Non
alla sua altezza
«Mamma?
Dove vai, mamma?»
La donna non si
ferma né si
volta prima di salire sull’elicottero. Chloé
stringe Mr Cuddly con forza e piange
in silenzio.
«Perché
mamma se n’è andata,
papà? È colpa mia? Non sono stata
brava?»
«No,
principessa, non è
così! Tu ti meriti tutto ciò che vuoi,
Chloé, e io te lo darò. Non pensare alla
mamma, un giorno tornerà.»
Chloé
guarda suo padre e
decide di credergli. Non è colpa sua se la mamma se
n’è andata… lei si merita
ogni cosa.
Chloé
è grande ora, è il suo
primo giorno di Collége. Non pensa più a sua
madre, perché dovrebbe farlo? Può
avere qualsiasi altra cosa, le basta chiederla al padre.
Il suo
maggiordomo le augura
una buona giornata, lei scende dalla macchina senza rispondergli.
Vicino all’entrata,
una signora sta abbracciando una bambina. Si somigliano. Chloé assottiglia
gli occhi e si sente
invadere dall’odio. La donna si allontana dalla figlia dopo
un ultimo bacio.
Chloé affretta il passo e urta la ragazzina entrando a
scuola. Ignora le sue
deboli proteste e le grida di stare più attenta a dove
cammina.
Scopre solo in
classe che da
quel giorno saranno compagne. L’insegnante li fa presentare e
il nome della
ragazzina – un nome strano, non del tutto francese
– le si imprime nella mente.
Marinette
Dupain-Cheng.
Non si interroga
sui motivi
del suo odio per lei; se lo facesse dovrebbe ammettere che
c’è qualcosa che lei
non può avere e l’altra sì.
Clara.
Claudine.
Courtney. Casserole.
Ogni nome
sbagliato
pronunciato da sua madre è una pugnalata nel petto di
Chloé.
Le sembra di
aver aspettato
il suo ritorno per tutta la vita, ma… nella sua mente era
diverso.
Sua madre
avrebbe dovuto
abbracciarla e dirle che le vuole bene, che le è mancata e
non la lascerà più.
Che la porterà con sé a New York.
Sua madre le ha
detto,
invece, che lei non ha nulla di eccezionale (se non l’essere
sua figlia) e che
a New York vuole portare Marinette Dupain-Cheng,
perché è talentuosa e
se lo merita.
Chloé
è chiusa in camera sua
a combattere le lacrime e negare la realtà di sua madre che,
fuori dall’hotel,
attende un’altra ragazza davanti all’elicottero che
la porterà nuovamente via
da lei.
Quel giorno ha
fatto molti,
moltissimi errori, e lo sa – ha chiesto scusa a Ladybug e
Chat Noir, per essi,
e non è pentita d’averlo fatto. La consapevolezza
che Audrey Bourgeois non
l’avrebbe mai fatto brucia dentro di lei, però.
Non importa
quanto possa
provare a imitarne gesti ed espressioni, Chloé non
è sua madre.
Chiude gli occhi
e si
abbraccia le ginocchia, pensando che non sarà mai alla sua
altezza.
NdA
Non sono del
tutto
certa che questa storia abbia un senso.
L’ho
scritta
principalmente perché sono estremamente irritata con Thomas
Astruc.
Vuoi creare un
personaggio stupido e piatto che i fan debbano odiare? Okay, fallo. Ma
se quel
personaggio finisce per diventare il più tridimensionale dei
tuoi personaggi,
con accenni ai traumi che l’hanno reso ciò che
è adesso e puntate in cui fa
effettivamente passi in avanti, illudendo tutti che possa cambiare e
diventare
una persona migliore… be’, allora poi non
lamentarti che il personaggio in
questione piaccia.
Sono irritata
perché
Chloé aveva tantissimo potenziale come personaggio, ma
Astruc ha deciso di buttare
alle ortiche i progressi di tre stagioni e sostituirla piuttosto con
una
sorella tirata fuori dal cilindro che, guarda un po’,
diversamente da Chloé è
buona e perfetta in partenza, perché sia mai che una
quattordicenne viziata
possa cambiare.
Bel messaggio da
dare
ai bambini target dello show, proprio stupendo.
Chloé
non è in alcun
modo giustificata nel trattar male e bullizzare Marinette o chiunque
altro, ma
pensare che sia “cattiva e basta” è
estremamente riduttivo. Dopo l’introduzione
di Zoè è piuttosto chiaro che la serie non ci
darà mai il redemption arc che ci
saremmo meritati, ma io non ci sto e nelle mie storie darò
sempre una chance a
Chloé.
Grazie per aver
letto
fin qui e scusate lo sfogo.
Mari
|