Il famelico animaletto

di Andrea Micky
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Il famelico animaletto
by Andrea Micky

Il quotidiano gironzolare di Poldo lo aveva condotto allo zoo cittadino, che quel giorno era particolarmente affollato.
“Gli animali che vivono qui sono fortunati: hanno il pasto assicurato e per averlo, devono solamente farsi ammirare dai visitatori” pensò lo Sbaffini, mentre si guardava intorno.

In quel momento, una gran folla si radunò intorno ad una delle gabbie e quando Poldo andò a vedere il perché di quell’assembramento, scorse un grazioso volpacchiotto al di là delle sbarre.
“Certo che quell’animaletto é molto carino” riconobbe lo Sbaffini.
“É un esemplare di Fennicus Famelicus, un tipo di volpe che si trova solo in alcune zone dell’Africa” gli spiegò un uomo accanto a lui.
“Avrei preferito che si trattasse di una specie più commestibile” borbottò sottovoce Poldo, mentre il suo stomaco cominciava a brontolare.

In quel momento, il guardiano dello zoo annunciò “Gli animali devono mangiare. Pertanto, i visitatori sono pregati di tornare più tardi”.
Nonostante il disappunto di alcuni, che avrebbero voluto rimanere, la piccola folla si disperse rapidamente ed anche Poldo fece per andarsene, se non che lo Sbaffini vide il guardiano prendere un grosso sacco colmo di prosciutti, salami e salsicce.
“Per primo, devo nutrire il Fennicus Famelicus” disse il guardiano, dirigendosi verso la gabbia del volpacchiotto.
“Tanta abbondanza é sprecata per quel piccolo animaletto, ma ci penserò io a riequilibrare le cose” pensò Poldo, mentre escogitava uno dei suoi soliti piani.
 
Il guardiano dello zoo stava per aprire la gabbia del Fennicus Famelicus, in modo da lasciarci dentro il cibo per l’animale, quando sentì qualcuno chiamarlo.
“Signor guardiano, accorra presto! Qui c’é un animale che sta male!” gridò Poldo, ben nascosto dietro una gabbia poco distante.
Agendo d’istinto, il guardiano corse nel punto da cui proveniva la voce, abbandonando il sacco con la carne, di cui lo Sbaffini s’impadronì, per poi fuggire veloce come il vento.
“Eh, eh! Anche stavolta ce l’ho fatta” disse Poldo, mentre si allontanava di corsa.
Ma, dall’interno della sua gabbia, il Fennicus Famelicus aveva assistito a tutta la scena e spinto dalla fame, il volpacchiotto si lanciò contro la porta della gabbia, riuscendo ad aprirla con una violenta testata.
E una volta fuori, il Fennicus Famelicus si mise sulle traccie del ladro che aveva osato sottrargli il pasto.

Dopo essersi accertato che nessun animale stesse male, il guardiano dello zoo tornò alla gabbia del Fennicus Famelicus, trovandola vuota.
“Devo ritrovarlo subito: nonostante le sue dimensioni ridotte, il Fennicus Famelicus é molto pericoloso e può spolpare un intero bue in pochi minuti” disse l’uomo, mentre impugnava la pistola a tranquillanti che aveva in dotazione.

Comodamente seduto nella sua cucina, Poldo stava per mangiare le ultime due salsicce rubate, quando sentì degli strani versi animaleschi provenire da fuori.
“Sarà un cane randagio attirato dall’odore della carne che ho sgraffignato” pensò lo Sbaffini, infastidito dal rumore.
In realtà, a fare quei versi era il Fennicus Famelicus, che entrò in casa saltando attraverso una finestra della cucina, cogliendo Poldo di sorpresa.
Poi, mostrando minacciosamente i denti, il volpacchiotto avanzò verso lo Sbaffini, il quale, capendo l’antifona, gli gettò le due salsicce rimaste, per poi tentare la fuga.
“Sarà meglio mettere qualche miglio di distanza fra me e quella bestiaccia” pensò Poldo, allontanandosi in silenzio.
In quel momento, però, il Fennicus Famelicus mandò giù il poco che aveva ricevuto e non essendosi per nulla saziato, si avventò su Poldo, azzannandogli il sedere.

Accecato dal dolore, lo Sbaffini lanciò un urlo assordante, sfondò la porta di casa e corse fuori, andando a sbattere contro un albero, rimanendo tramortito.
Approfittando della situazione, il Fennicus Famelicus si apprestò a mantenere il suo proposito di papparsi Poldo; ma nel momento esatto in cui spalancò le fauci, il volpacchiotto venne steso da un proiettile anestetizzante, che il guardiano dello zoo gli aveva sparato.
“Sono arrivato appena in tempo -disse l’uomo- Adesso, però, aiutiamo questo poveraccio”. 

Quella sera, Poldo giaceva in un letto d’ospedale, con la testa fasciata.
“La cena é servita” annunciò un’infermiera, servendo un piatto di riso in bianco allo Sbaffini.
“Beh, anche se non é granché, per qualche giorno anch’io avrò il pasto assicurato. Proprio come gli animali dello zoo” sospirò tristemente quest’ultimo.

FINE





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