Let it be a First Date
Titolo: Let it be a
First Date
Autore: My
Pride
Fandom: Super
Sons
Tipologia: One-shot
[ 1970 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Jonathan
Samuel Kent, Damian Bruce Wayne, Richard John Grayson, Timothy Jackson
Drake, Jason Peter Todd
Rating: Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Fluff
Avvertimenti: What
if?, Slash
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
«Non
so che cazzo c'era in quella sigaretta che mi ha rollato Roy, ma vi
assicuro che non me lo sono sognato. La progenie di Satana si stava
truccando», esordì Jason nell'entrare in soggiorno
con la
stessa grazia di un elefante in un negozio di porcellane, richiamando
l'attenzione degli altri fratelli.
Era teoricamente la loro serata cinema
e, per quanto
le ragazze avessero dato forfait, c'erano proprio tutti i Robin,
nessuno escluso. Beh, a parte il minore di loro che, a detta di Jason,
si stava truccando in camera sua. Dick, che se ne stava bellamente
disteso sulla propria poltrona con una ciotola di pop corn abbandonata
in grembo, fu il primo a sollevare lo sguardo, allungando pigramente
una mano verso il proprio frullato alla fragola.
«Avevi modi migliori per
attirare
l'attenzione, Little Wing», gli rese noto tra uno sbadiglio e
l'altro, facendo ridacchiare Tim.
«Anche perché, se
fosse stato vero,
credo che non saresti sopravvissuto abbastanza per
raccontarcelo», ironizzò, ma Jason
assottigliò le
palpebre.
«Voi ridete, ma quel demonio
si stava mettendo del fottuto eyeliner».
«Prima di tutto si chiama
kajal, Todd».
La voce fredda e distaccata di Damian rimbombò nella grande
sala, quasi si fossero trovati nella caverna. Quando diavolo era
arrivato? «In secondo luogo, non vedo come la cosa debba
essere
di tuo interesse».
Cercarono di non farlo, ma tutti loro si
voltarono
nello stesso momento verso la soglia per trovarci la figura dritta e
composta di Damian, con indosso una camicia nera che aderiva alla sua
muscolatura asciutta e longilinea allo stesso modo in cui i pantaloni
eleganti gli fasciavano perfettamente i fianchi. Che stesse bene con
qualunque cosa indossasse lo sapevano e non era nulla di nuovo, se non
fosse stato per i suoi occhi. La linea scura che li contornava li
metteva in risalto in un modo che nessuno di loro nel corso degli anni
aveva mai visto e, se avessero potuto, probabilmente le loro mascelle
sarebbero cadute a terra mentre fissavano quegli occhi smeraldini che
scrutavano tutti loro con cipiglio saccente. Un angolo della bocca era
leggermente sollevato e gli faceva arricciare il naso, dando vita ad
un'espressione mista a disprezzo e profonda noncuranza. Dick non voleva
ammetterlo, ma in quel momento vide in Damian la bellezza esotica che
solo Talia sapeva mostrare quando assumeva posture del genere... e il
trucco dei suoi occhi rendeva molto più profonda tale
sensazione.
Fu proprio Dick il primo a riscuotersi,
soprattutto
perché nessuno dei suoi fratelli sembrava pronto ad aprire
bocca
e dire qualcosa. Difficile dire se il motivo fosse lo sguardo di Damian
o la situazione in sé. «Posso chiederti
perché ti
sei... mhn... tirato a lucido?» ebbe il coraggio di
domandare,
sentendo l'atmosfera freddarsi seduta stante intorno a lui da parte di
Tim e Jason. Però, contro ogni aspettativa, sulle labbra di
Damian si dipinse un sorrisetto sarcastico.
«Non è quello che
si fa quando si ha un appuntamento?»
Se prima erano rimasti sconcertati,
adesso gli altri
tre Robin avevano come la netta sensazione che nella stanza fosse
entrato Mr Freeze. Damian aveva appena detto di avere un appuntamento?
«Hai un
appuntamento?» fu Tim a
chiederlo con una nota isterica nella voce, quasi avesse faticato non
poco a dar voce a quelle parole che si erano formate nella sua testa.
Damian era ancora un ragazzino, per l'amor del cielo!
«Sei un marmocchio, a quale
appuntamento credi
di andare?» rincarò la dose Jason, e a quel punto
Damian
lo guardò indignato, arricciando le labbra.
«...ho diciassette anni,
brutto idiota».
«E chi ti ha dato il permesso
di averli?»
Damian strabuzzò gli occhi.
«Fai sul
serio?» replicò, borbottando qualcosa in arabo
prima di
dar loro le spalle. «Non ho tempo da perdere con le vostre
stronzate, il mio accompagnatore sarà qui a
momenti».
«Frena un attimo, Little D,
frena». La
voce di Dick sovrastò qualunque domanda avrebbero potuto
fare
sul momento Jason e Tim, poiché il suo sguardo
stralunato
sembrava rendere i suoi occhi sinistramente luminosi alla luce dello
schermo della televisione. «Da quando esci con
qualcuno?»
A quel punto Damian si voltò,
una mano
poggiata sullo stipite della porta e un'espressione a dir poco
infastidita dipinta in viso. Persino quelle linee scure sulle sue
palpebre sembravano essere più sottili. «Da come
l'avete
presa, sembra quasi che io non possa farlo».
«Infatti non puoi».
«Sei un bambino».
«Chi è questo
tizio?»
Col senno di poi, nel sentirli parlare
in quel modo,
Damian si pentiva di aver fatto coming out con loro. Aveva riflettuto
parecchio se fosse il caso di parlarne in famiglia oppure no e, per
quanto avesse faticato non poco a scendere a patti con la cosa, alla
fine aveva richiesto una riunione di famiglia per parlare chiaro e
conciso con tutti loro, guardando il padre dritto negli occhi quando
aveva pronunciato il fatidico “Sono gay”. In un
primo
momento, al silenzio del genitore, aveva sentito un peso affondare nel
suo stomaco e aveva creduto di vederlo reagire male; contro ogni sua
aspettativa, però, il padre gli aveva poggiato una mano
sulla
spalla e gli aveva sorriso, ringraziandolo per essersi fidato al punto
di aprirsi con lui prima di essere letteralmente stritolato dagli
abbracci dei fratelli. Peccato che adesso non sembrassero
così
comprensivi come lo erano stati sei mesi prima.
Damian trasse un lungo sospiro per
calmarsi. Erano i
suoi fratelli. Non poteva pensare (di nuovo) di ucciderli.
«State
esagerando», disse con la voce più tranquilla a
cui
riuscì ad attingere, ma le occhiate che gli vennero rivolte
non
parvero fargli presagire nulla di buono.
«Per niente», fu
difatti la pronta
replica dei tre, come se tutto fosse assolutamente normale. Stavano
scherzando, vero?
Resistendo all'impulso di tornare di
sopra, prendere
una delle sue katane puntarle loro alla gola, Damian chiuse e
riaprì gli occhi prima di fissarli di nuovo. «Non
mi
sembra che io metta bocca sulle vostre storielle o vi dica con chi
uscire e con chi no».
«Noi siamo adulti».
La sentenza di
Grayson gli fece storcere maggiormente il naso, come se fosse la
verità assoluta; ma, prima che Damian potesse ribattere, lui
continuò immediatamente. «Inoltre esci
improvvisamente con
qualcuno da un giorno all'altro, non sappiamo nemmeno chi sia questo
tizio».
«E soprattutto se è
losco».
«Potrebbe esserlo, hai
controllato la sua fedina penale?»
«...con chi credi che me la
faccia,
Drake?» domandò Damian a quel punto, ancora
più
indignato. «Non so se apprezzare questa vostra apprensione o
mandarvi a fanculo per questo, ma non ho la minima intenzione
di--»
Damian avrebbe anche continuato ma, al
suono del
campanello, si fermarono tutti. Si guardarono per attimi che parvero
letteralmente interminabili, non si sentiva nemmeno volare una mosca ed
era solo il pendolo a scandire il ritmo dei secondi che passavano,
almeno finché non fu proprio Jason a prendere in mano la
situazione e a scansare Damian, superandolo talmente in fretta che
Damian stesso ci mise un momento di troppo per rendersi conto di cosa
fosse successo.
«Todd, non osare!»
gli urlò
dietro nel rincorrerlo, venendo però scostato anche dagli
altri
due fratelli che arrivarono all'ingresso prima di lui. Maledetto
vestito che gli impediva di muoversi con l'agilità che
avrebbe
voluto avere in quel momento. Li avrebbe fatti tutti a fettine se solo
avessero provato a...
Non fece in tempo a terminare quel suo
pensiero, che
fu proprio Dick a spalancare letteralmente la porta senza nemmeno
chiedere chi fosse mentre Jason e Tim si accavallavano dietro di lui,
restando tutti e tre interdetti alla vista della persona sul portico.
Con i capelli ravvivati all'indietro e un grosso sorriso stampato in
faccia, Jon li osservava attraverso i grossi occhiali che indossava e
che, esattamente come per suo padre, avrebbero dovuto mantenere la sua
identità segreta. «Ehi, ragazzi», li
salutò
con quel cipiglio solare che lo caratterizzava. «Damian
è
pronto? Sono venuto a prenderlo».
Cosa?
Dick,
Jason e Tim continuarono a fissarlo senza parole, boccheggiando.
Fissandoli dal suo metro e ottanta, Jon appariva lucente in tutta la
sua figura. Al di sopra di un pantalone dal taglio classico a gamba
rigida, indossava una camicia blu che si intravedeva al di sopra della
giacca e che metteva in risalto i suoi occhi; per quanto sembrasse un
po' imbarazzato, sembrava così felice che niente al mondo
sarebbe stato capace di smorzare il suo entusiasmo, nemmeno
l'espressione stralunata di tre fratelli maggiori. Era... era lui
l'appuntamento di Damian? Sul serio? Jonathan Samuel Raggio di Sole Kent?
«Sei venuto a fare
cosa?»
rimbeccò Jason con sguardo stralunato, come se le parole di
Jon
non gli fossero ben entrate nella testa. Oh, eppure lo aveva sentito
eccome. Solo che si rifiutava di crederci.
Massaggiandosi dietro al collo, Jon si
sistemò gli occhiali subito dopo. «A prendere
Damian», ripeté, sollevando maggiormente un angolo
della
bocca mentre faceva scorrere lo sguardo su tutti e tre.
«Noi...
ecco... usciamo insieme?»
«Quando sarebbe
successo?»
«Ci stai prendendo in
giro?»
«Perché proprio
tu?»
Jon li guardò stranito,
facendo scorrere lo
sguardo su tutti e tre come se non fosse certo di ciò che
stessero dicendo o del loro modo di comportarsi; vide ben presto Damian
farsi spazio fra Tim e Jason e scostarli di lato con un'imprecazione,
gettando un'occhiata nella sua direzione prima di assumere un cipiglio
scocciato che sembrava voler dire “Lasciali perdere, sono
idioti”.
«Siete soddisfatti?»
esordì
Damian nell'accostarsi a Jon, prendendolo sottobraccio sotto lo sguardo
esterrefatto dei fratelli mentre Jon, imbarazzato, si massaggiava un
po' il collo senza nascondere il sorriso. «Ora vi spiacerebbe
chiudere la bocca e smetterla di rovinare il nostro primo appuntamento
prima ancora che cominci?» sputò quelle parole con
quanta
più aria saccente riuscì a trovare, ma a nessuno
dei suoi
fratelli sfuggì la nota imbarazzata che parve trasparire
dalla
sua voce.
«Torneremo prima di
mezzanotte,
promesso», disse loro Jon nel portarsi una mano al petto per
fare
una croce sul cuore, ridacchiando quando Damian gli diede un pugno sul
braccio e sussurrò parole che solo un kryptoniano avrebbe
potuto
sentire, dato il tono basso con cui le pronunciò; lui stesso
gli
sussurrò di rimando quanto stesse bene vestito in quel modo
e
quanto amasse il contorno dei suoi occhi, venendo colpito nuovamente al
braccio da Damian che, borbottando, guardò altrove per
nascondere l'imbarazzo. Ma Jon non si scoraggiò e
salutò
i fratelli di Damian, agitando una mano e allontanandosi insieme in
direzione dell'enorme cancello, mentre Jason, Dick e Tim li osservarono
librarsi tranquillamente in volo verso il cielo che volgeva al
tramonto.
Boccheggiarono tutti e tre come dei
pesci fuor
d'acqua, immobili come se non credessero a ciò che era
appena
successo. Da quando Jon e Damian... uscivano insieme? D'accordo, erano
amici di vecchia data e Jon era praticamente un santo a sopportarlo, ma
addirittura uscire come coppia?
Il mondo stava cadendo a pezzi.
«Quello stronzo di Conner non
mi ha detto niente».
Tim fu il primo a rompere il silenzio,
richiamando ben presto l'attenzione degli altri due su di
sé.
«Cosa ti fa credere che lo
sapesse?»
«...la settimana scorsa mi ha
chiesto di salutare Damian da parte di Jon».
Dick e Jason si guardarono per un lungo
istante non
appena sentirono quelle parole, abbassando lo sguardo sul fratello
minore che, in un certo senso, aveva trovato piuttosto interessante
guardare il simbolo di Robin disegnato sulle sue pantofole.
«Miglior secondo detective del
mondo. Eh,
Timbo?» replicarono all'unisono, e Tim, roteando gli occhi,
alzò il dito medio nella loro direzione mentre dava loro le
spalle e rientrava in casa per primo.
«Fanculo a tutti e
due».
Ore dopo, quando Damian
rientrò in casa con
l'aria sfatta ma con un sorriso dipinto in viso, non si
meravigliò di trovare i fratelli ad aspettarlo alzati per
punzecchiarlo e chiedergli come fosse andata.
_Note inconcludenti dell'autrice
Che
dire. Cominciamo il mese con una storia un po' stupida in cui i
fratelli cercano in tutti i modi di proteggere il loro fratellino...
anche se il loro fratellino non ha affatto bisogno di essere protetto,
lol (soprattutto non dal povero Jon, che lo conosce da anni e che
è stat suo amico praticamente per una vita)
Volevo mantenere i toni divertenti senza andare troppo oltre (come
infatti si può notare verso la fine della storia) e mettere
un
po' in imbarazzo Jon e Damian nonostante alla fine quelli rimasti
perplessi e straniti siano proprio i suoi fratelli. Oh, la nota finale
TimKon non poteva di certo mancare, a tal proposito
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|