Parole tra i ghiacci

di Najara
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Biscotti
 
“Il tè è pronto.” La chiamò Anguta, lei lasciò la libreria con un senso di sollievo e si sedette di nuovo al tavolo. Accanto alla tazza di tè vi era un piatto di biscotti. Sarah ne prese uno, il suo naso li aveva riconosciuti più in fretta dei suoi occhi: erano i biscotti che faceva sua nonna. Sorrise mentre mordeva con gioia quel piccolo ricordo e, improvvisamente, la sua mente fu altrove.
“Nonna!” Urlò, le gambe ancora troppo corte per poter correre veloce quanto il suo cuore desiderava. La donna anziana si fece avanti nella neve che stava spalando e aprì le braccia accogliendo la nipote con gioia.
“Quando siete arrivate?” Domandò, togliendo dagli occhi di Sarah i capelli che nella corsa le erano ricaduti sul volto.
“Adesso!” Urlò la bambina e la donna rise.
“No…” Mormorò Sarah. “Non quel giorno…” Ma gli occhi di Anguta erano su di lei, il sapore del biscotto sulla sua lingua, così dolce, così fragrante…
Ora era immersa nella neve, nascosta in quello che era un igloo da esploratrice e stava per scoprire come salvare tutti gli orsi polari del mondo quando sua madre uscì dalla casa della nonna. Era arrabbiata e lei rimase immobile. Suo padre apparve poco dopo.
“Non andartene!” Implorava, piangeva, ma sua madre era sorda ai richiami. Quella era stata l’ultima volta che aveva visto la donna. Due braccia sicure e calde l’avevano estratta dalla neve.
“Va tutto bene.” Aveva detto sua nonna e poi le aveva dato un biscotto.




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