contest
Jack Daniels and orange
juice
mix
better than I would have imagined.
#01. Happy 2nd wedding anniversary
«Voglio
il divorzio».
Ian glielo disse di primo mattino senza nemmeno guardarlo negli occhi,
le mani indaffarate a preparare la colazione come ogni giorno da quando
erano sposati – due anni per l’esattezza.
Mickey sperò che stesse scherzando, perché la
parola divorzio
equivaleva a dire niente più convivenza, niente
più scopate – e che scopate
– in ogni angolo della casa, niente più tavola
apparecchiata quando tornava dal lavoro (o meglio, da furti e rapine,
ma questa era un’altra storia). In poche parole, niente
più Ian Gallagher nella sua vita, e la cosa non gli
sembrava… fattibile.
«Mi prendi per il culo?», chiese con una nota
stridula nella voce.
«No», rispose tranquillamente Ian, lo sguardo
ancora fisso sui fornelli.
«E me lo dici il giorno del nostro secondo anniversario di
matrimonio?», replicò ancora Mickey, ora
furibondo. «Dopo che abbiamo scopato tutta la
notte?».
Ian alzò finalmente lo sguardo ed era così serio
in volto, così deciso, che Mickey sentì
chiaramente un crack
al centro del petto.
«Il fatto che voglio il divorzio non significa che non ti amo
più o che non sono più attratto da te.
Semplicemente, da quando siamo sposati, la mia vita oscilla tra il
rischio di finire nuovamente in prigione e quello di morire in una
sparatoria. Mi sono stancato, quindi sì, voglio il
divorzio».
Mickey ingoiò a vuoto cercando di mandare giù il
fastidioso groppo alla gola. Okay, forse non era il marito migliore del
mondo, ma pensava che Ian lo avesse ormai accettato e che la cosa, in
fondo in fondo, lo divertisse.
«Stai prendendo le tue medicine?», chiese infine
Mickey in un ultimo barlume di speranza. Magari si trattava solo di un
attacco di bipolarismo temporaneo, curabile con qualche nuovo farmaco,
una bella dormita e una sana scopata – un
po’ come facevano dopo ogni litigio, giusto per ricordargli
le fondamenta della loro relazione.
«Non ricominciare con questa storia»,
sbuffò Ian distogliendo nuovamente lo sguardo.
«Sto prendendo le mie medicine e mi sento benissimo. Non
è una decisione dell’ultimo minuto. Ci rifletto da
giorni e sono arrivato alla conclusione che non possiamo più
stare insieme».
Seguì un lungo attimo di silenzio dopo il quale
«’Fanculo, Gallagher», concluse Mickey
voltandosi e abbandonando la cucina a passo di marcia. Lo sguardo
lucido di Ian gli aveva tolto qualsiasi dubbio. E pensare che gli aveva
pure preso un regalo degno di una stupida adolescente in calore: una
cornice in legno intarsiato con una foto di loro due uniti in un bacio
nel giorno del loro matrimonio, dato che si era accorto che in casa non
avevano nessun ricordo del genere… Magari, al ritorno, ci
avrebbe fatto un bel falò.
Qualche attimo dopo, Mickey era già in strada con una
lacrima impigliata tra le ciglia e la pistola incastrata tra il fianco
e la cintura al di sotto della maglia. Non avrebbe sparato a nessuno,
questo no, ma era certo che far saltare in aria qualcosa come ai bei
vecchi tempi lo avrebbe fatto sentire meglio – o perlomeno lo
avrebbe distratto dal pensiero che il fottuto amore della sua vita
volesse definitivamente lasciarlo.
Mentre si lanciava in strada all’inseguimento di suo marito,
a Ian non venne affatto da ridere come aveva immaginato. Non pensava
che Mickey ci avrebbe creduto così facilmente e soprattutto
era fermamente convinto del fatto che gli avrebbe urlato contro
parolacce e insulti fino a fargli
vuotare il sacco. Di certo non si aspettava che se ne sarebbe andato
via così, rosso in volto per la rabbia e senza dire una
parola – tutto per colpa sua e della sua stupidissima voglia
di vendicarsi dell’anno prima, quando Mickey aveva finto per
tutto il giorno di essersi dimenticato del loro primo anniversario
spezzandogli il cuore ora dopo ora (salvo poi avergli organizzato una
fantastica festa a sorpresa, ma questi erano dettagli).
«Mickey, aspetta, non dicevo sul serio»,
tentò Ian con calma accelerando il passo per raggiungerlo.
Ma evidentemente Mickey non aveva alcuna intenzione di restare calmo
perché si voltò di scatto in mezzo al vicolo e,
piantando saldamente i piedi per terra, sparò un colpo a
pochi centimetri dal piede destro di Ian con una pistola tirata fuori
da chissà dove, incurante del fatto che qualsiasi passante
avrebbe potuto assistere alla scena e chiamare la polizia.
«Ma che cazzo!», urlò Ian spaventato
saltando letteralmente da terra.
«Non rimangiarti le parole», lo minacciò
Mickey, sollevando il braccio e puntandogli la pistola dritto in volto.
«Ormai l’hai detto. Se vuoi il divorzio, allora
divorzieremo. Non c’è nessunissimo cazzo di
problema».
«Mickey…», sussurrò Ian a
quel punto facendo qualche passo avanti verso di lui. Da quella
distanza poteva vedere chiaramente gli occhi azzurri di Mickey velati
di una patina lucida e la cosa lo fece sentire ancora più in
colpa di quanto già non si sentisse. «Stai
piangendo».
«Non sto piangendo, è che mi sono fumato una canna
appena sveglio», ribatté Mickey passandosi il
dorso della mano sugli occhi per asciugarli. «Tu stai piangendo,
coglione».
«Io non…», tentò Ian
portandosi a sua volta una mano agli occhi e sorprendentemente li
trovò tanto bagnati quanto quelli di Mickey, se non di
più. Suo marito aveva ragione: stava piangendo e non se ne
era nemmeno accorto. La verità era che
l’inaspettata reazione di Mickey al suo scherzo lo aveva
letteralmente destabilizzato, dandogli la conferma del fatto che Mickey
lo amasse molto più di quanto desse a vedere e che la sola
idea di divorziare lo mandasse fuori di testa.
Che stupido era stato. Se avesse potuto tornare indietro, quella
mattina non lo avrebbe accolto con quel falsissimo «Voglio il
divorzio» ma con un sincero «Buon anniversario, ti
amo» e un lungo bacio appassionato.
In un attimo Ian gli fu vicino e, incurante delle proteste di Mickey,
lo strinse a sé così forte da impedirgli di
dimenarsi e sbracciarsi.
«Scherzavo prima,
davvero», gli sussurrò all’orecchio.
«L’anno scorso hai fatto finta di dimenticarti di
che giorno fosse. Volevo fare qualcosa di simile, pensavo che sarebbe
stato divertente ma… ho esagerato, mi dispiace. Non voglio
il divorzio, Mickey, te lo giuro. Non sopporterei una vita senza di
te».
«Bello scherzo di merda, stronzo. Potresti fare
l’attore, sai? Pornografico
e non», commentò ironicamente Mickey
e finalmente Ian lo sentì rilassarsi contro il proprio corpo
abbandonando il piede di guerra.
Restarono stretti in quel modo per qualche minuto, Ian con le braccia
avvolte intorno alle spalle di Mickey e Mickey con le proprie
abbandonate lungo i fianchi, fin quando Ian non si staccò da
lui per prendergli il volto tra le mani e guardarlo dritto negli occhi,
ora asciutti.
«Avevo prenotato un massaggio e una cena al ristorante.
Basteranno a farmi perdonare?», chiese speranzoso.
Mickey roteò gli occhi schioccando la lingua sul palato con
fare fintamente scocciato. «Ti perdonerò solo se
prima mi farai il pompino migliore che io abbia mai ricevuto in tutta
la mia vita…».
Ian sorrise sollevato stampandogli un veloce bacio sulle labbra
screpolate. «Facile».
«…E poi ti farai scopare come una
troia», concluse tuttavia Mickey andando a sfiorargli il
fondoschiena con la punta della pistola ancora stretta nella mano e
scoccandogli un’occhiata così maliziosa che Ian
sentì chiaramente rimescolarsi tutto all’altezza
dello stomaco. Non gli piaceva particolarmente il ruolo del passivo, ma
non poteva negare che, le poche volte che aveva permesso a Mickey di
stare sopra, aveva goduto
da matti. Oltretutto, per lui avrebbe fatto questo e altro.
«Ci sto», acconsentì prima di trascinare
suo marito in casa, sbatterlo contro la porta chiusa senza incontrare
resistenza e slacciargli freneticamente la cintura, pronto a farsi
perdonare e a rendere quell’anniversario assolutamente memorabile.
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