Parole tra i ghiacci

di Najara
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Fiocchi
 
“Era una donna indipendente, forte.” Suo padre non aveva mai detto che del bene della donna che aveva abbandonato entrambi.
“E tu sei diventata una donna forte e indipendente.” Confermò Anguta, la sua voce era profonda, quasi quanto i suoi occhi, quand’è che era diventata così?
“Sì, sono fiera di quello che ho fatto, di quello che sono diventata.” Assicurò, cercando di convincere più sé stessa che la donna difronte a lei.
“Eppure sei qua…” Mormorò l’inuit. Lei alzò la testa per guardarla, sapeva che vi era un rimpianto, un rimpianto dagli occhi color primavera.
“Ehi! Cosa ci fai qua?” Suo padre l’abbracciò, felice di vederla, malgrado la sorpresa.
È successa una cosa.” Ammise e il volto dell’uomo si corrucciò, leggendo, probabilmente, in lei, il turbamento. Le indicò una sedia e poi si sedette a sua volta, aspettando, era sempre stato paziente. “Beth…” Iniziò lei.
“Oh.” Disse solo lui, poi strinse le labbra tirandosi indietro contro lo schienale della sedia. “Sapevo che poteva succedere.” Le disse poi.
“Non so…” Scosse la testa. “Avevo un destino scritto e ora…” Guardò suo padre, ma l’uomo aveva voltato la testa a fissare una delle foto sul caminetto: sua madre i capelli rosso fuoco e l’aria sicura. “Papà?” Chiamò lei, voleva che le dicesse cosa fare, ma l’uomo scosse la testa.
“Devi decidere da sola. Non devi avere rimpianti.” Si alzò, lanciò un’occhiata fuori dalla finestra e aggiunse: “Presto nevicherà.”
Quando se ne andò nevicava, non aveva risposte e fu inutile cercarle nei fiocchi.




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