Un pranzo e
via
“Dai Remus che ti costa?”
“No, Sirius, ho detto di no!”
La scena che si sarebbe presentata a chi fosse entrato in
quel momento nella cucina di Grimmuld Place numero 12 sarebbe stata più o meno
esilarante. C’era un uomo alto, dall’aria un po’ dimessa, stava seduto su di una
sedia bevendo tranquillamente del the; accanto a lui c’era ne era un'altro dai
lunghi capelli neri, inginocchiato, le mani congiunte in segno di preghiera.
“Ti prego Remus! Un pranzo e via che sarà mai?”
“No…” Remus Lupin continuò imperterrito a bere il the.
Dalla tazza si alzava un sottile filo di fumo che nascondeva a Sirius Black la
scintilla divertita che albergava negli occhi ambrati del suo interlocutore.
Lupin chiuse gli occhi assaporando un’altra sorsata del
the alla rosa che aveva trovato nella dispensa… all’inizio si era chiesto
chi lo avesse portato… ma poi le continue richieste del suo migliore amico gli
avevano fatto passare di testa la curiosità. Li riaprì solo quando si rese conto
che in quella cucina c’era troppo silenzio.
Ai suoi piedi non c’era più Sirius, bensì un grosso cane
nero: era disteso pancia a terra, completamente schiacciato sul pavimento, il
muso fra le zampe. Gli occhi chiari guardavano verso l’alto supplicanti.
Remus scoppiò a ridere “Oh, Sirius non riuscirai a
convincermi nemmeno così!!!!”
Il cane non se lo fece ripetere due volte e sotto lo
sguardo divertito dell’amico ritornò ad essere l’uomo di sempre.
“Senti Remus, Tonks è davvero a pezzi… perché non vuoi
portarla fuori a pranzo?” disse sedendosi con calma al suo fianco.
“Primo: non credo di essere la persona giusta per tirarle
su il morale…Secondo: non credo che sia veramente depressa… Terzo: credo sia
tutta una tua assurda idea…” elencò, levando le dita affusolate dalla tazza.
Black fece il broncio incrociando le braccia.
“Primo: Credo che tu sappia tirare su di morale una
persona! Secondo: Nymphadora è realmente depressa… Terzo: perché credi sia tutta
una mia idea?” chiese infine corrugando le sopracciglia.
“Semplicemente perché sei convinto che io mi sia preso una
cotta per lei…” rispose con sufficienza, mandando con un incantesimo la tazza
nel lavello.
“Dimmi che non è così?!” Remus sbuffò alzandosi e
dirigendosi verso le scale, ma Sirius gli impedì di salire. “Moony senti… il
tipo con cui usciva era un omone di due metri e mezzo…-il licantropo lo guardò
inarcando un sopracciglio- ok…ok… ma ai due metri ci arrivava… tutto muscoli e
niente cervello… l’ha mollata per una più… beh… più abituale…”
“Padfoot… davvero non mi sembrava che lei fosse così giù di
corda ieri…”
“Credimi… è mia cugina… la conosco!” Remus lo fissò
scettico, arrendendosi infine.
“Cosa dovrei fare?”
“Tonks! Ti chiedo un pranzo nulla di più!”
“Oh… non lo so Sirius… e perché poi io?!”
Sirius stava parlando con una ragazza dai corti capelli
rosa acceso, mentre stavano ripulendo le tende dai nidi di Doxy di quella che un
tempo era la biblioteca-studio di Grimmuld Place.
“Lo porterei fuori io, ma sono bloccato qui… che ti costa?”
incalzò l'uomo.
La ragazza scosse la testa, buttando nel secchio una delle
odiose bestioline.
“Senti, Remus è senza dubbio una brava persona, è buono,
gentile, sempre in ordine… ti ci vedi io andare a pranzo con lui?! Come minimo
gli rovescerei il tavolo addosso!” disse lei sottolineando le parole io e lui.
“Non ti chiedo la luna Tonks! Per Morgana! Ti chiedo un
paio di orette! Un pranzo e via!” la ragazzo lo fissò di traverso, mentre senza
degnarla di uno sguardo spruzzava del doxycida sulla tenda.
“A parte il fatto che non saprei di cosa parlare con uno
come Remus… ma…”
“Niente ma! Remus è depresso… brutalmente depresso…” chi
non conoscesse il lato malandrino Sirius Black non avrebbe mai sospettato che,
quando voleva convincere qualcuno, il 90% delle parole che gli uscivano dalla
bocca delle balle colossali.
“Per me è uguale agli scorsi mesi…” sussurrò scettica lei…
“Perché ha imparato a nascondere gran parte dei suoi
sentimenti! Io lo conosco bene!” Sirius sorrise vedendo la ragazza vacillare.
“E credi che io potrei tirargli su il morale?”
“Certamente! Sei solare, allegra, frizzante! Quello che gli
serve per la sua sindrome da vecchiaia precoce…” lei soffocò una risata nel
fazzoletto che portava legato al volto.
“Vecchiaia precoce?”
“Non cambiare argomento! Lo porterai fuori? Dai Tonks… so
che in fondo ti piace o non ti faresti tanti problemi!”
Nymphadora Tonks sentì le guance infiammarsi ed era sicura
che i suoi capelli stessero assumendo lo stesso colore.
“Ma cosa diavolo stai dicendo! Non è assolutamente vero!”
disse arretrando, così facendo inciampò nell’orlo del tappeto, cadendo
rovinosamente a terra. Colpita e affondata, pensò Sirius
“Ti stanno arrossendo i capelli, cugina… credo di aver
azzeccato o sbaglio?” rispose con un sorriso furbo stampato in faccia,
porgendole una mano per rialzarsi.
“No, il tuo intuito fa cilecca!” gridò la ragazza, i
capelli rosso fosforescenti.
“Farò finta di crederti per il bene di Remus… allora lo
porterai fuori?”
“Ancora!”
In quello stesso istante la porta si aprì lasciando
intravedere la faccia di Molly Weasley.
“Se qui avete finito, giù ci sarebbe pronta la cena…”
“Arriviamo Molly…” rispose Sirius mettendo a posto secchio
e stracci. “Allora?” chiese poi rivolto alla cugina.
“Solo se mi giuri che è davvero così depresso!”
“Certo che è depresso! Te lo giuro… non potrei mentire alla
mia cuginetta preferita…” Mentre Tonks usciva dalla stanza, Sirius sciolse le
dita incrociate che teneva dietro la schiena. E anche questa è fatta, si
disse con un sorriso malandrino sul volto.
Era mezzogiorno passato quando Tonks atterrò con un tonfo
nella cucina di Grimmuld Place. La casa sembrava deserta, doveva essere uno di
quei giorni in cui Molly tornava ad occuparsi della Tana. Nymphadora ringraziò
il cielo per questo.
Si alzò dolorante dal pavimento nel momento stesso in cui
Sirius entrò nella stanza con un sorriso che gli andava da un orecchio
all’altro.
“Bene, sei arrivata!”
“Si dice: Ciao, sai Sirius?”
Senza tante cerimonie Black la spinse su per le scale.
“Sei in ritardo…” spiegò semplicemente l’uomo continuando a
guidarla su per la rampa.
“Di 10 minuti!” si lamentò lei.
“Remus ti sta aspettando di sopra in salotto…”
“Mi chiedo ancora perché io…”
“Sarai perfetta…” disse lui spalancando la porta della
stanza e spingendola all’interno
“Vado a dare da mangiare a Fierobecco, divertitevi!” disse
poi chiudendo la porta e lasciandoli soli.
Remus la fissò: i suoi capelli erano di quel magnifico rosa
accesso ed il resto… beh… era a dir poco stupenda. I vestiti variavano dal viola
al nero e Remus restò un attimo imbambolato a guardarla, si sentiva molto...
inadatto, era la parola giusta.
“Beh… andiamo?” chiese sorridendole.
“Ok…” lui la superò aprendole galantemente la porta. Lei
sorrise, in che diavolo di situazione mi ha cacciato Sirius, pensò
imbarazzata, Remus è sempre così dannatamente gentile!
Un paio di minuti dopo la porta d'ingresso sbatté e le urla
della signora Black arrivarono fino alla soffitta. Sirius accarezzava il collo
di Fierobecco intento a mangiare.
“Sai Becco… non mi dispiacerebbe diventare zio un’altra
volta…” disse con un sorriso triste, lo sguardo perso nel vuoto.
“TRADITORI DEL VOSTRO SANGUE!”
“Si, arrivo mamma…” disse chiudendosi la porta della
soffitta alle spalle.
Remus e Nymphadora erano seduti in un localino Babbano,
Tonks ce lo aveva praticamente trascinato dentro. Era un pizzeria, e la ragazza,
completamente a suo agio, aveva ordinato per entrambi mentre Remus la guardava
con un mezzo sorriso.
“Non sapendo i tuoi gusti ho optato per una classica
Margherita…” sorrise lei
“Hai fatto bene…”
“Io invece preferisco qualcosa di più piccante…” spiegò con
una alzata di spalle.
“Non si direbbe…” sorrise ironico lui.
“Mi stai prendendo in giro?” lui non rispose, limitandosi a
sorridere.
Calò un silenzio imbarazzante rotto solo dall’arrivo del
cameriere con le loro ordinazioni.
“Ecco a voi, buon appetito!”
“Spero ti piaccia…” sorrise Tonks
“Tranquilla… mi piace la pizza…” sorrise, gustandosi la
faccia imbarazzata della ragazza.
“Oh…io… cioè… io pensavo che…” cominciò lei.
“Non avessi mai assaggiato una pizza?” Nymphadora annuì
mesta
“Beh…” Tonks alzò lo sguardo notando la nostalgia impressa
sul volto di Remus.“Fu Lily a trascinarci tutti in una pizzeria…”
“Davvero?” Remus sembrò destarsi al suono della sua voce.
“Si, dopo una riunione dell’ordine, il giorno in cui ci
disse di aspettare Harry… erano così felici… alle volte li invidiavo”
“E perché scusa?” il tono della ragazza era sorpreso, molto
sorpreso.
“Uno come me non potrà mai avere una famiglia…”
“Come puoi dire certe cose? A tutti è concessa la gioia di
una famiglia!” anche ad un lupo mannaro… l’ultima frase rimase immobile
nell’aria, non detta eppur così esplicita. Remus le sorrise.
“Grazie… ma non credo che permetterei ad una donna di
starmi accanto… o almeno non più…”
L’argomento cadde nel silenzio, Remus si diede dello scemo,
doveva tirarla su di morale per una storia andata male, non parlare di amore!
“Mi dispiace non ricordare molto di Lily e James, a sette
anni avevo altro per la testa che conoscere le persone che Sirius portava in
giro…” sorrise leggermente “… ma se assomigliano abbastanza ad Harry sono certa
che erano persone eccezionali…”
“Harry assomiglia molto ad entrambi, nonostante non li
abbia mai conosciuti… ha preso il meglio di loro… e anche il peggio, se stai ad
ascoltare Severus…”
“Ma chi da ascolto a Severus?!” sbottò lei, memore delle
sue vicissitudini con il professore: si misero entrambi a ridere.
Quando arrivarono al dolce, Remus pensò che forse sarebbe
stato il caso di affrontare direttamente l’argomento.
“Nymphadora, senti…”
“Tonks, Remus, solo Tonks…” borbottò lei.
“Nymphadora…” continuò lui sorridendo, ricevendo
un’occhiata assassina da lei “…Sirius mi ha detto il motivo per cui siamo qui…”
la ragazza arrossì...se Sirius gli aveva detto qualcosa allora Remus sapeva che
lei…
“Mi dispiace, devi sentirti a pezzi… io avevo detto a
Sirius che non ero la persona adatta per tirarti su di morale… ma lui niente…
spero solo di non averti annoiata…”
Tonks soppesò le sue parole… Lei sentirsi a pezzi? Per cosa
poi? Era lui quello depresso
“Che cosa ti ha detto di preciso Sirius?” chiese
riprendendo controllo di se…
“Lo so, probabilmente non me lo doveva dire… era
preoccupato per te… e…” tentò di scusarsi lui.
“Remus, cosa ti ha detto Sirius?”
“Mi ha raccontato di com’è finita con il tuo ex, dovevo
tirarti su di morale… scusa sono un disastro…” abbassò lo sguardo
“Ex? Ma io non ho un ragazzo da due anni a questa parte…
perché dovrei essere giù?! Era te che dovevo tirare su di… aspetta un attimo!!!”
esclamò infine risoluta, battendo un pugno sul tavolo.
“Non dirmi che Sirius…” cominciò Remus fissandola.
“Quel cane!” sbottò la ragazza a voce talmente alta che
metà del locale si voltò a guardarla.
Le ore successive passarono mentre, camminando nella Londra
babbana, architettavano la giusta punizione per Sirius. Dopo varie proposte del
tipo “Chiudiamolo nell’ingresso con sua madre…” oppure “Tingiamogli i capelli di
verde Skeeter…”, arrivando davanti a Grimmuld Place, concordando di fare gli
offesi per un po’.
Quando aprirono la porta, gli accolse il silenzio, gli
unici rumori distinguibili erano le imprecazioni di Krecher al secondo piano e
il rumore di un bicchiere appoggiato al tavolo.
Sirius era seduto al tavolo della cucina, due bottiglie
vuote di whisky incendiario davanti a lui, si apprestava a riempire quello che
di certo non era il primo bicchiere di una terza bottiglia. Alla luce sbiadita
della lampada i suoi occhi apparivano lucidi ed infiammati e di certo non era
solo per i fumi dell’alcool. Remus si diede dello stupido, come aveva fatto a
dimenticarsi che il 17 ottobre era il giorno in cui Sirius e James erano
riusciti a diventare Animaghi... ma forse se ne era dimenticato semplicemente
perchè aveva Tonks al suo fianco, questo pensiero lo fece sentire ancora più in
colpa: Sirius aveva fatto in modo che non pensasse al passato, mentre lui
l'aveva lasciato da solo in quella casa piena di ricordi.
“Sirius…” Remus entrò cautamente nello spazio visivo
dell’amico
“Ehi Moony, come va la vita?” chiese con un sorriso tirato,
vuotando in un fiato il bicchiere
“La conosci la mia vita, Paddy…” tentò Remus aprendo
leggermente le braccia
“Guarda chi è arrivato James, credi ci sia un bicchiere
anche per lui?” Chiese Sirius rivolto alla sedia vuota al suo fianco.
“Sirius, James è morto…” disse cautamente Tonks
avvicinandosi a sua volta.
“Lo so Nymphadora, cosa credi! Sono morti per colpa mia…”
Dora sorvolò sul suo nome di battesimo, le si strinse il cuore a vederlo in
quello stato.
“No Paddy, la colpa è di Wormtail, tu non c’entri niente…”
spiegò lentamente il licantropo, sfilando la bottiglia mezza vuota dalle mani
dell’amico
“Mi perdoni Remus?”
“E di cosa scusa?” chiese Lupin vuotando la bottiglia nel
lavello
“Di non essermi fidato di te…” spiegò Sirius cercando di
alzarsi ma ricadendo pesantemente sulla sedia, Nymphadora gli corse accanto
“Non preoccuparti… tutto perdonato…” sorrise dolcemente
Remus, mettendo via anche il bicchiere e le bottiglie vuote.
“E tu Tonks, mi perdoni? Ti ho mentito…” disse guardando la
ragazza.
“Oh Sirius lascia stare…” sorrise lei appoggiandogli una
mano sul braccio.
“E non ti ho portato al Luna Park, 14 anni fa… te lo avevo
promesso…”
“Non preoccuparti…” sorrise appena, quella volta mentre
Sirius, veniva rinchiuso ad Azkaban, lei c'era andata comunque al Luna Park,
perfino arrabbiata del fatto che il cugino si fosse fatto arrestare al posto di
portarla sulle montagne russe.
“Credi che Harry mi abbia perdonato, Remus?” il licantropo
lo guardò stupito, avvicinandosi.
“Harry ti vuole bene” disse stringendogli una spalla.
“Dovrebbe odiarmi… io ho avuto quel piano geniale… io ho
fatto in modo che si fidassero di Peter… io…” la sua voce si ruppe in un
sospiro, mentre le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi.
“Coraggio, vecchio mio…” disse Remus tirandolo in piedi
“…Ci siamo ancora noi, no?! Harry non è da solo…”
“E non lo lasceremo solo…” aggiunse Tonks, aiutando Remus a
sorreggere Sirius. Si scambiarono un’occhiata, stavo già male così non era
quello il momento della loro rivincita.
Lo trascinarono su per le scale, impresa assai ardua dato
che Black non era intenzionato ad andare a dormire.
Remus aprì la porta della stanza di Sirius, sembrava essere
stata staccata da vent’anni prima: gli stendardi rosso e oro brillavano alle
pareti, assieme ai poster Babbani di moto e ragazze in bikini, l’unica cosa che
si muoveva sulla parete era una foto dei malandrini. A Nymphadora cadde un peso
enorme sul petto, Sirius viveva nel passato…
Pochi minuti dopo si chiusero alle spalle il russare di
Sirius.
“Mi dispiace per Sirius…” sussurrò lei scendendo le scale
assieme a Remus
“Tranquilla, vedrai che domani sarà di nuovo in forma…
magari con un bel mal di testa ma con qualche speranza per il futuro… era
l’alcool che parlava.”
“Comunque sia… sono stata bene con te oggi! Si potrà
ripetere? Omettendo l’arrivo disastroso di un Sirius ubriaco…”
“Sicuro…” sorrise lui.
“Che ne dici di domani, dopo la riunione?” chiese
speranzosa, i capelli di un giallo brillante.
“Va bene – sorrise Remus – ma stavolta il locale lo scelgo
io…”
“Mica mi porti in una biblioteca?” disse un po' spaventata
all'idea.
“Non si può mangiare in una biblioteca…” scosse la testa
lui, sorridendo e lasciandola impalata sul pianerottolo.
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