capitolo 1
Kaori si stiracchiò languida sotto le coperte
calde un pò sorpresa alla sensazione del cotone morbido che le accarezzava il
corpo nudo; dopo la notte appena trascorsa non c’era da meravigliarsi che non
indossasse neanche uno straccetto. Con un sorriso beato si girò su un fianco
credendo di travare lì vicino l’uomo artefice di tanta beatitudine, ma il letto
era vuoto.
Ryo doveva essersi già alzato, strano pensò, non
era affatto un tipo mattiniero; indipendentemente da che ora fosse andato a
letto la notte precedente. Involontariamente la mente corse agli avvenimenti
della sua “notte precedente”, quando lui era tornato a casa con un’espressione
strana sul viso, lei aveva creduto fosse completamente ubriaco ed era stata pronta a
suonargliele di santa ragione, quando invece Ryo l’aveva abbracciata e baciata
fino a toglierle il respiro e le aveva bisbigliato in tono ansante che aveva
perso la battaglia.
Aveva cercato di combattere i sentimenti che
provava per lei da troppi anni, ed alla fine aveva scoperto che era stato solo
un consumo inutile di energie, che avrebbero potuto essere impiegate in maniera
diversa, a quel punto l’aveva sollevata tra le braccia e l’aveva portata in
camera da letto.
Il ricordo di cosa era avvenuto una volta che
l’aveva adagiata nel letto la fece arrossire, fino a che non le uscì il vapore
dalle orecchie, con una risatina spensierata si coprì il viso. Cosa gli avrebbe
detto non appena lo avesse rivisto quella mattina? Cosa le avrebbe detto lui!
L’avrebbe abbracciata e continuato da dove si erano interrotti la sera prima,
oramai sfinita, ad un certo punto della notte aveva chiesto pietà e lui l’aveva
lasciata dormire. Si avvolse il lenzuolo attorno al corpo e corse verso la
porta, ma non l’aprì. Forse non era decoroso presentarsi di sotto a quel modo, e
neanche sofisticato correre da lui come un cagnolino fedele che voleva un’altro
biscotto.
Con una punta di orgoglio decise di farsi una
doccia e di vestirsi prima.
Una volta finito di lavarsi, con i capelli umidi e
ancora l’asciugamano addosso spalancò le tende, un solitario raggio di sole
faceva capolino tra le nuvole grigie e cariche di pioggia, con tutta probabilità
avrebbero avuto il primo acquazzone autunnale oggi, ma non le importava, per lei
splendeva un sole accecante.
Non riusciva a smettere di sorridere questa
mattina, aprì l’armadio per prendere dei vestiti e fece scivolare l’asciugamano
sul pavimento. Lo sguardo le cadde sullo specchio che rifletteva l’immagine del
suo corpo scoperto e non poté fare a meno di chiedersi se era diverso, lo
sembrava a lei. La pelle più luminosa, i seni più rotondi, il fondoschiena sodo.
Ryo aveva accarezzato ogni centimetro di quel corpo e le aveva ripetuto più e
più volte quanto fosse bella e come lo stesse facendo impazzire, come l’avesse
fatto impazzire durante il tempo trascorso insieme. Si era comportato come un
assetato difronte ad una fontana, sembrava non averne mai abbastanza, non
avrebbe mai immaginato che fare l’amore con lui sarebbe stato il totale
cataclisma che aveva sperimentato, non che avesse basi su qui fare una
comparazione, ma ora capiva da dove veniva il sopranome che gli avevano
affibiato.
Con un’altra ondata di imbarazzo si affrettò a
vestirsi e ad uscire dalla camera, a parte la sua relazione con Ryo c’erano
altre cose a qui doveva badare, la spesa, vedere se c’era qualche messaggio
sulla lavagna, andare da Miki e raccontarle gli ultimi
sviluppi!
Quando scese di sotto tutto era quieto, il suo
socio doveva essere andato a controllare la lavagna da solo, pazienza lo avrebbe
rivisto al suo rientro. Ma in fondo era un pò delusa, aveva sperato che lui
fosse ansioso quanto lei di parlare alla luce del sole, non le restava altro che
farsi una tazza di té e aspettare, assaporando ancora per qualche istante i
dolci ricordi del loro amore.
Fù allora che lo vide, mentre usciva dalla cucina
con la tazza fumante in mano, un bigliettino di carta bianca, piegato in due con sopra il suo nome che
stava sopra al tavolo. Un’ondata di terrore la travolse mentre si avvicinava al
foglio.
-Non essere stupida Kaori!- si disse a voce alta,
magari Ryo le aveva lasciato un messaggio per dirle dove andava, tutto
qui.
Ma dentro lo sapeva, in fondo al cuore sospettava
già cosa fosse scritto sul biglietto, ma non voleva credere che Ryo potesse
farle una cosa simile, non dopo quello che era successo tra di loro, non dopo
che tutti i suoi sogni si erano avverati nel modo più stupendo che avesse potuto
sperare.
Lo prese e lo aprì, perse la presa sulla tazza che
le scivolò di mano frantumandosi sul pavimento.
“Mi dispiace”
Era tutto quello scritto sul biglietto, niente
spiegazioni, niente ragioni, nel suo solito stile ermetico Ryo le aveva voltato
le spalle, non sarebbe tornato ne era sicura, era andato via per sempre
lasciandola sola tra le ceneri dei suoi sogni appena andati in
fumo.
-Non te la perdonerò mai Ryo- disse alla stanza
vuota –mai!-
In lontanaza si sentì il boato di un tuono e pochi
minuti dopo una pioggia torrenziale inizio a cadere sulla città di
Tokyo.
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