Parole tra i ghiacci

di Najara
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Libri
 
Quando si voltò di nuovo verso la casa Anguta era appoggiata allo stipite della porta.
“Chi sei tu?” Chiese, sentiva che la sua attenzione stava di nuovo sfuggendo.
“Anguta.” Rispose la donna, vi era della dolcezza nel suo tono e lei vi si perse. Rabbrividì e ricordò il calore del caminetto.
“Rientriamo?” Chiese e la donna annuì, aprendole la porta. All’interno nulla sembrava mutato, il calore era avvolgente, il fuoco bruciava allegro anche se lei non ricordava l’ultima volta in cui Anguta aveva aggiunto della legna. Il vischio era sparito e lei provò un moto di sollievo, ora però i suoi occhi passarono sugli oggetti che la circondavano: erano famigliari adesso, non così alieni come quando si era svegliata la prima volta. Era come se si fossero adattati a lei. Scosse la testa, divertita dal pensiero assurdo.
“Preparo del tè?” Chiese la donna mentre già si affaccendava. Sarah annuì, mentre passava lentamente le mani sugli oggetti esposti nella casa. Ricordava quel soprammobile, ne aveva visto uno uguale a casa di sua nonna, ma quello era rotto. Lei lo aveva rotto. Sorrise.
Una piccola libreria era sistemata in un angolo e lei si avvicinò, inclinò la testa, incuriosita dagli strani caratteri che componevano i titoli, come mai non riusciva a leggerli?
“Possibilità.” Disse allora Anguta, ma lei era distratta, estrasse un libro e lo aprì, era vuoto, lo chiuse, lo ripose e sobbalzò nel rendersi conto di poterne leggere il titolo: Amore. Erano dunque questo? Possibilità non vissute stampate in libri?




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