FIGHTING
DARKNESS
NOTA DELL’AUTRICE
Ok,ed eccomi alla mia prima
fanfiction di Harry Potter (che non possiedo assolutamente, purtroppo!) A me
piace molto,ma ovviamente io non faccio testo…Un po’ di avvertimenti per chi
vuole leggere:
1)
Sono una romanticona, chi non lo è può non gradire,perciò…
2)
Recensite la mia fic! Mi aiuterà a capire i gusti del
pubblico!
3)
Siate indulgenti! All’inizio non è proprio il massimo,si fa
più bella andando avanti coi capitoli! Ci ho messo molta più avventura nel
finale!
Buona lettura!
DI NUOVO INSIEME
Harry
tirò un sospiro e staccò gli occhi per un attimo dal suo libro, fissando la
finestra. Era ancora giorno, ma ormai mancava pochissimo, Hermione stava a
momenti per arrivare a Hogwarts.
Nell’ultima settimana –la
prima di scuola- ne aveva sentite di tutti i colori su quello che le era
successo, ma lui e Ron la verità l’avevano sentita direttamente dalla Mc
Granitt la sera del loro arrivo. La famiglia di Hermione era stata attaccata da
Voldemort: i suoi genitori erano morti,lei era sopravvissuta per miracolo.
Sia Harry che Ron avrebbero
voluto andarla a prendere alla stazione, ma Silente preferì mandarci Hagrid.
“Assurdo, a 18 anni ancora non
siamo liberi di fare quello che vogliamo!” fu il commento infuriato di Ron.
Harry ricordava esattamente il
sorriso di Hermione quando si erano salutati a giugno. Gli aveva fatto arrivare
la pressione ai limiti. Era così bella…i suoi capelli mossi e lunghi…la sua
pelle liscia e delicata…i suoi occhi grandi color cioccolato così profondi…le
sue labbra così carnose…le sue curve tutte al posto giusto…le sue gambe così
lunghe…diamine,si era reso conto di volerla solo poco prima di separarsi per le
vacanze…e gli ci era voluto un anno intero per capirlo!
“Ehi Harry” lo richiamò
Ron,che guardava fuori dalla finestra. “E’ la moto di Hagrid.”
“Muoviamoci.” Harry balzò in
piedi ed entrambi corsero nel parco fuori la scuola.Il sole stava ormai
tramontando.
Hermione scese dalla
moto,tirandosi lo zaino sulle spalle.Non indossava la solita divisa della
scuola, ma un jeans e una camicia. Aveva la mano destra ancora bendata e un
piccolo cerotto su una tempia. Aveva l’aria visibilmente pallida e stanca,e gli
occhi rossi e gonfi.
“Tutto bene,piccola?” le
chiese dolcemente Hagrid, poggiandole una manona sulla spalla. Lei sussultò.
“Si,grazie Hagrid.”
“Ascolta,io adesso vado a
portare di sopra le tue valigie, poi avverto Silente che sei qui. Nel frattempo
tu puoi rilassarti ancora un po’ qui fuori all’aria aperta. E poi…” indicò il
portone della scuola, da cui uscivano di corsa Harry e Ron. “…c’è qualcuno che
non vede l’ora di riabbracciarti.”
Hermione annuì, accennando a
un debole sorriso, e tirò su col naso. Hagrid le scoccò un’ultima occhiata
preoccupata, poi si avviò verso il castello.
Harry e Ron raggiunsero la
loro amica rallentando un po’ la corsa. Lei non alzò lo sguardo da terra.
“Ehi” provò ad attirare la sua
attenzione Ron. Non sapeva cosa dirle. Si aspettava qualunque reazione ma non
quel silenzio terribile. Aveva un significato più tetro di mille parole
piagnucolate.
“Per quanto scontato possa
sembrarti…come stai?” azzardò Harry, preoccupato. Hermione si morse le labbra,
ma non sollevò lo sguardo da terra. I due ragazzi si scambiarono un’occhiata
tesa.
“Hermione, noi ti vogliamo
bene, vogliamo fare tutto il possibile per aiutarti. Ti prego, lasciati
aiutare.” Mormorò Ron il più dolcemente possibile.
Le guance di Hermione si
inumidirono, e quando alzò gli occhi i suoi amici glieli videro colmi di lacrime.
Un pianto nervoso, quasi isterico, fatto di soli singhiozzi. Harry tirò un
grosso sospiro, poi le si avvicinò e l’abbracciò. “Vieni qua.”
Stretta fra le braccia di
Harry, col calore del suo corpo e la sicurezza che infondeva, Hermione riuscì a
rilassarsi e a mutare il suo pianto da nervoso a disperato, fatto di grosse
lacrime amare. Ron prese ad accarezzarle amorevolmente i capelli. “Va tutto
bene adesso, ci siamo noi qui con te.”
Hermione pianse moltissimo.
Voleva farlo. Nascondeva il proprio dolore da troppo tempo. Harry e Ron le
stavano offrendo l’aiuto di cui più aveva bisogno; e ora che era con loro
sapeva che in qualche modo col tempo ce l’avrebbe fatta.
Harry stringeva a sé Hermione
così forte che per un momento ebbe paura di farle male. Era così spaventata,
così disorientata, così fragile forse per la prima volta in vita sua. E anche
così manteneva intatta la sua bellezza e la sua semplicità. I suoi occhi…così
tristi e lontani…qualcuno aveva tentato di portarle via la felicità, e in parte
c’era riuscito. Non c’era nulla da fare per il passato ormai, ma si poteva
ancora correre ai ripari per il futuro. Finalmente dopo almeno dieci minuti
Hermione si calmò, e tutti e tre si sedettero sull’erba del parco di Hogwarts.
“Mi dispiace di non aver risposto
alle vostre lettere” esordì lei. “ma in un ospedale babbano è difficile far
entrare un gufo.”
“Volevamo raggiungerti,ma
Silente ce l’ha proibito.” Aggiunse Ron.
“Come stai ora? Voglio dire,
sei ferita?”
“Qualche graffio.”
“Ascolta…voglio…voglio
chiederti scusa.” Azzardò Harry,pallido.
“E di cosa?” Hermione si voltò
a guardarlo.
“E’ chiaro che se Voldemort ha
coinvolto te e la tua famiglia è stato per colpire me, perché sa che sei la mia
migliore amica.”
Hermione scosse la testa. “Non
voglio nemmeno che lo pensi. E poi…non è stato Voldemort.”
“Cosa?” Ron spalancò gli
occhi.
“Credi davvero che il grande
signore oscuro si sarebbe scomodato per degli insignificanti babbani? No… il
lavoro sporco lo ha eseguito uno dei suoi mangiamorte.”
“Lo hai riconosciuto?” incalzò
Harry.
“Era incappucciato. Credeva di
avermi finita, mentre non si è accorto di aver lanciato l’Avada Kevadra a mio
padre e non a me.” A questo punto si coprì gli occhi con le mani.
“Sei stata molto coraggiosa.
Non devi più avere paura adesso, ci siamo noi con te.” Harry le prese la mano
dolcemente, lei gliene fu grata.
“Certo, per non parlare di
Silente! Siamo al sicuro con lui, no?” disse Ron.
Harry annuì, poco convinto.
“E’ stato orribile.” Esordì
inaspettatamente Hermione, con lo sguardo perso nel vuoto.
“Ne vuoi parlare?” chiese
Harry.
“No.” rispose brevemente lei.
“Vorrei solo poter dimenticare…”
“Col tempo ci riuscirai.” la
incoraggiò Ron.
La grossa ombra di Hagrid
richiamò l’attenzione dei tre ragazzi. “Ehm…mi dispiace interrompervi, ma
Silente vuole parlare con te, Hermione.”
Hermione annuì, e tutti e tre
si alzarono in piedi. “Vuoi che ti accompagniamo?” fece Harry.
“No, grazie. Ce la faccio. Ci
vediamo dopo.” Fu la risposta della ragazza, che scomparve oltre la porta
d’ingresso assieme ad Hagrid.
“Accidenti, è decisamente giù
di morale.”
“Ehi Ron.”
“Mh?”
“Non ti sembra …diversa?”
“In che senso, scusa?”
“Non lo so…è più bella…e poi…è
più…più…”
“Più donna?”
“Eh.”
Ron inarcò un sopracciglio e
abbozzò a un mezzo sorrisetto alquanto odioso. “Harry Potter…stai dicendo che
ti piace la tua migliore amica? Ti sei innamorato di lei?”
Harry divenne più rosso di un
peperone. “Come al solito non capisci mai niente! Ho detto solo che è
cresciuta, tutto qui!”
“Ho capito. Stai iniziando a
vedere Hermione in modo diverso, ma hai bisogno di capire se è solo attrazione
fisica o se è proprio amore.”
“Complimenti signor
in-materia-di-donne-io-so-tutto, allora sentiamo un po’ come vanno le cose fra
te e Padma!” lo punzecchiò Harry.
Ron ridacchiò. “Alla
grande,grazie!”
Harry rise,scuotendo la testa.
“Dai, muoviamoci.”
**********
In due mesi quasi nulla era
cambiato; la scuola era ricominciata a pieno ritmo, gli studenti si davano
tutti un gran da fare. Hermione aveva ricominciato piano piano a vivere,
circondata dall’affetto di Harry, Ron, Ginny, Padma e le altre sue amiche.
*********
Harry non riusciva proprio a
dormire. Nel suo dormitorio russavano tutti, lui era l’unico a sembrare troppo
teso per addormentarsi. Girandosi e rigirandosi nel letto, il giovane mago alla
fine prese la decisione di scendere nella sala comune di Grifondoro, alla
ricerca di qualcosa di estremamente noioso che gli stuzzicasse il sonno. Ma
trovò qualcosa che, al contrario, lo svegliò del tutto.
Hermione.
Harry trasalì nel vederla, e
si nascose per poterla osservare meglio. Stava seduta sulla panchetta sotto la
finestra, con la testa appoggiata al vetro e lo sguardo perso nel vuoto. La
luce della luna piena le illuminava il viso pallido e i bei capelli non più
crespi, ma mossi e lunghi oltre i reni. Indossava una camicia da notte che
mostrava ancora di più quanto non fosse più una bambina ma una donna, e Harry
dovette sforzarsi di distogliere gli occhi da certe parti del suo corpo che gli
avrebbero fatto certamente perdere il controllo. Finalmente, dopo un buon
quarto d’ora di intensa riflessione, Harry la raggiunse e le si sedette
accanto, senza dire nulla.
“Ehi” gli sorrise lei. “Non
riesci a dormire?”
“Niente da fare. Nemmeno tu?”
Hermione scosse la testa.
“E’ tutto a posto?” chiese
lui.
“Si, beh…stavo solo pensando.”
“A qualcosa in particolare?”
Alla mia vita,e a come
cambierà.” Si interruppe un attimo. “Sai, ora che sto cercando di ripartire da
zero ci sono tante cose con cui devo fare i conti.”
“Per esempio?” Harry era
davvero interessato.
“Beh, tanto per cominciare non
abiterò più qui in Inghilterra,sai?”
“Che cosa?” fece lui,
allarmato. “E dove andrai?” Hermione notò il suo sguardo teso e gli sorrise
dolcemente.
“A casa di mio zio in Irlanda.
Ha una fattoria molto grande, e anche molto bella. Passerò da lui questo
natale, vuoi venirci con me? Sarebbe bello.”
“Certo che si!” sorrise lui,
visibilmente sollevato.L’Irlanda non era una gran distanza.
“Sono sicura che il posto ti
piacerà, ho passato un sacco di bei momenti lì, e ho un sacco di bei ricordi.”
Harry notò che Hermione si
stava lentamente rilassando. Ottimo, pensò fra sé e sé. “Dai, raccontamene
qualcuno.”
“Allora…innanzitutto tutte le
volte che ho partecipato alla pigiatura dell’uva mi sono sempre ubriacata!”
disse lei, scoppiando a ridere insieme a lui.
“Posso immaginare la scena!”
“Oh no, non credo proprio che
sia possibile!” sorrise maliziosamente Hermione. “E poi… tutte le cadute che ho
preso prima di imparare ad andare a cavallo.”
“Tu sai cavalcare?” chiese
lui, inarcando le sopracciglia per lo stupore.
“E anche discretamente bene!”
disse fiera lei. “Anche se devo ammetter che molte cadute hanno lasciato il
segno. Guarda questa, per esempio…” Hermione si scoprì la spalla destra e
mostrò a Harry una piccola cicatrice. “Avevo sette anni. Mi ruppi la spalla.”
Aggiunse sorridendo. Ovviamente Harry tutto guardava fuorchè la cicatrice. Non
arrossire, idiota!!, continuava a ripetersi.
“E’ un bene che ami già la tua
nuova casa, no?”
“Si,si certo…” sospirò lei.
“…ma?” incalzò lui. Domanda
inutile, immaginava già la risposta. Poteva leggergliela negli occhi.
“Mi mancano. I miei genitori,
voglio dire.” Harry la fissò senza parlare. La capiva, la capiva fino in fondo,
ed era contento di sentirla sfogare un po’. “Mi manca il bacio della buonanotte
di mia mamma e gli abbracci di papà.” Aggiunse tirando su col naso. “Quando ero
piccola e mi sentivo triste mi rifugiavo sulle ginocchia di mio padre, e lui mi
nascondeva fra le sue braccia. Sapessi quanto mi manca.” E stavolta riuscì solo
ad abbassare lo sguardo.
Harry sentì una morsa allo
stomaco. “Lo so…che non sarà mai la stessa cosa, però…se vuoi…” timidamente il
ragazzo le fece cenno di sedersi sulle sue gambe. Hermione lo guardò con gli
occhi pieni di lacrime e gratitudine insieme, e dopo un debole sorriso gli si
sedette in braccio, e nascose il viso nel suo petto, mentre sentiva le sue
braccia circondarla e stringerla teneramente.
“Grazie…” mormorò lei, con la
voce rotta dal pianto.
Harry strinse a sé Hermione,
accarezzandole premurosamente la schiena e appoggiando il mento sulla sua
testa; la sentiva fragile, forse per la prima volta in vita sua.
“Lo so come ti senti, ci sono
passato anch’io in un modo o nell’altro. Sono tante le persone che sono rimaste
coinvolte nella lotta tra me e Voldemort, inclusi i miei genitori, e ancora mi
sveglio di notte per i sensi di colpa. Certe cose ti lasciano nell’anima più di
una semplice cicatrice.” Aggiunse lui, con un gran sospiro.
“E come riesci ad andare
avanti se non puoi dimenticare?” sussurrò Hermione.
“Impari a convivere col
dolore. E cerchi rifugio nelle cose che ti fanno sentire bene. Ad esempio, per
me tu e Ron siete importantissimi, è a voi che penso sempre quando devo evocare
un patronus.”
Hermione si staccò da lui per
poterlo guardare negli occhi. “Oh, Harry…tu ci riesci perché sei forte, e hai
un coraggio da leoni…”
Harry sorrise. “Penso lo
stesso di te. Ci riuscirai anche tu, ne sono sicurissimo. Sei la ragazza più in
gamba che conosco, non ti lascerai fermare così facilmente.”
Hermione gli gettò di nuovo le
braccia al collo. “Tu non hai idea di quanto tutto questo significhi per me.”
Gli disse, commossa. “Ti voglio bene, te ne voglio davvero tanto.”
“Anch’io te ne voglio” disse
Harry, arrossendo. Quando lei si rimise seduta sul divanetto, lui la lasciò
andare malvolentieri.
“Cambiando discorso, ci vieni
domani a Hogsmeade?”
“Si, Ginny e Padma vogliono
comprare i vestiti per il ballo di Halloween di domani sera. Spero decisamente
che non ci mettano tre ore come l’ultima volta!” sorrise lei.
“E io mi auguro che Ron
quest’anno si compri qualcosa di più virile!” tutti e due scoppiarono a ridere.
Il vecchio orologio della sala comune suonò la mezzanotte.
“Accidenti, si è fatto tardi.
Sarà meglio andare prima che qualcuno ci scopra” Harry annuì e i due ragazzi si
alzarono in piedi.
“Grazie di tutto, Harry.
Davvero.”
“Ehi, io sarò sempre qui per
te. E’ quello che tu hai fatto tante volte per me.” Con un ultimo sorriso
ognuno si diresse verso il proprio dormitorio.
Ma Hermione non raggiunse la
porta: dopo pochi passi si fermò, stringendosi forte una mano sul petto e
serrando gli occhi per il dolore. Harry le fu in un lampo accanto,
sorreggendola con un braccio attorno alla vita, mentre dalla gola di lei scappò
un piccolo lamento.
“Hermione!” Harry sembrava
molto preoccupato. “Che cos’hai?”
Lei non riuscì a rispondere,
mentre l’affanno le impediva ogni movimento.
“Tieni duro, ti porto subito
in infermeria!” fece Harry, al massimo della tensione.
“No, non preoccuparti.” Lo
interruppe Hermione, aprendo gli occhi e riprendendo a respirare con
regolarità. “E’ passato, ora sto bene.”
“Sei sicura? Forse faremmo
meglio a…”
“Davvero, Harry, ora va molto
meglio!” tagliò corto lei. “Non è la prima volta che mi succede. E’ una fitta
che viene, dura un secondo e se ne va, ma non è grave.”
“Ti sei fatta visitare? Da
quant’è che ti succede?”
“Dalla morte dei miei
genitori.Il medico ha detto che è una cosa nervosa, andrà via col tempo. E’
tutto normale.” Aggiunse pacata lei.
“D’accordo, allora…se lo dici
tu.”
“Ehm…Harry…” la voce di lei
gli fece realizzare che la teneva ancora abbracciata. “Penso che forse dovremmo
andare ora.” Sembrava arrossita anche lei, comunque.
Lui ritirò subito le braccia,
diventando del colore dei capelli di Ron. “Certo, è vero. Ehi, allora a domani
mattina.”
“Ok. Buonanotte.” Hermione si
sollevò sulle punte dei piedi e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, per
poi correre via e chiudersi alle spalle la porta del dormitorio femminile.
Harry, paonazzo, riuscì a malapena a balbettare “Buonanotte anche a te.”,
sfiorandosi la guancia dove lei lo aveva baciato.
******************
Primo capitolo finito! Nel
prossimo: “Obbligo o verità?”
State ancora con me, please! E
recensite!
P.S.: Lo so che Padma non
stava con Ron e manco stava a Grifondoro, ma Calì mi sta antipatica e Lavanda è
un nome orribile e troppo lungo,perciò…