La
cabina, ad un tratto, si fermò e, per alcuni istanti, parve
ondeggiare sulla città.
Il
piccolo Jean appoggiò il viso sul vetro della finestra La
mamma gli aveva detto di stare attento, ma non capiva la ragione
della sua preoccupazione.
Non
aveva paura.
Anzi,
la città, da quell'altezza, era bellissima.
Gli
sembrava di essere una fiera aquila, che scrutava l'ambiente coi suoi
occhi acuti.
Ed
era splendido osservare così la città.
Due
braccia forti si strinsero attorno al suo corpo esile e lo
allontanarono dalla finestra, poi una mano si posò sui suoi
capelli rossi in una carezza affettuosa.
Il
bambino, di scatto, alzò la testa e i suoi occhi castani si
posarono su quelli grigi di un giovane uomo bruno, alto e robusto.
– Jean,
ti prego... Stai fermo. – sospirò l'uomo, il tono
rassegnato.
Il
piccolo aprì un poco gli occhi, perplesso.
– Ma
io non sento nulla, papà. Non capisco: perché la mamma
ha paura? – chiese.
Alla
domanda del piccolo, lo sguardo dell'uomo si rannuvolò.
– La
mamma si preoccupa per te. Suo zio è morto in un incidente in
funivia. – spiegò l'uomo, serio. Quando aveva compiuto
dieci anni, sua moglie Armande aveva perduto suo zio in un incidente
di funivia.
Per
lei, quella era stata una tragedia e ne era stata segnata.
Temeva
una ripetizione di quell'evento doloroso, a danno suo e del piccolo
Jean.
Il
piccolo, per alcuni istanti, rimase pensieroso, poi si rannicchiò
contro il petto del genitore.
– Papà,
ti prometto che starò buono, ma tu, in cambio, mi prometti una
cosa? – chiese.
L'uomo
ridacchiò. Suo figlio, nonostante l'età, mostrava una
discreta abilità nell'arte della contrattazione.
Con
quella voce, così flautata, riusciva a predisporre gli animi
all'esaudimento di qualsiasi suo desiderio.
– Di
che si tratta? – chiese.
– Voglio
venire ancora sulla funivia. Voglio volare. – rispose il
piccolo, il tono determinato.
L'uomo
ridacchiò e lo abbracciò con più forza,
scompigliandogli i capelli.
– Certo,
ci verrai ancora. E io verrò insieme a te. Voleremo insieme. –
dichiarò, mentre la funivia cominciava la sua lenta,
inesorabile discesa.
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