione. Forse era una considerazione stupida, ma la felicità in fondo era fatta da piccole cose, come sguardi fugaci scambiati incuranti del muro di fiamme che attraversavano.
Gli occhi cobalto di Ranma risultavano estremamente magnetici rischiarati da quella luce calda: a dir la verità Kijo si era ipnotizzata nel seguire quel gioco di ombre tremolanti che danzavano sul suo viso, tant’è che aveva totalmente ignorato i discorsi che da un bel pezzo a quella parte Seitan le stava rivolgendo. Si era limitata ad annuire, a sorridere e a dispensare ogni tanto qualche commento generico che si sarebbe potuto adattare quasi ad ogni argomento. Fu quindi presa alla sprovvista quando, dopo l’ultima nota di Yellow submarine, Toshio si alzò in piedi e le tese il braccio per aiutarla ad alzarsi a sua volta. Che diavolo stava succedendo? Lei assecondò quel gesto e si alzò, per evitare la figuraccia di ammettere la sua completa ignoranza di ciò che evidentemente avrebbe dovuto sapere.

“Bene, allora andiamo, Kijo?” le si rivolse Seitan, sorridendo dolcemente

“Andiamo…dove?” domandò la ragazza con una vistosa goccia sulla nuca ostentando un’espressione allegra e rilassata

“Da quella parte! Ohama è il lato della spiaggia in cui dovremmo trovare più conchiglie, per la mia collezione…Ricordi? Te ne ho parlato finora” rispiegò il giovane dottore, poi continuò “Ti senti bene? Mi sembri piuttosto distratta stasera…”

In quel momento intervenne Nabiki con la sua solita delicatezza
“Per tutti i Kami del cielo, Kijo! Ci ha raccontato tutto della sua interessantissima collezione di conchiglie, stasera conta di trovare qualche Cosus torrefactus, qualche Cypraea luculliana e qualche Distorsione rettificata, ma per farlo ha bisogno dei tuoi bastoncini super sviluppati che ti fanno vedere al buio come se fosse giorno! Non farlo ripartire da capo, ti prego!”

Seitan rabbrividì sentendo le storpiature di Nabiki, ma decise di soprassedere per spronare nuovamente Kijo a seguirlo
“Coraggio! Senza i tuoi super bastoncelli non riuscirò a trovare nemmeno un esemplare e sarebbe un vero peccato perché su questa spiaggia la marea deposita un sacco di belle conchiglie a quest’ora…”

Lo sapevo che questa cosa della vista notturna mi si sarebbe ritorta contro! Così imparo a vantarmene per fare la splendida! Conchiglie poi? Ma chi gli ha mai sentito parlare di conchiglie?” pensava intanto Kijo tra sé e sé, mentre cercava qualche obiezione da fare
“Ma…dove metteremo gli esemplari che troviamo? Servirebbe un secchiello, ma ne siamo sprovvisti…”

“Oh, non preoccuparti! Prendi pure questo!” Mendo, ben felice di levarsi dai piedi quel mediconzolo che aveva monopolizzato la conversazione fino a quel momento, tolse la bottiglia di champagne ormai finita da un secchiello in argento, che svuotò del ghiaccio contenuto

“Ma Mendo, sei sicuro? È un secchiello d’argento, pesa due quintali…non è l’ideale da trasportare per riempirlo di conchiglie…” provò a obiettare nuovamente Kijo

“Non temere, se è pesante lo porto io!” sorrise Seitan afferrandolo e partendo in quarta per la passeggiata

“Beh…ok…allora se è tutto andiamo! Ci vediamo tra poco!” salutò gli altri la ragazza, non molto convinta di quella spedizione, seguendo Toshio che si era già incamminato

“Fate i bravi!” gridò loro dietro Nabiki, con un sorrisetto malizioso stampato in volto.
 
“Che strani i giovani d’oggi…ai miei tempi si collezionavano farfalle per attirare le ragazze, adesso conchiglie?” commentò Soun rivolto verso Genma non appena i due si furono allontanati. I vecchi amici erano piuttosto paonazzi in volto, segno evidente che avevano ben gradito lo champagne ed il successivo sakè che Mendo aveva gentilmente offerto. Si lasciarono andare ad una risata sguaiata, dandosi rispettive pacche sulle spalle.

“Siete sicuri che stia bene che vadano a passeggiare da soli?” domandò perplessa Kasumi, mentre allungava la mano verso un dolcetto di riso

“I tuoi scrupoli morali sono fondati, sorella…forse sarebbe opportuno che qualcuno li seguisse, magari da lontano, giusto per scongiurare il peggio; in fondo una passeggiata al chiaro di luna in riva al mare è per antonomasia una delle situazioni più romantiche possibili, giusto? Perché non vai tu, Ranma? Magari se sei fortunato riesci a trovare qualche conchiglia anche tu…” Nabiki era intervenuta con nonchalance, inarcando visibilmente le sopracciglia verso il ragazzo col codino come a spronarlo ad alzarsi, ma lui rimase ostinato a sedere con le braccia incrociate.
Che rottura! Ma cosa si aspettavano da lui, che facesse la balia a colei che per l’intera giornata l’aveva ignorato? Beh, non proprio l’intera giornata, diciamo da quando era arrivato quel medico da strapazzo. Anzi, a onor del vero da quando lui li aveva interrotti mentre ballavano. Accidenti, era stato così morboso nel ricercare la compagnia di Kijo che non le aveva più lasciato un attimo libero, neppure un attimo per poter terminare il discorso che avevano lasciato in sospeso! Un’improvvisa consapevolezza si impadronì di lui…Oh cavolo, non le aveva mai risposto! Se da un lato questa scappatoia era stata provvidenziale per evitargli imbarazzo, dall’altro chissà come poteva averla interpretata lei…Che dannato macello!
Perso com’era in questi pensieri, non si rese conto che Nabiki gli si era seduta accanto e adesso reclamava la sua attenzione schioccando le dita davanti ai suoi occhi. Parlò a bassa voce, facendo attenzione che gli altri, già distratti dalla nuova canzone che Tofu si era messo a suonare, non potessero sentirli

“Ascoltami Ranma, è palese anche ad un occhio meno clinico del mio quanto tu sia infastidito da questa storia di Kijo e Seitan. Dopo anni passati ad osservare le relazioni che mi circondavano sono arrivata alla conclusione che spesso i sentimenti che le persone provano le une per le altre risultano più ovvi a chi le guarda dall’esterno rispetto a chi li prova in prima persona; soprattutto se chi li vive in prima persona fa di tutto per negarli a se stesso come hai sempre fatto tu, prima con mia sorella e adesso con questa ragazza. Abbi il coraggio di rompere le convenzioni e fai quello che vuoi davvero, per una volta! Non devi sentirti in colpa per Akane, se è quello che ti frena, perché quest’anno lontani deve servirvi per comprendervi meglio come individui e credimi, giustamente anche lei ne è ben consapevole. Sono certa che se ti lasci scappare l’opportunità che hai con Kijo, perché è chiaro che ce l’hai, lo rimpiangerai: quindi cosa aspetti? Corri da lei e vai a interrompere qualunque cosa il dottorino abbia in mente!”

“N-nabiki, proprio da te questo discorso non me lo sarei mai aspettato…” farfugliò Ranma, col volto talmente rosso da far concorrenza al falò

“Che vuoi che ti dica? Forse l’amore mi ha rammollita…ma adesso vai, stupido, prima che ti metta in conto duemila yen per la consulenza!” la ragazza gli diede una spinta sulla spalla, quel minimo di energia di attivazione che servì a Ranma per alzarsi e affrettarsi verso Ohama, poi tornò a sedersi vicino a Shutaro, che le chiese aggrottando la fronte

“Cosa gli hai detto per farlo partire così a razzo?”

“Niente che non sapesse già” gli rispose enigmatica Nabiki, accarezzandogli la mano.
 
 
“Questa sembra proprio una Distorsio reticularis, ti può interessare?” chiese Kijo raccogliendo dal bagnasciuga una conchiglia bianca e vagamente romboidale: era un bell’esemplare, non presentava scheggiature e si sviluppava per almeno otto centimetri. Toshio le porse il secchiello alzando il pollice in alto, come a darle l’ok per la raccolta. Fecero poi qualche altro passo, quando improvvisamente l’uomo si fermò, sollevando lo sguardo dalla rena verso Kijo, la quale titubante si fermò a propria volta. Non avrebbe saputo spiegarselo, ma quel semplice gesto la mise inconsciamente in allarme, provocandole una sensazione di vuoto a livello dello stomaco

“Hai mai fatto un bagno notturno in mare?” le domandò Seitan sollevando appena l’angolo esterno delle proprie labbra

“N-no. Io non so nuotare. Non faccio il bagno di giorno, figuriamoci di notte!” cercò di sdrammatizzare la ragazza. In quel momento una folata di vento si levò potente, facendola rabbrividire e spostare dal bagnasciuga verso l’interno della spiaggia di qualche passo. Seitan la seguì, lasciando cadere il secchiello con le conchiglie.

“Sai, è una sensazione bellissima! L’acqua è molto più calda che durante il giorno e ti senti un tutt’uno col mare, come sospeso in una bolla…Non posso credere che tu non abbia mai provato”

Kijo scosse la testa, cercando di formulare una risposta cordiale ma ferma
“Beh, se ti va un bagno non preoccuparti! Io mi rincammino verso l’accampamento e ci vediamo più tardi”

“Ma no, dai, resta! Sarà divertente vedrai! Non hai nulla da temere, possiamo immergerci fin dove si tocca e mi assicurerò personalmente che tu non affoghi” propose Toshio, cominciando a sbottonarsi la camicia mentre le si avvicinava

“No, Toshio. Non lo metto in dubbio, ma non voglio farlo. Ci vediamo dopo” si espresse molto chiaramente Kijo, scandendo bene le parole e voltandosi per andarsene. Pochi secondi e pochi passi dopo si sentì sollevare da terra e caricare in spalla dall’uomo, che stava sghignazzando divertito

“Vedrai che poi mi ringrazierai per aver insistito! Sarà una bellissima esperienza…”

“Toshio per l’amor del cielo mettimi giù! Lasciami, lasciami andare!” Kijo era totalmente nel panico. Oddio, stava succedendo di nuovo: quello era un attacco in tutto e per tutto e lei non riusciva a reagire. I suoi arti le sembravano congelati, avrebbe voluto scalciare o battere i pugni sulla schiena di quel disgraziato ma ogni impulso che il suo cervello mandava veniva come dissipato. Ebbe paura. Paura di quello che sarebbe successo una volta entrati nell’acqua. Terribili pensieri catastrofici le vorticarono nella mente, rendendole difficile anche solo articolare delle parole con l’unico muscolo che sembrava ancora risponderle: la lingua.
“Basta adesso! Smetti di scherzare, ti ho detto che non voglio, no, no! Lo capisci cosa vuol dire no? Mettimi giù!”
Per tutta risposta lui si lasciò andare ad un’ondata di ridarella, aumentando l’andatura verso il bagnasciuga: per far sì che non cadesse a quel ritmo spedito le assicurò una presa d’acciaio con le proprie mani su un fianco e una gamba e fu come avere degli artigli piantati nella carne.

“Sei proprio una bambina, Kijo! Sei così ostinata a non volerti divertire da risultare patetica…vedrai che cambierai idea: ormai è una questione di principio”

“Maledetto stronzo, levami le mani di dosso!” gli urlò nell’orecchio, facendogli istintivamente portare una mano a coprirselo. Ormai la corsa verso il mare era giunta alla fine, poteva sentire vicinissimo lo scrosciare delle onde, mentre qualche spruzzo addirittura arrivò a lambirle i piedi sollevati a mezz’aria. Non c’era più tempo. Dentro di sé era un guscio vuoto e inerme. Le venne da piangere ma si morse il labbro inferiore così profondamente per mantenere il contatto con la realtà da farselo quasi sanguinare. Nella sua testa si riproponevano a velocità supersonica tutti i momenti salienti della devastante battaglia contro le folli spasimanti di Ranma, gli spunzoni delle clavette, le spatolate in testa, il nastro abrasivo, i calci, le gomitate, i pugni, i muscoli che cedevano, il dolore lancinante, la caduta a terra, il buio…Non stava nemmeno più respirando. Sebbene fosse sul punto di soccombere alla rassegnazione, si fece strada in lei un fuoco che credeva perduto per sempre, che l’attraversò dalla punta dei piedi fino all’estremità della testa, per poi farsi suono ed uscire prepotente dalle sue labbra
“HO DETTO DI NOOOOO!”
Il cuore le batteva a tremila ma riuscì a contrarre di scatto le ginocchia contro il petto di Seitan, togliendogli per un inesorabile istante il fiato; a quel punto gli rifilò una gomitata nel collo e si dette lo slancio per buttarsi dietro le sue spalle, rovinando per terra. Subito si rialzò e scappò, ma lui prese a inseguirla, urlandole contro parole rabbiose che non si permetteva neppure di ascoltare. Quando l’ebbe quasi raggiunta allungò un bracciò e ghermì con forza il suo, tirandola verso di sé e premendole una mano sulla bocca per impedirle di gridare ancora. Con la forza della disperazione lei sollevò con l’altro il secchiello pieno di conchiglie, roteandolo con slancio fino alla tempia di Seitan, che cadde a terra tramortito, lasciandola. Il pesante secchiello continuò il suo volo, atterrando poco distante con un rumore stridente di conchiglie andate in frantumi. A quel punto Kijo se la diede a gambe verso l’interno della spiaggia, incurante degli insulti che le sfioravano le orecchie come dardi, pensando solo a mettere quanta più distanza possibile tra lei e quell’uomo che, si rese conto amaramente, non conosceva affatto.
 
Rimasto seduto e ansimante sulla spiaggia, Toshio Seitan grugnì di frustrazione, mentre stringeva un pugno di sabbia che lanciò subito dopo davanti a sé, stizzosamente. Come si permetteva quella ragazzina di trattarlo in quel modo? Lui era un medico, per tutti i Kami! Lui era bello, simpatico, affascinante, facoltoso…era tutto quello che qualsiasi donna avrebbe potuto desiderare!

Nel buio della notte vibrò un calcio volante che lo colpì dritto sulla nuca, costringendolo a lasciarsi cadere a terra per evitare la rottura della cervicale
“Maledetto! Cosa le hai fatto? Dov’è Kijo? Rispondimi dannato, ho sentito che gridava!” Ranma gli portò immediatamente il braccio destro dietro la schiena, minacciando di spezzarglielo, mentre con un ginocchio gli controllava il collo, per evitare che facesse movimenti inconsulti. Non si sarebbe mai perdonato per essere arrivato così tardi, era divorato da una rabbia tale che si alimentava del suo senso di colpa e della visione di quell’uomo a torso nudo che manteneva un ghigno beffardo nonostante tutto

“Ci mancava il ragazzetto sfigato…coff coff…guardatemi, sono un nerd delle arti marziali! Non ti preoccupare, non te l’ho sciupata la tua algida principessina, volevo solo fare un bagno di mezzanotte, amico” lo scherniva Seitan, la testa appoggiata alla sabbia che era costretto suo malgrado a respirare

“Io non sono tuo amico! E qualunque cosa tu volessi fare lei ti ha detto chiaramente di no più volte, quindi dammi una sola ragione per cui non dovrei ammazzarti adesso, lurido vigliacco!” gli gridò Ranma fuori di sé, torcendogli ancora di più il braccio e premendo la gamba sul suo collo

“Sei solo un imbranato! Kijo non potrà mai trovarti attraente, perdente, perché ha bisogno di un vero uomo che non abbia paura di dimostrarle quello che prova!”

“Lei è gelosa di me! E anch’io!” così urlando Ranma completò la torsione, lussando la spalla del medico che ululò dal dolore; con un calcio lo ribaltò in posizione supina e gli intimò

“Vattene e non farti più vedere o sentire, perché giuro che la prossima volta ti uccido, codardo!”
Seitan si alzò in piedi barcollando, mentre col braccio sano si abbracciava il braccio fuori posto. Si allontanò caracollando incerto nella direzione opposta da quella in cui erano venuti, mentre stringeva i denti per non soccombere al dolore che provava.
 
Dall’oscurità del fondo spiaggia, passo dopo passo, emerse lentamente Kijo: non aveva una gran bella cera, era ricoperta di sabbia, tremava cercando di scaldarsi strofinandosi le braccia e sulla sua pelle chiara già erano affiorati i lividi scuri e i graffi causati dalla lotta precedente; i capelli erano arruffati mentre il suo volto era striato dalle scie delle lacrime che non aveva saputo trattenere. Si avvicinò a Ranma, lo sguardo traboccante di profonda riconoscenza e di afflizione, poi fu sopraffatta dalle emozioni e si rifugiò sul suo petto, stringendogli la casacca tra le mani e abbandonandosi ad un pianto liberatorio.
Il ragazzo si trovò in difficoltà su cosa fare: avrebbe sopportato il contatto di un abbraccio o data la situazione era meglio evitare anche solo di sfiorarla? Giunse al compromesso di avvolgerla con un braccio delicatamente, senza stringerla, mentre con l’altro prese a carezzarle lentamente i capelli, cercando di spazzare via i terribili momenti che aveva appena vissuto.
 
Rimasero avvinti in quello strano abbraccio per un tempo che non avrebbero saputo calcolare, poi le gambe di Kijo vacillarono e Ranma la accompagnò delicatamente a sedersi sulla sabbia, senza staccare mai il contatto

“Sono una stupida, Ranma, sono la più cretina del mondo” singhiozzò scossa dai tremiti Kijo; pianse tutte le lacrime che aveva a disposizione, pianse tutte le lacrime di orgoglio, pianse tutte le lacrime di vergogna e pianse tutte le lacrime di tristezza. Infine pianse anche delle lacrime che non sapeva di avere.

“Non è vero, Kijo. non è colpa tua, è lui che non merita di stare al mondo” le sussurrò seguitando a lisciarle i capelli. Strinse inconsciamente una mano a pugno al pensiero di quell’essere immondo, ma riprese subito il controllo di sé e la riposò delicatamente sul braccio dell’amica.
Il ragazzo provava una fitta al cuore ogni qual volta il suo sguardo si posava sulla sua pelle martoriata; una parte di lui avrebbe voluto eliminare definitivamente quel bastardo, ma l’altra, fortunatamente più forte, gli ricordò che non era un assassino. Non riusciva a far altro che continuare a farle scudo col suo corpo, avvolgendola in quell’abbraccio timoroso, incerto se offrirle la propria casacca ormai umida da mettersi sulle spalle o meno. Non trovava il coraggio di farle quell’unica domanda di cui gli importava, perché non era sicuro di riuscire a sopportare la risposta. Provò intanto a dire qualcosa, pregando di non rompere quel precario equilibrio che si era creato e di non urtare gli scossi sentimenti della ragazza

“S-stai tremando di freddo, Kijo…vuoi che ti accompagni vicino al falò?”

Lei sollevò appena il capo dal suo petto e scosse piano la testa, lo guardò spaventata con gli occhi ancora umidi e bisbigliò, con la voce resa roca dal pianto
“N-no, ti prego. Non ce la posso fare a vedere gli altri adesso, mi vergogno troppo. Per favore, cerca di comprendermi”

Certo, era ovvio. Seppur in buona fede sarebbero fioccate le domande sull’accaduto e lei non era ancora pronta ad affrontarle. Come poteva essere stato tanto stolto da credere che sarebbe stata una buona idea?
“Ok…ma ti prenderai un malanno se restiamo qui. Lascia almeno che ti scorti fino alla tua camera. Poi ti lascerò in pace, promesso!”

“In realtà sei un’ottima fonte di calore, sai?” confessò Kijo appoggiando nuovamente la testa sul suo petto, facendolo arrossire, poi continuò “Credo di poter guarire senza troppa difficoltà da un eventuale raffreddore, mentre invece metabolizzare quello che è successo non sarà altrettanto semplice, temo…”

“Cosa…è successo, se posso chiedere?” domandò con un filo di voce Ranma

“È successo quello che temevo, ovvero che non sono riuscita a reagire in una situazione di pericolo. Ero totalmente bloccata, Ranma, totalmente alla sua mercé. Anni e anni di arti marziali volatilizzati come se non fossero mai esistiti. Il panico ha avuto il sopravvento. Se non fossi arrivato tu, non so come sarebbe andata a finire…” sussurrò Kijo fissando i bottoni della sua casacca.

Che risposta arguta per evitare di rivelare quello che sempre più urgentemente gli premeva sapere; era forse meglio assecondarla e parlare del suo trauma con le arti marziali? Sarebbe stata la strada semplice, ovvia, più sicura…Ma lui non poteva rimanere col dubbio che lo attanagliava un secondo di più per cui, non senza difficoltà, si ritrovò a chiedere
“Ti ha usato violenza?”

“Non di tipo sessuale, se è quello che intendi. Non so nemmeno se c’è stato effettivamente mai il rischio, grazie a te rimarrà solamente un dubbio ciò che sarebbe potuto accadere…però io mi sento come se…come se avessi subito una sorta di violenza ecco. E mi odio per quanto sono stupida a paragonarmi a chi ha subito violenze vere” dovette fermarsi un attimo per prendere un respiro profondo: non era facile spiegare tutto quello che le stava passando per la testa, come si sentiva, la sua versione della storia, senza passare per una ragazzina piagnucolosa che faceva molto rumore per nulla e che in fondo se l’era anche un po’ cercata. Si rese tristemente conto che, ancora una volta, il giudice più spietato per le proprie azioni e i propri errori era proprio lei stessa: se non era capace di perdonarsi in prima persona, come poteva pretendere che lo facessero gli altri? Cercò di continuare esponendo il più razionalmente possibile i fatti, in modo che Ranma potesse formarsi un’opinione scevra dal suo filtro e la potesse condannare o assolvere con imparzialità in quel tribunale psicologico di cui si sentiva imputata più che vittima
“Dunque, partiamo dall’inizio…Mentre Seitan blaterava delle sue conchiglie attorno al fuoco io mi sono distratta e non mi sono accorta di aver inconsapevolmente accettato una passeggiata con lui. Per non ammettere che non lo stavo ascoltando sono andata ugualmente, poiché non pensavo sarebbe stato pericoloso. Dopo un po’ di tempo in cui abbiamo effettivamente cercato conchiglie lui si è fermato e mi ha proposto di fare il bagno in mare, io gli ho chiaramente risposto che non volevo. Ha perseverato e ho fatto per andarmene e tornare al falò, ma lui non l’ha presa bene e mi ha caricata in spalla, dirigendosi nonostante le mie urla e le mie proteste verso il mare. Ho avuto molta difficoltà a reagire, ero spaventata, paralizzata, quasi rassegnata; poi non so bene cosa mi sia successo, ma sono riuscita a divincolarmi e scappare. Lui mi ha rincorso e ripreso, a quel punto l’ho colpito col secchiello di metallo e sono fuggita di nuovo. Credo che sia a questo punto che sei arrivato tu”
Per tutto il tempo aveva evitato il suo sguardo, fissando un punto lontano dell’orizzonte e mantenendo un tono neutrale e distaccato, come se stesse raccontando di un episodio visto in televisione. Maledizione, doveva proprio costarle una sofferenza sovrumana parlarne, quindi era l’ora di smetterla di insistere.

Provò ad alleggerire la tensione, pregando che fosse la strada giusta
“Beh, avrei potuto prendermela anche con più calma, visto che ormai ti eri già salvata da sola…”

Kijo si voltò verso di lui, esitando sorpresa per quell’inaspettato commento
“N-non dire così, Ranma, non è vero! Mi rifiuto di affibbiarti il ruolo della nottola di Minerva della situazione, perché senza il tuo intervento definitivo non sappiamo come sarebbe andata a finire…Avrebbe potuto inseguirmi di nuov-”

La ragazza fu costretta a fermarsi perché il codinato la stava guardando con un cipiglio interrogativo
e la interruppe esclamando
“La cosa di cosa?”

“Ehm…la nottola di Minerva…è un modo di dire quando qualcuno arriva e tutto è già compiuto. Lo so, sono una dannata secchiona che studia la filosofia di Hegel!” squittì sempre più a bassa voce Kijo, facendosi piccola piccola mentre si stringeva nelle spalle e incrociava le braccia al petto. Era incredibile, persino in un momento come quello la sua mente snocciolava citazioni erudite come se niente fosse; o forse, proprio come con un salvagente, si aggrappava a quei ricordi rassicuranti, maturati nella sua zona di comfort.

Ranma si lasciò andare ad una risatina, poi continuò più seriamente, poggiandole una mano sulla spalla e guardandola dritta negli occhi
“Quello che volevo dire, Prof., è che sono molto fiero di te. Nonostante la tua difficoltà sei riuscita a trovare un modo, sebbene grezzo, per salvarti la pelle. Non hai ancora superato il tuo trauma ma in te batte ancora il cuore di una guerriera e stasera ne hai avuto la dimostrazione: abbiamo molto lavoro da fare, ma fortunatamente la base è più solida di quanto credessi”

Kijo sentì qualcosa sciogliersi dentro di sé: ancora non aveva avuto l’opportunità di considerare quell’aspetto e il fatto che Ranma l’avesse esposto la lasciò basita.
“Io…non so cosa dire” sussurrò sbattendo le ciglia degli occhi spalancati

“Hai terminato le citazioni dei tuoi libri?” le sorrise un pelo impertinente

“No ma…nessuna mi sembra adatta a questo momento”

“Allora puoi anche non dire niente, per una volta” si strinse nelle spalle il ragazzo, come per sottolineare l’ovvietà del concetto. Un pensiero attraversò improvviso la sua testa, come un fulmine in miniatura, per cui arrossì di botto e cercò di calmarsi inspirando profondamente. Quando fu sufficientemente padrone di sé, riprese la parola e constatò
“K-kijo, noi…abbiamo un discorso in sospeso”

“Davvero? Oh, quello…” fece mente locale Kijo “Sono d’accordo con te: è assurdo che la gente non si accorga che Superman e Clark Kent sono la stessa persona solo perché uno indossa un paio di occhiali e l’altro no; è un po’ come se tu mettessi una parrucca di un altro colore e ti scambiassero per una ragazza, fuori di testa! Non so come mai abbiano usato un così povero escamotage ma-”

Avrebbe potuto farla chiacchierare per ore di quegli argomenti ed evitarsi un bel po’ di vergogna, tuttavia sentiva che era giunto il momento di esprimere quello che provava. Beh, magari non tutto, però almeno uno spiraglio
“Non intendevo quello! Kijo, oggi, ecco, mi hai, insomma, detto che sei g-g-gelosa di me e io…cioè, io-provo-lo-stesso” disse queste ultime parole d’un fiato, come se fossero una sola, temendo che se non le avesse fatte uscire in quell’istante non ci sarebbe più riuscito.
Caspita. Era riuscito a sorprenderla ancora una volta e ancora una volta si trovò a corto di vocaboli.

“Ranma…allora tu ci tieni a me…?” disse come la più idiota delle protagoniste di una soap opera di terz’ordine. Il ragazzo col codino annuì e istintivamente le si avvicinò, seppur paonazzo. Kijo allungò una mano per andare a ricercare il suo volto accaldato e lo accarezzò lentamente, dalla tempia al mento, seguendo i suoi lineamenti. Si sporse verso di lui socchiudendo gli occhi e lui la imitò, il cuore in subbuglio, passandole in braccio attorno alla vita. Improvvisamente, accadde: la luce accecante di una torcia li abbagliò costringendoli a pararsi gli occhi con le mani, mentre il viso squadrato di un uomo in impermeabile beige si delineava dietro l’aura luminosa

“Mani in alto, gettate le armi! Che sta succedendo qui? Vi dichiaro in arresto!”
Due gigantesche gocce apparvero sopra le loro teste e, colti dall’imbarazzo, si separarono repentinamente.

“Ispettore, puff…non starete esagerando? Sono solo due ragazzetti…pant!” giunse trafelato di corsa un altro uomo, paffutello, che indossava un’uniforme della polizia

“Ah sì, agente? E chi mi dice che non indossino una maschera?” esclamò tronfio l’ispettore, provando a tastare la guancia di Ranma che schivava i suoi tentativi profondamente offeso. Una vena pulsante si stava manifestando sempre più sulla sua tempia.

“La vogliamo finire con queste assurdità?” sbottò infine il ragazzo col codino

“Senti giovanotto, io sono un rappresentante della legge, per cui esigo rispetto! Mostrami i tuoi documenti, patente e libretto!”

“Ehm, ispettore…non siamo della stradale, ricordate? Vi hanno promosso molti anni fa, incredibilmente. Perché non lasciate stare questi poveracci che volevano solo un posto appartato per dimostrarsi il proprio affetto e torniamo a cercare il ladro che ci è scappato?” si intromise l’agente

“Ok, d’accordo! Dunque mi assicurate che qui non si è compiuto alcun crimine?” tornò a torchiarli l’ispettore. Ranma esitò per un secondo e stava per aprire bocca, ma Kijo gli diede una gomitata nelle costole e parlò al suo posto

“Oh, certo che no, ispettore…siamo spiacenti se abbiamo infranto qualche legge, ma vi assicuro che siamo solo due romanticoni che volevano guardare la luna sul mare insieme…”

“Capisco, capisco…Bene, per questa volta passi, in fondo sono stato giovane anch’io…Un’ultima cosa, avete mica visto un tipo losco, alto e dinoccolato, scappare sulla spiaggia? Aveva con sé un sacco di juta pieno di refurtiva preziosa”

“No, non abbiamo visto nessuno, mi dispiace” continuò con la pantomima Kijo

“Bene, qualunque informazione vi venga in mente chiamatemi. Vi lascio il mio biglietto da visita” l’ispettore tese il braccio verso Kijo, dandole un cartoncino, poi fece il saluto militare e ripartì a corsa sulla spiaggia, seguito dal suo secondo.

“Credo che a questo punto possiamo anche tornare alla pensione” commentò Kijo, tenendo ancora in mano il biglietto dello strambo tutore dell’ordine. Ranma sospirò e annuì, quindi si misero in marcia.
 
Raggiunsero la reception per prendere le rispettive chiavi senza incrociare nessun altro, poi si diressero verso la camera di Kijo e fu proprio la ragazza a prendere la parola

“Ranma…ti ringrazio infinitamente per tutto quello che hai fatto per me. Vorrei tanto invitarti ad entrare, ma, a parte il fatto che mi riempiresti di battute su quanto sono lasciva, non ho proprio più spazio per altre emozioni stanotte. Non mi sembra giusto, ecco…”

“Ehi, mica tutti fremono dalla voglia di saltarti addosso come quel mediconzolo da strapazzo!” si trovò a esclamare Ranma, ma un secondo dopo si morse la lingua: era forse troppo presto per scherzarci su così? Kijo non sembrava essersela presa, anzi, le parve di scorgere perfino una lieve incurvatura delle sue labbra verso l’alto. Forte di questa reazione, si decise a continuare
“È che non vorrei lasciarti da sola, dopo tutto quello che è successo. Permettimi di dormire in un angolo della tua stanza, così se dovessi star male nel cuore della notte posso aiutarti”

Kijo fu quasi commossa da quella proposta così dolce e decise di accettarla con gratitudine. Aprì la porta della sua stanza e fece cenno a Ranma di entrare, poi srotolarono i futon sul pavimento, uno accanto all’altro. Prima che il ragazzo potesse obiettare qualcosa, si affrettò a dire
“Così il pronto intervento sarà ancora più rapido…tanto ormai mica ti vergogni a dormire al mio fianco no?”

“Sappi che non cederò alle tue provocazioni: sarò una statua di ghiaccio” replicò Ranma incrociando le braccia

“Perfetto, vado a farmi la doccia, a dopo” lo salutò Kijo addentrandosi nella piccola stanza da bagno; esitò un attimo sulla soglia e si voltò nuovamente verso di lui, facendosi seria
“Posso chiederti di promettermi una cosa, Ranma?”

Il ragazzo si alzò a sedere sul giaciglio, guardandola con preoccupazione e timore
“Dimmi, Kijo…”

“Promettimi che non racconterai a nessuno quello che è successo stasera e che non ne parleremo mai più nemmeno tra noi” fu la richiesta della ragazza, formulata con un tono che tradiva una viscerale sofferenza

“Io…se è questo che vuoi, rispetterò la tua decisione. Sarò comunque pronto ad ascoltarti ancora se ne avessi bisogno in futuro, ma non tirerò fuori l’argomento” gli costava molto fare quella promessa, temeva che la gravità di quanto successo venisse sminuita in questo modo mentre lui avrebbe voluto quantomeno denunciare l’accaduto; tuttavia si rese conto che non era una scelta che spettava a lui e voleva supportare con lealtà Kijo in ogni caso

“Grazie, ora come ora voglio solo dimenticarmene…Bene, adesso è giunto davvero il momento della doccia” concluse la ragazza chiudendo la porta dietro di sé.

Aprì l’acqua per farla scaldare, si spogliò e si osservò allo specchio del mobiletto sul lavandino: era un disastro! Davvero era rimasta in giro con quella faccia fino a quel momento? Tra i capelli spettinati, il mascara colato e i lividi addosso non c’era una cosa che fosse in ordine…tantomeno dentro di lei. Aprì l’acqua fredda del lavandino e ficcò rapidamente la testa sotto il getto, poi si guardò nuovamente allo specchio e constatò amaramente
Scommetto che a te non sarebbe successo…che schifo di mondo!
Infine entrò nella doccia e cercò di lavare via tutti i residui delle ultime ore, almeno quelli visibili.
 
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4001685