Un sabato di un ottobre

di Lilithan
(/viewuser.php?uid=920529)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La vita è una barzelletta. Una favolosa presa per il culo che fa ridere i fessi. La vita è breve, la vita è fragile,la vita va vissuta ogni momento. Ripeto, è una presa per il culo. Così insensata da far ridere, ben scritta e ben raccontata. Ma questo ammasso di ciniche definizioni, inutili parole vuote, non hanno scopo di esistere, ragion d'essere. Sono solo gli sputacchi mentali di una ragazzina che credeva che il mondo fosse circoscritto a sé, che ora sente il mondo di qualcuno che le è sempre stato vicino implodere.
Il proprio mondo, la propria vita che implodono, come altro lo spieghi?
Non ci sono verità assolute a questo mondo, nemmeno mezze vere verità. Non possiamo nemmeno definirci dadi nelle mani del caso. Purtroppo, l'amore è dolore. Nulla è eterno, nulla dura troppo, è sempre troppo poco.
Ma quando è quasi niente, quando si tratta di una vita piccola, un bambino, a cosa dovrebbero servire le parole? Cosa si vuole spiegare? Come si pensa di poter processare una simile perdita e tramutarla in parole, in lingua, in scrittura?
Le perdite, nei tubi, sono causate da fori che fanno fuoriuscire il contenuto all'esterno. Perdita, descrive bene il sanguinare che è il dolore. Ti ritrovi con un foro enorme o tanti piccoli, non importa, il concetto è uguale.
Non trattieni l'aria, ti sfugge. Non ti senti degno di respirare, se lui non può più farlo.
Non senti più la forza, i muscoli cedono, le ossa si piegano, il sangue si ritira, non vuoi che scorra più.
Ti lasceresti morire pur di non affrontare la consapevolezza.
La consapevolezza che quel bambino non ci sarà più e basta. Non lo vedrai più. Non crescerà più. Non ha più un futuro perché il suo presente è già passato, e non sarà più. Cosa si dovrebbe dire o fare a una persona che sta affrontando questo? Cosa? Come?
Anche se hai già vissuto una situazione simile, non sarà mai lo stesso, lo stesso dolore, lo stesso percorso. Puoi solo avere delle mani, a farti compagnia, che ora ti spingono ora ti tirano ora ti stringono e ti accompagnano. 
Non ho più parole confusamente ammassate in testa per descrivere lo sconforto, l'inutilità e la tristezza che provo. 
L. è una mia cara amica e io non posso fare niente per aiutarla. Posso solo crearmi una stabilità mentale tale da permetterle di sfogarsi su di me.
Se vorrà farlo.
Spero vorrà.
Spero che questa notte passi in fretta, anche se non cambierà nulla.
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4002331