Mello ormai aveva imparato a riconoscerlo. Il lampo che
attraversa gli occhi di una persona che vuole farti del male. Era un
luccichio improvviso, determinato. Familiare.
E aveva anche imparato cosa fare in casi come questi: rassegnarsi. Non
lottare, non cercare di difendersi. Semplicemente, rimanere
immobili e subire.
Qualsiasi movimento, qualsiasi tentativo di scappare sarebbe stato non
solo inutile, ma avrebbe anche peggiorato la situazione.
Quindi, fu esattamente così che decise di comportarsi quando
riconobbe quel lampo negli occhi di Matt, sebbene tutto fosse accaduto
nell'arco di pochissimo tempo. Era durato sì e no cinque
secondi: aveva visto le sue iridi verdi brillare, buttare a terra la
sigaretta ancora a metà, e avventarsi su di lui.
Matt era magro, longilineo, quasi quanto Mello, ma era forte, molto
forte.
Tutti lo sapevano. Tutti lo temevano, quasi quanto Mello in quel
momento.
Eppure, il rosso si aspettava comunque una qualche tipo di reazione da
parte sua. Un grido, un tentativo di divincolarsi. Magari un debole
pugno che non avrebbe nemmeno sentito. Invece, niente di niente. Il
ragazzo biondo sotto di lui non si muoveva.
Tremava, questo si: a cavalcioni sul suo bacino poteva avvertire le sue
gambe scosse dai tremiti. Ma non fiatava, e nemmeno lo guardava con
occhi spaventati cercando compassione e pietà. I suoi grandi
occhi azzurri erano completamente vuoti e privi di espressione.
Questo lo fece innervosire ancora di più. Con rabbia,
afferrò i polsi sottili di Mello e li bloccò
contro il pavimento stringendoli forte. Poi si chinò su di
lui, cercò la sua bocca e dopo averla trovata lo
baciò violentemente. Sapeva di stargli facendo male, ma
ancora nessun segnale di resistenza pareva provenire da Mello. Si
staccò di pochi centimetri dal suo volto e lo
guardò furioso.
"Reagisci, cazzo" sibilò.
Un nuovo, lungo tremito scosse il corpo esile del biondino. Aveva
paura, e avrebbe solo voluto gridare. O mettersi a piangere. O tutte e
due insieme. Ma non poteva. Sapeva bene cosa succedeva a chi cercava di
reagire. La cicatrice sulla sua guancia, che iniziava poco al di sotto
dell'occhio destro e terminava qualche centimetro prima della linea
della mandibola, parve bruciare a quel ricordo. Quindi
deglutì, cercando di ingoiare le lacrime e le parole che
avrebbero voluto uscire dalla sua bocca, e restò zitto
e immobile.
"Perche non reagisci, dannazione!" imprecò di nuovo Matt.
Stava iniziando a perdere la pazienza: infuriato, gli
strappò il gilet di pelle nera lasciandolo a petto
nudo, poi passò ai pantaloni. Ora Mello non sapeva
più se sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo. Si
sentiva inerme, completamente esposto, ora che era del tutto nudo sotto
il suo aggressore. Si morse forte il labbro inferiore, fino a sentire
in bocca il sapore del sangue, per non urlare mentre vedeva Matt
sbottonarsi anche i propri jeans.
"Avanti Mello, non cerchi di fermarmi? Non hai paura?" gli chiese Matt
guardandolo con aria di sfida.
Poi afferrò i boxer e glieli strappò di dosso.
Questa volta, un lieve, quasi impercettibile gemito uscì
dalle labbra di Mello. Maledisse sè stesso, ma ormai era
troppo tardi. Matt lo aveva sentito e sorrideva soddisfatto.
Con un ghigno pieno di rabbia gli spalancò le gambe. Lo
avrebbe preso così, senza preparazione, senza niente di
niente. Chiuse gli occhi e affondò selvaggiamente nel corpo
del ragazzo tremante sotto di lui. Godette quando sentì il
suo gemito pieno di dolore risuonare per la stanza. Mello non era
riuscito a trattenerlo: furioso con sè stesso, strinse forte
i pugni facendo penetrare le unghie nella carne. Cercò di
trattenere almeno le lacrime, chiudendo con forza gli occhi, ma quando
li riaprì, una lacrima calda sgorgò da essi e
attraversò la guancia devastata dalla cicatrice. Matt diede un paio di
spinte più forti, buttando indietro la testa. Ma quando si
chinò di nuovo, i suoi occhi incrociarono quelli lucidi di
Mello.
Finalmente aveva reagito. Ma non gli bastava, non ancora.
"Ma dai. Puoi fare di meglio" sussurrò continuando a
spingere.
" Piangi, Mello. Grida. Dimmi che sono un bastardo."
Mello chiuse gli occhi, lottando con sè stesso per non
cedere.
"Avanti fallo!Cazzo ti ho detto di farlo!" gridò Matt
rafforzando la stretta attorno ai polsi e strattonandolo.
Il suo corpo già abbastanza dolorante non riuscì
più a resistere: i gemiti che a lungo aveva cercato di
soffocare si fecero più intensi, e le lacrime iniziarono a
uscire come un fiume in piena offuscandogli la vista. Si sarebbe
aspettato che Matt avrebbe riso di soddisfazione, ma questo non
avvenne.
Con stupore, si accorse che anche il volto di Matt si era rigato di
lacrime. Stava piangendo.
"Continua" sussurrava, nonostante le sue parole fossero ormai spezzate
dai singhiozzi "Urla ti prego. Dimmi che mi odi. Dimmi che sono solo
uno stronzo che ha sempre desiderato scoparti dal primo giorno che ti
ha visto alla Wammy's House."
Gli occhi di Mello si spalancarono. La sua memoria tornò
indietro nei ricordi, cercando di ricordare quando avesse incontrato
Matt per la prima volta. Poi, come in un flash, rivide se stesso alla
Wammy' s House, l'orfanotrofio dove aveva vissuto fino ai quindici
anni. Era sì e no un bambino di 9 anni, e non era molto
diverso da ora: adesso era solo una trentina di centimetri
più alto, ma anche allora era magrissimo con dei lunghi
capelli sottili e biondi che cadevano ribelli sui suoi occhi azzurri. E
poi, ricordò lui: un bambino arrivato da poco, con il viso
ricoperto di lentiggini, un caschetto di capelli rossi e ribelli, e
soprattutto, dei grandi occhi verdi che avrebbe riconosciuto ovunque.
Quegli occhi, che un tempo erano appartenuti a un bambino docile e
tranquillo che amava giocare con lui, ora lo fissavano dall'alto mentre
il suo proprietario devastava il suo corpo a sangue.
"M-ail" balbettò Mello, senza forze per riuscire a parlare a
voce più alta.
"Perchè...?" aggiunse poi a fatica.
"Perchè ti amo" sussurrò il ragazzo "tutto questo
tempo..ti ho sempre amato..."
"Ma fa male..fa tanto male..ti prego basta.." mormorò Mello,
sforzandosi per riuscire a pronunciare anche solo quelle poche parole.
D'un tratto, sentì Matt lasciar andare i suoi polsi.
Attraverso il velo di lacrime, li guardò: erano violacei.
Poi lo sentì sfilarsi via da lui. Lo fece lentamente, ma una
fitta di dolore lo attraversò ugualmente, così
forte da lasciarsi sfuggire un gemito.
Con la schiena ancora scossa dai brividi, cercò di tirarsi
su a sedere. Sentiva le cosce bagnate da un liquido caldo: pensava che
fosse di Matt, che fosse venuto, ma quando le toccò con le
dita, si accorse che era sangue. Provò a mandarlo via,
freneticamente, con le mani ancora tremanti, ma sembrava fosse inutile,
che non volesse andarsene.
Matt, che si stava velocemente riallacciando i pantaloni, si
chinò su di lui e lo bloccò.
"Mihael..Mihael" sussurrò "Fermati. Stai calmo"
Gli accarezzò i capelli, fin quando non si fu calmato a
sufficienza, e Mello lo lasciò fare.
" Ci penso io" aggiunse poi.
Un fremito percorse il corpo del ragazzo spaventato tra le sue braccia,
troppo forte per non accorgersene.
"Shh..sta tranquillo" mormorò, e delicatamente gli
accarezzò una coscia, salendo poi piano su fino ad arrivare
ad un punto che lo fece leggermente ansimare.
"Ti fidi di me?" gli chiese.
Mello affondò il viso nella spalla di Matt, poi
annuì.
Si fidava. Si era sempre fidato.
Lo amava.
Lo aveva sempre amato.
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